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ATALANTA - Gasperini: "Napoli? Ci ho pensato, ma ora c'è Conte e i tifosi non possono provare dispiacere"
13.07.2024 09:23 di Napoli Magazine

NAPOLI - Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport:

Quanto hai pensato all'offerta del Napoli?

"Ci ho pensato, sì. Ci sono stati alcuni momenti della stagione in cui ho creduto che fosse arrivata l’ora di lasciare l’Atalanta. Ma volevo lasciarla bene, senza polemiche, senza una delusione. Abbiamo vinto e alla fine hanno prevalso Bergamo, la sua gente e tutto quello che si porta dietro. A Napoli ora c’è Conte, i tifosi non possono provare dispiacere".

Sei uno dei pochi allenatori che resta tanti anni in una squadra.

"Resisto. Non mi muovo anche perché trovo ambienti talmente buoni da scoraggiare la partenza. Che tipo di allenatore sono? Uno che copia. Io osservo, prendo appunti, poi magari non ripeto, ma sono attento a tutto e tutti. Incazzoso? Boh, non sempre. Come ho già chiarito, sono stronzo con gli stronzi e buono con i buoni. Ecco, non sopporto i soprusi, le ingiustizie. Sono poco diplomatico. Un'altra cosa che mi fa andare fuori di testa. La simulazione eclatante, il giocatore che si tuffa senza essere stato nemmeno toccato mi fa incazzare di brutto. Questo è barare, il simulatore bara".

 

E proprio su questo argomento avevi criticato Federico Chiesa e Ciro Immobile.

"Le mie non furono proteste contro la persona. Se un giocatore induce l’avversario al fallo, si parla di abilità. Assai diverso se cade per un respiro. Lo trovo gravissimo. E se un arbitro di campo non sa valutare l’entità di un contatto è meglio che cambi mestiere. Il calcio senza contatto diventa brutto. Brutto come quello dei passaggi sistematici al portiere. L’Ifab dovrebbe fare qualcosa per evitare questa idiozia, una perversione. Oggi il giocatore che tocca più palloni con i piedi è il portiere il gioco speculativo lo trovo orribile. Il calcio non è all’indietro, ma portato in avanti, verso la porta avversaria. Ed è di contrasti. Il contrasto fatto bene è un gesto tecnico bellissimo. L’intervento in ritardo è altra cosa e va punito con severità. Mi stanno rovinando il gioco del calcio. Sui contatti e i falli di mano non si capisce più nulla. Troppe interpretazioni dissimili e notevoli diversità tra il campo nazionale e quello internazionale. In Serie A e nelle coppe europee si giocano due differenti sport. Prendi l’Europeo, il Var è intervenuto pochissime volte, mentre da noi arbitra spesso. Le decisioni del Var vanno disciplinate una volta per tutte".

Cosa è mancato all'Italia agli Europei?

"Spalletti non è riuscito a trasmettere certi principi, le ragioni può conoscerle soltanto lui. L’Italia era scarica, svuotata. La delusione principale è stata questa, perché le nostre nazionali si sono sempre distinte per solidità, senso del gruppo. Non abbiamo mai avuto i Pelé, i Maradona, i Cruijff, i Messi, però gli ottimi giocatori non sono mancati. I nostri Palloni d’oro si chiamano Rivera, Rossi, Baggio, nel 2006 l’hanno dato a un difensore, Cannavaro, in quella squadra c’erano Iaquinta, Camoranesi, Gilardino, Oddo, Grosso, Perrotta. Noi italiani siamo così, dopo una delusione butteremmo tutto a mare. La soluzione è quella di ripartire dalla lezione subita e dai vivai. L’80 per cento dei giovani italiani gioca a calcio e se non riusciamo a farli crescere e a portarli in prima squadra è il sistema che è sbagliato".

Come commenti l'arrivo di Zaniolo in nerazzurro?

"È stato lui a scommettere su di noi. Mi piace come profilo. Un giorno telefona Borriello e mi fa: 'Mister, ho un giocatore che vuole venire da lei, uno forte, una bestia'. E io: 'Marco, chi è?'. 'Zaniolo'. 'Bravo, mi piace'. Ne ho parlato con D'Amico, poi con Percassi, questo ragazzo mi interessa, ed è arrivato".

