Xavier Jacobelli, giornalista, ha voluto ricordare Gianluca Vialli sulle pagine di Tuttosport, parlando anche della vicenda legata ad Edoardo Bove: "Cinque gennaio. Due anni fa, Vialli. Se la vita di chi non c’è più è nella memoria dei vivi, la presenza di Gianluca è immanente, come i suoi valori, le sue azioni, il suo modo di vivere. Massimo Mauro, presidente della Fondazione Vialli e Mauro, è il custode dell’eredità morale del grande amico, Due anni dopo quel giorno, ha scritto una lettera che tocca il cuore, obbedendo allo spirito che ispira l’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, nata a Torino nel 2003 con l’obiettivo di raccogliere e destinare fondi alla prevenzione e alla cura del cancro, sostenendo la ricerca medico-scientifica sulla Sclerosi Lateale Amiotrofica (SLA). S’intitola: «Festeggiamo l’esempio, l’amico, il miracolo del calcio'. La vicenda di Bove è un miracolo del calcio. Lo è per il suo epilogo, certo. Ma lo è anche per un altro motivo. Quando, infatti, il giocatore della Fiorentina cade a terra vicino a lui, primo a intervenire in modo determinante è Cataldi. Due ragazzi nati ai due estremi della Capitale, il primo cuore giallorosso, il secondo biancoceleste. Cresciuti da avversari nei rispettivi vivai e a un certo punto entrambi lasciati allontanare. Direzione Firenze. Lì, stessa maglia viola, diventano compagni, ma soprattutto amici, amici del cuore. Perché questo fa l’incontro di persone, più prorompente di qualsiasi fede calcistica. L’incontro tra persone crea dialogo, condivisione, conoscenza, rispetto, abbracci, affetto".
di Napoli Magazine
05/01/2025 - 10:23
Xavier Jacobelli, giornalista, ha voluto ricordare Gianluca Vialli sulle pagine di Tuttosport, parlando anche della vicenda legata ad Edoardo Bove: "Cinque gennaio. Due anni fa, Vialli. Se la vita di chi non c’è più è nella memoria dei vivi, la presenza di Gianluca è immanente, come i suoi valori, le sue azioni, il suo modo di vivere. Massimo Mauro, presidente della Fondazione Vialli e Mauro, è il custode dell’eredità morale del grande amico, Due anni dopo quel giorno, ha scritto una lettera che tocca il cuore, obbedendo allo spirito che ispira l’organizzazione non lucrativa di utilità sociale, nata a Torino nel 2003 con l’obiettivo di raccogliere e destinare fondi alla prevenzione e alla cura del cancro, sostenendo la ricerca medico-scientifica sulla Sclerosi Lateale Amiotrofica (SLA). S’intitola: «Festeggiamo l’esempio, l’amico, il miracolo del calcio'. La vicenda di Bove è un miracolo del calcio. Lo è per il suo epilogo, certo. Ma lo è anche per un altro motivo. Quando, infatti, il giocatore della Fiorentina cade a terra vicino a lui, primo a intervenire in modo determinante è Cataldi. Due ragazzi nati ai due estremi della Capitale, il primo cuore giallorosso, il secondo biancoceleste. Cresciuti da avversari nei rispettivi vivai e a un certo punto entrambi lasciati allontanare. Direzione Firenze. Lì, stessa maglia viola, diventano compagni, ma soprattutto amici, amici del cuore. Perché questo fa l’incontro di persone, più prorompente di qualsiasi fede calcistica. L’incontro tra persone crea dialogo, condivisione, conoscenza, rispetto, abbracci, affetto".