Calcio
MEDIASET - Milan, crisi senza fine: giocatori, dirigenza e Conceicao, tutti sotto accusa
23.02.2025 16:51 di Napoli Magazine Fonte: Sport Mediaset

Come se non fosse bastata l'eliminazione in Champions League per mano del modesto Feyenoord, il Milan perde 2-1 a Torino in campionato e vede allontanarsi il quarto posto che vale la qualificazione alla massima competizione europea, obiettivo minimo imposto dalla società all'inizio dell'anno. Come afferma la famosa "Legge di Murphy", "se qualcosa può andare storto, lo farà", all'Olimpico i rossoneri vanno sotto dopo 5 minuti per una "papera fantozziana" di Maignan che calcia la sfera addosso a Thiaw (e puntualmente la stessa sfera finisce lenta e baldanzosa in rete).

Poi, dopo il primo rigore sbagliato in carriera da Pulisic (parato da un immenso Milinkovic-Savic in versione Yashin), e un palo esterno di Joao Felix, gli uomini di Conceicao trovano il pari con il solito Reijnders, sempre più capocannoniere dei rossoneri in campionato. Ma quando l'inerzia sembrava ormai dalla parte del Milan, ecco arrivare il 2-1 definitivo firmato Gineitis che sfrutta l'ennesimo orrore di una difesa imbambolata per trafiggere Maignan e ricacciare il Diavolo all'inferno. "Se qualcosa può andare storto, lo farà", appunto.

Una sconfitta pesante, che affossa ancora di più il morale già piuttosto basso dopo il disastro Champions. Se martedì a San Siro il "colpevole" era stato individuato in Theo Hernandez, questa volta sul banco degli imputati torna Maignan, autore di un errore, l'ennesimo in stagione, a dir poco imperdonabile e tragicomico. Un rinvio "da oratorio", col pallone che impatta su Thiaw e finisce lento lento in porta. Già in Champions all'andata a Rotterdam, "Magic Mike" prese gol dopo pochi istanti con una papera che ha poi compromesso l'intera qualificazione.

Ma attenzione, perché il Milan non perde solo per Maignan. Dopo la rete subita i rossoneri faticano a rialzarsi e provano a impensierire Milinkovic-Savic arrivando anche ad avere la più importante delle opportunità: ma si sa, quando le annate sono storte e interviene la "Legge di Murphy" il rischio di sbagliare il rigore è altissimo. E così, come successo a Theo Hernandez e Abraham a Firenze, ecco che persino uno specialista come Pulisic (tra i migliori in questa disgraziata stagione) si fa ipnotizzare dagli undici metri. In attacco i "Fab4" (o presunti tali) hanno manifestato grossa difficoltà e con loro in campo la squadra è apparsa sempre spezzata in due. Leao, addirittura, preso di mira dal tecnico portoghese nel primo tempo, non è rientrato in campo dopo l'intervallo. L'altro connazionale, Joao Felix, è sembrato un fantasma a parte un palo esterno del tutto casuale prima della sostituzione. Gimenez, infine, si è visto solo con un tiro iniziale parato da Milinkovic-Savic per poi terminare la sua prova spenta nell'oblio più totale.

Insomma, i singoli hanno fallito, ma sarebbe troppo facile ridurre i guai del Milan solo a questo fattore. Dopo la Supercoppa vinta in Arabia Saudita, anche il tecnico Conceicao pare aver perso completamente il polso della squadra. Riproporre quasi per intero la formazione di martedì col Feyenoord (tranne il comunque positivo Jimenez al posto dell'infortunato Walker) è apparso un azzardo che non ha assolutamente pagato. Musah, quasi sempre schierato dal portoghese, è stato ammonito dopo pochi minuti e ha ampiamente dimostrato di non poter fare il mediano in un centrocampo a due al fianco di Reijnders, altro giocatore che, se costretto a compiti difensivi, non riesce a sprigionare il suo potenziale in attacco. La difesa appare spesso in difficoltà più di concentrazione che di tecnica. Col Toro, il gol del 2-1, nasce da un'ingenuità di Thiaw che permette a Sanabria di battere veloce la punizione verso Gineitis che, incredibilmente solo in area, ha tutto il tempo di calciare in rete puntando l'angolino. Problemi di attenzione che il Milan si porta avanti da molto tempo e che Conceicao, chiamato apposta per cercare di ravvivare un ambiente spento e troppo spesso demotivato, non ha evidentemente risolto.

