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MALATTIE RARE - A Napoli focus su nuovi farmaci, terapie geniche e ruolo dei pazienti per una ricerca condivisa
08.02.2025 13:06 di Napoli Magazine

Alla ricerca di nuovi farmaci, terapie sostitutive e geniche in grado di offrire ai pazienti risposte e guadagnare vita e salute nel tempo è dedicata l’ultima giornata dell’evento nazionale sulle malattie rare, organizzato dal Centro di Coordinamento, in accordo con la direzione generale Tutela della Salute della Regione Campania. Presso il Centro di coordinamento Malattie rare dell’Ospedale Monaldi (Via Leonardo Bianchi snc), i clinici e i ricercatori si confronteranno con le Associazioni dei pazienti sugli ultimi passi compiuti.

MEDICINA DI PRECISIONE. Le terapie geniche sono finalmente una realtà nelle malattie rare che in circa due terzi dei casi sono di origine genetica. “Sono un esempio, insieme alla oncologia, della cosiddetta ‘medicina di precisione’, in cui farmaci orfani ed innovativi vengono sviluppati specificamente per trattare gli aspetti patogenetici e clinici di quella malattia, a differenza di quanto succede per patologie croniche e comuni quali lo scompenso o la broncopatia cronica ostruttiva”, afferma il responsabile scientifico dell’evento, Giuseppe Limongelli, Direttore del Centro di Coordinamento delle malattie rare della Regione Campania, direttore dell’Unità di malattie cardiovascolari rare ed ereditarie dell’Ospedale Monaldi di Napoli, Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e Responsabile scientifico dell’evento. “Come in oncologia, la ricerca e la conoscenza degli aspetti molecolari e cellulari alla base dello sviluppo delle patologie rare sta crescendo in maniera significativa, aprendo degli scenari ed opportunità fino a qualche anno fa impensabili in questo mondo”.

PRIMO TRIAL AL MONDO. Una delle malattie sotto la lente è la Sindrome di Usher, una malattia legata a mutazioni del gene MYO7A, che comporta sordità alla nascita e retinite pigmentosa nell’infanzia. Mentre per la sordità esiste l'impianto cocleare, per la retinite pigmentosa, malattia degenerativa progressiva, non esistono cure per impedire l’evoluzione verso la cecità in età adulta.

Grazie ad una strategia innovativa di terapia genica, con l’uso di un doppio vettore virale per geni di grandi dimensioni, messa a punto dall’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli, e ad uno studio clinico multicentrico su pazienti in Europa coordinato dalla professoressa Francesca Simonelli, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vanvitelli, a luglio 2024 si è dato inizio al primo trial clinico di Fase I al mondo per la sindrome di Usher.

“Il trial clinico – spiega la professoressa Simonelli – include tre centri, la Clinica Oculistica dell’Università Vanvitelli e due centri a Londra, ma attualmente è solo il centro di Napoli che ha iniziato la terapia nei primi quattro pazienti al mondo. La terapia, che consiste nella somministrazione del farmaco direttamente nella retina, attraverso un intervento chirurgico di vitrectomia, prevede il trattamento di 15 pazienti con differenti dosaggi per identificare quello migliore in termini di costo-beneficio”.

SEGNALI POSITIVI. I primi risultati in termini di sicurezza della terapia, indicano l’assenza di effetti collaterali, nessun effetto tossico, né infiammatorio, né complicanze chirurgiche. “Per quanto riguarda la valutazione dell’efficacia – prosegue la professoressa –, in termini di miglioramento delle capacità visive dei pazienti, osserviamo già qualche segnale positivo, ma aspettiamo di diffondere i risultati alla conclusione del trattamento di tutti i pazienti, considerata l’importanza della sperimentazione.  Si tratta di una grande sfida scientifica volta alla cura di una patologia che include una doppia disabilità nei pazienti, sordità e cecità ed è di grande prestigio per l’Università Vanvitelli e per la Regione Campania poter scrivere una pagina di così alto valore scientifico”.

