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L'APPUNTO - Nunzia Marciano su "NM": "Napoli in stile Halloween"
02.11.2020 19:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Locatelli le fa le cose per bene, mannaggia la miseria a lui e a tutto il formaggio appresso. No, perché se lo slogan è stravecchio, la delusione è invece recente e cocente e tale restarrà. È evidente che nel giorno dei Santi e di Napoli-Sassuolo-0-2, il Santo napoletano, San Gennaro, se la sarà presa di festa o forse avrà rispettato il coprifuoco, lui e tutto il Napoli al completo, che alle 18.00 (ora del fischio di inizio) abbia deciso di ritirarsi a non meglio precisata attività. E che tra un’ordinanza di deluchiana mano e un DPCM partorito quando non batte più il sole, si saranno confusi, tanto che nel dubbio sono rimasti fermi., chiusi, sbarrati, ben custoditi. Chissà dove. E chissà soprattutto perché. Che poi, a voler guardare un altro poco il calendario (visto che la partita a guardarla era un incubo), ci si accorge che ieri (il 31) era niente poco di meno che Halloween, la festa dell’orrore, quello andato in scena per ben 98 minuti totali sul campo di Fuorigrotta, per capirci. E ieri l’altro (il 30) era invece la celebrazione di un campione del Napoli che se sono non avesse 60... Ma tant’è. Una partita soporifera Napoli-Sassuolo, se non fosse stato per la crudeltà del finale che ha spezzato il cuore dei partenopei: il Sassuolo simula di essere il Real Madrid, segna su rigore e raddoppia al quinto dei sette minuti di recupero. Il Napoli si aggrappa ad un rigore mancato, per la maglietta di Osimhen a cui qualcun’altro s’è aggrappato, uno della difesa del Sassuolo per la precisione, in un’azione che però non era da rigore. Una manciata di minuti di sofferenza dopo ecco il gol di Lopez, che chiude una partita che per il Napoli non era mai veramente iniziata. Insomma, è andata così. Brutta serata, di una pessima giornata, di una triste settimana, di una drammatica annata. Chiariamo: il dramma è per certi numeri, certi stati positivi, certi posti al collasso, non certo per l’epilogo su un rettangolo verde. Ma se il calcio, per una Napoli a rischio lockdown, poteva essere l’evasione momentanea in un tempo in cui manco di casa si può uscire, nella gara contro il Sassuolo, così non è stato. Anzi. Ad evadere è stata la voglio di vincere del Napoli, finita chissà dove in una partita fatta di noia, che se una donna (io) convince un uomo poco tifoso (il mio) a vederla, alla fine se lo ritrova sonnecchiante in attesa di una giustificazione per cotanto smarrimento azzurro in mezzo al San Paolo. E a tale richiesta non si può che aprire le braccia e guardare al cielo in cerca di una spiegazione che non c’è, un po’ come il genitore che cerca una giustificazione per il figlio: “E il telefono te l’ho comprato; e alla festa ti ho mandato; e il cagnolino te l’ho preso... Ma sempre una schifezza (stavolta!) ti sei comportato”. E chest’è. Ma il figlio non si ripudia, per carità: lo si punisce (e il “dolore” di una amara delusione di una città, tale è) ma lo si continua ad amare, chiudendo gli occhi per una volta, pronti a riaprire le braccia per esultare e a battere le mani per esultare. Ma non stavolta: al prossimo giro magari, quello palla magari, che il Napoli, ahinoi, niente, stasera s’è scordato nello spogliatoio.

 

 
Nunzia Marciano
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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di Napoli Magazine

02/11/2024 - 19:00

NAPOLI - Locatelli le fa le cose per bene, mannaggia la miseria a lui e a tutto il formaggio appresso. No, perché se lo slogan è stravecchio, la delusione è invece recente e cocente e tale restarrà. È evidente che nel giorno dei Santi e di Napoli-Sassuolo-0-2, il Santo napoletano, San Gennaro, se la sarà presa di festa o forse avrà rispettato il coprifuoco, lui e tutto il Napoli al completo, che alle 18.00 (ora del fischio di inizio) abbia deciso di ritirarsi a non meglio precisata attività. E che tra un’ordinanza di deluchiana mano e un DPCM partorito quando non batte più il sole, si saranno confusi, tanto che nel dubbio sono rimasti fermi., chiusi, sbarrati, ben custoditi. Chissà dove. E chissà soprattutto perché. Che poi, a voler guardare un altro poco il calendario (visto che la partita a guardarla era un incubo), ci si accorge che ieri (il 31) era niente poco di meno che Halloween, la festa dell’orrore, quello andato in scena per ben 98 minuti totali sul campo di Fuorigrotta, per capirci. E ieri l’altro (il 30) era invece la celebrazione di un campione del Napoli che se sono non avesse 60... Ma tant’è. Una partita soporifera Napoli-Sassuolo, se non fosse stato per la crudeltà del finale che ha spezzato il cuore dei partenopei: il Sassuolo simula di essere il Real Madrid, segna su rigore e raddoppia al quinto dei sette minuti di recupero. Il Napoli si aggrappa ad un rigore mancato, per la maglietta di Osimhen a cui qualcun’altro s’è aggrappato, uno della difesa del Sassuolo per la precisione, in un’azione che però non era da rigore. Una manciata di minuti di sofferenza dopo ecco il gol di Lopez, che chiude una partita che per il Napoli non era mai veramente iniziata. Insomma, è andata così. Brutta serata, di una pessima giornata, di una triste settimana, di una drammatica annata. Chiariamo: il dramma è per certi numeri, certi stati positivi, certi posti al collasso, non certo per l’epilogo su un rettangolo verde. Ma se il calcio, per una Napoli a rischio lockdown, poteva essere l’evasione momentanea in un tempo in cui manco di casa si può uscire, nella gara contro il Sassuolo, così non è stato. Anzi. Ad evadere è stata la voglio di vincere del Napoli, finita chissà dove in una partita fatta di noia, che se una donna (io) convince un uomo poco tifoso (il mio) a vederla, alla fine se lo ritrova sonnecchiante in attesa di una giustificazione per cotanto smarrimento azzurro in mezzo al San Paolo. E a tale richiesta non si può che aprire le braccia e guardare al cielo in cerca di una spiegazione che non c’è, un po’ come il genitore che cerca una giustificazione per il figlio: “E il telefono te l’ho comprato; e alla festa ti ho mandato; e il cagnolino te l’ho preso... Ma sempre una schifezza (stavolta!) ti sei comportato”. E chest’è. Ma il figlio non si ripudia, per carità: lo si punisce (e il “dolore” di una amara delusione di una città, tale è) ma lo si continua ad amare, chiudendo gli occhi per una volta, pronti a riaprire le braccia per esultare e a battere le mani per esultare. Ma non stavolta: al prossimo giro magari, quello palla magari, che il Napoli, ahinoi, niente, stasera s’è scordato nello spogliatoio.

 

 
Nunzia Marciano
 
 
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