Sul canale YouTube di Napolità, video intervista realizzata da Sasà Pengue ad Antonio Jr. Vacca, calciatore ex Foggia e Venezia, tra le altre: “La mia vita è cambiata quando ho incontrato Roberto De Zerbi a Foggia. Prima di quell’anno, andavo in campo, avevo delle caratteristiche ben precise, ma non ero un calciatore pensante, giocavo d’inerzia. Quando ho incontrato De Zerbi ho cominciato a vedere il calcio in maniera diversa, telecomandato da lui con un joystick. Tutto ciò che provavamo in allenamento, lo rimettevamo in campo ed era tutto più semplice. Da lì, ho iniziato a ragionare di più in campo e le cose sono risultate essere più semplici: è stato questo il motivo per cui sono arrivato in Serie A. Roberto ci diceva sempre: ‘Queste cose le rivedrete tra dieci anni, farete bene a seguirmi, se voi non lo fate, non me ne frega un cazzo, io ci arriverò in Serie A, non so se ci arrivate voi’. Col Foggia eravamo super organizzati, ognuno sapeva cosa doveva fare l’altro. Le mie parate col Cittadella? La settimana prima di quella partita io e Roberto litigammo, eravamo un po’ come due fidanzati, non parlammo neppure il giorno della partita. Dopo aver deciso di andare in porta, lui è venuto da me, mi ha sorriso e stretto la mano dicendomi: ‘Sei un bravo portiere’ (ride, ndr). Se sento Roberto? Spesso. Dovrei raggiungerlo per la partita contro Tolosa, starò a casa sua qualche giorno. Poi, faremo le vacanze insieme quest’estate. Lobotka e Gilmour? Hanno tante somiglianze, caratteristiche comuni. Preferisco Lobotka che è un giocatore totale, secondo me ha anche un po’ di forza fisica in più. Nel mio modo di vedere calcio, potrebbero tranquillamente giocare insieme, non li toglierei mai. Dipende molto dall’idea di gioco dell’allenatore. Sono quei giocatori a cui va data la palla, perché hanno già visto l’uomo libero, anche se hanno qualcuno attaccato dietro. McTominay? È davvero forte, di livello, una bella mezzala fisica, di inserimento. È chiaro che deve sposarsi con le idee dell’allenatore, soprattutto se fai giocare Lobotka e Gilmour insieme, va messo trequartista, ma non ti può dare il lavoro che ti può fare una seconda punta come Raspadori, perdi qualcosa. Conte? Sono un paio d’anni che non riesco più ad essere critico nei confronti degli allenatori, perché è un lavoro molto difficile quello dell’allenatore. Hai a che fare con 30 persone, ogni giorno, ognuno ha i suoi problemi, alleni una piazza come Napoli dove ci sono 80.000 allenatori, 80.000 direttori sportivi. È un allenatore, comunque, che ha le sue idee che possono diverse dalle mie, quelle di Roberto De Zerbi, ma la verità in tasca non ce l’ha nessuno e lui riesce a tirare il meglio da ogni giocatore. Lotta scudetto? L’Inter ha un grosso vantaggio. Le partite steccate con Udinese e Venezia pesano tanto. Avrei detto Inter anche qualche settimana fa. Sistemi di gioco? Un allenatore può partire giocando un 4-3-3 e, in fase di non possesso, con una squadra avversaria che ha un play forte, può adattare un 4-2-3-1 con una mezz’ala a uomo sul play. In questo calcio moderno, il 90% delle squadre, il non possesso lo fanno ‘ad uomo’, si stanno strutturando tutti così. Mi piace, responsabilizza i giocatori. Il Napoli può permetterselo, quando va in svantaggio comincia a pressare forte, tante volte col risultato in bilico mi sembra un po’ attendista. È anche una strategia per far venire fuori la difesa avversaria. Il mio futuro? Ad oggi, non lo so. L’allenatore non credo, mi piacerebbe fare più da collaboratore tecnico, da campo. Dopo 15 anni sotto i riflettori, vorrei mettermi un po’ dietro. È un lavoro che mi piace, è colui che ha rapporto con i giocatori, mi piace”.
