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ONU - Guterres all'Assemblea Generale: "I nostri principi sono sotto assedio"
23.09.2025 15:26 di Napoli Magazine
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"Siamo entrati in un'epoca di sconvolgimenti sconsiderati e di incessante sofferenza umana. I principi delle Nazioni Unite che avete istituito sono sotto assedio, i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell'impunità, della disuguaglianza e dell'indifferenza". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres aprendo i lavori dell'80esima Assemblea Generale. "Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere - ha aggiunto - Ognuno di essi è un avvertimento".

"Il nostro mondo sta diventando sempre più multipolare. Questo può essere positivo, perché riflette un panorama globale più diversificato e dinamico. Ma la multipolarità senza istituzioni multilaterali efficaci provoca il caos, come l'Europa ha imparato a sue spese, dando origine alla Prima Guerra Mondiale", ha detto il segretario generale.

La presidente del consiglio Giorgia Meloni è arrivata al Palazzo di Vetro. La premier parlerà domani sera al dibattito generale. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato all'Onu.

"Dall'inizio di questa guerra, l'Europa è stata la linfa vitale dell'Autorità Palestinese. Abbiamo messo insieme un pacchetto finanziario senza precedenti di 1,6 miliardi di euro. Ma poiché è in gioco la stessa sopravvivenza dell'Autorità Palestinese, dobbiamo fare tutti di più. Ecco perché istituiremo un Gruppo di Donatori per la Palestina: lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen alla conferenza di alto livello all'Onu per la soluzione dei due stati.

"Quando la notte è più buia, dobbiamo aggrapparci alla nostra bussola. E la nostra bussola è la soluzione a due Stati": lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen alla conferenza di alto livello all'Onu per la soluzione dei due stati. "Il 7 ottobre - ha proseguito - ha aperto uno dei capitoli più oscuri della storia. Siamo tutti d'accordo che la tragedia a Gaza deve finire subito. E che gli ostaggi devono essere rilasciati. Ma porre fine alla guerra potrebbe non essere sufficiente, se non c'è un percorso verso la pace. Se la prospettiva dei due Stati non è più realizzabile". 

Scossa e scontro all'Onu sulla Palestina, dove una decina di Paesi ha annunciato formalmente il suo riconoscimento nella Conferenza di alto livello sulla soluzione a due stati, convocata da Francia e Arabia Saudita.

Dura la reazione di Usa e Israele, che però sono sempre più isolate al Palazzo di Vetro. La mossa arriva nel pieno dell'escalation israeliana contro Gaza City e della proposta a sorpresa di Hamas: secondo Fox News, l'organizzazione estremista ha scritto una lettera a Donald Trump chiedendogli di garantire una tregua di 60 giorni a Gaza in cambio del rilascio di metà degli ostaggi detenuti, anche se finora il presidente ha insistito per la liberazione di tutti. La lettera sarebbe attualmente trattenuta dal Qatar e verrà consegnata a Trump nel corso della settimana, probabilmente durante i lavori del Palazzo di Vetro, dove il tycoon interverrà martedì affermando il potere unilaterale degli Stati Uniti e "attaccando le istituzioni globaliste", come ha anticipato la Casa Bianca. Nel mirino forse, secondo la Reuters, anche l'intera corte penale internazionale, in risposta alle indagini su presunti crimini di guerra israeliani. A guidare il push diplomatico per il riconoscimento della Palestina è Emmanuel Macron, il primo ad annunciare alcune settimane fa la svolta di Parigi. Seguito poi a ruota da altri importanti Paesi occidentali, come la Gran Bretagna, il Canada, l'Australia e il Portogallo, che hanno anticipato l'annuncio domenica, mentre oggi la lista si allunga ulteriormente: oltre alla Francia, Belgio, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, San Marino. Con la Danimarca che evoca un ancora non meglio precisato "cambio di posizione".

"E' arrivato il tempo di fermare la guerra, il massacro", ha detto Macron prima di dichiarare solennemente tra gli applausi scroscianti dell'aula il suo riconoscimento della Palestina "in nome della pace", condannando gli attacchi di Hamas e rilanciando "la lotta esistenziale contro l'antisemitismo".