Capitolo finale per la dirigenza. Prima della gara Moncada si è presentato ai microfoni replicando di fatto a quanto detto da Ibra 4 giorni prima. Il francese ha spiegato che, a suo dire, non è così convinto che la squadra attuale sia migliore di quella dello scudetto. E qui dovrebbero aprirsi innumerevoli interrogativi: perché il Milan ha voluto fare la rivoluzione dopo il lavoro di Maldini e Massara invece di puntellare la squadra con innesti mirati? Perché, dopo l'addio di Pioli è stato scelto un tecnico come Fonseca prima e Conceicao a metà stagione poi? E cosa ha portato questa rivoluzione a due anni dall’insediamento del cosiddetto "Gruppo di lavoro" voluto dal patron rossonero Cardinale? Il mercato estivo, ad esempio, è stato completamente sconfessato da quello invernale. Via il centravanti (Morata) e dentro Gimenez che ha comunque avuto un impatto positivo con già tre reti all'attivo. Si è cercato di cedere prima Emerson Royal (rotto alla vigilia della cessione) e poi in ordine sparso Tomori, Pavlovic e Theo Hernandez (con quest'ultimo che ha rifiutato il Como). Il Milan ha evidenziato fin dalle prime giornate problemi evidenti in mezzo al campo: manca un mediano e anche col Torino si è visto. Eppure l'unico acquisto in mezzo al campo a gennaio, quando serviva una vera sterzata, è stato Warren Bondo del Monza, arrivato già infortunato. Ma soprattutto, a mancare in questa squadra è uno spirito di appartenenza, la voglia di lottare per la maglia. Tutte qualità e caratteristiche venute meno negli ultimi anni. Il Milan dello scudetto non c'è più, ma nemmeno un suo lontano e sbiadito ricordo. 

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MEDIASET - Milan, crisi senza fine: giocatori, dirigenza e Conceicao, tutti sotto accusa

di Napoli Magazine

23/02/2025 - 16:51

Come se non fosse bastata l'eliminazione in Champions League per mano del modesto Feyenoord, il Milan perde 2-1 a Torino in campionato e vede allontanarsi il quarto posto che vale la qualificazione alla massima competizione europea, obiettivo minimo imposto dalla società all'inizio dell'anno. Come afferma la famosa "Legge di Murphy", "se qualcosa può andare storto, lo farà", all'Olimpico i rossoneri vanno sotto dopo 5 minuti per una "papera fantozziana" di Maignan che calcia la sfera addosso a Thiaw (e puntualmente la stessa sfera finisce lenta e baldanzosa in rete).

Poi, dopo il primo rigore sbagliato in carriera da Pulisic (parato da un immenso Milinkovic-Savic in versione Yashin), e un palo esterno di Joao Felix, gli uomini di Conceicao trovano il pari con il solito Reijnders, sempre più capocannoniere dei rossoneri in campionato. Ma quando l'inerzia sembrava ormai dalla parte del Milan, ecco arrivare il 2-1 definitivo firmato Gineitis che sfrutta l'ennesimo orrore di una difesa imbambolata per trafiggere Maignan e ricacciare il Diavolo all'inferno. "Se qualcosa può andare storto, lo farà", appunto.

Una sconfitta pesante, che affossa ancora di più il morale già piuttosto basso dopo il disastro Champions. Se martedì a San Siro il "colpevole" era stato individuato in Theo Hernandez, questa volta sul banco degli imputati torna Maignan, autore di un errore, l'ennesimo in stagione, a dir poco imperdonabile e tragicomico. Un rinvio "da oratorio", col pallone che impatta su Thiaw e finisce lento lento in porta. Già in Champions all'andata a Rotterdam, "Magic Mike" prese gol dopo pochi istanti con una papera che ha poi compromesso l'intera qualificazione.

