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SERIE A - Napoli, Conte: "Sono molto carico, Napoli sfida avvincente e importante per me, vorrei essere ricordato per aver dato tutto, chi è favorita per lo Scudetto? Non mi interessa, noi dobbiamo parlare poco e fare tanti fatti"
13.09.2024 19:40 di Napoli Magazine

NAPOLI – Antonio Conte, allenatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista al canale YouTube della Lega Serie A. Ecco quanto evidenziato da “Napoli Magazine”.


Quanto le mancava il campionato italiano?

“Mi mancava il calcio in generale.  Al di là del campionato italiano o estero. Ogni tanto abbiamo bisogno di staccare la spina, anche perchè chi vive il calcio in questa maniera, come lo faccio io, con grande passione, dando al calcio tantissime ore della giornata, ogni tanto anche bisogna staccare, recuperare e poi tuffarti di nuovo nella nuova esperienza. Adesso ho grande energia, sono molto carico e diciamo che mi mancava il calcio in generale”.

Qual è il motivo più importante per cui ha scelto Napoli e il Napoli?

“Ho visto Napoli come una sfida avvincente, come un’opportunità importante per me, di vivere una città che è meravigliosa e di vivere un tifo passionale, i tifosi vivono per il calcio, il tifoso si alza con il calcio in testa e va a dormire con il calcio in testa. E' sicuramente una sfida molto difficile, però penso di essere nel pieno della mia maturità per affrontarla, perchè ci vuole tanta energia, tanta forza, tanta voglia, tanto entusiasmo, perché Napoli è una bellissima piazza, è una piazza molto esigente”.

Lei è bravissimo a riportare in alto squadre che hanno passato un periodo complicato. Sarà così anche per il Napoli?

“Me lo auguro. La mia storia dice questo, la mia storia dice che sono arrivato sempre in situazioni in cui non ho mai trovato una macchina pronta su cui sedermi e gareggiare in prima fila. Lo dice la mia storia. Sono dovuto salire sempre su macchine da resettare,da preparare bene, magari partire in quarta, quinta fila e poi cercare di migliorare e di sovvertire un po' i pronostici”.

Quando arriva in una nuova squadra qual è l’aspetto determinante per riuscire ad entrare nella testa dei giocatori, cosa nella quale lei è bravissimo?

“L'aspetto determinante è il 'noi', deve sparire l'io, deve sparire l'egoismo. Dobbiamo parlare sempre noi, col singolo non vai da nessuna parte. E' la squadra che si mette al centro del percorso, è la squadra che ti porta a vincere o a perdere. E' inevitabile che in una squadra hai giocatori di talento e devi essere bravo a esaltare talento, ma sempre per il bene ed il rispetto della squadra. Il noi deve essere alla base di tutto, eliminare l’io e i giocatori che pensano con l’io, perchè io purtroppo non ci vado d'accordo”.

'Amma fatica' è diventato il suo motto, il suo messaggio per stimolare la squadra a fare sempre di più?

“E’ un motto che mi porto sempre dietro. Ricordo benissimo i giornalisti inglesi nella mia prima conferenza al Chelsea, non so quante volte contarono la parola 'lavoro' e la parola 'lavorare', rimasero sorpresi. Non è che ho detto qualcosa di diverso. Sicuramente noi abbiamo da lavorare e io è l'unico modo che conosco che ti può portare ad arrivare al successo, solo atraverso il lavoro. Sarà un percorso da fare, in cui dovremo essere bravi e disciplinati, credere in quello che stiamo facendo e non mollare nei momenti di difficoltà, sapendo che alla fine di questo percorso possiamo essere migliori, sicuramente lo saremo”.

Andrea Agnelli alla Juventus, Steven Zhang all'Inter, Aurelio De Laurentiis al Napoli: sono i suoi ultimi tre presidenti in Italia. E’ più facile scrivere nuove pagine vittoriose quando ci si confronta con un presidente e una famiglia che sa come si vince, o è più difficile, perché ci si deve confrontare contro squadre che quella storia l'hanno già scritta?

“La storia è importante, perché a volte può avere un po' di polvere sopra, ma se inizia a pulire quella polvere, poi la storia emerge e ti può dare una grossa mano. Ho avuto due presidenti molto giovani che non avevano mai vinto ed hanno vinto con me. Abbiamo vinto insieme, abbiamo scritto la storia insieme, mi riferisco ad Agnelli e a Zhang. Il presidente De Laurentiis ha vinto uno scudetto due anni fa. Come per tutte le esperienze precedenti, ho cercato di mettere a disposizione la mia esperienza, la mia passione, la mia competenza per cercare di aiutare quanto più possibile a fare bene. Poi sapete benissimo che ne vince una sola e le altre competono per la vittoria. Questo non significa che chi non vince, non possa aver costruito qualcosa di buono anche per il futuro”.