 

MALATTIE DEL METABOLISMO. Per due rare malattie congenite del metabolismo, la mucopolisaccaridosi di tipo 6 (MPS6) e la sindrome di Crigler-Najjar, dovute alla carenza di enzimi che determina accumulo nell’organismo di sostanze tossiche, sono in corso due sperimentazioni di fase I presso l’azienda ospedaliera universitaria di Napoli “Federico II”, da parte del team clinico, diretto da Nicola Brunetti-Pierri, medico e ricercatore dell’Università di Napoli Federico II e del Tigem, che ha iniziato a valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia genica.

“Il trattamento sperimentale – afferma il professor Brunetti-Pierri – si basa in entrambe le malattie sull’infusione di vettori virali di tipo adeno-associato (AAV) che sono in grado di trasferire il gene terapeutico alle cellule del fegato. Ad oggi sono dieci pazienti, provenienti dall’Italia ma anche da altri Paesi, come Canada, Turchia e Spagna, che hanno ricevuto il trattamento sperimentale. I due protocolli di terapia genica sono stati i primi – e ancora oggi gli unici – ad essere testati nell’uomo per queste due malattie. Come tutte le ‘prime volte’, bisogna iniziare valutando la sicurezza: pertanto si è cominciato somministrando dosi basse di vettore virale. Confortati dal fatto di non aver osservato effetti dannosi nei primi pazienti trattati, abbiamo potuto progressivamente aumentare le dosi e con dosi più alte abbiamo cominciato ad osservare le prime evidenze di efficacia clinica’’.

EFFETTI NEL TEMPO. Come in tutte le sperimentazioni cliniche, osservare gli effetti nel tempo insegna molto e permette di pensare a come si possa migliorare la strategia terapeutica. In questa direzione, il lavoro di ricerca deve essere continuato per migliorare ed ampliare le applicazioni di terapia genica dirette.

IL BANDO IN REGIONE CAMPANIA PER LA RICERCA. “Il tema della ricerca, in ambito di malattie rare, è strettamente connesso con lo sviluppo di nuove terapie per le stesse. Di fatto, circa il 95% delle patologie rare non ha ancora medicinali autorizzati per la specifica condizione. La Regione Campania, grazie all'impegno del presidente De Luca, ha fornito il proprio contributo attraverso l’emanazione, nel corso degli scorsi anni, del bando per la realizzazione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nel campo delle Malattie Rare”,  spiega Ugo Trama, Vicepresidente della Società italiana di farmacia ospedaliera e responsabile delle politiche del farmaco per la Regione Campania.

Il bando ha visto la partecipazione di numerose eccellenze del territorio che hanno presentato, oltre a lavori incentrati sullo sviluppo di nuove terapie, anche proposte volte al miglioramento dell’attività diagnostica e l’accesso alle cure. “L’impegno nella ricerca – aggiunge Trama –, unitamente alla definizione di percorsi di assistenza, che prevedono frequentemente l’intersecarsi della rete regionale delle malattie rare con altre reti, e all’uso di strumenti come la telemedicina sviluppata su piattaforma Sinfonia, per garantire la migliore qualità di vita ai pazienti malati rari”.

ATTENZIONE SIN DA BAMBINI.  La ricerca è dunque sempre più lanciata sulle malattie rare per offrire ai pazienti risposte in grado di modificare la storia naturale intervenendo sin da bambini.

“In questa prospettiva – spiega Annamaria Staiano, Past President della Società Italiana di Pediatria e docente ordinario di Pediatria presso l’Università Federico II di Napoli –, lo screening neonatale esteso diventa una strategia di completamento della prevenzione in quanto la diagnosi precoce, preclinica e presintomatica. Garantisce risultati terapeutici migliori”.

I campanelli di allarme nei bambini sono da ricercare in “sintomi neurologici non spiegati, quali convulsioni, riduzione del tono muscolare, scarsa reattività – aggiunge la professoressa – oltre a rallentamento della crescita e alla presenza di difetti congeniti anche lievi. Più elementi si riscontrano insieme – sottolinea –, maggiore è la probabilità che si possa avere di fronte un bambino con una patologia genetica rara. A quel punto è necessario un coinvolgimento specialistico, a volte multidisciplinare per un approccio diagnostico completo”.

