Napoli MagazineNapoli Magazine onlineuuid:f9add5ab-3246-4dde-9fc4-4662a37f013b;id=7252024-03-28T09:57:39Z1011711A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Any given sunday: la lezione di vita di Tony D’Amato, Alberto Bucci e Carlo Ancelotti"NAPOLI - Nel 1999 Oliver Stone firma una delle pellicole più belle, almeno per chi ama lo Sport vero.   Il film, “Any given sunday” (Ogni maledetta domenica), è un racconto molto duro sul mondo del football americano, protagonista è il coach Tony D’Amato, interpretato da un gigantesco Al Pacino (quanta Italia…), la scena clou è il famoso discorso alla squadra, una sorta di Vangelo per chi crede che la vittoria sia la cosa più importante, a prescindere da come ci si arrivi.   Ma mai interpretazione fu più sbagliata.   Quel discorso, in realtà, vuole trasmettere ben altro, tutto condensato in 53 lettere: “…si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini…”.   Alberto Bucci è un monumento, prima ancora che al Basket, allo Sport tutto, quello vero e sano. E non soltanto italiano.   Alberto Bucci se n’è andato sabato scorso, consumato da un male incurabile, che aveva affrontato alla sua maniera, vivendo intensamente e gioiosamente quanto gli rimaneva da vivere.   Alla sua maniera, casomai a tavola, davanti ad un buon bicchiere di lambrusco, come amava fare prima da allenatore e poi da presidente delle “V nere”, Bucci ha sempre cercato di imprimere nella testa (e nel cuore) di atleti e dirigenti, la stessa lezione di Tony D’Amato.   E proprio a tavola Alberto Bucci comunica agli amici il suo amaro, inesorabile destino. Il suo è un discorso da Oscar, dice: “Io nella mia vita non mi ricordo i risultati, ma delle persone con cui sono stato insieme, quelle non si dimenticano mai...”, una frase, senza dubbio alcuno, l’eredità morale del grande Uomo, che ha sempre anteposto il rispetto e l’umanità al profitto a tutti i costi.   Il 6 marzo scorso, Carlo Ancelotti, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Napoli-Salisburgo, a chi gli chiedeva perché in Italia (e non solo), oramai contasse solo vincere, sempre e a tutti i costi, rispose: “Mah, più che rispondere io, dovreste rispondere voi a questa domanda… voi… perché conta solo il risultato?”, una risposta-domanda detta tra i denti stretti di un sorriso molto amaro, che lasciò in silenzio la platea di colleghi.   Carlo Ancelotti era molto amico di Alberto Bucci, del quale condivideva filosofia di vita e di sport (la cosa più importante tra quelle meno importanti) e gli ho creduto quando ha motivato la sua assenza in conferenza stampa dopo il brutto pareggio di Reggio Emilia, con il sincero dolore per l’amico scomparso.   Ma cosa hanno in comune i due personaggi “veri” con quello “finto”?   Sono tutti e tre sportivi vincenti ed affermati, che credono nel lavoro, nel sacrificio ma soprattutto nel rapporto umano.   Vi starete chiedendo cosa hanno di speciale, bene, è tutto concentrato in quelle tre frasi, che valgono tanto nella vita quanto nello sport, ovvero, non conta “quanto” ma “COME”.   Infine. Ho scritto mentre si giocava Juventus-Atletico Madrid, ma alle gesta di CR7 e co. ho preferito “MERAVIGLIE, la penisola dei tesori”, alla “cultura della vittoria senza scrupoli” ho preferito che “a vincere fosse la Cultura”.   Alla prossima…           Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2019-03-12T23:13:00ZNAPOLI - Nel 1999 Oliver Stone firma una delle pellicole più belle, almeno per chi ama lo Sport vero.   Il film, “Any given sunday” (Ogni maledetta domenica), è un racconto molto duro sul mondo del football americano, protagonista è il coach Tony D’Amato, interpretato da un gigantesco Al Pacino (quanta Italia…), la scena clou è il famoso discorso alla squadra, una sorta di Vangelo per chi crede che la vittoria sia la cosa più importante, a prescindere da come ci si arrivi.   Ma mai interpretazione fu più sbagliata.   Quel discorso, in realtà, vuole trasmettere ben altro, tutto condensato in 53 lettere: “…si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini…”.   Alberto Bucci è un monumento, prima ancora che al Basket, allo Sport tutto, quello vero e sano. E non soltanto italiano.   Alberto Bucci se n’è andato sabato scorso, consumato da un male incurabile, che aveva affrontato alla sua maniera, vivendo intensamente e gioiosamente quanto gli rimaneva da vivere.   Alla sua maniera, casomai a tavola, davanti ad un buon bicchiere di lambrusco, come amava fare prima da allenatore e poi da presidente delle “V nere”, Bucci ha sempre cercato di imprimere nella testa (e nel cuore) di atleti e dirigenti, la stessa lezione di Tony D’Amato.   E proprio a tavola Alberto Bucci comunica agli amici il suo amaro, inesorabile destino. Il suo è un discorso da Oscar, dice: “Io nella mia vita non mi ricordo i risultati, ma delle persone con cui sono stato insieme, quelle non si dimenticano mai...”, una frase, senza dubbio alcuno, l’eredità morale del grande Uomo, che ha sempre anteposto il rispetto e l’umanità al profitto a tutti i costi.   Il 6 marzo scorso, Carlo Ancelotti, nel corso della conferenza stampa di presentazione di Napoli-Salisburgo, a chi gli chiedeva perché in Italia (e non solo), oramai contasse solo vincere, sempre e a tutti i costi, rispose: “Mah, più che rispondere io, dovreste rispondere voi a questa domanda… voi… perché conta solo il risultato?”, una risposta-domanda detta tra i denti stretti di un sorriso molto amaro, che lasciò in silenzio la platea di colleghi.   Carlo Ancelotti era molto amico di Alberto Bucci, del quale condivideva filosofia di vita e di sport (la cosa più importante tra quelle meno importanti) e gli ho creduto quando ha motivato la sua assenza in conferenza stampa dopo il brutto pareggio di Reggio Emilia, con il sincero dolore per l’amico scomparso.   Ma cosa hanno in comune i due personaggi “veri” con quello “finto”?   Sono tutti e tre sportivi vincenti ed affermati, che credono nel lavoro, nel sacrificio ma soprattutto nel rapporto umano.   Vi starete chiedendo cosa hanno di speciale, bene, è tutto concentrato in quelle tre frasi, che valgono tanto nella vita quanto nello sport, ovvero, non conta “quanto” ma “COME”.   Infine. Ho scritto mentre si giocava Juventus-Atletico Madrid, ma alle gesta di CR7 e co. ho preferito “MERAVIGLIE, la penisola dei tesori”, alla “cultura della vittoria senza scrupoli” ho preferito che “a vincere fosse la Cultura”.   Alla prossima…           Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171009118A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Milik va lasciato in pace, Sarri pure, e sul Club..."NAPOLI - Cominciamo da Goran Pandev: da oggi è cittadino italiano, anzi, napoletano (credo). Gli vogliamo ancora più bene, lo stimiamo ancora di più e sarebbe bello trovargli anche un bel nome, tipicamente partenopeo.   Continuiamo con Donna Marella Caracciolo di Castagneto, NobilDonna Napoletana, consorte dell’Avvocato (Gianni Agnelli, ndr). Icona immortale di eleganza, bellezza e signorilità, ha saputo vivere il suo ruolo (difficilissimo e pieno di momenti bui) con grande discrezione e sobrietà, una vera first lady, un esempio inimitabile, purtroppo…   Facebook, domenica scorsa, mi ha “ricordato” cosa scrivevo giusto un anno prima. Commentavo la sconfitta del Benevento a Milano, contro un’Inter brutta, cui fu spianata la strada da un pessimo arbitraggio, quello di Pairetto jr. (un nome, una famiglia, una garanzia…). Ricordo benissimo quella gara, sulla quale pesarono l’eccessivo riguardo (la sudditanza psicologica...) nei confronti del gioco più che maschio dei nerazzurri (ne fece le spese Sandro dopo un’entrata killer di Gagliardini) e la “solita” disattenzione su un rigore per i sanniti grosso quanto il Duomo di Milano, sul quale la VAR fu completamente dimenticata.   Quella stessa VAR che è stata la “prima donna” in Fiorentina-Inter che, obiettivamente, ha penalizzato i nerazzurri che però, non avevano bisogno di quelle dichiarazioni dei signori Marotta Giuseppe e Spalletti Luciano.   Il primo: forse dovrebbe ricordare cosa diceva fino a qualche mese fa quando era in forze alla Juventus (vi risparmio l’elenco, sarebbe troppo lungo).   Il secondo: dopo quella gara, ovviamente, l’arbitro non aveva condizionato la partita (quasi dimenticavo il rosso a Viola), tantomeno accusò lo studio del “Club di SKY” di faziosità (ma Bergomi e Cambiasso per chi tifano?).   In effetti, la memoria nel calcio è merce molto rara.   Ricordate il famoso gol di Muntari in Milan-Juventus? Ricordate cosa disse l’allora allenatore rossonero? Si, era Allegri, così come Gagliardini, che indicava, furioso, ad Abisso, le immagini che mostravano l’inesistenza del rigore che ha risolto la partita, è lo stesso che stese Sandro il 24 febbraio di un anno fa e la fece franca.   E se tra Milano e Torino la memoria latita, a Napoli è almeno ad intermittenza, modello “faro” (siamo o non siamo una città di mare?), un po’ come la classe di Milik: si accende e si spegne, secondo tifosi, semplici appassionati e addetti ai lavori a vario titolo. Resto fermo sulle mie convinzioni: lasciamolo giocare in pace, è giovane, non sarà mai un fuoriclasse ma sta dimostrando di meritare la maglia azzurra.   A proposito di giovani promettenti. Andrò controcorrente ma sono deluso da Zielinski. Sarri, in fondo, aveva ragione: quando si convincerà di essere un grandissimo giocatore diventerà tra i più forti al mondo. Ora che Marek “se n’è andato e non ritorna più”, Piotr sembra essersi risvegliato da un lungo torpore. Meglio tardi che mai, peccato però, avrebbe potuto e dovuto farlo prima. Quando c’era Marek.   E chiudiamo proprio con Sarri. Non entro nel merito della diatriba con Kepa, ma sulle polemiche divampate dopo la finale con il City che, dopo quanto accaduto, sono normali. Trovo invece disgustoso, chi gode delle altrui disgrazie. Si commenta da solo.   Sarri, purtroppo, ha due grandi difetti: non è organico al sistema e “puzza” di sudore, quanto quello che ha versato (tanto) per affermarsi in un mondo e in un momento storico in cui il merito fatica ad e emergere e ad affermarsi.   Ma meno male che Carletto c’è!   Alla prossima…   P.S.: non ho parlato della partita con la Juventus. Non sarà mai una partita normale e per questo spero lo sia anche di pubblico.       Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2019-02-26T00:05:00ZNAPOLI - Cominciamo da Goran Pandev: da oggi è cittadino italiano, anzi, napoletano (credo). Gli vogliamo ancora più bene, lo stimiamo ancora di più e sarebbe bello trovargli anche un bel nome, tipicamente partenopeo.   Continuiamo con Donna Marella Caracciolo di Castagneto, NobilDonna Napoletana, consorte dell’Avvocato (Gianni Agnelli, ndr). Icona immortale di eleganza, bellezza e signorilità, ha saputo vivere il suo ruolo (difficilissimo e pieno di momenti bui) con grande discrezione e sobrietà, una vera first lady, un esempio inimitabile, purtroppo…   Facebook, domenica scorsa, mi ha “ricordato” cosa scrivevo giusto un anno prima. Commentavo la sconfitta del Benevento a Milano, contro un’Inter brutta, cui fu spianata la strada da un pessimo arbitraggio, quello di Pairetto jr. (un nome, una famiglia, una garanzia…). Ricordo benissimo quella gara, sulla quale pesarono l’eccessivo riguardo (la sudditanza psicologica...) nei confronti del gioco più che maschio dei nerazzurri (ne fece le spese Sandro dopo un’entrata killer di Gagliardini) e la “solita” disattenzione su un rigore per i sanniti grosso quanto il Duomo di Milano, sul quale la VAR fu completamente dimenticata.   