"Niente giustifica la guerra in corso a Gaza. Niente. Al contrario, tutto ci obbliga a porvi fine definitivamente, visto che non l'abbiamo fatto prima. Dobbiamo farlo per salvare vite umane", ha proseguito, criticando Israele che sta espandendo la sua operazione militare nella Striscia, con centinaia di migliaia di persone sfollate, ferite, affamate, traumatizzate, nonostante Hamas sia stata significativamente indebolita. Il capo dell'Eliseo ha inoltre detto che Parigi è pronta a contribuire a una "missione di stabilizzazione" a Gaza e che l'apertura di un'ambasciata in Palestina e' subordinata al rilascio di "tutti gli ostaggi" da parte di Hamas e a un "cessate il fuoco" a Gaza.

Il riconoscimento della Palestina è stato il passaggio cruciale della conferenza co-presieduta da Macron e dal ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan, intervenuto a nome del principe ereditario Mohamed Bin Salman in videoconferenza, come il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen, cui gli Usa hanno negato il visto. Ha partecipato anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ("la sovranità nazionale per i palestinesi è un diritto, non una ricompensa. E negarla sarebbe un regalo agli estremisti di tutto il mondo"), insieme a oltre 30 tra leader e ministri degli esteri, compreso Antonio Tajani. "Quando la notte è più buia, dobbiamo aggrapparci alla nostra bussola. E la nostra bussola è la soluzione a due Stati", ha sottolineato la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, annunciando una Gruppo di Donatori per la Palestina.

Gli Usa, tramite il Dipartimento di Stato, hanno liquidato la mossa degli alleati come "puramente simbolica", spiegando che "il nostro obiettivo rimane una diplomazia seria, non gesti da performance. Le nostre priorità sono chiare: il rilascio degli ostaggi, la sicurezza di Israele e la pace e la prosperità per l'intera regione, possibili solo senza Hamas". E il riconoscimento della Palestina, per la Casa Bianca e il segretario di stato Marco Ribio e' "una ricompensa ad Hamas".

Per l'ambasciatore di Israele all'Onu, Danny Danon, "dichiarazioni vuote che ignorano la realtà e le forze sinistre della nostra regione non portano a nulla, nessuna dichiarazione di alcun Paese cambierà il semplice fatto che, prima di tutto, gli ostaggi devono essere restituiti e che Hamas deve essere sconfitto".

Ma il riconoscimento della Palestina, come in parte la guerra in Ucraina, evidenzia un clamoroso disallineamento tra gli Usa e una parte dell'Europa e più in generale dell'Occidente, con vari Paesi alleati che sfidano Trump e il suo alleato di ferro.

L'Italia e la Germania restano a metà strada, avendo firmato con altri 140 Paesi la precedente dichiarazione di New York a favore della soluzione dei due Stati ma ritenendo prematuro il riconoscimento di una Palestina che "oggi non esiste e il cui futuro va costruito", come ha ribadito Tajani.

Trump intanto cerca di ritessere i fili col mondo arabo-musulmano, riunendo martedì a New York un gruppo ristretto di leader del Golfo perché prendano parte a un piano post-bellico per Gaza e persino inviino truppe per una forza di stabilizzazione che sostituirà l'esercito israeliano, secondo Axios. I leader arabi dovrebbero chiedere al tycoon di fare pressione su Netanyahu affinché ponga fine alla guerra nella Striscia e si astenga dall'annettere parti della Cisgiordania: una "linea rossa" per l'Arabia e gli Emirati, che minacciano di ritirarsi dagli Accordi di Abramo, il principale risultato di politica estera di Trump nel suo primo mandato presidenziale.

Stesso monito da vari Paesi europei, da Londra a Berlino. Ma la risposta di Bibi al riconoscimento della Palestina potrebbe essere proprio questa: per farlo chiederà il disco verde del tycoon lunedì prossimo nella sua visita alla Casa Bianca. 

