Nella notte del 31 agosto, a San Benedetto dei Marsi, un uomo sparò con il suo fucile all'orsa Amarena che si stava spostando con i cuccioli: ora, con l'accusa di uccisione di animale aggravata dalla crudeltà. Adesso, il 58enne è stato rinviato a giudizio. L'udienza dibattimentale, nel Tribunale di Avezzano, è stata fissata al 19 gennaio 2026, dopo una fase preliminare segnata da numerosi rinvii. Alla decisione erano presenti molti dei rappresentanti delle 48 parti civili. Tra queste, il Comune di Villalago, paese dove l'orsa era solita uscire allo scoperto passeggiando in mezzo alle case, e diverse associazioni ambientaliste, che hanno espresso soddisfazione per l'avvio dell'iter processuale. "Amarena non era soltanto un animale: rappresentava un patrimonio di biodiversità e il simbolo della convivenza possibile tra fauna selvatica e comunità locali", dichiara l'Enpa. Le associazioni costituitesi parte civile sottolineano, però, la necessità di un riesame del peso dei capi d'accusa, ritenuti sinora troppo lievi rispetto alla gravità del gesto, definito un unicum nella storia del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.Subito ddopo il fatto il direttore del Parco, Luciano Sammarone, aveva dichiarato: "Non era mai stata uccisa una mamma orsa con i suoi cuccioli nella storia del Parco". "Con l'uccisione di Amarena si è prodotto un danno all'intero ecosistema degli Appennini centrali: occorre applicare le più severe norme introdotte nel codice penale in recepimento della Direttiva UE sulla tutela penale dell'ambiente" sostiene l'associazione Appennino Ecosistema. Amarena era una femmina con cucciolate da record, diventata simbolo della conservazione dell'orso bruno marsicano di cui oggi si contano circa 50 esemplari. Nota per la sua eccezionale fertilità - aveva dato alla luce fino a quattro cuccioli in una sola cucciolata - Amarena fu colpita a morte mentre si trovava vicino ai suoi due piccoli non ancora autosufficienti, che si allontanarono nel buio subito dopo la sua uccisione. L'autore del reato fu subito identificato. La perizia balistica sul fucile, disposta dalla Procura, aveva confermato che Leombruni aveva sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l'animale.
di Napoli Magazine
28/09/2025 - 00:05
Nella notte del 31 agosto, a San Benedetto dei Marsi, un uomo sparò con il suo fucile all'orsa Amarena che si stava spostando con i cuccioli: ora, con l'accusa di uccisione di animale aggravata dalla crudeltà. Adesso, il 58enne è stato rinviato a giudizio. L'udienza dibattimentale, nel Tribunale di Avezzano, è stata fissata al 19 gennaio 2026, dopo una fase preliminare segnata da numerosi rinvii. Alla decisione erano presenti molti dei rappresentanti delle 48 parti civili. Tra queste, il Comune di Villalago, paese dove l'orsa era solita uscire allo scoperto passeggiando in mezzo alle case, e diverse associazioni ambientaliste, che hanno espresso soddisfazione per l'avvio dell'iter processuale. "Amarena non era soltanto un animale: rappresentava un patrimonio di biodiversità e il simbolo della convivenza possibile tra fauna selvatica e comunità locali", dichiara l'Enpa. Le associazioni costituitesi parte civile sottolineano, però, la necessità di un riesame del peso dei capi d'accusa, ritenuti sinora troppo lievi rispetto alla gravità del gesto, definito un unicum nella storia del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.Subito ddopo il fatto il direttore del Parco, Luciano Sammarone, aveva dichiarato: "Non era mai stata uccisa una mamma orsa con i suoi cuccioli nella storia del Parco". "Con l'uccisione di Amarena si è prodotto un danno all'intero ecosistema degli Appennini centrali: occorre applicare le più severe norme introdotte nel codice penale in recepimento della Direttiva UE sulla tutela penale dell'ambiente" sostiene l'associazione Appennino Ecosistema. Amarena era una femmina con cucciolate da record, diventata simbolo della conservazione dell'orso bruno marsicano di cui oggi si contano circa 50 esemplari. Nota per la sua eccezionale fertilità - aveva dato alla luce fino a quattro cuccioli in una sola cucciolata - Amarena fu colpita a morte mentre si trovava vicino ai suoi due piccoli non ancora autosufficienti, che si allontanarono nel buio subito dopo la sua uccisione. L'autore del reato fu subito identificato. La perizia balistica sul fucile, disposta dalla Procura, aveva confermato che Leombruni aveva sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l'animale.