di Napoli Magazine
25/03/2025 - 13:14
Sul canale YouTube di Napolità, video intervista realizzata da Sasà Pengue ad Antonio Jr. Vacca, calciatore ex Foggia e Venezia, tra le altre: “La mia vita è cambiata quando ho incontrato Roberto De Zerbi a Foggia. Prima di quell’anno, andavo in campo, avevo delle caratteristiche ben precise, ma non ero un calciatore pensante, giocavo d’inerzia. Quando ho incontrato De Zerbi ho cominciato a vedere il calcio in maniera diversa, telecomandato da lui con un joystick. Tutto ciò che provavamo in allenamento, lo rimettevamo in campo ed era tutto più semplice. Da lì, ho iniziato a ragionare di più in campo e le cose sono risultate essere più semplici: è stato questo il motivo per cui sono arrivato in Serie A. Roberto ci diceva sempre: ‘Queste cose le rivedrete tra dieci anni, farete bene a seguirmi, se voi non lo fate, non me ne frega un cazzo, io ci arriverò in Serie A, non so se ci arrivate voi’. Col Foggia eravamo super organizzati, ognuno sapeva cosa doveva fare l’altro. Le mie parate col Cittadella? La settimana prima di quella partita io e Roberto litigammo, eravamo un po’ come due fidanzati, non parlammo neppure il giorno della partita. Dopo aver deciso di andare in porta, lui è venuto da me, mi ha sorriso e stretto la mano dicendomi: ‘Sei un bravo portiere’ (ride, ndr). Se sento Roberto? Spesso. Dovrei raggiungerlo per la partita contro Tolosa, starò a casa sua qualche giorno. Poi, faremo le vacanze insieme quest’estate. Lobotka e Gilmour? Hanno tante somiglianze, caratteristiche comuni. Preferisco Lobotka che è un giocatore totale, secondo me ha anche un po’ di forza fisica in più. Nel mio modo di vedere calcio, potrebbero tranquillamente giocare insieme, non li toglierei mai. Dipende molto dall’idea di gioco dell’allenatore. Sono quei giocatori a cui va data la palla, perché hanno già visto l’uomo libero, anche se hanno qualcuno attaccato dietro. McTominay? È davvero forte, di livello, una bella mezzala fisica, di inserimento. È chiaro che deve sposarsi con le idee dell’allenatore, soprattutto se fai giocare Lobotka e Gilmour insieme, va messo trequartista, ma non ti può dare il lavoro che ti può fare una seconda punta come Raspadori, perdi qualcosa. Conte? Sono un paio d’anni che non riesco più ad essere critico nei confronti degli allenatori, perché è un lavoro molto difficile quello dell’allenatore. Hai a che fare con 30 persone, ogni giorno, ognuno ha i suoi problemi, alleni una piazza come Napoli dove ci sono 80.000 allenatori, 80.000 direttori sportivi. È un allenatore, comunque, che ha le sue idee che possono diverse dalle mie, quelle di Roberto De Zerbi, ma la verità in tasca non ce l’ha nessuno e lui riesce a tirare il meglio da ogni giocatore. Lotta scudetto? L’Inter ha un grosso vantaggio. Le partite steccate con Udinese e Venezia pesano tanto. Avrei detto Inter anche qualche settimana fa. Sistemi di gioco? Un allenatore può partire giocando un 4-3-3 e, in fase di non possesso, con una squadra avversaria che ha un play forte, può adattare un 4-2-3-1 con una mezz’ala a uomo sul play. In questo calcio moderno, il 90% delle squadre, il non possesso lo fanno ‘ad uomo’, si stanno strutturando tutti così. Mi piace, responsabilizza i giocatori. Il Napoli può permetterselo, quando va in svantaggio comincia a pressare forte, tante volte col risultato in bilico mi sembra un po’ attendista. È anche una strategia per far venire fuori la difesa avversaria. Il mio futuro? Ad oggi, non lo so. L’allenatore non credo, mi piacerebbe fare più da collaboratore tecnico, da campo. Dopo 15 anni sotto i riflettori, vorrei mettermi un po’ dietro. È un lavoro che mi piace, è colui che ha rapporto con i giocatori, mi piace”.