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ONU - Guterres all'Assemblea Generale: "I nostri principi sono sotto assedio"

di Napoli Magazine

23/09/2025 - 15:26

"Siamo entrati in un'epoca di sconvolgimenti sconsiderati e di incessante sofferenza umana. I principi delle Nazioni Unite che avete istituito sono sotto assedio, i pilastri della pace e del progresso stanno cedendo sotto il peso dell'impunità, della disuguaglianza e dell'indifferenza". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres aprendo i lavori dell'80esima Assemblea Generale. "Nazioni sovrane invase, la fame trasformata in arma, la verità messa a tacere - ha aggiunto - Ognuno di essi è un avvertimento".

"Il nostro mondo sta diventando sempre più multipolare. Questo può essere positivo, perché riflette un panorama globale più diversificato e dinamico. Ma la multipolarità senza istituzioni multilaterali efficaci provoca il caos, come l'Europa ha imparato a sue spese, dando origine alla Prima Guerra Mondiale", ha detto il segretario generale.

La presidente del consiglio Giorgia Meloni è arrivata al Palazzo di Vetro. La premier parlerà domani sera al dibattito generale. Anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato all'Onu.

"Dall'inizio di questa guerra, l'Europa è stata la linfa vitale dell'Autorità Palestinese. Abbiamo messo insieme un pacchetto finanziario senza precedenti di 1,6 miliardi di euro. Ma poiché è in gioco la stessa sopravvivenza dell'Autorità Palestinese, dobbiamo fare tutti di più. Ecco perché istituiremo un Gruppo di Donatori per la Palestina: lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen alla conferenza di alto livello all'Onu per la soluzione dei due stati.

"Quando la notte è più buia, dobbiamo aggrapparci alla nostra bussola. E la nostra bussola è la soluzione a due Stati": lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen alla conferenza di alto livello all'Onu per la soluzione dei due stati. "Il 7 ottobre - ha proseguito - ha aperto uno dei capitoli più oscuri della storia. Siamo tutti d'accordo che la tragedia a Gaza deve finire subito. E che gli ostaggi devono essere rilasciati. Ma porre fine alla guerra potrebbe non essere sufficiente, se non c'è un percorso verso la pace. Se la prospettiva dei due Stati non è più realizzabile". 

Scossa e scontro all'Onu sulla Palestina, dove una decina di Paesi ha annunciato formalmente il suo riconoscimento nella Conferenza di alto livello sulla soluzione a due stati, convocata da Francia e Arabia Saudita.

Dura la reazione di Usa e Israele, che però sono sempre più isolate al Palazzo di Vetro. La mossa arriva nel pieno dell'escalation israeliana contro Gaza City e della proposta a sorpresa di Hamas: secondo Fox News, l'organizzazione estremista ha scritto una lettera a Donald Trump chiedendogli di garantire una tregua di 60 giorni a Gaza in cambio del rilascio di metà degli ostaggi detenuti, anche se finora il presidente ha insistito per la liberazione di tutti. La lettera sarebbe attualmente trattenuta dal Qatar e verrà consegnata a Trump nel corso della settimana, probabilmente durante i lavori del Palazzo di Vetro, dove il tycoon interverrà martedì affermando il potere unilaterale degli Stati Uniti e "attaccando le istituzioni globaliste", come ha anticipato la Casa Bianca. Nel mirino forse, secondo la Reuters, anche l'intera corte penale internazionale, in risposta alle indagini su presunti crimini di guerra israeliani. A guidare il push diplomatico per il riconoscimento della Palestina è Emmanuel Macron, il primo ad annunciare alcune settimane fa la svolta di Parigi. Seguito poi a ruota da altri importanti Paesi occidentali, come la Gran Bretagna, il Canada, l'Australia e il Portogallo, che hanno anticipato l'annuncio domenica, mentre oggi la lista si allunga ulteriormente: oltre alla Francia, Belgio, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Nuova Zelanda, San Marino. Con la Danimarca che evoca un ancora non meglio precisato "cambio di posizione".

