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DALLA CINA - Paolo Cannavaro: "Controlli rigidi, all'aeroporto abbiamo effettuato 4 step"
18.03.2020 12:42 di Napoli Magazine

NAPOLI - Paolo Cannavaro, ex capitano del Napoli, si trova in quarantena a Guanzhou e in una videochiamata con Gabriele Parpiglia ha raccontato come la Cina sta vivendo l'emergenza coronavirus: "Mi trovo a Guanzhou, nel sud della Cina. Da Wuhan dista tanto, due ore di volo. La Cina è molto grande, a volte ci troviamo a fare 4 ore di volo per una partita di campionato. A fine gennaio siamo stati in Cina, era appena iniziato il coronavirus, ma eravamo chiusi nel nostro centro sportivo, blindati. Fuori in giro c'era già il coronavirus e c'erano già delle misure molto restrittive. Abbiamo preferito stare tutti sotto controllo al centro sportivo dove rispettavamo quanto richiesto dal Governo sulle varie prassi da fare affinchè nessuno fosse a rischio contagio. Poi dopo che è stata rinviata la data del campionato siamo andati a Dubai, dove abbiamo iniziato a fare degli allenamenti. Ad oggi non c'è nessun calciatore cinese contagiato. Siamo stati per un periodo a Dubai, poi siamo dovuti rientrare, ma chi rientra in Cina dall'estero è obbigato ad effettuare 14 giorni di quarantena per tutela del Paese. Il problema della Cina è stato che da Wuhan sono partite delle persone e loro se ne sono accorti dopo, si presuppone siano partiti 5 milioni di persone e questo è stato il problema più grande, quello che in parte potrebbe capitare a noi, perchè partire, farsi prendere dal panico e andare a destra e a sinistra, ci sono potenziali contagiati e si aumenta la percentuale di contagio di altre persone. All'aeroporto abbiamo effettuato 4 step di controlli. Siamo atterrati ad Hong Kong, c'era un'area riservata per coreani, italiani e giapponesi che sono i popoli più colpiti in questo momento. Poi siamo andati in autobus fino alla dogana per la frontiera cinese. Prima di entare nello stabilimento della frontiera cinese ci è stato fatto il primo controllo medico con varie domande, tampone, misurazione della febbre. Poi siamo arrivati al controllo classico del poliziotto che ti controlla il passaporto, poi ultimo step di un controllo con poliziotti abbinati ad infermieri ed abbiamo scannerizzato un codice con WeChat che è il loro mondo, come un WhatsApp all'ennesima potenza. Con WeChat abbiamo autorizzato a tracciare i nostri movimenti per controllare se davvero andavamo a casa. Siamo di fronte ad una cosa senza precedenti. Siamo i primi a doverci dare delle regole. Sono arrivato a casa alle 3 di notte, ci attendeva il personale del residence che ci ha fotografato, accompagnato nel palazzo dove è tutto sterilizzato ogni giorno e la mascherina per schiacciare il tasto dell'ascensore viene cambiata ogni giorno, le viene messa sopra una pellicola. La mattina dopo è arrivata la polizia con gli infermieri, mi hanno fatto affacciare alla porta e mi hanno fatto il tampone, mi hanno misurato la temperatura, mi hanno lasciato un termometro e mi hanno detto che ci saremmo rivisti dopo 15 giorni, mattina e sera da inviare la temperatura del corpo. Non pensavo che in Italia potesse scoppiare così forte, anche se i nostri test sono maggiori rispetto ad altri paesi. Ma in Italia ci stiamo auto-distruggendo. In Cina hanno capito che c'era un business troppo grande per le mascherine e le aziende che producevano altro, ora producono solo mascherine. Il governo ha pagato tutte le mascherine e poi ha deciso come distribuirle regalandole anche all'Italia. In più, le mascherine destinate alla farmacia, se vengono vendute a un solo centesimo in più rispetto al valore di mercato, c'è multa, arresto e