Nicolò Fagioli, centrocampista della Fiorentina, ha rilasciato un'intervista a Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport: "Stimo tanto Allegri, mi ha fatto crescere e nel periodo della squalifica mi è stato molto vicino. Mi sono riappropriato della mia vita… Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. Anche la partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, ndr). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato. La stanchezza dei tanti impegni? A vent’anni è impossibile, a trenta forse. È anche vero che il giocatore esperto sa come dosare le energie. Se giochi in una squadra come la Juve, e, l’Inter, il Milan e il Napoli è naturale avere tanti impegni, lo sai in partenza".
di Napoli Magazine
19/03/2025 - 13:19
Nicolò Fagioli, centrocampista della Fiorentina, ha rilasciato un'intervista a Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport: "Stimo tanto Allegri, mi ha fatto crescere e nel periodo della squalifica mi è stato molto vicino. Mi sono riappropriato della mia vita… Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. Anche la partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise (Kean, ndr). Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato. La stanchezza dei tanti impegni? A vent’anni è impossibile, a trenta forse. È anche vero che il giocatore esperto sa come dosare le energie. Se giochi in una squadra come la Juve, e, l’Inter, il Milan e il Napoli è naturale avere tanti impegni, lo sai in partenza".