Quella stessa VAR che è stata la “prima donna” in Fiorentina-Inter che, obiettivamente, ha penalizzato i nerazzurri che però, non avevano bisogno di quelle dichiarazioni dei signori Marotta Giuseppe e Spalletti Luciano.   Il primo: forse dovrebbe ricordare cosa diceva fino a qualche mese fa quando era in forze alla Juventus (vi risparmio l’elenco, sarebbe troppo lungo).   Il secondo: dopo quella gara, ovviamente, l’arbitro non aveva condizionato la partita (quasi dimenticavo il rosso a Viola), tantomeno accusò lo studio del “Club di SKY” di faziosità (ma Bergomi e Cambiasso per chi tifano?).   In effetti, la memoria nel calcio è merce molto rara.   Ricordate il famoso gol di Muntari in Milan-Juventus? Ricordate cosa disse l’allora allenatore rossonero? Si, era Allegri, così come Gagliardini, che indicava, furioso, ad Abisso, le immagini che mostravano l’inesistenza del rigore che ha risolto la partita, è lo stesso che stese Sandro il 24 febbraio di un anno fa e la fece franca.   E se tra Milano e Torino la memoria latita, a Napoli è almeno ad intermittenza, modello “faro” (siamo o non siamo una città di mare?), un po’ come la classe di Milik: si accende e si spegne, secondo tifosi, semplici appassionati e addetti ai lavori a vario titolo. Resto fermo sulle mie convinzioni: lasciamolo giocare in pace, è giovane, non sarà mai un fuoriclasse ma sta dimostrando di meritare la maglia azzurra.   A proposito di giovani promettenti. Andrò controcorrente ma sono deluso da Zielinski. Sarri, in fondo, aveva ragione: quando si convincerà di essere un grandissimo giocatore diventerà tra i più forti al mondo. Ora che Marek “se n’è andato e non ritorna più”, Piotr sembra essersi risvegliato da un lungo torpore. Meglio tardi che mai, peccato però, avrebbe potuto e dovuto farlo prima. Quando c’era Marek.   E chiudiamo proprio con Sarri. Non entro nel merito della diatriba con Kepa, ma sulle polemiche divampate dopo la finale con il City che, dopo quanto accaduto, sono normali. Trovo invece disgustoso, chi gode delle altrui disgrazie. Si commenta da solo.   Sarri, purtroppo, ha due grandi difetti: non è organico al sistema e “puzza” di sudore, quanto quello che ha versato (tanto) per affermarsi in un mondo e in un momento storico in cui il merito fatica ad e emergere e ad affermarsi.   Ma meno male che Carletto c’è!   Alla prossima…   P.S.: non ho parlato della partita con la Juventus. Non sarà mai una partita normale e per questo spero lo sia anche di pubblico.       Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171006901A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Napoli, Sarri, San Gennaro e... Sanremo"NAPOLI - Il Napoli e Maurizio Sarri, Maurizio Sarri e il Napoli.   Che si trattasse di un cordone ombelicale indissolubile qualcuno lo aveva capito, chi no, da questo week end, si deve rassegnare.   Il rammarico per il pareggio di Firenze, inevitabilmente si è incrociato con la sconfitta tennistica del “Comandante”. E come accade spesso all’ombra del Vesuvio, è stata la scintilla che ha provocato lo scoppio. Che non fa bene al Napoli.   Mi piacerebbe sapere cosa scatta nelle testa di alcuni ogni qualvolta accade qualcosa come quanto successo tra Firenze e Manchester. È mai possibile che come appena questo Napoli fa un mezzo passo falso si tirano fuori i numeri di Sarri, mentre c’è chi non aspetta altro che una sconfitta come quella con il City per dare addosso all’ex tecnico azzurro? Posso comprendere la rabbia, posso capire che l’amore esagerato del tifoso azzurro per la propria squadra del cuore possa fare brutti scherzi, ma sinceramente questo continuo paragone non serve a nessuno se non a quelli che mal ci sopportano, che ridono delle nostre (presunte) disgrazie.   Non serve, ovviamente, al Napoli che, è giusto ricordarlo, sta andando ben oltre le aspettative non solo degli esperti “grill masters” di campionati, ma forse, anche oggettivamente.   Intanto a Firenze va in scena l’ennesima rappresentazione di inciviltà. Soliti cori, solita manfrina e stavolta nel calderone ci finisce, bontà sua, anche il povero San Gennaro. Nulla di nuovo? Beh, se non fosse per i provvedimenti del giudice sportivo che ritiene più grave l’offesa (presunta) del Napoli a Mazzoleni che quelle rivolte dal “civillissimo” pubblico viola (dalla vergogna...) contro i tifosi partenopei e finisce 20.000 a 15.000, euro per il Napoli, ovviamente di multa.   E poi c’è Sanremo (che qualcuno continua a “santificare”, scrivendolo separato).   Non mi dilungo ma mi limito ad esprimere tre giudizi, due positivi ed uno negativo.   10 a Claudio Baglioni per la sua musica e il coraggio mostrato nel portare sul palco dell’Ariston la nuova canzone italiana, che può piacere o meno, ma esiste, è forte ed è giusto che sia stata protagonista.   9 al podio, che ha ben rappresentato, a prescindere dal gradimento dei singoli brani e della classifica, l’attuale momento e la poliedricità della canzone italiana.   1 a chi, in un modo o nell’altro, ha fatto polemiche e alla Sala Stampa dell’Ariston per l’incivile esultanza contro Il Volo. Ricordo che sono solo canzonette...   Il mio pupillo Anastasio? Semplicemente il vero vincitore, distante anni luce, a bordo del “suo meteorite”, dal resto del circo.   Perché Sanremo è Sanremo.   Ma anche San Gennaro non scherza...meditate tifosi avversari, meditate.     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2019-02-12T19:13:00ZNAPOLI - Il Napoli e Maurizio Sarri, Maurizio Sarri e il Napoli.   Che si trattasse di un cordone ombelicale indissolubile qualcuno lo aveva capito, chi no, da questo week end, si deve rassegnare.   Il rammarico per il pareggio di Firenze, inevitabilmente si è incrociato con la sconfitta tennistica del “Comandante”. E come accade spesso all’ombra del Vesuvio, è stata la scintilla che ha provocato lo scoppio. Che non fa bene al Napoli.   Mi piacerebbe sapere cosa scatta nelle testa di alcuni ogni qualvolta accade qualcosa come quanto successo tra Firenze e Manchester. È mai possibile che come appena questo Napoli fa un mezzo passo falso si tirano fuori i numeri di Sarri, mentre c’è chi non aspetta altro che una sconfitta come quella con il City per dare addosso all’ex tecnico azzurro? Posso comprendere la rabbia, posso capire che l’amore esagerato del tifoso azzurro per la propria squadra del cuore possa fare brutti scherzi, ma sinceramente questo continuo paragone non serve a nessuno se non a quelli che mal ci sopportano, che ridono delle nostre (presunte) disgrazie.   Non serve, ovviamente, al Napoli che, è giusto ricordarlo, sta andando ben oltre le aspettative non solo degli esperti “grill masters” di campionati, ma forse, anche oggettivamente.   Intanto a Firenze va in scena l’ennesima rappresentazione di inciviltà. Soliti cori, solita manfrina e stavolta nel calderone ci finisce, bontà sua, anche il povero San Gennaro. Nulla di nuovo? Beh, se non fosse per i provvedimenti del giudice sportivo che ritiene più grave l’offesa (presunta) del Napoli a Mazzoleni che quelle rivolte dal “civillissimo” pubblico viola (dalla vergogna...) contro i tifosi partenopei e finisce 20.000 a 15.000, euro per il Napoli, ovviamente di multa.   E poi c’è Sanremo (che qualcuno continua a “santificare”, scrivendolo separato).   Non mi dilungo ma mi limito ad esprimere tre giudizi, due positivi ed uno negativo.   10 a Claudio Baglioni per la sua musica e il coraggio mostrato nel portare sul palco dell’Ariston la nuova canzone italiana, che può piacere o meno, ma esiste, è forte ed è giusto che sia stata protagonista.   9 al podio, che ha ben rappresentato, a prescindere dal gradimento dei singoli brani e della classifica, l’attuale momento e la poliedricità della canzone italiana.   1 a chi, in un modo o nell’altro, ha fatto polemiche e alla Sala Stampa dell’Ariston per l’incivile esultanza contro Il Volo. Ricordo che sono solo canzonette...   Il mio pupillo Anastasio? Semplicemente il vero vincitore, distante anni luce, a bordo del “suo meteorite”, dal resto del circo.   Perché Sanremo è Sanremo.   Ma anche San Gennaro non scherza...meditate tifosi avversari, meditate.     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 064398812171003494A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Milik: non sempre l’erba del vicino è la migliore"NAPOLI - Rieccoci.   Probabilmente le mie (lunghe) assenze, stanno diventando più famose delle mie presenze (molto) alternate, in fondo Celentano docet…   Qui si parla soprattutto di Calcio e, in particolare, di Napoli ed io sono qui per questo.   Ciò premesso, veniamo al dunque, senza giri di parole.   Lo scorso fine settimana è stato il week end del “rimpianto”, complici il mercato, la vicenda Higuain e l’esplosione di Dùvan (Zapata).   Siamo passati dagli ultimi nostalgici di Cavani, ai rimbrotti-rimpianti per il Pipita-in-fuga-da-Milano, che per alcuni “si è dato la zappa sui piedi” lasciando Napoli (e io sono tra questi), mentre per altri il Napoli avrebbe dovuto farci un pensierino, già l’estate scorsa (mmhhh…), fino ad arrivare a maledire, nell’ordine, Sarri, De Laurentiis e Giuntoli per aver lasciato partire, senza batter ciglio (o fiatare), l’asso colombiano che sta facendo la fortuna della Dea orobica e di Gasperini.   C’è stato poi, un altro obiettivo delle invettive varie: Arek Milik. Tanto che qualcuno, nonostante fosse in un momento di grazia, gli ha persino augurato nuove disgrazie, ma il Calcio, quello che ancora ci appassiona e ci fa battere il cuore a mille, è bello proprio perché riesce a smentire tutti (o quasi) i luoghi comuni.   E così si arriva alla sfida con la Lazio, ad una prestazione super del gigante polacco, impreziosita da quello che sta diventando un marchio di fabbrica: la punizione alla Milik. Occorre, infatti, ricordare in questa sede, cosa disse Zibì Boniek a proposito dell’attaccante azzurro,  che suonava più o meno così: “Vedrete quando batterà le punizioni…”.   Caro Zibì, ma non solo. Devo dire che dopo gli accidenti che ne stavano minando più la testa che il fisico, ho sempre provato simpatia smisurata nei confronti di questo ragazzone che, è bene sottolinearlo, segna con tutti e due i piedi, è forte di testa, corre anche tanto per il suo fisico, gioca per sé (come ogni attaccante che si rispetti) ma anche per la squadra (non tutti gli attaccanti sanno o vogliono farlo) e in questo momento vola leggero come una farfalla, sulle ali dell’entusiasmo e della forma finalmente ritrovata, che fa ben sperare tifosi e club.   Vuoi vedere che il bomber ce l’avevamo in casa? Vuoi vedere che Maurizio Sarri, che volle fortemente il suo acquisto, aveva ragione? Vuoi vedere che Carlo Ancelotti sta plasmando un campione?   