"La mia Olimpia", scritto insieme a Umberto Zapelloni, è l'ultima opera scritta da Dan Peterson. L'ex coach biancorosso è stato intervistato a riguardo su La Repubblica: "Il ricordo più forte? La rimonta sull'Aris Salonicco nei quarti di Coppa dei Campioni 1986-87. Venivamo dal -31 in Grecia. Quella sera sentimmo una spinta incredibile del Forum. Vincemmo 83-49. Bob McAdoo mi racconta che quella è stata la serata più incredibile della sua carriera, e lui ha lasciato strati di pelle sul campo da basket. Il quintetto ideale? D'Antoni, McAdoo, Premier, Meneghin. Per il quinto scelgo Gianelli. Ma avrei potuto dire anche Carroll, Carr, Pittis. Il segreto di quella Milano? Uno staff formidabile e un presidente come Gabetti, che ebbe il coraggio di prendere l'Olimpia e di non mollarla dopo il crollo a causa della neve del Palazzetto di San Siro, nel 1985. Non ci siamo mai sentiti soli. Mi sono sempre ritenuto in debito con lui alla milionesima potenza. Contatti con Berlusconi per allenare il Milan? Voleva qualcosa di rivoluzionario, una persona fuori dal calcio, un motivatore. Chiese informazioni a Bruno Bogarelli, che era anche mio manager. E lui gli disse: "Peterson potrebbe dirigere anche un night". Dissi: "Finita la mia stagione, a bocce ferme, si può fare tutto". Poi presero Arrigo Sacchi. A Galliani ancora oggi dico, scherzando, "Avete sbagliato tutto". E a Sacchi, che non è famoso per il suo senso dell'umorismo: "Arrigo, che fortuna che hai avuto". Il ritorno sulla panchina dell'Olimpia nel 2011? Una parentesi bellissima per la quale ringrazierò sempre Giorgio. Fu come ritrovare la strada di casa".
di Napoli Magazine
19/03/2025 - 19:20
"La mia Olimpia", scritto insieme a Umberto Zapelloni, è l'ultima opera scritta da Dan Peterson. L'ex coach biancorosso è stato intervistato a riguardo su La Repubblica: "Il ricordo più forte? La rimonta sull'Aris Salonicco nei quarti di Coppa dei Campioni 1986-87. Venivamo dal -31 in Grecia. Quella sera sentimmo una spinta incredibile del Forum. Vincemmo 83-49. Bob McAdoo mi racconta che quella è stata la serata più incredibile della sua carriera, e lui ha lasciato strati di pelle sul campo da basket. Il quintetto ideale? D'Antoni, McAdoo, Premier, Meneghin. Per il quinto scelgo Gianelli. Ma avrei potuto dire anche Carroll, Carr, Pittis. Il segreto di quella Milano? Uno staff formidabile e un presidente come Gabetti, che ebbe il coraggio di prendere l'Olimpia e di non mollarla dopo il crollo a causa della neve del Palazzetto di San Siro, nel 1985. Non ci siamo mai sentiti soli. Mi sono sempre ritenuto in debito con lui alla milionesima potenza. Contatti con Berlusconi per allenare il Milan? Voleva qualcosa di rivoluzionario, una persona fuori dal calcio, un motivatore. Chiese informazioni a Bruno Bogarelli, che era anche mio manager. E lui gli disse: "Peterson potrebbe dirigere anche un night". Dissi: "Finita la mia stagione, a bocce ferme, si può fare tutto". Poi presero Arrigo Sacchi. A Galliani ancora oggi dico, scherzando, "Avete sbagliato tutto". E a Sacchi, che non è famoso per il suo senso dell'umorismo: "Arrigo, che fortuna che hai avuto". Il ritorno sulla panchina dell'Olimpia nel 2011? Una parentesi bellissima per la quale ringrazierò sempre Giorgio. Fu come ritrovare la strada di casa".