annullamento della licenza per vendere farmaci. C'è una seria intenzione, in Cina, di dare vera assistenza al popolo. Se in Italia devo pagare 60 euro per una mascherina, non è più un servizio. In più, se le mascherine sono finite, in Cina si possono prenotare online. In Cina quando tutti dovevano stare in casa ci sono rimasti. Nessuno usciva. Gli unici negozi aperti erano farmacie e alimentari e gli unici che potevano prendere da mangiare erano i fattorini che consegnavano dalla mattina alla sera beni primari ovunque. Questo ti fa stare anche sereno in casa sapendo di non perdere il lavoro. Le autostrade erano gratis, anziché pagare al casello ti misuravano la temperatura e nel caso c'era già assistenza. Io andavo in banca e ti davano gel disinfettante, mascherina e ti misuravano la temperatura. Persone al parco? Quando in Cina c'è stato il blocco definitivo e nessuno poteva uscire, scattava l'arresto perché mettevi in pericolo altri cittadini. Una scelta drastica, ma è stata una strada vincente. Chi sbaglia paga. Non si tratta di essere rigidi. Ci sono regole che vanno rispettate. Quando saremo zero contagiati, avremo la certezza che il virus può arrivare solo dall'estero ma i controlli sono serrati e lo si scopre".

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Oggi grazie a @paolocannavaro (che è in quarantena, a #guanzhou ) abbiamo raccontato ancora la #cina che molti telegiornali (tutti direi ) ci nascondono. Paolo, ha parlato da uomo e non da Sportivo o Campione. DA UOMO! Da italiano che ci avverte verso che cosa stiamo andando incontro. Noi e i suoi cari! Da italiano che lavora in #cina che combatte il #covid dallo scorso gennaio, RIPETO DA GENNAIO, e ha spiegato (meglio di ogni politico) COME CAZZO POSSIAMO SALVARCI LA VITA. VI SUPPLICO IN GINOCCHIO ASCOLTATE TUTTA QUESTA DIRETTA. ALLA FINE CI SARANNO CONSAPEVOLEZZA DEL DOLORE, VOGLIA DI RISPETTARE REGOLE E NUOVE REGOLE (spero) CHE DOVREMO IMPARARE MA NESSUNO CI DICE (lui lo farà in questa diretta) E LACRIME PER UNO SFORZO DEVASTANTE CHE CI ASPETTA FUORI DALLA NOSTRA PORTA. VI PREGO ASCOLTATELA. FATELO PER TUTTI NOI. DENTRO CI SONO LE VERITÀ NASCOSTE CHE ANCHE IL NOSTRO PAESE NON RACCONTA. PASSATELA , FATELA GIRARE! @corriere @ilgiornale.it @liberoquotidiano @gazzettadellosport @dimaio @robertosperanza79 @giuseppeconte_ufficiale e non so più che dire se non state a casa perché in Cina combattono da 4 mesi con mezzi che anche noi dovremo usare ma lo Stato non c è ?? @radiodeejay @linus_dj

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NAPOLI - Paolo Cannavaro, ex capitano del Napoli, si trova in quarantena a Guanzhou e in una videochiamata con Gabriele Parpiglia ha raccontato come la Cina sta vivendo l'emergenza coronavirus: "Mi trovo a Guanzhou, nel sud della Cina. Da Wuhan dista tanto, due ore di volo. La Cina è molto grande, a volte ci troviamo a fare 4 ore di volo per una partita di campionato. A fine gennaio siamo stati in Cina, era appena iniziato il coronavirus, ma eravamo chiusi nel nostro centro sportivo, blindati. Fuori in giro c'era già il coronavirus e c'erano già delle misure molto restrittive. Abbiamo preferito stare tutti sotto controllo al centro sportivo dove rispettavamo quanto richiesto dal Governo sulle varie prassi da fare affinchè nessuno fosse a rischio contagio. Poi dopo che è stata rinviata la data del campionato siamo andati a Dubai, dove abbiamo iniziato a fare degli allenamenti. Ad oggi non c'è nessun calciatore cinese contagiato. Siamo stati per un periodo a Dubai, poi siamo dovuti rientrare, ma chi rientra in Cina dall'estero è obbigato ad effettuare 14 giorni di quarantena per tutela del Paese. Il problema della Cina è stato che da Wuhan sono