Vuoi vedere che, stavolta, “l’erba del vicino non sempre è la migliore”?   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2019-01-23T17:50:00ZNAPOLI - Rieccoci.   Probabilmente le mie (lunghe) assenze, stanno diventando più famose delle mie presenze (molto) alternate, in fondo Celentano docet…   Qui si parla soprattutto di Calcio e, in particolare, di Napoli ed io sono qui per questo.   Ciò premesso, veniamo al dunque, senza giri di parole.   Lo scorso fine settimana è stato il week end del “rimpianto”, complici il mercato, la vicenda Higuain e l’esplosione di Dùvan (Zapata).   Siamo passati dagli ultimi nostalgici di Cavani, ai rimbrotti-rimpianti per il Pipita-in-fuga-da-Milano, che per alcuni “si è dato la zappa sui piedi” lasciando Napoli (e io sono tra questi), mentre per altri il Napoli avrebbe dovuto farci un pensierino, già l’estate scorsa (mmhhh…), fino ad arrivare a maledire, nell’ordine, Sarri, De Laurentiis e Giuntoli per aver lasciato partire, senza batter ciglio (o fiatare), l’asso colombiano che sta facendo la fortuna della Dea orobica e di Gasperini.   C’è stato poi, un altro obiettivo delle invettive varie: Arek Milik. Tanto che qualcuno, nonostante fosse in un momento di grazia, gli ha persino augurato nuove disgrazie, ma il Calcio, quello che ancora ci appassiona e ci fa battere il cuore a mille, è bello proprio perché riesce a smentire tutti (o quasi) i luoghi comuni.   E così si arriva alla sfida con la Lazio, ad una prestazione super del gigante polacco, impreziosita da quello che sta diventando un marchio di fabbrica: la punizione alla Milik. Occorre, infatti, ricordare in questa sede, cosa disse Zibì Boniek a proposito dell’attaccante azzurro,  che suonava più o meno così: “Vedrete quando batterà le punizioni…”.   Caro Zibì, ma non solo. Devo dire che dopo gli accidenti che ne stavano minando più la testa che il fisico, ho sempre provato simpatia smisurata nei confronti di questo ragazzone che, è bene sottolinearlo, segna con tutti e due i piedi, è forte di testa, corre anche tanto per il suo fisico, gioca per sé (come ogni attaccante che si rispetti) ma anche per la squadra (non tutti gli attaccanti sanno o vogliono farlo) e in questo momento vola leggero come una farfalla, sulle ali dell’entusiasmo e della forma finalmente ritrovata, che fa ben sperare tifosi e club.   Vuoi vedere che il bomber ce l’avevamo in casa? Vuoi vedere che Maurizio Sarri, che volle fortemente il suo acquisto, aveva ragione? Vuoi vedere che Carlo Ancelotti sta plasmando un campione?   Vuoi vedere che, stavolta, “l’erba del vicino non sempre è la migliore”?   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217991874A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "E' il gran momento dei leoni da tastiera..."NAPOLI - Dopo una lunga e prolungata assenza (non fateci caso, in questo periodo la costruzione del presepe mi tira via tanto tempo…), rieccoci con i nostri pensieri “a mente fredda”.   Non vi parlerò del Napoli, però, aspetterò ancora un paio di partite, Champions compresa, per riprendere il discorso sugli azzurri, ma vi parlerò di barbari e barbarie.   E lo farò senza tanti giri di parole e con una premessa veloce veloce: richiamando le parole di Ivan Zazzaroni, ospite del direttore la scorsa settimana nel “Live” del giovedì, non se ne può più di questo vortice di sentimenti violenti, di odio, di rancori mai sopiti, di sete di vendetta (ma de chi e de che?) che oramai invade il web via social.   È questa l’insopportabile barbarie con la quale, oramai, siamo costretti a vivere e male.   Ovvio e logico che gli insopportabili barbari siano invece, i cosiddetti “leoni da tastiera”, quelli che si nascondono dietro un click, che sono pronti a vomitare il loro odio da depressi e repressi che vivono in un brodo primordiale fatto soprattutto di ignoranza, intolleranza e arroganza.   I peggiori sono quelli che scambiano il tifo con la necessità di trovare un nemico da odiare e da abbattere, da distruggere.   Gli ultimi, in ordine di tempo sono il portiere del Chievo Stefano Sorrentino e l’ex attaccante della Juventus Gianluca Vialli.   Il primo si è macchiato dell’ennesima “gara da 10” al San Paolo.   Il secondo è stato un tanto meno fortunato: lotta contro un tumore. Come uno dei suoi Maestri: Emiliano Mondonico.   Su Sorrentino da ieri pomeriggio si è abbattuto un vero e proprio ciclone di insulti da parte di pseudo tifosi azzurri.   Su Vialli “auguri” per un passaggio a miglior vita.   No, non si può più tollerare, proprio in virtù di quei principi morali e civili che, vedendoci spesso e volentieri (sempre?) vittime di quanto sto scrivendo, di “barbarie e barbari”, invochiamo.   Spesso ci siamo lasciati andare a considerazioni del tipo “Ma Sorrentino solo contro il Napoli caccia la scienza”, oppure “Vialli, da juventino, non riesce a essere obiettivo”, ma andare oltre, come si sta facendo da ieri sera è assolutamente insopportabile.   Per fortuna, però, che tra tanta barbarie, spuntano pensieri sinceri che ci fanno sperare in un futuro migliore (o meno peggiore) di quello che stiamo vivendo. A tutti i livelli…   Alla prossima…   P.S.: forza ragazzi, battiamo la Stella Rossa e incrociamo le dita!     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-11-26T21:35:00ZNAPOLI - Dopo una lunga e prolungata assenza (non fateci caso, in questo periodo la costruzione del presepe mi tira via tanto tempo…), rieccoci con i nostri pensieri “a mente fredda”.   Non vi parlerò del Napoli, però, aspetterò ancora un paio di partite, Champions compresa, per riprendere il discorso sugli azzurri, ma vi parlerò di barbari e barbarie.   E lo farò senza tanti giri di parole e con una premessa veloce veloce: richiamando le parole di Ivan Zazzaroni, ospite del direttore la scorsa settimana nel “Live” del giovedì, non se ne può più di questo vortice di sentimenti violenti, di odio, di rancori mai sopiti, di sete di vendetta (ma de chi e de che?) che oramai invade il web via social.   È questa l’insopportabile barbarie con la quale, oramai, siamo costretti a vivere e male.   Ovvio e logico che gli insopportabili barbari siano invece, i cosiddetti “leoni da tastiera”, quelli che si nascondono dietro un click, che sono pronti a vomitare il loro odio da depressi e repressi che vivono in un brodo primordiale fatto soprattutto di ignoranza, intolleranza e arroganza.   I peggiori sono quelli che scambiano il tifo con la necessità di trovare un nemico da odiare e da abbattere, da distruggere.   Gli ultimi, in ordine di tempo sono il portiere del Chievo Stefano Sorrentino e l’ex attaccante della Juventus Gianluca Vialli.   Il primo si è macchiato dell’ennesima “gara da 10” al San Paolo.   Il secondo è stato un tanto meno fortunato: lotta contro un tumore. Come uno dei suoi Maestri: Emiliano Mondonico.   Su Sorrentino da ieri pomeriggio si è abbattuto un vero e proprio ciclone di insulti da parte di pseudo tifosi azzurri.   Su Vialli “auguri” per un passaggio a miglior vita.   No, non si può più tollerare, proprio in virtù di quei principi morali e civili che, vedendoci spesso e volentieri (sempre?) vittime di quanto sto scrivendo, di “barbarie e barbari”, invochiamo.   Spesso ci siamo lasciati andare a considerazioni del tipo “Ma Sorrentino solo contro il Napoli caccia la scienza”, oppure “Vialli, da juventino, non riesce a essere obiettivo”, ma andare oltre, come si sta facendo da ieri sera è assolutamente insopportabile.   Per fortuna, però, che tra tanta barbarie, spuntano pensieri sinceri che ci fanno sperare in un futuro migliore (o meno peggiore) di quello che stiamo vivendo. A tutti i livelli…   Alla prossima…   P.S.: forza ragazzi, battiamo la Stella Rossa e incrociamo le dita!     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217978101A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Napoli, la certezza Callejon, il faro Allan e le insopportabili Nazionali"NAPOLI - Fermo il campionato per il nuovo (inutile?) torneo per Nazionali UEFA, non si ferma il nostro appuntamento.   Sperando che questa possa diventare una piacevole abitudine, riallaccio un discorso interrotto, anzi, solo accennato, la scorsa settimana, relativo a quella “rivoluzione siderale” che non ci sarà nel Napoli di Ancelotti, almeno per quanto riguarda la scelta degli uomini, mentre qualcosa succederà, forse, nel modulo o nei moduli.   Stavolta sarò molto breve e, premetto subito, spero di essere smentito, con i fatti, sul campo, dai diretti interessati.   Da un paio di stagioni a questa parte, il primo tormentone è Callejon.   Ogni anno, infatti, lo spagnolo viene piazzato di qua e di là, come minimo in panchina, in attesa di chissà chi (o cosa) che possa prendere il suo posto sulla destra dell’attacco azzurro.   Ogni anno, però, già di questi tempi, scopriamo che se c’è un “vero insostituibile” tra gli azzurri, questi è proprio Callejon.   Sarà anche “solo” un buon giocatore (spesso viene definito così con incompetente superficialità), dotato di buona tecnica, ma i suoi polmoni e, soprattutto, la sua “materia grigia”, per quanto possa contare il mio parere, sono da top player. Trovatemi uno, infatti, che riesce a fare quanto fa il buon Josè, oramai da 6 anni a questa parte, ininterrottamente (quasi) e con quei risultati, sia in termini di apporto tattico che in quelli strettamente realizzativi.   Come Callejon, anche Allan, oramai, è un perno, una colonna insostituibile per la stabilità del Napoli e poteva esserlo anche per il Brasile, se solo quel “Tite di ct” non avesse preferito "fenomeni" da cineteca, abilissimi nel palleggio e nella giocata ad effetto, ma senza un briciolo di voglia di sacrificarsi o di acume tattico. E l’ennesimo disastro verdeoro è stata l’ennesima conferma di una legge, anzi, un dogma del calcio: senza equilibrio non arrivano risultati.   Poi c’è chi esagera in un verso o nell’altro, ma questa è un’altra storia, nel nostro discorso, invece, contano molto di più necessità, compatibilità e ruolo e si scopre che, forse, a questo Napoli manca più una vera alternativa allo spagnolo e, di più, ad Hysaj, prima ancora che a Milik e Mertens (il tanto agognato Matador).   Prima di lasciarci, riavvolgo il nastro e ritorno sull’UEFA Nations League. Il Napoli paga ancora un prezzo carissimo per le Nazionali. Stavolta a farne le spese è Vlad Chiriches (in bocca al lupo), mentre è andata di lusso a “Ciro” Mertens.   E poi dici che De Laurentiis si lamenta o esagera…   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-09-10T19:47:00ZNAPOLI - Fermo il campionato per il nuovo (inutile?) torneo per Nazionali UEFA, non si ferma il nostro appuntamento.   Sperando che questa possa diventare una piacevole abitudine, riallaccio un discorso interrotto, anzi, solo accennato, la scorsa settimana, relativo a quella “rivoluzione siderale” che non ci sarà nel Napoli di Ancelotti, almeno per quanto riguarda la scelta degli uomini, mentre qualcosa succederà, forse, nel modulo o nei moduli.   Stavolta sarò molto breve e, premetto subito, spero di essere smentito, con i fatti, sul campo, dai diretti interessati.   Da un paio di stagioni a questa parte, il primo tormentone è Callejon.   