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GOVERNO - Meloni ricuce con Macron: "C'è voglia di collaborare"
24.03.2023 20:27 di Napoli Magazine

Hotel Amigo, a due passi dalla Grand Place, nel cuore di Bruxelles. E' ormai notte piena. Al bar dell'albergo Olaf Scholz sorseggia una birra con il suo staff dopo la lunga giornata del vertice Ue. Poco più sopra, in un'ampia sala riunioni, Giorgia Meloni e Emmanuel Macron siglano l'attesa tregua, mettendo da parte litigi e incomprensioni che li hanno divisi finora. Non è nata un'amicizia probabilmente, ma almeno una collaborazione. Da qui in avanti, l'Ue navigherà in mare aperto: una nuova crisi migratoria appare vicina, il Green Deal è una sfida che via via si fa più necessaria e costosa, il sistema bancario comincia a vacillare. A Francia e Italia serve un'unione di intenti. Sui migranti, innanzitutto, ma anche su quel Patto di stabilità dove, tradizionalmente, la sponda francese è imprescindibile per Roma. In un'ora e quaranta di faccia a faccia, senza neppure la presenza delle rispettive delegazioni, Meloni e Macron hanno avuto modo di tornare sulle frizioni dei mesi scorsi.

 

E' stato il primo, vero bilaterale per loro. Prima si erano visti a Roma e a Sharm el Sheikh, in incontri informali, quasi fugaci. Lo scontro tra i ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e Gerald Darmanin prima, e l'esclusione di Meloni dall'incontro dell'Eliseo tra Macron, Scholz e Zelensky poi, avevano pietrificato i rapporti, nonostante il Trattato del Quirinale. "Con Meloni abbiamo avuto una discussione molto buona che ci ha permesso di chiarire molti argomenti e definire le questioni sulle quali possiamo agire insieme", ha spiegato Macron. "Sono soddisfatta, è stato un incontro lungo e ampio, c'è voglia di collaborare", gli ha fatto eco Meloni. Nel concreto, l'incontro ha prodotto almeno un passo avanti: una missione congiunta in Tunisia, assieme all'Ue.

 

Nel Paese maghrebino, presto, approderanno Darmanin, Piantedosi e la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson. Lunedì, a fare da apripista sarà il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Mentre restano congelati gli aiuti del Fmi a Tunisi, Bruxelles si è mossa. Sul tavolo, Gentiloni metterà la possibilità di nuovi aiuti economici a patto che Tunisi soddisfa i requisiti - istituzionali e legati alle riforme innanzitutto - che chiede Bruxelles. La crisi sociale ed economica tunisina non preoccupa più solo l'Italia. La Francia è pronta ad "agire insieme" e il 5 aprile, a Roma, il tema migranti sarà sul tavolo anche del bilaterale tra Meloni e il premier spagnolo Pedro Sanchez. La sponda della Francia è fondamentale anche sul Patto di stabilità. "Siamo pienamente allineati", ha scandito la premier ribadendo la tesi che Roma ad aprile porterà ai tavoli Ue: una golden rule che scorpori dal computo del debito gli investimenti per la transizione o, in alternativa, un piano di rientro dal debito che sia adeguatamente allungato. "Se la strategia è la doppia transizione, il sostegno all'Ucraina, noi dobbiamo immaginare delle regole che sostengano queste scelte", è il ragionamento di Meloni. La Francia, su questo fronte, è spettatrice interessata anche perché l'allentamento degli aiuti di Stato, come accadde nella prima fase post-Covid e pre-Recovery, rischiano di avvantaggiare soprattutto la Germania. Ed è sempre di governance economica che hanno parlato Meloni e il suo omologo ellenico Kyriakos Mitsotakis, con la Grecia che insiste per portare la discussione sulla proposta sul Patto in arrivo ad aprile a livello di leader e non di ministri delle Finanze. Per Roma la trattativa sulle modifiche del Pnrr resta in salita - Meloni ne ha parlato con von der Leyen in mattinata e presto il ministro Raffele Fitto tornerà a Bruxelles per una tappa del negoziato - e un Patto disegnato dai frugali sarebbe catastrofico. Non a caso, nel gioco di scambi con Macron, Meloni si è unito alla sua battaglia sull'inserimento del nucleare nelle fonti del piano Net Zero. "La transizione deve essere socialmente sostenibile", ha ribadito la premier. Ma sullo stop alle auto inquinanti nel 2035, un - ormai probabile - accordo tra la Commissione e la Germania vedrebbe l'Italia sconfitta.

