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CHUCKY - Lozano: "Giochiamo per lo scudetto, non a nascondino! Spalletti mi dice di fare il diablo, ho temuto di perdere l'occhio, erede di Insigne? Lui qui ha fatto la storia"
22.01.2022 08:47 di Napoli Magazine

NAPOLI - Hirving Lozano, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera: "Dove arriva quest’anno il Napoli? Primo. Giochiamo per lo scudetto, non a nascondino. Il campionato è ancora lungo. Ma siamo forti e dobbiamo guardare più in alto possibile, anche se Inter e Milan che vanno veloci. L’Inter è più avanti di tutte? Noi possiamo reggere il confronto, anzi siamo più forti. Sotto quale aspetto? Giocatore per giocatore, uomo per uomo: qui il valore è più alto. Punti persi per strada? Gli infortuni ci hanno penalizzato. Il Covid, e io so bene cosa significa, ci ha messi al tappeto. Ma siamo ripartiti e possiamo infastidire tutti. Questo virus ha condizionato il mondo. E anche il calcio ha pagato un prezzo alto, per un atleta la ripresa è difficile. Ancelotti mi ha accolto, con Gattuso all’inizio è stato difficile, poi ci siamo capiti, è andata meglio. Spalletti è il motivatore, l’allenatore di grande esperienza che non soltanto ti dice che bisogna lavorare, ma è il primo a farlo. Mi rimprovera, ma capisco che vuole spronarmi. So anche io che posso dare di più, devo farlo per me stesso e per questa maglia che indosso. “Fai il diablo”, mi dice. Devo aggredire l’avversario. Quando Spalletti smetterà di rimproverarmi vorrà dire che sono diventato come Koulibaly, un esempio di rigore e professionalità. Io erede di Insigne? Insigne ha fatto qui la sua storia, a me manca ancora tempo per fare la mia di storia. Vorrei giocare sempre, questo sì. Ma decide l’allenatore e so che dipende soprattutto da me. Io di recente due settimane in isolamento? Una sofferenza emotiva oltre che fisica. Il virus è un mostro invisibile che ti prende la testa. Ero in Messico e avrei voluto trascorrere il Natale in famiglia; invece sono stato chiuso in camera tra mille paure. Mi sono ripreso, non ho smesso di lavorare e i risultati si stanno vedendo. Infortunio all’occhio nella Gold Cup in Messico? Momenti di terrore, il dolore era fortissimo. Ho temuto di perdere l’occhio. E non volevo rassegnarmi all’idea che non avrei più potuto giocare a calcio. I medici sono stati tempestivi e rassicuranti, poi mi hanno rivelato che il mio occhio era stato a rischio. Una paura che mi sono portato dentro per tanto tempo: la ferita bruciava e ad ogni contrasto temevo il peggio. Il soprannome Chucky, la bambola assassina? Le bambole che conosco sono quelle con cui gioco con mia figlia. Il Chucky è quello che fa gli scherzi ai compagni per spaventarli".

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22/01/2024 - 08:47

NAPOLI - Hirving Lozano, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista al Corriere della Sera: "Dove arriva quest’anno il Napoli? Primo. Giochiamo per lo scudetto, non a nascondino. Il campionato è ancora lungo. Ma siamo forti e dobbiamo guardare più in alto possibile, anche se Inter e Milan che vanno veloci. L’Inter è più avanti di tutte? Noi possiamo reggere il confronto, anzi siamo più forti. Sotto quale aspetto? Giocatore per giocatore, uomo per uomo: qui il valore è più alto. Punti persi per strada? Gli infortuni ci hanno penalizzato. Il Covid, e io so bene cosa significa, ci ha messi al tappeto. Ma siamo ripartiti e possiamo infastidire tutti. Questo virus ha condizionato il mondo. E anche il calcio ha pagato un prezzo alto, per un atleta la ripresa è difficile. Ancelotti mi ha accolto, con Gattuso all’inizio è stato difficile, poi ci siamo capiti, è andata meglio. Spalletti è il motivatore, l’allenatore di grande esperienza che non soltanto ti dice che bisogna lavorare, ma è il primo a farlo. Mi rimprovera, ma capisco che vuole spronarmi. So anche io che posso dare di più, devo farlo per me stesso e per questa maglia che indosso. “Fai il diablo”, mi dice. Devo aggredire l’avversario. Quando Spalletti smetterà di rimproverarmi vorrà dire che sono diventato come Koulibaly, un esempio di rigore e professionalità. Io erede di Insigne? Insigne ha fatto qui la sua storia, a me manca ancora tempo per fare la mia di storia. Vorrei giocare sempre, questo sì. Ma decide l’allenatore e so che dipende soprattutto da me. Io di recente due settimane in isolamento? Una sofferenza emotiva oltre che fisica. Il virus è un mostro invisibile che ti prende la testa. Ero in Messico e avrei voluto trascorrere il Natale in famiglia; invece sono stato chiuso in camera tra mille paure. Mi sono ripreso, non ho smesso di lavorare e i risultati si stanno vedendo. Infortunio all’occhio nella Gold Cup in Messico? Momenti di terrore, il dolore era fortissimo. Ho temuto di perdere l’occhio. E non volevo rassegnarmi all’idea che non avrei più potuto giocare a calcio. I medici sono stati tempestivi e rassicuranti, poi mi hanno rivelato che il mio occhio era stato a rischio. Una paura che mi sono portato dentro per tanto tempo: la ferita bruciava e ad ogni contrasto temevo il peggio. Il soprannome Chucky, la bambola assassina? Le bambole che conosco sono quelle con cui gioco con mia figlia. Il Chucky è quello che fa gli scherzi ai compagni per spaventarli".