Ogni anno, infatti, lo spagnolo viene piazzato di qua e di là, come minimo in panchina, in attesa di chissà chi (o cosa) che possa prendere il suo posto sulla destra dell’attacco azzurro.   Ogni anno, però, già di questi tempi, scopriamo che se c’è un “vero insostituibile” tra gli azzurri, questi è proprio Callejon.   Sarà anche “solo” un buon giocatore (spesso viene definito così con incompetente superficialità), dotato di buona tecnica, ma i suoi polmoni e, soprattutto, la sua “materia grigia”, per quanto possa contare il mio parere, sono da top player. Trovatemi uno, infatti, che riesce a fare quanto fa il buon Josè, oramai da 6 anni a questa parte, ininterrottamente (quasi) e con quei risultati, sia in termini di apporto tattico che in quelli strettamente realizzativi.   Come Callejon, anche Allan, oramai, è un perno, una colonna insostituibile per la stabilità del Napoli e poteva esserlo anche per il Brasile, se solo quel “Tite di ct” non avesse preferito "fenomeni" da cineteca, abilissimi nel palleggio e nella giocata ad effetto, ma senza un briciolo di voglia di sacrificarsi o di acume tattico. E l’ennesimo disastro verdeoro è stata l’ennesima conferma di una legge, anzi, un dogma del calcio: senza equilibrio non arrivano risultati.   Poi c’è chi esagera in un verso o nell’altro, ma questa è un’altra storia, nel nostro discorso, invece, contano molto di più necessità, compatibilità e ruolo e si scopre che, forse, a questo Napoli manca più una vera alternativa allo spagnolo e, di più, ad Hysaj, prima ancora che a Milik e Mertens (il tanto agognato Matador).   Prima di lasciarci, riavvolgo il nastro e ritorno sull’UEFA Nations League. Il Napoli paga ancora un prezzo carissimo per le Nazionali. Stavolta a farne le spese è Vlad Chiriches (in bocca al lupo), mentre è andata di lusso a “Ciro” Mertens.   E poi dici che De Laurentiis si lamenta o esagera…   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217987115A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Cavani-Napoli, scommessa vincente"NAPOLI - Il tradizionale “pensierino d’apertura”, oggi lo dedichiamo a due simboli, due bandiere.   La prima è quella che sventolerà sempre, come ha sempre fatto sul campo: Diego Armando Maradona ha compiuto 58 anni e gli auguri sono il “minimo sindacale”, ma anche il modo più sobrio ed elegante per farlo, considerata l’abbondanza, spesso eccessiva, di ricordi (veri o presunti) che da 30 anni accompagnano questo genetliaco.   La seconda, anche se un po’ meno sgargiante, è Marek Hamsik, che mette in “gioielleria” un altro record affascinante, raccolto in maglia azzurra, quello delle presenze. Un primato meritato (nonostante il tentennamento estivo) che, non so per quale motivo, non ha raccolto l’unanimità di consensi, a partire da Bruscolotti, che posso capire umanamente parlando, ma sinceramente non comprendere.   Ciò premesso, veniamo al dunque.   Oggi vi proporrò un paradosso: la “perfezione imperfetta”, che è molto più difficile da comprendere (ma solo apparentemente) delle famose “convergenze parallele” di Aldo Moro.   Certamente non me la caverò affermando che “la perfezione non è di questo mondo”, ma cercherò di spiegare perché l’opera di Carlo Ancelotti è, appunto, una “perfezione imperfetta”.   E lo farà assumendomene tutte le responsabilità, correndo anche il rischio di fare brutte figure, rischio che fa parte del nostro mestiere e dell’ingrato compito di chi deve scrivere o parlare “prima” e non dopo. E mi toccherà chiamare in causa Maurizio Sarri.   Le ultime due (belle) partite del Napoli hanno messo in evidenza quanti progressi ha fatto questa squadra dall’inizio della stagione e in tutte le sue componenti, un po’ proprio come accadde con l’attuale manager del Chelsea, con la differenza, che però diventa anche “comune denominatore”, che mentre per Sarri “l’attore” era complementare al “soggetto”, inteso come copione da recitare (è o non è Aurelio De Laurentiis uomo di cinema?), con Ancelotti, invece, è “il soggetto” che diventa complementare con “l’attore”, ovvero, adeguando modulo ed atteggiamento agli uomini scelti di volta in volta.   In entrambi i casi, però, c’è la qualità dell’attore che diventa, appunto, “comune denominatore”.   Sarri, contrariamente a quanto affermava sempre (“Non parlo di mercato…”, ricordate?), in realtà dava delle indicazioni ben precise, perché indicava quello che, secondo lui, era l’unico modo per migliorare il suo Napoli: ingaggiare top player, giocatori più bravi di quelli che aveva a disposizione.   Ed è, probabilmente, quella valutazione che Ancelotti si era riservato al suo arrivo a Napoli e, da quello che si è visto tra Parigi e Napoli (con la Roma), sembra che manchi proprio “l’ultimo tassello”, quello giusto, per fare davvero la differenza: un bomber vero.   Sinceramente, ho molta difficoltà nello scrivere certe cose, perché ad uno come Milik non puoi non voler bene, ma, sperando che da qui a gennaio ci smentisca tutti con una serie continua e decisiva di gol, il polacco, in questo momento, ci sembra davvero l’anello debole di una catena che comincia a funzionare a meraviglia, ecco, quasi perfettamente.   Tutti voi che mi state leggendo (spero sempre più numerosi…), sono sicuro, state pensando “ecco, adesso anche lui tira fuori Cavani” e non vi state sbagliando!   Tutti gli allenatori dell’era De Laurentiis (persino Ventura…) sono stati importanti, anzi, fondamentali, per la crescita esponenziale del Napoli, ma quello che potrebbe essere, anzi, fare Ancelotti, potrebbe davvero essere epocale: convincere la proprietà a scommettere.   E quella di Cavani ha tutte le caratteristiche di poter essere una scommessa vincente.   Un fatto è certo: se le cose dovessero continuare ad andare così, a gennaio non si potrà “restare a guardare”.   Pensierino finale: un abbraccio a Dimaro, a Romedio e a tutti gli amici che da 8 anni accolgono il Napoli e Napoli per il ritiro estivo. Siete fortissimi e vi rialzerete e Napoli è con voi.   Alla prossima...     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-10-31T18:20:00ZNAPOLI - Il tradizionale “pensierino d’apertura”, oggi lo dedichiamo a due simboli, due bandiere.   La prima è quella che sventolerà sempre, come ha sempre fatto sul campo: Diego Armando Maradona ha compiuto 58 anni e gli auguri sono il “minimo sindacale”, ma anche il modo più sobrio ed elegante per farlo, considerata l’abbondanza, spesso eccessiva, di ricordi (veri o presunti) che da 30 anni accompagnano questo genetliaco.   La seconda, anche se un po’ meno sgargiante, è Marek Hamsik, che mette in “gioielleria” un altro record affascinante, raccolto in maglia azzurra, quello delle presenze. Un primato meritato (nonostante il tentennamento estivo) che, non so per quale motivo, non ha raccolto l’unanimità di consensi, a partire da Bruscolotti, che posso capire umanamente parlando, ma sinceramente non comprendere.   Ciò premesso, veniamo al dunque.   Oggi vi proporrò un paradosso: la “perfezione imperfetta”, che è molto più difficile da comprendere (ma solo apparentemente) delle famose “convergenze parallele” di Aldo Moro.   Certamente non me la caverò affermando che “la perfezione non è di questo mondo”, ma cercherò di spiegare perché l’opera di Carlo Ancelotti è, appunto, una “perfezione imperfetta”.   E lo farà assumendomene tutte le responsabilità, correndo anche il rischio di fare brutte figure, rischio che fa parte del nostro mestiere e dell’ingrato compito di chi deve scrivere o parlare “prima” e non dopo. E mi toccherà chiamare in causa Maurizio Sarri.   Le ultime due (belle) partite del Napoli hanno messo in evidenza quanti progressi ha fatto questa squadra dall’inizio della stagione e in tutte le sue componenti, un po’ proprio come accadde con l’attuale manager del Chelsea, con la differenza, che però diventa anche “comune denominatore”, che mentre per Sarri “l’attore” era complementare al “soggetto”, inteso come copione da recitare (è o non è Aurelio De Laurentiis uomo di cinema?), con Ancelotti, invece, è “il soggetto” che diventa complementare con “l’attore”, ovvero, adeguando modulo ed atteggiamento agli uomini scelti di volta in volta.   In entrambi i casi, però, c’è la qualità dell’attore che diventa, appunto, “comune denominatore”.   Sarri, contrariamente a quanto affermava sempre (“Non parlo di mercato…”, ricordate?), in realtà dava delle indicazioni ben precise, perché indicava quello che, secondo lui, era l’unico modo per migliorare il suo Napoli: ingaggiare top player, giocatori più bravi di quelli che aveva a disposizione.   Ed è, probabilmente, quella valutazione che Ancelotti si era riservato al suo arrivo a Napoli e, da quello che si è visto tra Parigi e Napoli (con la Roma), sembra che manchi proprio “l’ultimo tassello”, quello giusto, per fare davvero la differenza: un bomber vero.   Sinceramente, ho molta difficoltà nello scrivere certe cose, perché ad uno come Milik non puoi non voler bene, ma, sperando che da qui a gennaio ci smentisca tutti con una serie continua e decisiva di gol, il polacco, in questo momento, ci sembra davvero l’anello debole di una catena che comincia a funzionare a meraviglia, ecco, quasi perfettamente.   Tutti voi che mi state leggendo (spero sempre più numerosi…), sono sicuro, state pensando “ecco, adesso anche lui tira fuori Cavani” e non vi state sbagliando!   Tutti gli allenatori dell’era De Laurentiis (persino Ventura…) sono stati importanti, anzi, fondamentali, per la crescita esponenziale del Napoli, ma quello che potrebbe essere, anzi, fare Ancelotti, potrebbe davvero essere epocale: convincere la proprietà a scommettere.   E quella di Cavani ha tutte le caratteristiche di poter essere una scommessa vincente.   Un fatto è certo: se le cose dovessero continuare ad andare così, a gennaio non si potrà “restare a guardare”.   Pensierino finale: un abbraccio a Dimaro, a Romedio e a tutti gli amici che da 8 anni accolgono il Napoli e Napoli per il ritiro estivo. Siete fortissimi e vi rialzerete e Napoli è con voi.   Alla prossima...     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217985540A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "In una settimana piena di "mani" quella che si nota di più è quella di Ancelotti"NAPOLI - La settimana che ci siamo lasciati alle spalle è stata, senza dubbio, una settimana all’insegna delle “mani”.   Siamo partiti dalla “manina” che avrebbe manomesso il testo della legge di Bilancio, per arrivare a quelle d’argento mondiale delle straordinarie ragazze del Volley, quelle “sbadate” di Donnarumma, che hanno regalato il derby della Madunnina all’Inter, alla “manita” rifilata a Ventura alla prima con il Chievo (la cui “mano” non si è ancora vista), fino a quella, molto più visibile (che ci interessa da vicino) di Carlo Ancelotti.   La partita di Udine, infatti, è stata l’ennesima lezione di tattica e pragmatismo impartita dall’allenatore di Reggiolo. Orfano dopo due minuti di Verdi, Ancelotti, con un colpo di “mano”, ha subito ridisegnato la squadra buttando nella mischia Fabian, che con il fulmineo e bellissimo gol del vantaggio, ha spianato la strada al rotondo successo degli azzurri, arrivato grazie alle ennesime intuizioni della panchina.   