L'Editoriale
L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Vittoria "gravissima", che segnale di potenza il turnover di Re Carlo!"
27.09.2018 23:35 di Napoli Magazine
NAPOLI - "Squadra che vince, non si cambia", prendete questo detto e gettatelo nel cestino. Sì, perchè il Napoli che ha camminato sul Parma, rifilandogli tre gol e denotando un predominio territoriale terrificante, che ha lasciato inoperoso Karnezis, aveva ben 9 elementi nuovi in campo rispetto all'ultima apparizione vincente a Torino. Parole e musica griffate Carletto Ancelotti. Una vittoria "gravissima" proprio per questo aspetto, perchè lancia un segnale di potenza alle avversarie. Quando nelle ultime stagioni, da Mazzarri a Sarri, passando finanche per Benitez, il Napoli aveva tentato un turnover più massiccio aveva raccolto solo pessime figure. Inutile elencarle. Mentre con Ancelotti non è stato così. Miglior biglietto da visita non poteva esserci alla vigilia del big match contro la Juventus allo Stadium, che pure viaggia su ritmi altisonanti. Sarà dunque una bella sfida quella di Torino, con la consapevolezza che il Napoli se la giocherà con calma e serenità, due termini utilizzati e ribaditi dall'allenatore partenopeo dopo il secco 3-0. E la squadra azzurra ci arriva con quattro elementi che hanno riposato pienamente: Albiol, Hamsik, Callejon e Mertens. Mica male. Intanto è giusto sottolineare la crescita di Maksimovic al centro dell'area, perfettamente integrato nella coppia di fatto con Koulibaly. Nota piu' che positiva Kevin Malcuit: esordio migliore non poteva immaginarlo, ottima prestazione, nessun errore, ripartenze e recuperi al passo con l'azione di gioco. Un elemento che sicuramente tornera' utile. Positivo anche il ritorno in campo di Diawara. Unico piccolo neo? La mira di Zielinski, da rivedere nelle due conclusioni a tu per tu con Sepe. E poi ci sono quei due, Insigne e Milik, il Bambino e il Gigante, uno li stordisce e l'altro li trafigge. Senza dimenticare la verve di Allan, la geometria di Fabian, in un ruolo del tutto inedito, e la buona capacità propositiva di Verdi, Mertens e perfino di Ounas nel finale. Insomma il momento è buono, bisogna cavalcarlo con il cuore e con la mente. La galoppata continua. Chiedete a Black Mirror (la purosangue di razza appena arrivata nella scuderia Ancelotti). Intanto l'uomo che sussurrava ai cavalli ha già inserito una marcia in più.
 
 
 
 

Antonio Petrazzuolo

 

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27/09/2024 - 23:35

NAPOLI - "Squadra che vince, non si cambia", prendete questo detto e gettatelo nel cestino. Sì, perchè il Napoli che ha camminato sul Parma, rifilandogli tre gol e denotando un predominio territoriale terrificante, che ha lasciato inoperoso Karnezis, aveva ben 9 elementi nuovi in campo rispetto all'ultima apparizione vincente a Torino. Parole e musica griffate Carletto Ancelotti. Una vittoria "gravissima" proprio per questo aspetto, perchè lancia un segnale di potenza alle avversarie. Quando nelle ultime stagioni, da Mazzarri a Sarri, passando finanche per Benitez, il Napoli aveva tentato un turnover più massiccio aveva raccolto solo pessime figure. Inutile elencarle. Mentre con Ancelotti non è stato così. Miglior biglietto da visita non poteva esserci alla vigilia del big match contro la Juventus allo Stadium, che pure viaggia su ritmi altisonanti. Sarà dunque una bella sfida quella di Torino, con la consapevolezza che il Napoli se la giocherà con calma e serenità, due termini utilizzati e ribaditi dall'allenatore partenopeo dopo il secco 3-0. E la squadra azzurra ci arriva con quattro elementi che hanno riposato pienamente: Albiol, Hamsik, Callejon e Mertens. Mica male. Intanto è giusto sottolineare la crescita di Maksimovic al centro dell'area, perfettamente integrato nella coppia di fatto con Koulibaly. Nota piu' che positiva Kevin Malcuit: esordio migliore non poteva immaginarlo, ottima prestazione, nessun errore, ripartenze e recuperi al passo con l'azione di gioco. Un elemento che sicuramente tornera' utile. Positivo anche il ritorno in campo di Diawara. Unico piccolo neo? La mira di Zielinski, da rivedere nelle due conclusioni a tu per tu con Sepe. E poi ci sono quei due, Insigne e Milik, il Bambino e il Gigante, uno li stordisce e l'altro li trafigge. Senza dimenticare la verve di Allan, la geometria di Fabian, in un ruolo del tutto inedito, e la buona capacità propositiva di Verdi, Mertens e perfino di Ounas nel finale. Insomma il momento è buono, bisogna cavalcarlo con il cuore e con la mente. La galoppata continua. Chiedete a Black Mirror (la purosangue di razza appena arrivata nella scuderia Ancelotti). Intanto l'uomo che sussurrava ai cavalli ha già inserito una marcia in più.
 
 
 
 

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