Nella scorsa stagione il Napoli ha subìto 55 gol. Per tornare a essere solidi come le squadre di Conte, è più importante l’arrivo dei singoli come Buongiorno o il lavoro sui meccanismi collettivi?

“Sul discorso delle mie squadre solide, non penso che sia esclusivamente un mio discorso. Basti pensare all'Inter che l'anno scorso ha vinto lo scudetto e aveva la miglior difesa. Difficilmente chi vince qualcosa di importante, non concede tanto. Sicuramente devi avere il primo o secondo miglior attacco se vuoi vincere qualcosa di importante, quindi non conta solamente un aspetto. Bisogna essere molto bilanciati ed equilibrati. Non puoi essere la decima-undicesima in classifica di campionato a livello di gol concessi e essere la prima a livello di gol fatti, perchè non c’è un equilibrio e sicuramente non vincerai niente. E’ molto importante formare delle squadre che abbiano voglia di attaccare, facciano un gioco di attacco e al tempo stesso che siano equilibrate e non concedano tanto”.

Come vorrebbe che venisse ricordato tra qualche anno il Napoli di Antonio Conte?

“L’importante è emozionare le persone dando tutto. Se dai tutto, alla fine, la gente si ricorda di te per quello che hai fatto. Poi magari un domani la gente si può arrabbiare perché cambi squadra, perchè poi il tifoso è sempre un po' particolare, ma l'importante è che noi nel nostro percorso dobbiamo essere ricordati per aver dato veramente tutto per la maglia, per il club, questo dovrà accadere sicuramente”.

Si dice spesso che i cicli di Conte siano al massimo triennali, è giusto dirlo? Napoli e il Napoli possono essere il contesto giusto per un percorso più lungo?

“Questo non lo posso dire. Tanti allenatori dicono che dopo tre anni bisognerebbe cambiare tutti i calciatori o cambi l'allenatore. Allenatori che hanno fatto la storia del calcio dicono questo. Detto questo, inizi un ciclo e speri che possa durare il più a lungo possibile. Quando ci lavori e lo fai bene, lasci strutture importanti, quindi più riesci a stare, più riesci a prendere benefici del lavoro faftto negli anni. Nel momento in cui lasci, sicuramente lasci una bella eredità agli altri”.

Chi è la favorita per lo Scudetto?

“Non mi interessa chi è la favorita per lo scudetto, nè ho voglia di fare delle griglie. Sono molto concentrato su di noi e sul fatto che stiamo cercando di ricostruire qualcosa di importante qui a Napoli. Non entro nei discorsi di griglie. Dobbiamo parlare poco e fare tanti fatti, che si fanno sul campo, durante la settimana, venendo qui ogni giorno a Castel Volturno e dando il massimo”.

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13/09/2024 - 19:40

NAPOLI – Antonio Conte, allenatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista al canale YouTube della Lega Serie A. Ecco quanto evidenziato da “Napoli Magazine”.


Quanto le mancava il campionato italiano?

“Mi mancava il calcio in generale.  Al di là del campionato italiano o estero. Ogni tanto abbiamo bisogno di staccare la spina, anche perchè chi vive il calcio in questa maniera, come lo faccio io, con grande passione, dando al calcio tantissime ore della giornata, ogni tanto anche bisogna staccare, recuperare e poi tuffarti di nuovo nella nuova esperienza. Adesso ho grande energia, sono molto carico e diciamo che mi mancava il calcio in generale”.

Qual è il motivo più importante per cui ha scelto Napoli e il Napoli?

“Ho visto Napoli come una sfida avvincente, come un’opportunità importante per me, di vivere una città che è meravigliosa e di vivere un tifo passionale, i tifosi vivono per il calcio, il tifoso si alza con il calcio in testa e va a dormire con il calcio in testa. E' sicuramente una sfida molto difficile, però penso di essere nel pieno della mia maturità per affrontarla, perchè ci vuole tanta energia, tanta forza, tanta voglia, tanto entusiasmo, perché Napoli è una bellissima piazza, è una piazza molto esigente”.

Lei è bravissimo a riportare in alto squadre che hanno passato un periodo complicato. Sarà così anche per il Napoli?

“Me lo auguro. La mia storia dice questo, la mia storia dice che sono arrivato sempre in situazioni in cui non ho mai trovato una macchina pronta su cui sedermi e gareggiare in prima fila. Lo dice la mia storia. Sono dovuto salire sempre su macchine da resettare,da preparare bene, magari partire in quarta, quinta fila e poi cercare di migliorare e di sovvertire un po' i pronostici”.

Quando arriva in una nuova squadra qual è l’aspetto determinante per riuscire ad entrare nella testa dei giocatori, cosa nella quale lei è bravissimo?

“L'aspetto determinante è il 'noi', deve sparire l'io, deve sparire l'egoismo. Dobbiamo parlare sempre noi, col singolo non vai da nessuna parte. E' la squadra che si mette al centro del percorso, è la squadra che ti porta a vincere o a perdere. E' inevitabile che in una squadra hai giocatori di talento e devi essere bravo a esaltare talento, ma sempre per il bene ed il rispetto della squadra. Il noi deve essere alla base di tutto, eliminare l’io e i giocatori che pensano con l’io, perchè io purtroppo non ci vado d'accordo”.