Ma c’è anche un’altra mano, nascosta, che aspetta solo di correre in aiuto di chi lo merita.   “C’è tutto un destino in un palmo di mano…”, ripeteva Eduardo De Crescenzo e, in effetti, non gli si può dare torto. Sembra infatti, che proprio il destino, inteso come fato, stia accompagnando l’avventura, che si spera diventi storia, di Ancelotti a Napoli e la decisione di sostituire Verdi con Fabian, sembra esserne la prova provata.   In fondo, mica ci si deve vergognare di avere un pizzico di fortuna, a patto che non si abusi troppo di lei, pronta a voltarti le spalle se solo “sente” che ti affidi solo a lei.   Mettendo, per un attimo, le mani a posto, è giusto sottolineare un altro particolare importante sul quale soffermarsi: il Napoli vince immediatamente dopo il passo falso casalingo della Juventus, mentre nella scorsa stagione due choc furono decisivi per la corsa al tricolore. Insomma, se le vittorie, contestate e last minute dei bianconeri, a Roma con la Lazio e a Milano contro l’Inter, furono seguite da altrettante sconfitte degli azzurri in casa con la Roma e al “Franchi” con la Fiorentina, oggi succede il contrario e non è poca roba.   E all’orizzonte ci sono già il rendez vous con l’amato Matador in Champions e il “derby del sole” con la Roma.   Per chiudere torniamo a parlare di “mani” e le ultime sono molto diverse tra loro.   Ci sono quelle alle quali, da oggi, si affida il calcio italiano, sono quelle di Gabriele Gravina, dirigente di esperienza, che ha fatto una lunga gavetta, autore del miracolo Castel di Sangro. C’è già chi lo giudica per qualche “zona d’ombra” nella sua carriera o per qualche (discutibile?) recente dichiarazione, personalmente aspetto i fatti e le prime mosse per dare un giudizio. Nel frattempo auguri e buon lavoro.   Poi ci sono le altre, sporche e maledette di un folle criminale che, a Battipaglia, a margine di un incontro di calcio Under 17, estraggono una pistola per minacciare qualcuno o, addirittura, i giovani atleti in campo e che, senza sparare, infliggono un altro colpo mortale a tutto lo sport.   Alla prossima...     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-10-23T12:07:00ZNAPOLI - La settimana che ci siamo lasciati alle spalle è stata, senza dubbio, una settimana all’insegna delle “mani”.   Siamo partiti dalla “manina” che avrebbe manomesso il testo della legge di Bilancio, per arrivare a quelle d’argento mondiale delle straordinarie ragazze del Volley, quelle “sbadate” di Donnarumma, che hanno regalato il derby della Madunnina all’Inter, alla “manita” rifilata a Ventura alla prima con il Chievo (la cui “mano” non si è ancora vista), fino a quella, molto più visibile (che ci interessa da vicino) di Carlo Ancelotti.   La partita di Udine, infatti, è stata l’ennesima lezione di tattica e pragmatismo impartita dall’allenatore di Reggiolo. Orfano dopo due minuti di Verdi, Ancelotti, con un colpo di “mano”, ha subito ridisegnato la squadra buttando nella mischia Fabian, che con il fulmineo e bellissimo gol del vantaggio, ha spianato la strada al rotondo successo degli azzurri, arrivato grazie alle ennesime intuizioni della panchina.   Ma c’è anche un’altra mano, nascosta, che aspetta solo di correre in aiuto di chi lo merita.   “C’è tutto un destino in un palmo di mano…”, ripeteva Eduardo De Crescenzo e, in effetti, non gli si può dare torto. Sembra infatti, che proprio il destino, inteso come fato, stia accompagnando l’avventura, che si spera diventi storia, di Ancelotti a Napoli e la decisione di sostituire Verdi con Fabian, sembra esserne la prova provata.   In fondo, mica ci si deve vergognare di avere un pizzico di fortuna, a patto che non si abusi troppo di lei, pronta a voltarti le spalle se solo “sente” che ti affidi solo a lei.   Mettendo, per un attimo, le mani a posto, è giusto sottolineare un altro particolare importante sul quale soffermarsi: il Napoli vince immediatamente dopo il passo falso casalingo della Juventus, mentre nella scorsa stagione due choc furono decisivi per la corsa al tricolore. Insomma, se le vittorie, contestate e last minute dei bianconeri, a Roma con la Lazio e a Milano contro l’Inter, furono seguite da altrettante sconfitte degli azzurri in casa con la Roma e al “Franchi” con la Fiorentina, oggi succede il contrario e non è poca roba.   E all’orizzonte ci sono già il rendez vous con l’amato Matador in Champions e il “derby del sole” con la Roma.   Per chiudere torniamo a parlare di “mani” e le ultime sono molto diverse tra loro.   Ci sono quelle alle quali, da oggi, si affida il calcio italiano, sono quelle di Gabriele Gravina, dirigente di esperienza, che ha fatto una lunga gavetta, autore del miracolo Castel di Sangro. C’è già chi lo giudica per qualche “zona d’ombra” nella sua carriera o per qualche (discutibile?) recente dichiarazione, personalmente aspetto i fatti e le prime mosse per dare un giudizio. Nel frattempo auguri e buon lavoro.   Poi ci sono le altre, sporche e maledette di un folle criminale che, a Battipaglia, a margine di un incontro di calcio Under 17, estraggono una pistola per minacciare qualcuno o, addirittura, i giovani atleti in campo e che, senza sparare, infliggono un altro colpo mortale a tutto lo sport.   Alla prossima...     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217984312A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Non era meglio dimostrare che la sacrosanta lotta contro il razzismo la si deve fare anche facendo partecipare chi non è d’accordo?"NAPOLI - Dopo una settimana di pausa torna la nostra riflessione del lunedì.   Non parleremo del Napoli stavolta, ma della vicenda di Titty Astarita la capitana della squadra femminile dell’AfroNapoli United che ha fatto il “giro d’Italia” in men che non si dica, diventando un caso che, oramai, di sportivo, purtroppo, non ha più nulla.   Forse proprio per questo motivo qualche riflessione o spunto di pacata discussione, possiamo provare a farli.   Premesso che tutti sanno che la società AfroNapoli ha una funzione che va ben al di là dello sport, calciatori e calciatrici compresi, sarebbe interessante sapere se c’è un codice etico che le atlete (ma anche gli atleti) devono sottoscrivere al momento dell’ingaggio. Perché delle due l’una: se non c’è, non è corretto chiedere di rinunciare alla vita di tutti i giorni, compresa una candidatura politica non gradita, se c’è al contrario ed è stato sottoscritto, allora tutto cambia.   Intanto, la “capitana” ribadisce di non essere razzista (e fino a prova contraria dobbiamo crederle), ma quello che sorprende di più è la ferma solidarietà incassata dal resto della squadra, comprese le calciatrici extracomunitarie, sfociata in un vero e proprio ammutinamento che ha impedito alla squadra di scendere in campo con il conseguente ritiro dal campionato.   Ma con quale motivazione?   Semplice, logica e forse, a causa di questo travagliato e confuso momento storico, inaspettata e paradossale: la politica deve restare fuori dallo sport.   E allora, se tutte le ragazze (bianche e nere, italiane e non) erano d’accordo, non sarebbe stato meglio ragionare, discutere e prendere una decisione con un pizzico di buon senso? Non sarebbe stato meglio assecondare la volontà di un gruppo unito, voglio immaginare, ben al di là dell’impresa sportiva, ma davvero per un nobile intento di vera integrazione? Non sarebbe stato meglio, casomai, dimostrare con i fatti che esiste una politica che davvero mette al centro l’uomo in quanto tale e non un’idea che per quanto bella e nobile, è sempre soggettiva? Non era meglio dimostrare che la sacrosanta lotta contro il razzismo la si deve fare anche facendo partecipare chi non è d’accordo, chi ha dei dubbi, ma senza imporre “una idea” (Petisso, cit.)?   Ma forse la risposta l’abbiamo già data. In realtà l’AfroNapoli United, con tutte le straordinarie culture che si porta dietro, Titty Astarita, Antonio Gargiulo, Sow Hamath e Watt Samba Babaly sono finiti tutti in un gioco molto più grande di una “partita di pallone”, risucchiati in quel vortice impazzito che è l’Italia in questo momento.   Ma a proposito di sport e integrazione, avete visto come sono belle (e forti) le nostre ragazze del Volley? Avete visto quanto è bella Paola Egonu, con la sua pelle d’ebano e l’accento veneto?   E avete visto la Nazionale? Avete visto che bella partita ha giocato “il Magnifico” e anche Jorginho (che resterà per sempre nei nostri cuori...)? E forse non è un caso che sia arrivata anche la prima vittoria.   Alla prossima...     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-10-15T19:48:00ZNAPOLI - Dopo una settimana di pausa torna la nostra riflessione del lunedì.   Non parleremo del Napoli stavolta, ma della vicenda di Titty Astarita la capitana della squadra femminile dell’AfroNapoli United che ha fatto il “giro d’Italia” in men che non si dica, diventando un caso che, oramai, di sportivo, purtroppo, non ha più nulla.   Forse proprio per questo motivo qualche riflessione o spunto di pacata discussione, possiamo provare a farli.   Premesso che tutti sanno che la società AfroNapoli ha una funzione che va ben al di là dello sport, calciatori e calciatrici compresi, sarebbe interessante sapere se c’è un codice etico che le atlete (ma anche gli atleti) devono sottoscrivere al momento dell’ingaggio. Perché delle due l’una: se non c’è, non è corretto chiedere di rinunciare alla vita di tutti i giorni, compresa una candidatura politica non gradita, se c’è al contrario ed è stato sottoscritto, allora tutto cambia.   Intanto, la “capitana” ribadisce di non essere razzista (e fino a prova contraria dobbiamo crederle), ma quello che sorprende di più è la ferma solidarietà incassata dal resto della squadra, comprese le calciatrici extracomunitarie, sfociata in un vero e proprio ammutinamento che ha impedito alla squadra di scendere in campo con il conseguente ritiro dal campionato.   Ma con quale motivazione?   Semplice, logica e forse, a causa di questo travagliato e confuso momento storico, inaspettata e paradossale: la politica deve restare fuori dallo sport.   E allora, se tutte le ragazze (bianche e nere, italiane e non) erano d’accordo, non sarebbe stato meglio ragionare, discutere e prendere una decisione con un pizzico di buon senso? Non sarebbe stato meglio assecondare la volontà di un gruppo unito, voglio immaginare, ben al di là dell’impresa sportiva, ma davvero per un nobile intento di vera integrazione? Non sarebbe stato meglio, casomai, dimostrare con i fatti che esiste una politica che davvero mette al centro l’uomo in quanto tale e non un’idea che per quanto bella e nobile, è sempre soggettiva? Non era meglio dimostrare che la sacrosanta lotta contro il razzismo la si deve fare anche facendo partecipare chi non è d’accordo, chi ha dei dubbi, ma senza imporre “una idea” (Petisso, cit.)?   Ma forse la risposta l’abbiamo già data. In realtà l’AfroNapoli United, con tutte le straordinarie culture che si porta dietro, Titty Astarita, Antonio Gargiulo, Sow Hamath e Watt Samba Babaly sono finiti tutti in un gioco molto più grande di una “partita di pallone”, risucchiati in quel vortice impazzito che è l’Italia in questo momento.   