NAPOLI - Stasera alle 20:00 sapremo se il Napoli sarà stato quello che demoralizzo’ la Juve o quello demoralizzante dell’altra sera a Granada. Una squadra che alterna alti e bassi, non solo nei centimetri ma anche nei risultati, non può pretendere di garantirsi caparre di fiducia da alcun tifoso e neanche dal più spericolato scommettitore. Dopo la vittoria colorata sulle zebre, nessuno si sarebbe aspettato la prova grigio topo in Europa League, una gara che ha palesato tutte le difficoltà che gli azzurri incontrano quest’anno: limiti tecnici, caratteriali, agonistici, carenze di personalità e confusione tattica. Poi d’improvviso, gli stessi, falcidiati da virus e infortuni, tirano fuori dal cilindro del burraco la pinella e vanno a “chiudere” la partita. E’ successo con la Roma, la Fiorentina e l’Atalanta in casa, dove “le scale” e gli assi si sono sprecati. Purtroppo in questo Monopoli che è diventato il campionato italiano, la carta “imprevisti” è familiare al Napoli, che ogni due partite si trova costretto a tornare indietro e a perdere qualche pezzo. Non tocca a me analizzare la bontà della preparazione precampionato o se gli infortuni a catena dipendono dall’esagerato numero di partite giocate in due mesi. Certo che erano anni che non vedevamo una squadra ridotta a un ambulatorio fisioterapico, dove gli atleti azzurri escono come le carte del Mercante in Fiera. Intanto gli obiettivi della stagione si assottigliano e il quarto posto Champions diventa sempre più delicato. Ma casomai tutto ciò che ho scritto verrà smentito da una prestazione inaspettata sul difficile campo di Bergamo e da una remontada giovedì sera al Maradona. Oramai gli azzurri ci hanno abituato a tutto. Cominciamo ad alzare il mazzo... di carte.

Gino Rivieccio

Napoli Magazine
 

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