Ma attenzione, perché il Milan non perde solo per Maignan. Dopo la rete subita i rossoneri faticano a rialzarsi e provano a impensierire Milinkovic-Savic arrivando anche ad avere la più importante delle opportunità: ma si sa, quando le annate sono storte e interviene la "Legge di Murphy" il rischio di sbagliare il rigore è altissimo. E così, come successo a Theo Hernandez e Abraham a Firenze, ecco che persino uno specialista come Pulisic (tra i migliori in questa disgraziata stagione) si fa ipnotizzare dagli undici metri. In attacco i "Fab4" (o presunti tali) hanno manifestato grossa difficoltà e con loro in campo la squadra è apparsa sempre spezzata in due. Leao, addirittura, preso di mira dal tecnico portoghese nel primo tempo, non è rientrato in campo dopo l'intervallo. L'altro connazionale, Joao Felix, è sembrato un fantasma a parte un palo esterno del tutto casuale prima della sostituzione. Gimenez, infine, si è visto solo con un tiro iniziale parato da Milinkovic-Savic per poi terminare la sua prova spenta nell'oblio più totale.

Insomma, i singoli hanno fallito, ma sarebbe troppo facile ridurre i guai del Milan solo a questo fattore. Dopo la Supercoppa vinta in Arabia Saudita, anche il tecnico Conceicao pare aver perso completamente il polso della squadra. Riproporre quasi per intero la formazione di martedì col Feyenoord (tranne il comunque positivo Jimenez al posto dell'infortunato Walker) è apparso un azzardo che non ha assolutamente pagato. Musah, quasi sempre schierato dal portoghese, è stato ammonito dopo pochi minuti e ha ampiamente dimostrato di non poter fare il mediano in un centrocampo a due al fianco di Reijnders, altro giocatore che, se costretto a compiti difensivi, non riesce a sprigionare il suo potenziale in attacco. La difesa appare spesso in difficoltà più di concentrazione che di tecnica. Col Toro, il gol del 2-1, nasce da un'ingenuità di Thiaw che permette a Sanabria di battere veloce la punizione verso Gineitis che, incredibilmente solo in area, ha tutto il tempo di calciare in rete puntando l'angolino. Problemi di attenzione che il Milan si porta avanti da molto tempo e che Conceicao, chiamato apposta per cercare di ravvivare un ambiente spento e troppo spesso demotivato, non ha evidentemente risolto.

Capitolo finale per la dirigenza. Prima della gara Moncada si è presentato ai microfoni replicando di fatto a quanto detto da Ibra 4 giorni prima. Il francese ha spiegato che, a suo dire, non è così convinto che la squadra attuale sia migliore di quella dello scudetto. E qui dovrebbero aprirsi innumerevoli interrogativi: perché il Milan ha voluto fare la rivoluzione dopo il lavoro di Maldini e Massara invece di puntellare la squadra con innesti mirati? Perché, dopo l'addio di Pioli è stato scelto un tecnico come Fonseca prima e Conceicao a metà stagione poi? E cosa ha portato questa rivoluzione a due anni dall’insediamento del cosiddetto "Gruppo di lavoro" voluto dal patron rossonero Cardinale? Il mercato estivo, ad esempio, è stato completamente sconfessato da quello invernale. Via il centravanti (Morata) e dentro Gimenez che ha comunque avuto un impatto positivo con già tre reti all'attivo. Si è cercato di cedere prima Emerson Royal (rotto alla vigilia della cessione) e poi in ordine sparso Tomori, Pavlovic e Theo Hernandez (con quest'ultimo che ha rifiutato il Como). Il Milan ha evidenziato fin dalle prime giornate problemi evidenti in mezzo al campo: manca un mediano e anche col Torino si è visto. Eppure l'unico acquisto in mezzo al campo a gennaio, quando serviva una vera sterzata, è stato Warren Bondo del Monza, arrivato già infortunato. Ma soprattutto, a mancare in questa squadra è uno spirito di appartenenza, la voglia di lottare per la maglia. Tutte qualità e caratteristiche venute meno negli ultimi anni. Il Milan dello scudetto non c'è più, ma nemmeno un suo lontano e sbiadito ricordo. 

Fonte: Sport Mediaset