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VIDEO SSCN - "Let The Music Play", Ngonge: "Felice della chiamata del Napoli, feci una corsa per Milano"
18.04.2024 19:14 di Napoli Magazine

NAPOLI - Cyril Ngonge, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista sui canali ufficiali SSC Napoli, insieme allo speaker Daniele Decibel Bellini, nel format "Let the music play": "Giocavo in giardino con mio papà, con mio fratello maggiore, iniziavo a toccare il pallone in famiglia. La musica? Mio papà ascoltava molta musica africana, molto r&b, jazz, afro-american, era anche molto fan di Michael Jackson. È stato lui a insegnarmi molte cose della musica. Mio padre e lo sport? Il mio primo sport è stato il basket, però si è capito subito che non era per me. Volevo imitare mio fratello che giocava a basket, ma non passavo mai la palla, giocavo da solo, così i miei genitori mi hanno fatto fare calcio ed è andata molto meglio. Il primo consiglio che mi ha dato mio padre è stato di giocare a calcio con gioia. Dopo ha visto che avevo un buon mancino, così ha detto: beh, lavoriamo e vediamo che succede. Io ho visto qualche sua partita, ma il paragone è difficile perché siamo due calciatori molto differenti: lui era fisico, veloce, di piede destro, io invece sono mancino. Ma siamo entrambi due calciatori bravi a fare gol. Papà dopo le partite mi chiama direttamente, è un po' come il mio secondo allenatore. All'inizio era frustrante, però adesso ho capito che mi aiuta, mi dà tanti consigli e lo ascolto sempre. Uno dei momenti più importanti della carriera fu quando giocai a mia prima partita in Champions. All'epoca ero ancora nella Primavera del Brugges, in Belgio, stavo giocando molto bene. A un certo punto della stagione si sono infortunati due calciatori in prima squadra, entrambi nel mio ruolo, così in due settimane mi sono ritrovato in prima squadra, prima in campionato e poi in Champions. Lì ho capito che ce l'avevo fatta. La mia esperienza a Verona? Arrivavo in Italia senza sapere troppe cose. Sapevo che in Italia si mangiava bene, che c'era la bella vita, conoscevo solo le cose positive. Ma non sapevo cosa aspettarmi. Mi sono abituato molto velocemente al Paese, alla cultura, al calcio italiano, e me ne sono innamorato. La musica italiana? Io non sono uno che dice le bugie. Ti dico la verità: non ascolto molto musica italiana. Però nello spogliatoio si sente musica italiana, anche napoletana, come Geolier. Cosa successe quando mi chiamò il Napoli? Ero in allenamento col Verona. Mi dissero: 'vai a casa, prendi la macchina e vieni a Milano che dobbiamo parlare'. Tutto è successo velocemente, all'inizio non ci credevo ero felicissimo. Mi sono detto: inizia un'altra avventura! Sono andato a Milano velocissimo, come un pazzo: era già tutto pronto e in una settimana ero a Roma per le visite mediche. In macchina ho ascoltato la mia solita playlist di 80 canzoni, che metto sempre. La mia playlist? C'è un po' di tutto, r&b, latino-americano, rap americano, afro. Sono uno molto aperto...".

 

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NAPOLI - Cyril Ngonge, attaccante del Napoli, ha rilasciato un'intervista sui canali ufficiali SSC Napoli, insieme allo speaker Daniele Decibel Bellini, nel format "Let the music play": "Giocavo in giardino con mio papà, con mio fratello maggiore, iniziavo a toccare il pallone in famiglia. La musica? Mio papà ascoltava molta musica africana, molto r&b, jazz, afro-american, era anche molto fan di Michael Jackson. È stato lui a insegnarmi molte cose della musica. Mio padre e lo sport? Il mio primo sport è stato il basket, però si è capito subito che non era per me. Volevo imitare mio fratello che giocava a basket, ma non passavo mai la palla, giocavo da solo, così i miei genitori mi hanno fatto fare calcio ed è andata molto meglio. Il primo consiglio che mi ha dato mio padre è stato di giocare a calcio con gioia. Dopo ha visto che avevo un buon mancino, così ha detto: beh, lavoriamo e vediamo che succede. Io ho visto qualche sua partita, ma il paragone è difficile perché siamo due calciatori molto differenti: lui era fisico, veloce, di piede destro, io invece sono mancino. Ma siamo entrambi due calciatori bravi a fare gol. Papà dopo le partite mi chiama direttamente, è un po' come il mio secondo allenatore. All'inizio era frustrante, però adesso ho capito che mi aiuta, mi dà tanti consigli e lo ascolto sempre. Uno dei momenti più importanti della carriera fu quando giocai a mia prima partita in Champions. All'epoca ero ancora nella Primavera del Brugges, in Belgio, stavo giocando molto bene. A un certo punto della stagione si sono infortunati due calciatori in prima squadra, entrambi nel mio ruolo, così in due settimane mi sono ritrovato in prima squadra, prima in campionato e poi in Champions. Lì ho capito che ce l'avevo fatta. La mia esperienza a Verona? Arrivavo in Italia senza sapere troppe cose. Sapevo che in Italia si mangiava bene, che c'era la bella vita, conoscevo solo le cose positive. Ma non sapevo cosa aspettarmi. Mi sono abituato molto velocemente al Paese, alla cultura, al calcio italiano, e me ne sono innamorato. La musica italiana? Io non sono uno che dice le bugie. Ti dico la verità: non ascolto molto musica italiana. Però nello spogliatoio si sente musica italiana, anche napoletana, come Geolier. Cosa successe quando mi chiamò il Napoli? Ero in allenamento col Verona. Mi dissero: 'vai a casa, prendi la macchina e vieni a Milano che dobbiamo parlare'. Tutto è successo velocemente, all'inizio non ci credevo ero felicissimo. Mi sono detto: inizia un'altra avventura! Sono andato a Milano velocissimo, come un pazzo: era già tutto pronto e in una settimana ero a Roma per le visite mediche. In macchina ho ascoltato la mia solita playlist di 80 canzoni, che metto sempre. La mia playlist? C'è un po' di tutto, r&b, latino-americano, rap americano, afro. Sono uno molto aperto...".