Ma a proposito di sport e integrazione, avete visto come sono belle (e forti) le nostre ragazze del Volley? Avete visto quanto è bella Paola Egonu, con la sua pelle d’ebano e l’accento veneto?   E avete visto la Nazionale? Avete visto che bella partita ha giocato “il Magnifico” e anche Jorginho (che resterà per sempre nei nostri cuori...)? E forse non è un caso che sia arrivata anche la prima vittoria.   Alla prossima...     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217981654A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Napoli, se loro "will never walk alone", nuje nun te lassamm' maje!"NAPOLI - Cari amici, che avete la pazienza di seguirmi, proviamo a scattare insieme una fotografia del calcio italiano in questo delicatissimo momento. Un calcio fatto di interessi, talvolta di arroganza e maleducazione e chi più ne ha più ne metta, insomma, il contrario dello spirito di lealtà e correttezza che dovrebbe animare quello che comunque resta uno sport.   È vero, il Calcio oramai è un’industria in piena regola, ma il verificarsi sistematico di alcune situazioni, dentro e fuori dal campo, stanno avvelenando sempre di più il clima, uccidendo un po’ alla volta la passione di milioni di tifosi.   L’arbitraggio di Banti, "l’amichetto" di infanzia di Max Allegri, è solo l’ultimo episodio di una serie lunghissima (più di Dallas…).   Mi sembra inutile ritornare sugli episodi incriminati per dimostrare quanto sia stata discutibile la direzione di gara del fischietto livornese, ma serve a ricordare, volente o nolente, che non è con i rigori che si indirizzano le partite (a meno che non si prendano clamorosissime decisioni), ma con i cartellini gialli.   Ma siccome non abbiamo ancora perso la trebisonda e, soprattutto perché ragioniamo …a mente fredda, saremmo disonesti a giustificare la sconfitta solo con la partita dove “non tutte le decisioni di Banti convincono”.   E vi prego di stare molto attenti a questo passaggio: il Napoli ha perso con la Juventus per due motivi in particolare.   Il primo: la squadra ha pagato il gap soprattutto fisico nei confronti dei bianconeri che, storditi dal gol di Mertens per almeno 20 minuti iniziali, hanno poi fatto prevalere potenza e tecnica. Con il Napoli che si è colpevolmente abbassato, per Ronaldo e compagnia è cominciata un’azione di martellamento che ha prodotto i frutti sperati.   Il secondo: la giornata “no” di Hamsik (un passo indietro), Insigne (poco pungente) e Mertens (ma dopo il gol), ma soprattutto la differenza sulle corsie esterne. Onore e gloria a Hysaj e Mario Rui, sono buoni e volenterosi atleti, ma quando vedi Cancelo e Alex Sandro capisci qual è la differenza e, in particolare, cosa davvero manca a questa squadra o, se preferite, cosa non è stato fatto sul mercato (che non è certamente l’ingaggio di un Matador…). Fermo restando la buona prova del subentrato Malcuit.   I titoli di coda li dedichiamo all’Allianz ed ai suoi civilissimi, educatissimi e correttissimi inquilini, anzi, padroni di casa. Si, perché se sugli inquilini, nella fattispecie, i tifosi juventini, si è fatta oramai troppa (inutile) letteratura (è più facile insegnare ad un maiale a mangiare in un piatto che ad un imbecille a non essere razzista…), sui padroni di casa, nella fattispecie, i signori della Juventus (compresi quelli della Tribuna VIP), si dovrebbe e potrebbe scrivere tanto. Ma forse, è inutile perdere tempo.   Ad Allegri, comunque, consigliamo un buon otorino o una scorta di cotton fioc!   E adesso godiamoci questa straordinaria serata di Champions, perché se loro “will never walk alone”, caro Napoli, “nuje nun te lassamm’ maje”!   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-10-01T19:00:00ZNAPOLI - Cari amici, che avete la pazienza di seguirmi, proviamo a scattare insieme una fotografia del calcio italiano in questo delicatissimo momento. Un calcio fatto di interessi, talvolta di arroganza e maleducazione e chi più ne ha più ne metta, insomma, il contrario dello spirito di lealtà e correttezza che dovrebbe animare quello che comunque resta uno sport.   È vero, il Calcio oramai è un’industria in piena regola, ma il verificarsi sistematico di alcune situazioni, dentro e fuori dal campo, stanno avvelenando sempre di più il clima, uccidendo un po’ alla volta la passione di milioni di tifosi.   L’arbitraggio di Banti, "l’amichetto" di infanzia di Max Allegri, è solo l’ultimo episodio di una serie lunghissima (più di Dallas…).   Mi sembra inutile ritornare sugli episodi incriminati per dimostrare quanto sia stata discutibile la direzione di gara del fischietto livornese, ma serve a ricordare, volente o nolente, che non è con i rigori che si indirizzano le partite (a meno che non si prendano clamorosissime decisioni), ma con i cartellini gialli.   Ma siccome non abbiamo ancora perso la trebisonda e, soprattutto perché ragioniamo …a mente fredda, saremmo disonesti a giustificare la sconfitta solo con la partita dove “non tutte le decisioni di Banti convincono”.   E vi prego di stare molto attenti a questo passaggio: il Napoli ha perso con la Juventus per due motivi in particolare.   Il primo: la squadra ha pagato il gap soprattutto fisico nei confronti dei bianconeri che, storditi dal gol di Mertens per almeno 20 minuti iniziali, hanno poi fatto prevalere potenza e tecnica. Con il Napoli che si è colpevolmente abbassato, per Ronaldo e compagnia è cominciata un’azione di martellamento che ha prodotto i frutti sperati.   Il secondo: la giornata “no” di Hamsik (un passo indietro), Insigne (poco pungente) e Mertens (ma dopo il gol), ma soprattutto la differenza sulle corsie esterne. Onore e gloria a Hysaj e Mario Rui, sono buoni e volenterosi atleti, ma quando vedi Cancelo e Alex Sandro capisci qual è la differenza e, in particolare, cosa davvero manca a questa squadra o, se preferite, cosa non è stato fatto sul mercato (che non è certamente l’ingaggio di un Matador…). Fermo restando la buona prova del subentrato Malcuit.   I titoli di coda li dedichiamo all’Allianz ed ai suoi civilissimi, educatissimi e correttissimi inquilini, anzi, padroni di casa. Si, perché se sugli inquilini, nella fattispecie, i tifosi juventini, si è fatta oramai troppa (inutile) letteratura (è più facile insegnare ad un maiale a mangiare in un piatto che ad un imbecille a non essere razzista…), sui padroni di casa, nella fattispecie, i signori della Juventus (compresi quelli della Tribuna VIP), si dovrebbe e potrebbe scrivere tanto. Ma forse, è inutile perdere tempo.   Ad Allegri, comunque, consigliamo un buon otorino o una scorta di cotton fioc!   E adesso godiamoci questa straordinaria serata di Champions, perché se loro “will never walk alone”, caro Napoli, “nuje nun te lassamm’ maje”!   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217980605A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Napoli, dopo la Grande Bellezza spunta l'era del Grande Carletto"NAPOLI - Quante volte abbiamo visto un calciatore esultare dopo un gol, baciando la maglia?   E quante volte, dopo pochi mesi, dopo il mercato di gennaio, abbiamo visto lo stesso calciatore esultare dopo un gol, baciando una maglia di un’altra squadra?   Ecco, questa è un’esultanza che ci piace poco, a meno che, a farla, non siano davvero le cosiddette “bandiere” che nel calcio, oramai, si contano sulle dita di una, forse, due mani.   Per questo voglio abbracciare, seppure solo virtualmente, Giuliana, la ragazzina che, al “Grande Torino”, ci ha commosso, mentre esultava ai gol del Napoli (lei tifosissima degli azzurri a chilometri di distanza, vivendo a Grenoble) baciando la maglia partenopea.   A proposito di bandiere. Oramai, dopo Marek Hamsik, Lorenzo Insigne è pronto a raccoglierne il testimone. I tempi sono maturi per “il Magnifico”, che con la doppietta ai granata, almeno per una settimana (meno, considerando il primo infrasettimanale) si è preso il trono dei bomber di Serie A, con 4 gol in 5 partite.   E veniamo al dunque, il merito è senza dubbio di Carlo Ancelotti, che un pezzo per volta, sta smontando, rimontando e perfezionando questo Napoli che comincia, anche a giocare bene, con continuità di risultati.   Che il nuovo allenatore avesse bisogno di qualche partita per plasmare il suo Napoli, lo avevamo detto e ripetuto, perché non abbiamo mai creduto ad un Ancelotti “bollito”, sbarcato a Napoli per godersi una dorata pensione (ma non è un motivo di vanto). La vittoria di Torino, infatti, è molto significativa, perché, contrariamente all’opinione quasi generale, Ancelotti non ha fatto altro che confermare quanto va dicendo dal suo arrivo all’ombra del Vesuvio: il Napoli non avrà una sola faccia. E chi sostiene il contrario o che il “Sarrismo” è alle spalle, non solo dice un’eresia, ma offende l’acuta intelligenza e la grande esperienza dell’allenatore (ed il gol di Verdi, a molti, ha riportato alla memoria situazioni analoghe vissute nelle ultime stagioni).   In fondo, se una squadra manda ancora a memoria schemi e moduli vincenti, perché cambiare o, almeno, non trascurarli?   In fondo, dopo 3 anni di grande bellezza, che per un motivo o per un altro, non ha portato risultati, ed un mercato estivo, avaro per alcuni, oculato per altri, serviva proprio uno come Ancelotti. Che ha confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la sua bravura nella strategia, gestendo al massimo la rosa e le partite, cambiando interpreti e moduli non solo gara per gara, ma anche nella stessa partita.   Così, Insigne, nella nuova posizione, segna con maggiore continuità, mentre Hamsik, risponde con una prestazione finalmente confortante, alle indiscrezioni (?) di mercato.   Ovviamente, questo non vuol dire che gli azzurri abbiano risolto tutti i problemi né che, “un giorno all’improvviso”, siano diventati i favoriti per il tricolore, ma che, molto probabilmente, hanno trovato la strada giusta per recitare, ancora, il ruolo di antagonisti della Juventus.   E le verifiche, quelle giuste, sono dietro l’angolo, a cominciare dal match infrasettimanale con il Parma al San Paolo e, soprattutto, del “tutto in 4 giorni”, prima (proprio) con la Juventus allo Stadium e poi, ancora a Fuorigrotta, con il Liverpool.   Ma che bella settimana che stiamo per vivere!   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-09-24T19:05:00ZNAPOLI - Quante volte abbiamo visto un calciatore esultare dopo un gol, baciando la maglia?   E quante volte, dopo pochi mesi, dopo il mercato di gennaio, abbiamo visto lo stesso calciatore esultare dopo un gol, baciando una maglia di un’altra squadra?   Ecco, questa è un’esultanza che ci piace poco, a meno che, a farla, non siano davvero le cosiddette “bandiere” che nel calcio, oramai, si contano sulle dita di una, forse, due mani.   Per questo voglio abbracciare, seppure solo virtualmente, Giuliana, la ragazzina che, al “Grande Torino”, ci ha commosso, mentre esultava ai gol del Napoli (lei tifosissima degli azzurri a chilometri di distanza, vivendo a Grenoble) baciando la maglia partenopea.   