L'Italia è "aperta a ogni soluzione" sugli asset russi congelati, ma "senza una base giuridica solida" usarli ora "regalerebbe la prima vera vittoria" alla Russia.
Giorgia Meloni vola a Bruxelles con tutti i suoi dubbi sul tema al centro del Consiglio europeo, lasciando di fatto sul tavolo ogni scenario, incluso quello di lasciare la sala quando sarà il momento della decisione definitiva. "Nebbia fitta, è ancora troppo presto per dire come finirà", allargano le braccia i suoi fedelissimi, dopo le comunicazioni al Parlamento in cui, tra affondi e scintille con le opposizioni ("Dicono un'infinità di falsità"), la premier ribadisce che il governo "non intende inviare soldati in Ucraina" e ufficializza la richiesta di una frenata sul Mercosur: andrà firmato, chiarisce, solo quando saranno incluse le garanzie per gli agricoltori, forse all'inizio del 2026, secondo il suo auspicio.
Meloni ancora una volta è protagonista di uno scontro in Aula con Elly Schlein, Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Al Senato in serata la premier chiede l'applauso per l'assoluzione al processo Open Arms di Matteo Salvini. La Lega ha influenzato non poco la risoluzione di maggioranza, dove a Kiev è garantito il sostegno "multidimensionale", con il paletto della "lotta a riciclaggio e corruzione". Non si parla di forniture di armi, anche se la proroga è attesa in un decreto a fine anno e dovrebbe contenere pure forniture civili. Sul sostegno finanziario non sono escluse novità dai confronti nella notte a Bruxelles prima del vertice. "Vigiliamo sulla corruzione ma gli anticorpi di Kiev sono incoraggianti", puntualizza Meloni, rimarcando che un "collasso" ucraino "rappresenterebbe un danno per tutti noi". Ma serve "una soluzione sostenibile" e "sarà tutt'altro che semplice". La decisione va presa a livello di leader, avverte, contro ogni fuga tecnica in avanti. "Bisogna puntare a usare gli asset ma essendo sicuri di fare la cosa giusta", la linea, accompagnata da un altro paletto: ogni sforzo finanziario dovrà restare fuori dal Patto di stabilità. Detto ciò, non si abbandona Kiev "nella fase più delicata degli ultimi anni", con un negoziato in cui il tema dei territori è "lo scoglio più difficile da superare", nota Meloni, secondo cui da Mosca arrivano "pretese irragionevoli sul Donbass".
Anche perché la Russia "è impantanata in una durissima guerra di posizione" e bisogna tenere alta la pressione per "costringerla ad un accordo". Le opposizioni la accusano di essere appiattita sulla postura di Donald Trump, e l'affondo arriva anche dal senatore a vita Mario Monti a cui la premier risponde rinfacciandogli di essere stato a capo di un governo tecnico: "A differenza sua faccio il presidente del Consiglio perché me lo ha chiesto il popolo italiano". Stati Uniti ed Europa "non sono competitor" e l'Italia "non è una cheerleader", il refrain della premier, che usa la sponda della strategia di sicurezza americana per ribadire che non serve "lanciare strali contro un nemico immaginario" quando quello "vero" è "la nostra incapacità di decidere". Nel discorso del presidente del Consiglio non mancano gli affondi a Bruxelles.
Non solo sul Mercosur, ma anche sui "burocrati che inficiano la direttiva imballaggi", sulla proposta di bilancio della Commissione, che va rivista perché "non accetteremo di pagare di più per ottenere di meno" su agricoltura e Coesione. Sull'immigrazione, invece, rivendica il ruolo da "apripista", accogliendo le novità su Paesi sicuri Ue e rimpatri come la chiave grazie a cui "il modello Albania funzionerà, piaccia o no alla sinistra". In parallelo avverte che "non si può rimandare l'adesione dei Balcani occidentali all'Ue". In vista del vertice parla anche di Medio Oriente. Gli Usa hanno chiesto all'Italia "di contribuire a un progetto pilota di addestramento della polizia palestinese da dispiegare a Gaza in tempi rapidi".
E dopo aver ospitato Abu Mazen ad Atreju chiede "a chi ha vergognosamente sostenuto che il governo fosse complice di genocidio, se si reputa che anche il presidente dell'Anp lo sia". C'è spazio anche per il cordoglio per "il brutale attacco antisemita" a Sidney, accompagnato dalla "gratitudine" al cittadino musulmano che ha fermato il terrorista a Bondi Beach: "un gesto eroico" con un "un messaggio potentissimo, spetta agli uomini di buona volontà costruire e preservare la pace". E sul filo di questo ragionamento, Meloni interviene anche sulle vicende interne definendo "un rischio per l'Italia le predicazioni violente degli imam".
Dopo la Camera anche l'aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulle comunicazioni (nello stesso testo votato alla Camera). Il voto è avvenuto per alzata di mano e subito dopo confermato dalla verifica elettronica. Ci sono stati "oltre 39 voti di differenza", ha specificato in Aula il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Precluse e quindi respinte, di fatto, senza essere messe ai voti, le altre 5 risoluzioni proposte dalle opposizioni e su cui il governo aveva espresso parere contrario.
di Napoli Magazine
17/12/2025 - 22:05
L'Italia è "aperta a ogni soluzione" sugli asset russi congelati, ma "senza una base giuridica solida" usarli ora "regalerebbe la prima vera vittoria" alla Russia.
