"Ci sono documenti ufficiali delle società di importatori americani che consigliano di bloccare completamente le importazioni, non solo di vini italiani ma di vini europei, in attesa di sapere come sarà definita la norma del 14 aprile, che dovrebbe chiarire se i dazi Usa si applicano sulle merci già spedite. Così oggi l'export verso gli Stati Uniti è bloccato". L'allarme dell'Unione Vini è realtà e si materializza non solo con spedizioni ferme e ordini congelati in partenza negli uffici, ma con un più forte impatto visivo. Le bottiglie, infatti, viaggiano solo via mare e ora i magazzini degli interporti sono stipati, mentre i container restano parcheggiati sulle banchine perché non saliranno più a bordo delle navi cargo. Ecco le conseguenze dei dazi Usa - del 200% su vini e alcol - in via di applicazione dal 2 aprile.
Effetto Trump sul vino, dunque, che si ripercuote in anticipo su questo settore che negli Usa vale due miliardi di euro, con una quota del 24% sul totale delle spedizioni mondiali del settore. I container di bottiglie sono, dunque, da giorni bloccati nei porti italiani per i grandi timori sull'entrata in vigore dei tanto annunciati dazi Usa del 200% su vini e liquori europei dal 2 aprile. Per quella data, le bottiglie spedite oggi non sarebbero ancora arrivate o sdoganate sulla East Coast, con la conseguenza di porre il pagamento degli eventuali dazi a carico dell’importatore.
"I dazi sono già applicati anche se non esistono, perché le esportazioni sono bloccate, gli importatori americani hanno bloccato l'import dei nostri vini temendo di dover farsi carico loro del dazio perché non c'è una norma che quantomeno adesso escluda dai dazi i prodotti che sono in transito", spiega Paolo Castelletti, direttore generale Unione italiana Vini. "Quindi nel momento in cui fossero daziati anche i prodotti in transito, a quel punto il dazio ricadrebbe sull'importatore: questo vorrebbe dire sostanzialmente fallire", sottolinea.
Con il vino bloccato al nastro di partenza, ai tre consorzi di tutela del Prosecco, tra i più grandi esportatori di vino negli Usa con quasi 150 milioni di bottiglie, non è rimasto che prendere carta e penna e scrivere una lettera congiunta al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, chiedendo un intervento del governo. Lo stesso hanno fatto, insieme, i consorzi del Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Bolgheri e Barolo; mentre si è mosso da solo il consorzio del Chianti, come riporta Il Sole 24 Ore.
di Napoli Magazine
29/03/2025 - 10:33
"Ci sono documenti ufficiali delle società di importatori americani che consigliano di bloccare completamente le importazioni, non solo di vini italiani ma di vini europei, in attesa di sapere come sarà definita la norma del 14 aprile, che dovrebbe chiarire se i dazi Usa si applicano sulle merci già spedite. Così oggi l'export verso gli Stati Uniti è bloccato". L'allarme dell'Unione Vini è realtà e si materializza non solo con spedizioni ferme e ordini congelati in partenza negli uffici, ma con un più forte impatto visivo. Le bottiglie, infatti, viaggiano solo via mare e ora i magazzini degli interporti sono stipati, mentre i container restano parcheggiati sulle banchine perché non saliranno più a bordo delle navi cargo. Ecco le conseguenze dei dazi Usa - del 200% su vini e alcol - in via di applicazione dal 2 aprile.
Effetto Trump sul vino, dunque, che si ripercuote in anticipo su questo settore che negli Usa vale due miliardi di euro, con una quota del 24% sul totale delle spedizioni mondiali del settore. I container di bottiglie sono, dunque, da giorni bloccati nei porti italiani per i grandi timori sull'entrata in vigore dei tanto annunciati dazi Usa del 200% su vini e liquori europei dal 2 aprile. Per quella data, le bottiglie spedite oggi non sarebbero ancora arrivate o sdoganate sulla East Coast, con la conseguenza di porre il pagamento degli eventuali dazi a carico dell’importatore.
"I dazi sono già applicati anche se non esistono, perché le esportazioni sono bloccate, gli importatori americani hanno bloccato l'import dei nostri vini temendo di dover farsi carico loro del dazio perché non c'è una norma che quantomeno adesso escluda dai dazi i prodotti che sono in transito", spiega Paolo Castelletti, direttore generale Unione italiana Vini. "Quindi nel momento in cui fossero daziati anche i prodotti in transito, a quel punto il dazio ricadrebbe sull'importatore: questo vorrebbe dire sostanzialmente fallire", sottolinea.
Con il vino bloccato al nastro di partenza, ai tre consorzi di tutela del Prosecco, tra i più grandi esportatori di vino negli Usa con quasi 150 milioni di bottiglie, non è rimasto che prendere carta e penna e scrivere una lettera congiunta al ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, chiedendo un intervento del governo. Lo stesso hanno fatto, insieme, i consorzi del Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Bolgheri e Barolo; mentre si è mosso da solo il consorzio del Chianti, come riporta Il Sole 24 Ore.