A proposito di bandiere. Oramai, dopo Marek Hamsik, Lorenzo Insigne è pronto a raccoglierne il testimone. I tempi sono maturi per “il Magnifico”, che con la doppietta ai granata, almeno per una settimana (meno, considerando il primo infrasettimanale) si è preso il trono dei bomber di Serie A, con 4 gol in 5 partite.   E veniamo al dunque, il merito è senza dubbio di Carlo Ancelotti, che un pezzo per volta, sta smontando, rimontando e perfezionando questo Napoli che comincia, anche a giocare bene, con continuità di risultati.   Che il nuovo allenatore avesse bisogno di qualche partita per plasmare il suo Napoli, lo avevamo detto e ripetuto, perché non abbiamo mai creduto ad un Ancelotti “bollito”, sbarcato a Napoli per godersi una dorata pensione (ma non è un motivo di vanto). La vittoria di Torino, infatti, è molto significativa, perché, contrariamente all’opinione quasi generale, Ancelotti non ha fatto altro che confermare quanto va dicendo dal suo arrivo all’ombra del Vesuvio: il Napoli non avrà una sola faccia. E chi sostiene il contrario o che il “Sarrismo” è alle spalle, non solo dice un’eresia, ma offende l’acuta intelligenza e la grande esperienza dell’allenatore (ed il gol di Verdi, a molti, ha riportato alla memoria situazioni analoghe vissute nelle ultime stagioni).   In fondo, se una squadra manda ancora a memoria schemi e moduli vincenti, perché cambiare o, almeno, non trascurarli?   In fondo, dopo 3 anni di grande bellezza, che per un motivo o per un altro, non ha portato risultati, ed un mercato estivo, avaro per alcuni, oculato per altri, serviva proprio uno come Ancelotti. Che ha confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, la sua bravura nella strategia, gestendo al massimo la rosa e le partite, cambiando interpreti e moduli non solo gara per gara, ma anche nella stessa partita.   Così, Insigne, nella nuova posizione, segna con maggiore continuità, mentre Hamsik, risponde con una prestazione finalmente confortante, alle indiscrezioni (?) di mercato.   Ovviamente, questo non vuol dire che gli azzurri abbiano risolto tutti i problemi né che, “un giorno all’improvviso”, siano diventati i favoriti per il tricolore, ma che, molto probabilmente, hanno trovato la strada giusta per recitare, ancora, il ruolo di antagonisti della Juventus.   E le verifiche, quelle giuste, sono dietro l’angolo, a cominciare dal match infrasettimanale con il Parma al San Paolo e, soprattutto, del “tutto in 4 giorni”, prima (proprio) con la Juventus allo Stadium e poi, ancora a Fuorigrotta, con il Liverpool.   Ma che bella settimana che stiamo per vivere!   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217979160A MENTE FREDDA - Sibilla su "NM": "Napoli, tre nomi per tre numeri: Maksimovic, Hamsik, Insigne e 4-4-2"NAPOLI - Finalmente, anzi, finalmente-finalmente. Ebbene si, CR7 si è sbloccato, ha segnato una doppietta, è successo (coincidenza fortuita) con il Sassuolo, quindi cantiamo lodi e innalziamo peana…   Peccato, però, che il sottoscritto preferisca celebrare due autentici “mostri”.   Il primo: di nome Zlatan, cognome Ibrahimovic, lo Zingaro, Ibra-cadabra, chiamatelo come volete, decide di segnare il suo gol n° 500 rendendo omaggio al re delle arti marziali (Bruce Lee) e mettendo in cassaforte un’altra straordinaria perla.   Il secondo: pesa solo 50 kg, non fa uno sport qualsiasi, fa la maratona, quindi, un lavoro usurante e stressante, che ti mette in competizione con gli altri, con te stesso, con le leggi della natura e con la storia e lui, Eliud Kipchoge, keniano di 33 anni, stabilisce il nuovo record mondiale correndo 42 chilometri in 2 ore 1 minuto e 39 secondi.   Ma veniamo a noi, parliamo del Napoli.   Tre nomi per tre numeri: Maksimovic, Hamsik, Insigne e 4-4-2.   In mezzo rigo ho cercato di sintetizzare la vittoria contro la Fiorentina, arrivata al San Paolo come uno spauracchio, ma che di paura, alla fine, ne ha fatta davvero poca, molto per merito degli azzurri che, stavolta, approcciano bene la gara e non prendono gol.   È inutile ripetere quanto siano fondamentali giocatori come Koulibaly e Callejon, soprattutto Allan, per mantenere l’equilibrio in campo e se n’è accorto anche Ancelotti che, credo, concederà pochissimo riposo ai tre, in attesa che anche gli altri possano allinearsi.   La sorpresa più grande e gradita è stato il serbo che, finalmente, ha giocato senza sbavature e senza quei blackout che ne avevano caratterizzato il rendimento sia con il Torino che con il Napoli (nelle rarissime apparizioni), mostrando anche una buona intesa con il gigante d’ebano senegalese e non facendo rimpiangere Albiol.   Poi Hamsik e Insigne, insieme. Insieme perché per entrambi la gara con la Viola può essere la gara della svolta.   Può esserlo per il capitano che ha mostrato notevoli progressi nella nuova veste di play. Non è un caso che abbia giocato tutta la partita, che abbia “illuminato” l’azione del gol, aprendo il corridoio a Milik in versione assist-man e che abbia corso più degli altri, che non vuol dire farlo a vuoto, ma che, forse, si sia mosso di più per cercare la migliore posizione e rincorrere gli avversari in fase di non possesso. È inutile sottolineare, ancora, quanti benefici possa trarre la squadra con un Hamsik calato al 100% nel ruolo di regista.   Insigne, invece, si scrolla di dosso le polemiche post Samp e post Nazionale alla sua maniera, tornando ad essere “il Magnifico” con una prova da leader ed un gol di straordinaria bellezza, non solo per la difficoltà della conclusione, ma per tutta l’azione partita dai piedi di Hamsik, rifinita con un colpo di genio da Milik (in crescita anche il polacco), prima dell’epilogo vincente. Il “guaglione di Frattamaggiore”, insieme a Mertens, devono tornare ad essere i devastanti fulmini della scorsa stagione, per provare a lanciare di nuovo il guanto di sfida alla Juventus. E c’è un solo modo per farlo: mettersi a completa disposizione del tecnico, senza riserve mentali.   Infine, il 4-4-2. Ancelotti si affida al più classico ed elementare (non è una diminutio) dei moduli per continuare nella sua rivoluzione soft, privilegiando il profitto all’estetica, la gestione e la rotazione degli uomini in rosa, in attesa di tempi migliori. Una rivoluzione fatta anche di gesti (il bacio a Insigne o le fulminanti battute in sala stampa) per mantenere sereno un ambiente che ancora sereno non è, sia fuori che dentro il terreno di gioco.   Ed ora sotto con la Champions: in bocca al lupo al Napoli, in bocca al lupo agli indomiti tifosi (quelli delle Curve, per intenderci) che sfideranno la bolgia di Belgrado.   Che strano, però, non ho letto di problemi per comprare i biglietti…ah, già, succederà per le trasferte di Parigi e Liverpool.   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-09-17T15:00:00ZNAPOLI - Finalmente, anzi, finalmente-finalmente. Ebbene si, CR7 si è sbloccato, ha segnato una doppietta, è successo (coincidenza fortuita) con il Sassuolo, quindi cantiamo lodi e innalziamo peana…   Peccato, però, che il sottoscritto preferisca celebrare due autentici “mostri”.   Il primo: di nome Zlatan, cognome Ibrahimovic, lo Zingaro, Ibra-cadabra, chiamatelo come volete, decide di segnare il suo gol n° 500 rendendo omaggio al re delle arti marziali (Bruce Lee) e mettendo in cassaforte un’altra straordinaria perla.   Il secondo: pesa solo 50 kg, non fa uno sport qualsiasi, fa la maratona, quindi, un lavoro usurante e stressante, che ti mette in competizione con gli altri, con te stesso, con le leggi della natura e con la storia e lui, Eliud Kipchoge, keniano di 33 anni, stabilisce il nuovo record mondiale correndo 42 chilometri in 2 ore 1 minuto e 39 secondi.   Ma veniamo a noi, parliamo del Napoli.   Tre nomi per tre numeri: Maksimovic, Hamsik, Insigne e 4-4-2.   In mezzo rigo ho cercato di sintetizzare la vittoria contro la Fiorentina, arrivata al San Paolo come uno spauracchio, ma che di paura, alla fine, ne ha fatta davvero poca, molto per merito degli azzurri che, stavolta, approcciano bene la gara e non prendono gol.   È inutile ripetere quanto siano fondamentali giocatori come Koulibaly e Callejon, soprattutto Allan, per mantenere l’equilibrio in campo e se n’è accorto anche Ancelotti che, credo, concederà pochissimo riposo ai tre, in attesa che anche gli altri possano allinearsi.   La sorpresa più grande e gradita è stato il serbo che, finalmente, ha giocato senza sbavature e senza quei blackout che ne avevano caratterizzato il rendimento sia con il Torino che con il Napoli (nelle rarissime apparizioni), mostrando anche una buona intesa con il gigante d’ebano senegalese e non facendo rimpiangere Albiol.   Poi Hamsik e Insigne, insieme. Insieme perché per entrambi la gara con la Viola può essere la gara della svolta.   Può esserlo per il capitano che ha mostrato notevoli progressi nella nuova veste di play. Non è un caso che abbia giocato tutta la partita, che abbia “illuminato” l’azione del gol, aprendo il corridoio a Milik in versione assist-man e che abbia corso più degli altri, che non vuol dire farlo a vuoto, ma che, forse, si sia mosso di più per cercare la migliore posizione e rincorrere gli avversari in fase di non possesso. È inutile sottolineare, ancora, quanti benefici possa trarre la squadra con un Hamsik calato al 100% nel ruolo di regista.   Insigne, invece, si scrolla di dosso le polemiche post Samp e post Nazionale alla sua maniera, tornando ad essere “il Magnifico” con una prova da leader ed un gol di straordinaria bellezza, non solo per la difficoltà della conclusione, ma per tutta l’azione partita dai piedi di Hamsik, rifinita con un colpo di genio da Milik (in crescita anche il polacco), prima dell’epilogo vincente. Il “guaglione di Frattamaggiore”, insieme a Mertens, devono tornare ad essere i devastanti fulmini della scorsa stagione, per provare a lanciare di nuovo il guanto di sfida alla Juventus. E c’è un solo modo per farlo: mettersi a completa disposizione del tecnico, senza riserve mentali.   Infine, il 4-4-2. Ancelotti si affida al più classico ed elementare (non è una diminutio) dei moduli per continuare nella sua rivoluzione soft, privilegiando il profitto all’estetica, la gestione e la rotazione degli uomini in rosa, in attesa di tempi migliori. Una rivoluzione fatta anche di gesti (il bacio a Insigne o le fulminanti battute in sala stampa) per mantenere sereno un ambiente che ancora sereno non è, sia fuori che dentro il terreno di gioco.   Ed ora sotto con la Champions: in bocca al lupo al Napoli, in bocca al lupo agli indomiti tifosi (quelli delle Curve, per intenderci) che sfideranno la bolgia di Belgrado.   Che strano, però, non ho letto di problemi per comprare i biglietti…ah, già, succederà per le trasferte di Parigi e Liverpool.   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217976972A MENTE FREDDA - Sibilla su NM: "Fiducia in Ancelotti e stop ai paragoni col Napoli di Sarri"NAPOLI - La scorsa settimana, al mio debutto tra gli autorevoli opinionisti, feci una premessa: sono e resto un irriducibile e convinto “sarriano” e oggi aggiungo che non posso che essere contento del brillante avvio in Premier del nostro “Comandante”, seguirò e tiferò i Blues.   