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MALATTIE RARE - A Napoli focus su nuovi farmaci, terapie geniche e ruolo dei pazienti per una ricerca condivisa

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08/02/2025 - 13:06

Alla ricerca di nuovi farmaci, terapie sostitutive e geniche in grado di offrire ai pazienti risposte e guadagnare vita e salute nel tempo è dedicata l’ultima giornata dell’evento nazionale sulle malattie rare, organizzato dal Centro di Coordinamento, in accordo con la direzione generale Tutela della Salute della Regione Campania. Presso il Centro di coordinamento Malattie rare dell’Ospedale Monaldi (Via Leonardo Bianchi snc), i clinici e i ricercatori si confronteranno con le Associazioni dei pazienti sugli ultimi passi compiuti.

MEDICINA DI PRECISIONE. Le terapie geniche sono finalmente una realtà nelle malattie rare che in circa due terzi dei casi sono di origine genetica. “Sono un esempio, insieme alla oncologia, della cosiddetta ‘medicina di precisione’, in cui farmaci orfani ed innovativi vengono sviluppati specificamente per trattare gli aspetti patogenetici e clinici di quella malattia, a differenza di quanto succede per patologie croniche e comuni quali lo scompenso o la broncopatia cronica ostruttiva”, afferma il responsabile scientifico dell’evento, Giuseppe Limongelli, Direttore del Centro di Coordinamento delle malattie rare della Regione Campania, direttore dell’Unità di malattie cardiovascolari rare ed ereditarie dell’Ospedale Monaldi di Napoli, Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e Responsabile scientifico dell’evento. “Come in oncologia, la ricerca e la conoscenza degli aspetti molecolari e cellulari alla base dello sviluppo delle patologie rare sta crescendo in maniera significativa, aprendo degli scenari ed opportunità fino a qualche anno fa impensabili in questo mondo”.

PRIMO TRIAL AL MONDO. Una delle malattie sotto la lente è la Sindrome di Usher, una malattia legata a mutazioni del gene MYO7A, che comporta sordità alla nascita e retinite pigmentosa nell’infanzia. Mentre per la sordità esiste l'impianto cocleare, per la retinite pigmentosa, malattia degenerativa progressiva, non esistono cure per impedire l’evoluzione verso la cecità in età adulta.

Grazie ad una strategia innovativa di terapia genica, con l’uso di un doppio vettore virale per geni di grandi dimensioni, messa a punto dall’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli, e ad uno studio clinico multicentrico su pazienti in Europa coordinato dalla professoressa Francesca Simonelli, Direttore della Clinica Oculistica dell’Università Vanvitelli, a luglio 2024 si è dato inizio al primo trial clinico di Fase I al mondo per la sindrome di Usher.

“Il trial clinico – spiega la professoressa Simonelli – include tre centri, la Clinica Oculistica dell’Università Vanvitelli e due centri a Londra, ma attualmente è solo il centro di Napoli che ha iniziato la terapia nei primi quattro pazienti al mondo. La terapia, che consiste nella somministrazione del farmaco direttamente nella retina, attraverso un intervento chirurgico di vitrectomia, prevede il trattamento di 15 pazienti con differenti dosaggi per identificare quello migliore in termini di costo-beneficio”.

SEGNALI POSITIVI. I primi risultati in termini di sicurezza della terapia, indicano l’assenza di effetti collaterali, nessun effetto tossico, né infiammatorio, né complicanze chirurgiche. “Per quanto riguarda la valutazione dell’efficacia – prosegue la professoressa –, in termini di miglioramento delle capacità visive dei pazienti, osserviamo già qualche segnale positivo, ma aspettiamo di diffondere i risultati alla conclusione del trattamento di tutti i pazienti, considerata l’importanza della sperimentazione.  Si tratta di una grande sfida scientifica volta alla cura di una patologia che include una doppia disabilità nei pazienti, sordità e cecità ed è di grande prestigio per l’Università Vanvitelli e per la Regione Campania poter scrivere una pagina di così alto valore scientifico”.