partite delle persone e loro se ne sono accorti dopo, si presuppone siano partiti 5 milioni di persone e questo è stato il problema più grande, quello che in parte potrebbe capitare a noi, perchè partire, farsi prendere dal panico e andare a destra e a sinistra, ci sono potenziali contagiati e si aumenta la percentuale di contagio di altre persone. All'aeroporto abbiamo effettuato 4 step di controlli. Siamo atterrati ad Hong Kong, c'era un'area riservata per coreani, italiani e giapponesi che sono i popoli più colpiti in questo momento. Poi siamo andati in autobus fino alla dogana per la frontiera cinese. Prima di entare nello stabilimento della frontiera cinese ci è stato fatto il primo controllo medico con varie domande, tampone, misurazione della febbre. Poi siamo arrivati al controllo classico del poliziotto che ti controlla il passaporto, poi ultimo step di un controllo con poliziotti abbinati ad infermieri ed abbiamo scannerizzato un codice con WeChat che è il loro mondo, come un WhatsApp all'ennesima potenza. Con WeChat abbiamo autorizzato a tracciare i nostri movimenti per controllare se davvero andavamo a casa. Siamo di fronte ad una cosa senza precedenti. Siamo i primi a doverci dare delle regole. Sono arrivato a casa alle 3 di notte, ci attendeva il personale del residence che ci ha fotografato, accompagnato nel palazzo dove è tutto sterilizzato ogni giorno e la mascherina per schiacciare il tasto dell'ascensore viene cambiata ogni giorno, le viene messa sopra una pellicola. La mattina dopo è arrivata la polizia con gli infermieri, mi hanno fatto affacciare alla porta e mi hanno fatto il tampone, mi hanno misurato la temperatura, mi hanno lasciato un termometro e mi hanno detto che ci saremmo rivisti dopo 15 giorni, mattina e sera da inviare la temperatura del corpo. Non pensavo che in Italia potesse scoppiare così forte, anche se i nostri test sono maggiori rispetto ad altri paesi. Ma in Italia ci stiamo auto-distruggendo. In Cina hanno capito che c'era un business troppo grande per le mascherine e le aziende che producevano altro, ora producono solo mascherine. Il governo ha pagato tutte le mascherine e poi ha deciso come distribuirle regalandole anche all'Italia. In più, le mascherine destinate alla farmacia, se vengono vendute a un solo centesimo in più rispetto al valore di mercato, c'è multa, arresto e annullamento della licenza per vendere farmaci. C'è una seria intenzione, in Cina, di dare vera assistenza al popolo. Se in Italia devo pagare 60 euro per una mascherina, non è più un servizio. In più, se le mascherine sono finite, in Cina si possono prenotare online. In Cina quando tutti dovevano stare in casa ci sono rimasti. Nessuno usciva. Gli unici negozi aperti erano farmacie e alimentari e gli unici che potevano prendere da mangiare erano i fattorini che consegnavano dalla mattina alla sera beni primari ovunque. Questo ti fa stare anche sereno in casa sapendo di non perdere il lavoro. Le autostrade erano gratis, anziché pagare al casello ti misuravano la temperatura e nel caso c'era già assistenza. Io andavo in banca e ti davano gel disinfettante, mascherina e ti misuravano la temperatura. Persone al parco? Quando in Cina c'è stato il blocco definitivo e nessuno poteva uscire, scattava l'arresto perché mettevi in pericolo altri cittadini. Una scelta drastica, ma è stata una strada vincente. Chi sbaglia paga. Non si tratta di essere rigidi. Ci sono regole che vanno rispettate. Quando saremo zero contagiati, avremo la certezza che il virus può arrivare solo dall'estero ma i controlli sono serrati e lo si scopre".

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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