Ma, e cominciamo subito l’analisi di oggi, basta parlare di Sarri (anche se so che sicuramente ci ritorneremo), basta fare improponibili (per ora) confronti, come sta invece accadendo sui social, basta inseguire i bei ricordi, che invece facciamo bene a custodire e tenerci stretti. Anche perché, se proprio vogliamo dirla, anzi, ricordarla tutta, dovremmo rievocare (qualcuno per la verità lo sta facendo…) soprattutto due momenti dell’era Sarriana: una delle prime conferenze stampa dell’ex allenatore azzurro e le prime tre partite del suo Napoli.   E così ci “ritorna in mente” quella famosa frase che fece arrabbiare e adontare tutti, era il 12 settembre di tre anni fa: “L’Empoli - disse Sarri - siamo noi tra tre anni per l'abitudine che hanno a giocare insieme…”. Era la vigilia di Empoli-Napoli, che si concluse con un “faticato” 2-2 ed il secondo punto in tre partite, ottenuto dopo la sconfitta esterna con il Sassuolo ed il pareggio casalingo con la Samp (ancora loro…).   Oggi il Napoli è allenato da Carlo Ancelotti ed ha sei punti dopo tre partite, grazie alle vittorie, in trasferta con la Lazio e in casa con il Milan. Certamente suonano campanelli d’allarme, ma anche da “sarriano convinto ed irriducibile”, continuo ad avere fiducia nell’allenatore che, piaccia o no, con i fatti, ha dimostrato di essere più bravo di Maurizio Sarri.   Anche ora, come tre anni fa, ci sarà la sosta e, anche oggi come allora, sicuramente ci sarà un confronto nello spogliatoio e si lavorerà sugli errori commessi per cercare il rimedio più efficace.   Allora, il confronto ci fu e nacque il Napoli dei record e del bel gioco, che, purtroppo, non sono serviti a vincere, complice anche qualche fattore esterno (interno…) che presto, sono più che sicuro, affronteremo.   Oggi, inoltre, si parte da alcune certezze, da uno zoccolo duro dello spogliatoio più consapevole e maturo e, alla fine, proprio la debacle di Marassi potrebbe rappresentare la rinascita azzurra. In fondo, il secondo tempo giocato contro la Samp è la prima grande novità del Napoli di Ancelotti, in fondo, si capirà subito, alla ripresa del campionato, se è cominciata davvero la transizione dal passato al presente o se sarà più soft e lunga del previsto.   Ma non aspettiamoci una “rivoluzione siderale” e forse, anche di uomini.   Ma questo sarà argomento per ingannare…la pausa!   Ci lasciamo con una domanda, che spero stuzzichi la vostra curiosità: ma vi è piaciuto Ounas? Siete sicuri?   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-09-03T16:21:00ZNAPOLI - La scorsa settimana, al mio debutto tra gli autorevoli opinionisti, feci una premessa: sono e resto un irriducibile e convinto “sarriano” e oggi aggiungo che non posso che essere contento del brillante avvio in Premier del nostro “Comandante”, seguirò e tiferò i Blues.   Ma, e cominciamo subito l’analisi di oggi, basta parlare di Sarri (anche se so che sicuramente ci ritorneremo), basta fare improponibili (per ora) confronti, come sta invece accadendo sui social, basta inseguire i bei ricordi, che invece facciamo bene a custodire e tenerci stretti. Anche perché, se proprio vogliamo dirla, anzi, ricordarla tutta, dovremmo rievocare (qualcuno per la verità lo sta facendo…) soprattutto due momenti dell’era Sarriana: una delle prime conferenze stampa dell’ex allenatore azzurro e le prime tre partite del suo Napoli.   E così ci “ritorna in mente” quella famosa frase che fece arrabbiare e adontare tutti, era il 12 settembre di tre anni fa: “L’Empoli - disse Sarri - siamo noi tra tre anni per l'abitudine che hanno a giocare insieme…”. Era la vigilia di Empoli-Napoli, che si concluse con un “faticato” 2-2 ed il secondo punto in tre partite, ottenuto dopo la sconfitta esterna con il Sassuolo ed il pareggio casalingo con la Samp (ancora loro…).   Oggi il Napoli è allenato da Carlo Ancelotti ed ha sei punti dopo tre partite, grazie alle vittorie, in trasferta con la Lazio e in casa con il Milan. Certamente suonano campanelli d’allarme, ma anche da “sarriano convinto ed irriducibile”, continuo ad avere fiducia nell’allenatore che, piaccia o no, con i fatti, ha dimostrato di essere più bravo di Maurizio Sarri.   Anche ora, come tre anni fa, ci sarà la sosta e, anche oggi come allora, sicuramente ci sarà un confronto nello spogliatoio e si lavorerà sugli errori commessi per cercare il rimedio più efficace.   Allora, il confronto ci fu e nacque il Napoli dei record e del bel gioco, che, purtroppo, non sono serviti a vincere, complice anche qualche fattore esterno (interno…) che presto, sono più che sicuro, affronteremo.   Oggi, inoltre, si parte da alcune certezze, da uno zoccolo duro dello spogliatoio più consapevole e maturo e, alla fine, proprio la debacle di Marassi potrebbe rappresentare la rinascita azzurra. In fondo, il secondo tempo giocato contro la Samp è la prima grande novità del Napoli di Ancelotti, in fondo, si capirà subito, alla ripresa del campionato, se è cominciata davvero la transizione dal passato al presente o se sarà più soft e lunga del previsto.   Ma non aspettiamoci una “rivoluzione siderale” e forse, anche di uomini.   Ma questo sarà argomento per ingannare…la pausa!   Ci lasciamo con una domanda, che spero stuzzichi la vostra curiosità: ma vi è piaciuto Ounas? Siete sicuri?   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217975692A MENTE FREDDA - Napoli gode con Ancelotti, i pensieri poco 'sibillini'NAPOLI - Prima di cominciare, mi presento. Sono Michele Sibilla, qualcuno già mi conosce, altri no e, spero, inizieranno a conoscermi e perché no, apprezzarmi.   Da oggi scriverò “…a mente fredda”, poche righe a commento della partita, più o meno 24 ore dopo l’inizio del match del Napoli.   Mi raccomando, però, non prendetemi troppo sul serio, in fondo, parliamo e parleremo (quasi) sempre e solo di una “partita di pallone”.   Premessa: sono e resto un irriducibile e convinto “sarriano”, così come ribadisco quanto ebbi a dire a proposito del successore del “Comandante” sulla panchina azzurra, ovvero, solo uno come Carlo Ancelotti avrebbe potuto raccoglierne la difficile eredità, tecnico-tattica e morale.   La conferma, per ora, è arrivata come appena si è cominciato a giocare per qualcosa che conta.   Dopo l’incerto e balbettante precampionato, le vittorie con Lazio e Milan sono arrivate in fotocopia: in rimonta e attraverso il cambio di uomini e moduli. Se fino alla scorsa stagione le partite si vincevano grazie al genio di Sarri oggi si vincono grazie alla saggezza e all’esperienza di Ancelotti. E questo è il comune denominatore tra la precedente e la nuova gestione tecnica: la squadra è sicuramente forte, ma la mano dell’allenatore conta molto.   Con il Milan però, c’è un particolare e l’ha sottolineato lo stesso tecnico: ribadendo il motivo per il quale ha accettato un progetto importante, ma che non assicura il successo finale, Ancelotti ha affermato a più riprese che vuole riprovare “le emozioni che non ho provato nell’ultimo anno”.   Nel giorno che segna il debutto al San Paolo tra la contestazione “muta” degli ultras nei confronti di Aurelio De Laurentiis e l’apice (forse solo l’inizio) della guerra tra SSC Napoli e Amministrazione Comunale, tornano protagonisti, piaccia o no, proprio “gli ultras”.   A ratificarlo è proprio Ancelotti che dopo la partita, a più riprese, ha ringraziato i ragazzi delle Curve, ammettendo quanto fossero stati decisivi, prima l’incoraggiamento e poi il sostegno nel secondo tempo, affermando testualmente: “Ho vissuto una grande emozione… L’abbiamo vinta grazie anche ad una spinta che il pubblico è riuscito a darci nel finale di partita… Questo è il Napoli dei tifosi e del club… L’entusiasmo che può dare il pubblico di Napoli è fondamentale per i nostri risultati, questo lo devono sapere tutti…”.   Dichiarazioni diplomatiche? Certo, ma sono convinto che Ancelotti sia stato anche molto sincero ed è il motivo che mi spinge a sperare in un chiarimento tra società ed una parte dei tifosi, che può fare soltanto bene a tutti. E chissà che non possa essere proprio l’allenatore a riuscire nell’impresa.   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com2024-03-28T09:57:39Z2018-08-26T17:05:00ZNAPOLI - Prima di cominciare, mi presento. Sono Michele Sibilla, qualcuno già mi conosce, altri no e, spero, inizieranno a conoscermi e perché no, apprezzarmi.   Da oggi scriverò “…a mente fredda”, poche righe a commento della partita, più o meno 24 ore dopo l’inizio del match del Napoli.   Mi raccomando, però, non prendetemi troppo sul serio, in fondo, parliamo e parleremo (quasi) sempre e solo di una “partita di pallone”.   Premessa: sono e resto un irriducibile e convinto “sarriano”, così come ribadisco quanto ebbi a dire a proposito del successore del “Comandante” sulla panchina azzurra, ovvero, solo uno come Carlo Ancelotti avrebbe potuto raccoglierne la difficile eredità, tecnico-tattica e morale.   La conferma, per ora, è arrivata come appena si è cominciato a giocare per qualcosa che conta.   Dopo l’incerto e balbettante precampionato, le vittorie con Lazio e Milan sono arrivate in fotocopia: in rimonta e attraverso il cambio di uomini e moduli. Se fino alla scorsa stagione le partite si vincevano grazie al genio di Sarri oggi si vincono grazie alla saggezza e all’esperienza di Ancelotti. E questo è il comune denominatore tra la precedente e la nuova gestione tecnica: la squadra è sicuramente forte, ma la mano dell’allenatore conta molto.   Con il Milan però, c’è un particolare e l’ha sottolineato lo stesso tecnico: ribadendo il motivo per il quale ha accettato un progetto importante, ma che non assicura il successo finale, Ancelotti ha affermato a più riprese che vuole riprovare “le emozioni che non ho provato nell’ultimo anno”.   Nel giorno che segna il debutto al San Paolo tra la contestazione “muta” degli ultras nei confronti di Aurelio De Laurentiis e l’apice (forse solo l’inizio) della guerra tra SSC Napoli e Amministrazione Comunale, tornano protagonisti, piaccia o no, proprio “gli ultras”.   A ratificarlo è proprio Ancelotti che dopo la partita, a più riprese, ha ringraziato i ragazzi delle Curve, ammettendo quanto fossero stati decisivi, prima l’incoraggiamento e poi il sostegno nel secondo tempo, affermando testualmente: “Ho vissuto una grande emozione… L’abbiamo vinta grazie anche ad una spinta che il pubblico è riuscito a darci nel finale di partita… Questo è il Napoli dei tifosi e del club… L’entusiasmo che può dare il pubblico di Napoli è fondamentale per i nostri risultati, questo lo devono sapere tutti…”.   Dichiarazioni diplomatiche? Certo, ma sono convinto che Ancelotti sia stato anche molto sincero ed è il motivo che mi spinge a sperare in un chiarimento tra società ed una parte dei tifosi, che può fare soltanto bene a tutti. E chissà che non possa essere proprio l’allenatore a riuscire nell’impresa.   Alla prossima…     Michele Sibilla   Napoli Magazine    Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.comCopyright - Napoli Magazine 1998-2016. Tutti i diritti riservati. Napoli Magazine S.r.l. - P.I. 06439881217