 

MALATTIE DEL METABOLISMO. Per due rare malattie congenite del metabolismo, la mucopolisaccaridosi di tipo 6 (MPS6) e la sindrome di Crigler-Najjar, dovute alla carenza di enzimi che determina accumulo nell’organismo di sostanze tossiche, sono in corso due sperimentazioni di fase I presso l’azienda ospedaliera universitaria di Napoli “Federico II”, da parte del team clinico, diretto da Nicola Brunetti-Pierri, medico e ricercatore dell’Università di Napoli Federico II e del Tigem, che ha iniziato a valutare la sicurezza e l’efficacia della terapia genica.

“Il trattamento sperimentale – afferma il professor Brunetti-Pierri – si basa in entrambe le malattie sull’infusione di vettori virali di tipo adeno-associato (AAV) che sono in grado di trasferire il gene terapeutico alle cellule del fegato. Ad oggi sono dieci pazienti, provenienti dall’Italia ma anche da altri Paesi, come Canada, Turchia e Spagna, che hanno ricevuto il trattamento sperimentale. I due protocolli di terapia genica sono stati i primi – e ancora oggi gli unici – ad essere testati nell’uomo per queste due malattie. Come tutte le ‘prime volte’, bisogna iniziare valutando la sicurezza: pertanto si è cominciato somministrando dosi basse di vettore virale. Confortati dal fatto di non aver osservato effetti dannosi nei primi pazienti trattati, abbiamo potuto progressivamente aumentare le dosi e con dosi più alte abbiamo cominciato ad osservare le prime evidenze di efficacia clinica’’.

EFFETTI NEL TEMPO. Come in tutte le sperimentazioni cliniche, osservare gli effetti nel tempo insegna molto e permette di pensare a come si possa migliorare la strategia terapeutica. In questa direzione, il lavoro di ricerca deve essere continuato per migliorare ed ampliare le applicazioni di terapia genica dirette.

IL BANDO IN REGIONE CAMPANIA PER LA RICERCA. “Il tema della ricerca, in ambito di malattie rare, è strettamente connesso con lo sviluppo di nuove terapie per le stesse. Di fatto, circa il 95% delle patologie rare non ha ancora medicinali autorizzati per la specifica condizione. La Regione Campania, grazie all'impegno del presidente De Luca, ha fornito il proprio contributo attraverso l’emanazione, nel corso degli scorsi anni, del bando per la realizzazione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nel campo delle Malattie Rare”,  spiega Ugo Trama, Vicepresidente della Società italiana di farmacia ospedaliera e responsabile delle politiche del farmaco per la Regione Campania.

Il bando ha visto la partecipazione di numerose eccellenze del territorio che hanno presentato, oltre a lavori incentrati sullo sviluppo di nuove terapie, anche proposte volte al miglioramento dell’attività diagnostica e l’accesso alle cure. “L’impegno nella ricerca – aggiunge Trama –, unitamente alla definizione di percorsi di assistenza, che prevedono frequentemente l’intersecarsi della rete regionale delle malattie rare con altre reti, e all’uso di strumenti come la telemedicina sviluppata su piattaforma Sinfonia, per garantire la migliore qualità di vita ai pazienti malati rari”.

ATTENZIONE SIN DA BAMBINI.  La ricerca è dunque sempre più lanciata sulle malattie rare per offrire ai pazienti risposte in grado di modificare la storia naturale intervenendo sin da bambini.

“In questa prospettiva – spiega Annamaria Staiano, Past President della Società Italiana di Pediatria e docente ordinario di Pediatria presso l’Università Federico II di Napoli –, lo screening neonatale esteso diventa una strategia di completamento della prevenzione in quanto la diagnosi precoce, preclinica e presintomatica. Garantisce risultati terapeutici migliori”.

I campanelli di allarme nei bambini sono da ricercare in “sintomi neurologici non spiegati, quali convulsioni, riduzione del tono muscolare, scarsa reattività – aggiunge la professoressa – oltre a rallentamento della crescita e alla presenza di difetti congeniti anche lievi. Più elementi si riscontrano insieme – sottolinea –, maggiore è la probabilità che si possa avere di fronte un bambino con una patologia genetica rara. A quel punto è necessario un coinvolgimento specialistico, a volte multidisciplinare per un approccio diagnostico completo”.