TONI AZZURRI
TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Troppe mancanze, anche la continuità"
28.10.2019 17:10 di Napoli Magazine

NAPOLI - Appiattimento, è il sottile male oscuro che sta attraversando questo Napoli da ottobrata senza squilli, così tanto fragile come le foglie autunnali. Nemmeno l’intrigante intreccio con le piccole squadre (per modo di dire) che ha frenato Juve e Inter ne stimola voglia e fantasia. Neppure la giornata propizia che avrebbe consentito di risucchiare un po’ di punti a chi si contende il primo posto, ha sollecitato Ancelotti e il suo Napoli. Come un boxeur senza slancio, che invece di sferrare il ko al rivale ormai all’angolo, si picchia la testa. Se mancano aggressività, atletica e tiri mirati, un buon gruppo non diventerà mai una grande squadra. Eppure col Salisburgo qualcosina s’era mossa, ma ad Ancelotti non sarà bastato: ha, di nuovo, disfatto il centrocampo e messo mano all’attacco. Tuttavia il tempo per esperimenti, dubbi, compromessi è finito. Sono solo tentennamenti che portano sempre al punto di partenza: il deludente, ma meritato quarto posto. Lì, dove il Napoli staziona da settimane e settimane. Eppure poteva affondare la Spal più di una volta, sospirando di sollievo per una parata, un palo, un centimetro: ma contro una grande che non sa fare la grande, per i ferraresi è stato meglio giocare a testa alta: rischiando, come Semplici s’attende. Potevano succedere tante cose, ma si sapeva che prima o poi il Napoli sarebbe andato a sbattere contro la sua incapacità di fare gol. Per essere più precisi: di trasformare in vittoria la quantità (non qualità) di gioco, di possesso (oltre 70%), di occasioni. E non c’entra la pur gradevole letteratura che fa risalire tutto al fato, o alla maledizione anti Juve o anti Inter, racconti ben narrati da autorevoli colleghi, ottimisti militanti e portatori di sorrisi. Tutt’altro, il Napoli è nel pieno del suo malessere, e sembra quasi che ogni passo falso avvenga a sua insaputa. Invece correttivi e mutamenti possono esserci: a) Se Elmas e Lozano sono quelli di Salisburgo e Ferrara, per loro il campo scotta, meglio la panchina; b) Il centrocampo elabora gioco perché ha tecnica, ma lascia squarci devastanti davanti alla difesa. Nelle ultime 5 gare solo otto punti su quindici e la sensazione di un gruppo che faccia fatica a far valere la propria (notevole) cifra tecnica. Ad Ancelotti toccherà scegliere. Perché qualcosa dovrà pur cambiare: restare fermi ancora un giro in una prossima, più o meno propizia, giornata, sarebbe l’ennesimo faro spento sul bel progetto estivo.

 

 

Toni Iavarone
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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TONI AZZURRI - Iavarone su "NM": "Troppe mancanze, anche la continuità"

di Napoli Magazine

28/10/2024 - 17:10

NAPOLI - Appiattimento, è il sottile male oscuro che sta attraversando questo Napoli da ottobrata senza squilli, così tanto fragile come le foglie autunnali. Nemmeno l’intrigante intreccio con le piccole squadre (per modo di dire) che ha frenato Juve e Inter ne stimola voglia e fantasia. Neppure la giornata propizia che avrebbe consentito di risucchiare un po’ di punti a chi si contende il primo posto, ha sollecitato Ancelotti e il suo Napoli. Come un boxeur senza slancio, che invece di sferrare il ko al rivale ormai all’angolo, si picchia la testa. Se mancano aggressività, atletica e tiri mirati, un buon gruppo non diventerà mai una grande squadra. Eppure col Salisburgo qualcosina s’era mossa, ma ad Ancelotti non sarà bastato: ha, di nuovo, disfatto il centrocampo e messo mano all’attacco. Tuttavia il tempo per esperimenti, dubbi, compromessi è finito. Sono solo tentennamenti che portano sempre al punto di partenza: il deludente, ma meritato quarto posto. Lì, dove il Napoli staziona da settimane e settimane. Eppure poteva affondare la Spal più di una volta, sospirando di sollievo per una parata, un palo, un centimetro: ma contro una grande che non sa fare la grande, per i ferraresi è stato meglio giocare a testa alta: rischiando, come Semplici s’attende. Potevano succedere tante cose, ma si sapeva che prima o poi il Napoli sarebbe andato a sbattere contro la sua incapacità di fare gol. Per essere più precisi: di trasformare in vittoria la quantità (non qualità) di gioco, di possesso (oltre 70%), di occasioni. E non c’entra la pur gradevole letteratura che fa risalire tutto al fato, o alla maledizione anti Juve o anti Inter, racconti ben narrati da autorevoli colleghi, ottimisti militanti e portatori di sorrisi. Tutt’altro, il Napoli è nel pieno del suo malessere, e sembra quasi che ogni passo falso avvenga a sua insaputa. Invece correttivi e mutamenti possono esserci: a) Se Elmas e Lozano sono quelli di Salisburgo e Ferrara, per loro il campo scotta, meglio la panchina; b) Il centrocampo elabora gioco perché ha tecnica, ma lascia squarci devastanti davanti alla difesa. Nelle ultime 5 gare solo otto punti su quindici e la sensazione di un gruppo che faccia fatica a far valere la propria (notevole) cifra tecnica. Ad Ancelotti toccherà scegliere. Perché qualcosa dovrà pur cambiare: restare fermi ancora un giro in una prossima, più o meno propizia, giornata, sarebbe l’ennesimo faro spento sul bel progetto estivo.

 

 

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