Dopo la deludente esperienza in Italia con il Milan, Emerson Royal è tornato in Brasile per vestire la maglia del Flamengo (con cui gioca titolare e ha collezionato un gol e un assist finora) ed è felicissimo perché tornando a casa sta tornando ad essere un giocatore importante e si è lasciato alle spalle i cori di scherno e quella sovraesposizione mediatica che hanno caratterizzato la sua avventura in Europa.
A raccontarlo è lo stesso terzino, che col Diavolo ha vinto una Supercoppa italiana ma non ha alcuna nostalgia dell'Europa: "Oggi sto bene e sono finalmente tornato ad essere felice - ha svelato a La Gazzetta dello Sport - Tornare qui dopo tanti anni fuori è stato speciale. Stiamo disputando due competizioni importanti e una delle ragioni per cui ho scelto di rientrare era farmi conoscere di più dalla gente del mio paese, perché sono stato tanto tempo all’estero. È una sensazione bellissima sentirmi apprezzato".
Emerson Royal è felice in Brasile ma segue ancora il calcio europeo: "Quando gli orari me lo permettono, sempre. Le partite italiane qui sono molto tardi, ma quando posso guardo il Milan. Ho amici lì, soprattutto Rafa Leao che sento sempre. Sono curioso di vedere come vanno e voglio supportarli da casa".
L'esperienza in rossonero però è stata tutt'altro che indimenticabile: "Io sono arrivato in Italia con una sensazione un po’ strana da subito. Dall’inizio, ogni volta che dicevo o facevo qualcosa si parlava di me più di quanto si parlasse di Cristiano Ronaldo… ma in modo negativo. Mi sentivo di dover fare sempre il doppio per essere accettato, e poi non essere accettato comunque. Non vorresti mai sentire certe cose mentre stai cercando di fare al meglio il tuo lavoro".
Il brasiliano ha spiegato così i motivi del suo addio: "Parte tutto da me e da una mia richiesta. Ho parlato con la mia famiglia, con il mio agente, e l’idea di andarmene era già diventata una priorità. Non avrei potuto continuare con quella sensazione addosso. Al Tottenham mi era successa la stessa cosa, ma lì ero riuscito a far cambiare idea: arrivi, la gente parla, poi non vogliono più che tu te ne vada. È sempre questione di tempo e adattamento. Inizialmente avevo pensato di fare lo stesso anche al Milan, di restare per dimostrare davvero chi sono. Ma dopo l'infortunio e i mesi fermo, quella sensazione si è amplificata ancora di più. E quando ho capito che il mio rapporto con l’ambiente si era ormai logorato, mi sono reso conto che restare non sarebbe stata la scelta giusta".
"L'Italia non mi manca. È un paese bellissimo, il Milan è un top club, ma non avrò mai quella sensazione di nostalgia, perché non c’è motivo per cui mi possa mancare", ha aggiunto prima di mandare un messaggio direttamente ai tifosi rossoneri: "Direi che da una parte li capisco benissimo: pagano il biglietto, vogliono il massimo per la squadra e pretendono che ogni giocatore renda sempre al meglio. Non ho nulla contro questo, lo rispetto totalmente. Però a volte è stato veramente un po’ troppo, perché io ero un giocatore del Milan e supportarmi avrebbe aiutato anche il Milan stesso. Quando un calciatore commette degli errori, se la tifoseria gli resta vicino lo aiuta ancora prima che le cose vadano davvero male. Non si può essere al 100% tutti i giorni: ci sono partite in cui ti riesce tutto e altre in cui non gira. È umano, ed è qualcosa che va accettato. Invece io mi sono sentito spesso criticato con molta esagerazione, anche in momenti in cui avevo fatto partite importanti davvero molto bene".
di Napoli Magazine
21/11/2025 - 15:48
Dopo la deludente esperienza in Italia con il Milan, Emerson Royal è tornato in Brasile per vestire la maglia del Flamengo (con cui gioca titolare e ha collezionato un gol e un assist finora) ed è felicissimo perché tornando a casa sta tornando ad essere un giocatore importante e si è lasciato alle spalle i cori di scherno e quella sovraesposizione mediatica che hanno caratterizzato la sua avventura in Europa.
A raccontarlo è lo stesso terzino, che col Diavolo ha vinto una Supercoppa italiana ma non ha alcuna nostalgia dell'Europa: "Oggi sto bene e sono finalmente tornato ad essere felice - ha svelato a La Gazzetta dello Sport - Tornare qui dopo tanti anni fuori è stato speciale. Stiamo disputando due competizioni importanti e una delle ragioni per cui ho scelto di rientrare era farmi conoscere di più dalla gente del mio paese, perché sono stato tanto tempo all’estero. È una sensazione bellissima sentirmi apprezzato".
Emerson Royal è felice in Brasile ma segue ancora il calcio europeo: "Quando gli orari me lo permettono, sempre. Le partite italiane qui sono molto tardi, ma quando posso guardo il Milan. Ho amici lì, soprattutto Rafa Leao che sento sempre. Sono curioso di vedere come vanno e voglio supportarli da casa".
L'esperienza in rossonero però è stata tutt'altro che indimenticabile: "Io sono arrivato in Italia con una sensazione un po’ strana da subito. Dall’inizio, ogni volta che dicevo o facevo qualcosa si parlava di me più di quanto si parlasse di Cristiano Ronaldo… ma in modo negativo. Mi sentivo di dover fare sempre il doppio per essere accettato, e poi non essere accettato comunque. Non vorresti mai sentire certe cose mentre stai cercando di fare al meglio il tuo lavoro".
Il brasiliano ha spiegato così i motivi del suo addio: "Parte tutto da me e da una mia richiesta. Ho parlato con la mia famiglia, con il mio agente, e l’idea di andarmene era già diventata una priorità. Non avrei potuto continuare con quella sensazione addosso. Al Tottenham mi era successa la stessa cosa, ma lì ero riuscito a far cambiare idea: arrivi, la gente parla, poi non vogliono più che tu te ne vada. È sempre questione di tempo e adattamento. Inizialmente avevo pensato di fare lo stesso anche al Milan, di restare per dimostrare davvero chi sono. Ma dopo l'infortunio e i mesi fermo, quella sensazione si è amplificata ancora di più. E quando ho capito che il mio rapporto con l’ambiente si era ormai logorato, mi sono reso conto che restare non sarebbe stata la scelta giusta".
"L'Italia non mi manca. È un paese bellissimo, il Milan è un top club, ma non avrò mai quella sensazione di nostalgia, perché non c’è motivo per cui mi possa mancare", ha aggiunto prima di mandare un messaggio direttamente ai tifosi rossoneri: "Direi che da una parte li capisco benissimo: pagano il biglietto, vogliono il massimo per la squadra e pretendono che ogni giocatore renda sempre al meglio. Non ho nulla contro questo, lo rispetto totalmente. Però a volte è stato veramente un po’ troppo, perché io ero un giocatore del Milan e supportarmi avrebbe aiutato anche il Milan stesso. Quando un calciatore commette degli errori, se la tifoseria gli resta vicino lo aiuta ancora prima che le cose vadano davvero male. Non si può essere al 100% tutti i giorni: ci sono partite in cui ti riesce tutto e altre in cui non gira. È umano, ed è qualcosa che va accettato. Invece io mi sono sentito spesso criticato con molta esagerazione, anche in momenti in cui avevo fatto partite importanti davvero molto bene".