A "1 Football Night", su 1 Station Radio, è intervenuto il giornalista Luca Cerchione, direttore dell’emittente radiofonica campana.
Conte resterà al Napoli? A domanda precisa, in conferenza, non ha risposto…
“La risposta è più semplice. L’ho detto più volte in queste settimane, anche in tempi non sospetti, e mi sono preso le solite critiche sui social. Secondo me, Conte potrebbe lasciare il Napoli in due casi. Il primo è se dovesse vincere lo scudetto. Per lui, che è un vincente, sa bene che ripetersi è difficile, e farlo con i paletti imposti dal Napoli lo sarebbe ancora di più. Quindi, questa potrebbe essere una motivazione per andarsene. La seconda ipotesi riguarda gli investimenti del club per il mister. L’estate scorsa sono stati spesi quasi 150 milioni, e l’ultimo giorno di mercato Conte ha risposto in maniera stizzita ad alcuni tifosi, dicendo che non era serata per parlare. Evidentemente si aspettava qualcosa in più. Non oso immaginare come abbia reagito al mercato di gennaio e come potrebbe reagire se il Napoli non fosse intenzionato a fare investimenti significativi nel mercato estivo del 2025. Quindi, secondo me, tutto dipende dal club. Va ricordato che Conte ha ancora un anno di contratto con il Napoli, più un’opzione per un altro anno esercitabile solo dalla società partenopea. Tutto è ancora in ballo. Anzi, ribadisco che chi sostiene che Conte stia già trattando con qualcuno sta facendo del male alla sua immagine. Conte è uno che, se decide di andare via, in tre minuti trova una squadra. Non ha bisogno di muoversi adesso. La scelta del Napoli, l'anno scorso, è stata ponderata per otto mesi perché c’erano molte variabili e lui non era impegnato. Ha avuto il tempo di ascoltare le proposte di De Laurentiis, rilanciare e mettere i suoi paletti. Ma oggi Conte non sta trattando con nessuno. A fine campionato si vedrà".
Conte avrebbe potuto fare prima i cambi?
"Chi parla dopo ha sempre ragione. Tutto sommato sì, la mia risposta è sì: avrebbe potuto cambiare prima e fare anche scelte diverse. Ci sono stati alcuni giocatori – e non mi piace parlare dei singoli – che hanno reso al di sotto delle loro potenzialità, ed è stato evidente. Conte, da uomo navigato qual è, avrebbe dovuto leggere meglio la situazione e intervenire prima con i cambi. Non lo ha fatto perché credo sia stato anche lui sorpreso dal secondo tempo, dopo un primo discreto che avrebbe potuto anche vedere gli azzurri in vantaggio".
Cosa ne pensa della questione modulo, perché è un tema che ci appassiona sempre. Il 4-3-3 significherebbe sacrificare Raspadori?
"Credo che la risposta sia abbastanza scontata. Raspadori ha sempre dimostrato di non essere un esterno in un 4-3-3, tanto che lo stesso Conte lo ha provato nel ruolo di mezzala. Io penso che Giacomo debba stare in area di rigore o comunque gravitare intorno a un attaccante. Nel 4-3-3, invece, giocherebbe da esterno e sarebbe sacrificato. Tuttavia, credo che, quando Neres sarà recuperato al 100%, sarà necessario tornare a quel modulo, perché fa parte del DNA di questa squadra e di questo club da anni. Molti giocatori conoscono già a memoria i movimenti del sistema. Neres può essere un elemento chiave. Di fatto, quando c’era ancora Kvaratskhelia, è stato l’uomo in più del Napoli e dobbiamo metterlo nelle migliori condizioni per esprimere al massimo il suo potenziale. Con il suo ritorno, io opterei per un ritorno al 4-3-3".
E se provassimo a immaginare un 4-2-4?
“Troppo aggressivo, non mi convince, perché si perderebbe equilibrio. La difesa non è composta solo dai difensori, ma il primo difensore è sempre la prima punta, lo sappiamo, e rinunciare al centrocampo ti porterebbe ad esporti a troppi rischi. Il Napoli ha provato questo modulo in alcuni frangenti e si è rivelato confusionario. Il 4-2-4 è troppo spregiudicato, quindi no, non lo vedo adatto".
Parliamo delle speranze scudetto. L’Inter ha tre punti di vantaggio, mancano nove partite e il trend attuale racconta di un Napoli in difficoltà. Ci crede ancora?
"Finché la matematica ce lo consente, dobbiamo crederci. È ovvio che il Napoli oggi sia a tre punti dall’Inter anche per demeriti dell’Inter stessa. Se analizziamo la situazione, già dopo il pareggio contro la Roma avevo detto che, abbassandosi troppo e rinunciando ad attaccare, si rischiava di subire gol. Ed è andata esattamente così. I segnali negativi erano arrivati. Nel girone di ritorno il Napoli ha disputato dieci partite, ottenendo quattro vittorie, cinque pareggi e una sconfitta: una media di 1,7 punti a partita. Su un’intera stagione, significherebbe chiudere a 64 punti, ovvero il punteggio della sesta classificata dello scorso anno. C’è stato un calo drastico, e questo non lo scopriamo oggi. Però, ripeto, lo scudetto è ancora possibile perché la matematica lo permette. È ovvio che i segnali di questa sera non siano incoraggianti, ma il calcio è fatto per smentire i pronostici: la palla è rotonda, e quando l’arbitro fischia, tutto può succedere".
di Napoli Magazine
17/03/2025 - 21:42
A "1 Football Night", su 1 Station Radio, è intervenuto il giornalista Luca Cerchione, direttore dell’emittente radiofonica campana.