Giorgia Meloni vola a Bruxelles con tutti i suoi dubbi sul tema al centro del Consiglio europeo, lasciando di fatto sul tavolo ogni scenario, incluso quello di lasciare la sala quando sarà il momento della decisione definitiva. "Nebbia fitta, è ancora troppo presto per dire come finirà", allargano le braccia i suoi fedelissimi, dopo le comunicazioni al Parlamento in cui, tra affondi e scintille con le opposizioni ("Dicono un'infinità di falsità"), la premier ribadisce che il governo "non intende inviare soldati in Ucraina" e ufficializza la richiesta di una frenata sul Mercosur: andrà firmato, chiarisce, solo quando saranno incluse le garanzie per gli agricoltori, forse all'inizio del 2026, secondo il suo auspicio.
Meloni ancora una volta è protagonista di uno scontro in Aula con Elly Schlein, Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Al Senato in serata la premier chiede l'applauso per l'assoluzione al processo Open Arms di Matteo Salvini. La Lega ha influenzato non poco la risoluzione di maggioranza, dove a Kiev è garantito il sostegno "multidimensionale", con il paletto della "lotta a riciclaggio e corruzione". Non si parla di forniture di armi, anche se la proroga è attesa in un decreto a fine anno e dovrebbe contenere pure forniture civili. Sul sostegno finanziario non sono escluse novità dai confronti nella notte a Bruxelles prima del vertice. "Vigiliamo sulla corruzione ma gli anticorpi di Kiev sono incoraggianti", puntualizza Meloni, rimarcando che un "collasso" ucraino "rappresenterebbe un danno per tutti noi". Ma serve "una soluzione sostenibile" e "sarà tutt'altro che semplice". La decisione va presa a livello di leader, avverte, contro ogni fuga tecnica in avanti. "Bisogna puntare a usare gli asset ma essendo sicuri di fare la cosa giusta", la linea, accompagnata da un altro paletto: ogni sforzo finanziario dovrà restare fuori dal Patto di stabilità. Detto ciò, non si abbandona Kiev "nella fase più delicata degli ultimi anni", con un negoziato in cui il tema dei territori è "lo scoglio più difficile da superare", nota Meloni, secondo cui da Mosca arrivano "pretese irragionevoli sul Donbass".
Anche perché la Russia "è impantanata in una durissima guerra di posizione" e bisogna tenere alta la pressione per "costringerla ad un accordo". Le opposizioni la accusano di essere appiattita sulla postura di Donald Trump, e l'affondo arriva anche dal senatore a vita Mario Monti a cui la premier risponde rinfacciandogli di essere stato a capo di un governo tecnico: "A differenza sua faccio il presidente del Consiglio perché me lo ha chiesto il popolo italiano". Stati Uniti ed Europa "non sono competitor" e l'Italia "non è una cheerleader", il refrain della premier, che usa la sponda della strategia di sicurezza americana per ribadire che non serve "lanciare strali contro un nemico immaginario" quando quello "vero" è "la nostra incapacità di decidere". Nel discorso del presidente del Consiglio non mancano gli affondi a Bruxelles.
Non solo sul Mercosur, ma anche sui "burocrati che inficiano la direttiva imballaggi", sulla proposta di bilancio della Commissione, che va rivista perché "non accetteremo di pagare di più per ottenere di meno" su agricoltura e Coesione. Sull'immigrazione, invece, rivendica il ruolo da "apripista", accogliendo le novità su Paesi sicuri Ue e rimpatri come la chiave grazie a cui "il modello Albania funzionerà, piaccia o no alla sinistra". In parallelo avverte che "non si può rimandare l'adesione dei Balcani occidentali all'Ue". In vista del vertice parla anche di Medio Oriente. Gli Usa hanno chiesto all'Italia "di contribuire a un progetto pilota di addestramento della polizia palestinese da dispiegare a Gaza in tempi rapidi".
E dopo aver ospitato Abu Mazen ad Atreju chiede "a chi ha vergognosamente sostenuto che il governo fosse complice di genocidio, se si reputa che anche il presidente dell'Anp lo sia". C'è spazio anche per il cordoglio per "il brutale attacco antisemita" a Sidney, accompagnato dalla "gratitudine" al cittadino musulmano che ha fermato il terrorista a Bondi Beach: "un gesto eroico" con un "un messaggio potentissimo, spetta agli uomini di buona volontà costruire e preservare la pace". E sul filo di questo ragionamento, Meloni interviene anche sulle vicende interne definendo "un rischio per l'Italia le predicazioni violente degli imam".
Dopo la Camera anche l'aula del Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza sulle comunicazioni (nello stesso testo votato alla Camera). Il voto è avvenuto per alzata di mano e subito dopo confermato dalla verifica elettronica. Ci sono stati "oltre 39 voti di differenza", ha specificato in Aula il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Precluse e quindi respinte, di fatto, senza essere messe ai voti, le altre 5 risoluzioni proposte dalle opposizioni e su cui il governo aveva espresso parere contrario.