'Amma fatica' è diventato il suo motto, il suo messaggio per stimolare la squadra a fare sempre di più?

“E’ un motto che mi porto sempre dietro. Ricordo benissimo i giornalisti inglesi nella mia prima conferenza al Chelsea, non so quante volte contarono la parola 'lavoro' e la parola 'lavorare', rimasero sorpresi. Non è che ho detto qualcosa di diverso. Sicuramente noi abbiamo da lavorare e io è l'unico modo che conosco che ti può portare ad arrivare al successo, solo atraverso il lavoro. Sarà un percorso da fare, in cui dovremo essere bravi e disciplinati, credere in quello che stiamo facendo e non mollare nei momenti di difficoltà, sapendo che alla fine di questo percorso possiamo essere migliori, sicuramente lo saremo”.

Andrea Agnelli alla Juventus, Steven Zhang all'Inter, Aurelio De Laurentiis al Napoli: sono i suoi ultimi tre presidenti in Italia. E’ più facile scrivere nuove pagine vittoriose quando ci si confronta con un presidente e una famiglia che sa come si vince, o è più difficile, perché ci si deve confrontare contro squadre che quella storia l'hanno già scritta?

“La storia è importante, perché a volte può avere un po' di polvere sopra, ma se inizia a pulire quella polvere, poi la storia emerge e ti può dare una grossa mano. Ho avuto due presidenti molto giovani che non avevano mai vinto ed hanno vinto con me. Abbiamo vinto insieme, abbiamo scritto la storia insieme, mi riferisco ad Agnelli e a Zhang. Il presidente De Laurentiis ha vinto uno scudetto due anni fa. Come per tutte le esperienze precedenti, ho cercato di mettere a disposizione la mia esperienza, la mia passione, la mia competenza per cercare di aiutare quanto più possibile a fare bene. Poi sapete benissimo che ne vince una sola e le altre competono per la vittoria. Questo non significa che chi non vince, non possa aver costruito qualcosa di buono anche per il futuro”.

Nella scorsa stagione il Napoli ha subìto 55 gol. Per tornare a essere solidi come le squadre di Conte, è più importante l’arrivo dei singoli come Buongiorno o il lavoro sui meccanismi collettivi?

“Sul discorso delle mie squadre solide, non penso che sia esclusivamente un mio discorso. Basti pensare all'Inter che l'anno scorso ha vinto lo scudetto e aveva la miglior difesa. Difficilmente chi vince qualcosa di importante, non concede tanto. Sicuramente devi avere il primo o secondo miglior attacco se vuoi vincere qualcosa di importante, quindi non conta solamente un aspetto. Bisogna essere molto bilanciati ed equilibrati. Non puoi essere la decima-undicesima in classifica di campionato a livello di gol concessi e essere la prima a livello di gol fatti, perchè non c’è un equilibrio e sicuramente non vincerai niente. E’ molto importante formare delle squadre che abbiano voglia di attaccare, facciano un gioco di attacco e al tempo stesso che siano equilibrate e non concedano tanto”.

Come vorrebbe che venisse ricordato tra qualche anno il Napoli di Antonio Conte?

“L’importante è emozionare le persone dando tutto. Se dai tutto, alla fine, la gente si ricorda di te per quello che hai fatto. Poi magari un domani la gente si può arrabbiare perché cambi squadra, perchè poi il tifoso è sempre un po' particolare, ma l'importante è che noi nel nostro percorso dobbiamo essere ricordati per aver dato veramente tutto per la maglia, per il club, questo dovrà accadere sicuramente”.

Si dice spesso che i cicli di Conte siano al massimo triennali, è giusto dirlo? Napoli e il Napoli possono essere il contesto giusto per un percorso più lungo?

“Questo non lo posso dire. Tanti allenatori dicono che dopo tre anni bisognerebbe cambiare tutti i calciatori o cambi l'allenatore. Allenatori che hanno fatto la storia del calcio dicono questo. Detto questo, inizi un ciclo e speri che possa durare il più a lungo possibile. Quando ci lavori e lo fai bene, lasci strutture importanti, quindi più riesci a stare, più riesci a prendere benefici del lavoro faftto negli anni. Nel momento in cui lasci, sicuramente lasci una bella eredità agli altri”.

Chi è la favorita per lo Scudetto?

“Non mi interessa chi è la favorita per lo scudetto, nè ho voglia di fare delle griglie. Sono molto concentrato su di noi e sul fatto che stiamo cercando di ricostruire qualcosa di importante qui a Napoli. Non entro nei discorsi di griglie. Dobbiamo parlare poco e fare tanti fatti, che si fanno sul campo, durante la settimana, venendo qui ogni giorno a Castel Volturno e dando il massimo”.