Conte resterà al Napoli? A domanda precisa, in conferenza, non ha risposto…
“La risposta è più semplice. L’ho detto più volte in queste settimane, anche in tempi non sospetti, e mi sono preso le solite critiche sui social. Secondo me, Conte potrebbe lasciare il Napoli in due casi. Il primo è se dovesse vincere lo scudetto. Per lui, che è un vincente, sa bene che ripetersi è difficile, e farlo con i paletti imposti dal Napoli lo sarebbe ancora di più. Quindi, questa potrebbe essere una motivazione per andarsene. La seconda ipotesi riguarda gli investimenti del club per il mister. L’estate scorsa sono stati spesi quasi 150 milioni, e l’ultimo giorno di mercato Conte ha risposto in maniera stizzita ad alcuni tifosi, dicendo che non era serata per parlare. Evidentemente si aspettava qualcosa in più. Non oso immaginare come abbia reagito al mercato di gennaio e come potrebbe reagire se il Napoli non fosse intenzionato a fare investimenti significativi nel mercato estivo del 2025. Quindi, secondo me, tutto dipende dal club. Va ricordato che Conte ha ancora un anno di contratto con il Napoli, più un’opzione per un altro anno esercitabile solo dalla società partenopea. Tutto è ancora in ballo. Anzi, ribadisco che chi sostiene che Conte stia già trattando con qualcuno sta facendo del male alla sua immagine. Conte è uno che, se decide di andare via, in tre minuti trova una squadra. Non ha bisogno di muoversi adesso. La scelta del Napoli, l'anno scorso, è stata ponderata per otto mesi perché c’erano molte variabili e lui non era impegnato. Ha avuto il tempo di ascoltare le proposte di De Laurentiis, rilanciare e mettere i suoi paletti. Ma oggi Conte non sta trattando con nessuno. A fine campionato si vedrà".
Conte avrebbe potuto fare prima i cambi?
"Chi parla dopo ha sempre ragione. Tutto sommato sì, la mia risposta è sì: avrebbe potuto cambiare prima e fare anche scelte diverse. Ci sono stati alcuni giocatori – e non mi piace parlare dei singoli – che hanno reso al di sotto delle loro potenzialità, ed è stato evidente. Conte, da uomo navigato qual è, avrebbe dovuto leggere meglio la situazione e intervenire prima con i cambi. Non lo ha fatto perché credo sia stato anche lui sorpreso dal secondo tempo, dopo un primo discreto che avrebbe potuto anche vedere gli azzurri in vantaggio".
Cosa ne pensa della questione modulo, perché è un tema che ci appassiona sempre. Il 4-3-3 significherebbe sacrificare Raspadori?
"Credo che la risposta sia abbastanza scontata. Raspadori ha sempre dimostrato di non essere un esterno in un 4-3-3, tanto che lo stesso Conte lo ha provato nel ruolo di mezzala. Io penso che Giacomo debba stare in area di rigore o comunque gravitare intorno a un attaccante. Nel 4-3-3, invece, giocherebbe da esterno e sarebbe sacrificato. Tuttavia, credo che, quando Neres sarà recuperato al 100%, sarà necessario tornare a quel modulo, perché fa parte del DNA di questa squadra e di questo club da anni. Molti giocatori conoscono già a memoria i movimenti del sistema. Neres può essere un elemento chiave. Di fatto, quando c’era ancora Kvaratskhelia, è stato l’uomo in più del Napoli e dobbiamo metterlo nelle migliori condizioni per esprimere al massimo il suo potenziale. Con il suo ritorno, io opterei per un ritorno al 4-3-3".
E se provassimo a immaginare un 4-2-4?
“Troppo aggressivo, non mi convince, perché si perderebbe equilibrio. La difesa non è composta solo dai difensori, ma il primo difensore è sempre la prima punta, lo sappiamo, e rinunciare al centrocampo ti porterebbe ad esporti a troppi rischi. Il Napoli ha provato questo modulo in alcuni frangenti e si è rivelato confusionario. Il 4-2-4 è troppo spregiudicato, quindi no, non lo vedo adatto".
Parliamo delle speranze scudetto. L’Inter ha tre punti di vantaggio, mancano nove partite e il trend attuale racconta di un Napoli in difficoltà. Ci crede ancora?
"Finché la matematica ce lo consente, dobbiamo crederci. È ovvio che il Napoli oggi sia a tre punti dall’Inter anche per demeriti dell’Inter stessa. Se analizziamo la situazione, già dopo il pareggio contro la Roma avevo detto che, abbassandosi troppo e rinunciando ad attaccare, si rischiava di subire gol. Ed è andata esattamente così. I segnali negativi erano arrivati. Nel girone di ritorno il Napoli ha disputato dieci partite, ottenendo quattro vittorie, cinque pareggi e una sconfitta: una media di 1,7 punti a partita. Su un’intera stagione, significherebbe chiudere a 64 punti, ovvero il punteggio della sesta classificata dello scorso anno. C’è stato un calo drastico, e questo non lo scopriamo oggi. Però, ripeto, lo scudetto è ancora possibile perché la matematica lo permette. È ovvio che i segnali di questa sera non siano incoraggianti, ma il calcio è fatto per smentire i pronostici: la palla è rotonda, e quando l’arbitro fischia, tutto può succedere".