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ATALANTA - Gasperini: "Napoli? Ci ho pensato, ma ora c'è Conte e i tifosi non possono provare dispiacere"

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13/07/2024 - 09:23

NAPOLI - Gian Piero Gasperini, allenatore dell'Atalanta, ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere dello Sport:

Quanto hai pensato all'offerta del Napoli?

"Ci ho pensato, sì. Ci sono stati alcuni momenti della stagione in cui ho creduto che fosse arrivata l’ora di lasciare l’Atalanta. Ma volevo lasciarla bene, senza polemiche, senza una delusione. Abbiamo vinto e alla fine hanno prevalso Bergamo, la sua gente e tutto quello che si porta dietro. A Napoli ora c’è Conte, i tifosi non possono provare dispiacere".

Sei uno dei pochi allenatori che resta tanti anni in una squadra.

"Resisto. Non mi muovo anche perché trovo ambienti talmente buoni da scoraggiare la partenza. Che tipo di allenatore sono? Uno che copia. Io osservo, prendo appunti, poi magari non ripeto, ma sono attento a tutto e tutti. Incazzoso? Boh, non sempre. Come ho già chiarito, sono stronzo con gli stronzi e buono con i buoni. Ecco, non sopporto i soprusi, le ingiustizie. Sono poco diplomatico. Un'altra cosa che mi fa andare fuori di testa. La simulazione eclatante, il giocatore che si tuffa senza essere stato nemmeno toccato mi fa incazzare di brutto. Questo è barare, il simulatore bara".

 

E proprio su questo argomento avevi criticato Federico Chiesa e Ciro Immobile.

"Le mie non furono proteste contro la persona. Se un giocatore induce l’avversario al fallo, si parla di abilità. Assai diverso se cade per un respiro. Lo trovo gravissimo. E se un arbitro di campo non sa valutare l’entità di un contatto è meglio che cambi mestiere. Il calcio senza contatto diventa brutto. Brutto come quello dei passaggi sistematici al portiere. L’Ifab dovrebbe fare qualcosa per evitare questa idiozia, una perversione. Oggi il giocatore che tocca più palloni con i piedi è il portiere il gioco speculativo lo trovo orribile. Il calcio non è all’indietro, ma portato in avanti, verso la porta avversaria. Ed è di contrasti. Il contrasto fatto bene è un gesto tecnico bellissimo. L’intervento in ritardo è altra cosa e va punito con severità. Mi stanno rovinando il gioco del calcio. Sui contatti e i falli di mano non si capisce più nulla. Troppe interpretazioni dissimili e notevoli diversità tra il campo nazionale e quello internazionale. In Serie A e nelle coppe europee si giocano due differenti sport. Prendi l’Europeo, il Var è intervenuto pochissime volte, mentre da noi arbitra spesso. Le decisioni del Var vanno disciplinate una volta per tutte".

Cosa è mancato all'Italia agli Europei?

"Spalletti non è riuscito a trasmettere certi principi, le ragioni può conoscerle soltanto lui. L’Italia era scarica, svuotata. La delusione principale è stata questa, perché le nostre nazionali si sono sempre distinte per solidità, senso del gruppo. Non abbiamo mai avuto i Pelé, i Maradona, i Cruijff, i Messi, però gli ottimi giocatori non sono mancati. I nostri Palloni d’oro si chiamano Rivera, Rossi, Baggio, nel 2006 l’hanno dato a un difensore, Cannavaro, in quella squadra c’erano Iaquinta, Camoranesi, Gilardino, Oddo, Grosso, Perrotta. Noi italiani siamo così, dopo una delusione butteremmo tutto a mare. La soluzione è quella di ripartire dalla lezione subita e dai vivai. L’80 per cento dei giovani italiani gioca a calcio e se non riusciamo a farli crescere e a portarli in prima squadra è il sistema che è sbagliato".

Come commenti l'arrivo di Zaniolo in nerazzurro?

"È stato lui a scommettere su di noi. Mi piace come profilo. Un giorno telefona Borriello e mi fa: 'Mister, ho un giocatore che vuole venire da lei, uno forte, una bestia'. E io: 'Marco, chi è?'. 'Zaniolo'. 'Bravo, mi piace'. Ne ho parlato con D'Amico, poi con Percassi, questo ragazzo mi interessa, ed è arrivato".