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GOVERNO - Meloni ricuce con Macron: "C'è voglia di collaborare"

di Napoli Magazine

24/03/2024 - 20:27

Hotel Amigo, a due passi dalla Grand Place, nel cuore di Bruxelles. E' ormai notte piena. Al bar dell'albergo Olaf Scholz sorseggia una birra con il suo staff dopo la lunga giornata del vertice Ue. Poco più sopra, in un'ampia sala riunioni, Giorgia Meloni e Emmanuel Macron siglano l'attesa tregua, mettendo da parte litigi e incomprensioni che li hanno divisi finora. Non è nata un'amicizia probabilmente, ma almeno una collaborazione. Da qui in avanti, l'Ue navigherà in mare aperto: una nuova crisi migratoria appare vicina, il Green Deal è una sfida che via via si fa più necessaria e costosa, il sistema bancario comincia a vacillare. A Francia e Italia serve un'unione di intenti. Sui migranti, innanzitutto, ma anche su quel Patto di stabilità dove, tradizionalmente, la sponda francese è imprescindibile per Roma. In un'ora e quaranta di faccia a faccia, senza neppure la presenza delle rispettive delegazioni, Meloni e Macron hanno avuto modo di tornare sulle frizioni dei mesi scorsi.

 

E' stato il primo, vero bilaterale per loro. Prima si erano visti a Roma e a Sharm el Sheikh, in incontri informali, quasi fugaci. Lo scontro tra i ministri dell'Interno Matteo Piantedosi e Gerald Darmanin prima, e l'esclusione di Meloni dall'incontro dell'Eliseo tra Macron, Scholz e Zelensky poi, avevano pietrificato i rapporti, nonostante il Trattato del Quirinale. "Con Meloni abbiamo avuto una discussione molto buona che ci ha permesso di chiarire molti argomenti e definire le questioni sulle quali possiamo agire insieme", ha spiegato Macron. "Sono soddisfatta, è stato un incontro lungo e ampio, c'è voglia di collaborare", gli ha fatto eco Meloni. Nel concreto, l'incontro ha prodotto almeno un passo avanti: una missione congiunta in Tunisia, assieme all'Ue.

 

Nel Paese maghrebino, presto, approderanno Darmanin, Piantedosi e la commissaria Ue agli Affari Interni Ylva Johansson. Lunedì, a fare da apripista sarà il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Mentre restano congelati gli aiuti del Fmi a Tunisi, Bruxelles si è mossa. Sul tavolo, Gentiloni metterà la possibilità di nuovi aiuti economici a patto che Tunisi soddisfa i requisiti - istituzionali e legati alle riforme innanzitutto - che chiede Bruxelles. La crisi sociale ed economica tunisina non preoccupa più solo l'Italia. La Francia è pronta ad "agire insieme" e il 5 aprile, a Roma, il tema migranti sarà sul tavolo anche del bilaterale tra Meloni e il premier spagnolo Pedro Sanchez. La sponda della Francia è fondamentale anche sul Patto di stabilità. "Siamo pienamente allineati", ha scandito la premier ribadendo la tesi che Roma ad aprile porterà ai tavoli Ue: una golden rule che scorpori dal computo del debito gli investimenti per la transizione o, in alternativa, un piano di rientro dal debito che sia adeguatamente allungato. "Se la strategia è la doppia transizione, il sostegno all'Ucraina, noi dobbiamo immaginare delle regole che sostengano queste scelte", è il ragionamento di Meloni. La Francia, su questo fronte, è spettatrice interessata anche perché l'allentamento degli aiuti di Stato, come accadde nella prima fase post-Covid e pre-Recovery, rischiano di avvantaggiare soprattutto la Germania. Ed è sempre di governance economica che hanno parlato Meloni e il suo omologo ellenico Kyriakos Mitsotakis, con la Grecia che insiste per portare la discussione sulla proposta sul Patto in arrivo ad aprile a livello di leader e non di ministri delle Finanze. Per Roma la trattativa sulle modifiche del Pnrr resta in salita - Meloni ne ha parlato con von der Leyen in mattinata e presto il ministro Raffele Fitto tornerà a Bruxelles per una tappa del negoziato - e un Patto disegnato dai frugali sarebbe catastrofico. Non a caso, nel gioco di scambi con Macron, Meloni si è unito alla sua battaglia sull'inserimento del nucleare nelle fonti del piano Net Zero. "La transizione deve essere socialmente sostenibile", ha ribadito la premier. Ma sullo stop alle auto inquinanti nel 2035, un - ormai probabile - accordo tra la Commissione e la Germania vedrebbe l'Italia sconfitta.