"E' arrivato il tempo di fermare la guerra, il massacro", ha detto Macron prima di dichiarare solennemente tra gli applausi scroscianti dell'aula il suo riconoscimento della Palestina "in nome della pace", condannando gli attacchi di Hamas e rilanciando "la lotta esistenziale contro l'antisemitismo".

"Niente giustifica la guerra in corso a Gaza. Niente. Al contrario, tutto ci obbliga a porvi fine definitivamente, visto che non l'abbiamo fatto prima. Dobbiamo farlo per salvare vite umane", ha proseguito, criticando Israele che sta espandendo la sua operazione militare nella Striscia, con centinaia di migliaia di persone sfollate, ferite, affamate, traumatizzate, nonostante Hamas sia stata significativamente indebolita. Il capo dell'Eliseo ha inoltre detto che Parigi è pronta a contribuire a una "missione di stabilizzazione" a Gaza e che l'apertura di un'ambasciata in Palestina e' subordinata al rilascio di "tutti gli ostaggi" da parte di Hamas e a un "cessate il fuoco" a Gaza.

Il riconoscimento della Palestina è stato il passaggio cruciale della conferenza co-presieduta da Macron e dal ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan, intervenuto a nome del principe ereditario Mohamed Bin Salman in videoconferenza, come il presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen, cui gli Usa hanno negato il visto. Ha partecipato anche il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ("la sovranità nazionale per i palestinesi è un diritto, non una ricompensa. E negarla sarebbe un regalo agli estremisti di tutto il mondo"), insieme a oltre 30 tra leader e ministri degli esteri, compreso Antonio Tajani. "Quando la notte è più buia, dobbiamo aggrapparci alla nostra bussola. E la nostra bussola è la soluzione a due Stati", ha sottolineato la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, annunciando una Gruppo di Donatori per la Palestina.

Gli Usa, tramite il Dipartimento di Stato, hanno liquidato la mossa degli alleati come "puramente simbolica", spiegando che "il nostro obiettivo rimane una diplomazia seria, non gesti da performance. Le nostre priorità sono chiare: il rilascio degli ostaggi, la sicurezza di Israele e la pace e la prosperità per l'intera regione, possibili solo senza Hamas". E il riconoscimento della Palestina, per la Casa Bianca e il segretario di stato Marco Ribio e' "una ricompensa ad Hamas".

Per l'ambasciatore di Israele all'Onu, Danny Danon, "dichiarazioni vuote che ignorano la realtà e le forze sinistre della nostra regione non portano a nulla, nessuna dichiarazione di alcun Paese cambierà il semplice fatto che, prima di tutto, gli ostaggi devono essere restituiti e che Hamas deve essere sconfitto".

Ma il riconoscimento della Palestina, come in parte la guerra in Ucraina, evidenzia un clamoroso disallineamento tra gli Usa e una parte dell'Europa e più in generale dell'Occidente, con vari Paesi alleati che sfidano Trump e il suo alleato di ferro.

L'Italia e la Germania restano a metà strada, avendo firmato con altri 140 Paesi la precedente dichiarazione di New York a favore della soluzione dei due Stati ma ritenendo prematuro il riconoscimento di una Palestina che "oggi non esiste e il cui futuro va costruito", come ha ribadito Tajani.

Trump intanto cerca di ritessere i fili col mondo arabo-musulmano, riunendo martedì a New York un gruppo ristretto di leader del Golfo perché prendano parte a un piano post-bellico per Gaza e persino inviino truppe per una forza di stabilizzazione che sostituirà l'esercito israeliano, secondo Axios. I leader arabi dovrebbero chiedere al tycoon di fare pressione su Netanyahu affinché ponga fine alla guerra nella Striscia e si astenga dall'annettere parti della Cisgiordania: una "linea rossa" per l'Arabia e gli Emirati, che minacciano di ritirarsi dagli Accordi di Abramo, il principale risultato di politica estera di Trump nel suo primo mandato presidenziale.

Stesso monito da vari Paesi europei, da Londra a Berlino. Ma la risposta di Bibi al riconoscimento della Palestina potrebbe essere proprio questa: per farlo chiederà il disco verde del tycoon lunedì prossimo nella sua visita alla Casa Bianca.