Se la testa non va, le gambe non girano. Ma se le gambe non riescono a girare, la testa può pensare molto ma lo farà praticamente a vuoto. Il Milan è uscito dal campo del De Kuip di Rotterdam non solo inzuppato di pioggia e freddo, ma anche con lo stesso motivetto che da oltre un mese lo accompagna e, no, non è la playlist del Festival. "Mancata grinta, aggressività, approccio..." e via di shuffle singolo. Anche contro il Feyenoord la formazione di Conceiçao non ha vinto i duelli singoli in praticamente nessuna zona del campo, ma quello che ha lasciato perplesso ancora una volta è stata la differenza di approccio del match rispetto all'avversario al netto della papera, impattante, di Maignan. Ma perché questo è un problema che pare non trovare soluzione?
Le risposte sono due: o è un problema di gambe, in senso di condizione fisica, o è un problema di testa. Nel primo caso sarebbe da capire il perché anche dopo un mese abbondante di cambio staff e metodi di lavoro, il Milan sembra sempre in affanno. Nella pressione ultra offensiva voluta da Conceiçao gli attaccanti del Diavolo arrivano sempre in ritardo di un tempo di gioco, vengono facilmente saltati lasciando i quattro difensori e il mediano esposti a giocatori in piena corsa che volano da tutte le parti. Se, invece, è un problema di testa sarebbe da sottolineare come né Fonseca prima né Conceiçao ora stiano trovando il modo giusto di prendere le contromisure. Nei pochi duelli ingaggiati in mezzo al campo, spesso il contrasto viene vinto dall'avversario e non può essere sempre e solo questione di fortuna o rimpalli.
La soluzione il tecnico portoghese e la società l'hanno cercata sul mercato e in pochi giorni di lavoro insieme è impensabile poter vedere dei frutti a lungo termine oltre gli episodi singoli come visti tra Coppa Italia e Serie A, dove però i ritmi molto spesso sono differenti. Il modulo a "quattro stelle" esce rimandato, troppo fragile per assorbire l'impatto di un match fisico come quello contro il Feyenoord ma soprattutto piuttosto acerbo nel sobbarcarsi una pressione costante in avanti con rincorse all'indietro di giocatori più abituati a dare estro e fantasia piuttosto che sacrificio. Una situazione che condiziona l'altra con Pulisic, Leao e Joao Felix spesso costretti a rincorrere e a sprecare energie per recuperare posizioni sfalsate da un pressing non andato a buon fine, trovandosi poi meno lucidi col pallone tra i piedi nel cercare e trovare le linee di passaggio e le idee giuste. Problema di testa o di gambe, ma stando al frutto del campo al momento una cosa non esclude l'altra.
di Napoli Magazine
13/02/2025 - 14:05
Se la testa non va, le gambe non girano. Ma se le gambe non riescono a girare, la testa può pensare molto ma lo farà praticamente a vuoto. Il Milan è uscito dal campo del De Kuip di Rotterdam non solo inzuppato di pioggia e freddo, ma anche con lo stesso motivetto che da oltre un mese lo accompagna e, no, non è la playlist del Festival. "Mancata grinta, aggressività, approccio..." e via di shuffle singolo. Anche contro il Feyenoord la formazione di Conceiçao non ha vinto i duelli singoli in praticamente nessuna zona del campo, ma quello che ha lasciato perplesso ancora una volta è stata la differenza di approccio del match rispetto all'avversario al netto della papera, impattante, di Maignan. Ma perché questo è un problema che pare non trovare soluzione?
Le risposte sono due: o è un problema di gambe, in senso di condizione fisica, o è un problema di testa. Nel primo caso sarebbe da capire il perché anche dopo un mese abbondante di cambio staff e metodi di lavoro, il Milan sembra sempre in affanno. Nella pressione ultra offensiva voluta da Conceiçao gli attaccanti del Diavolo arrivano sempre in ritardo di un tempo di gioco, vengono facilmente saltati lasciando i quattro difensori e il mediano esposti a giocatori in piena corsa che volano da tutte le parti. Se, invece, è un problema di testa sarebbe da sottolineare come né Fonseca prima né Conceiçao ora stiano trovando il modo giusto di prendere le contromisure. Nei pochi duelli ingaggiati in mezzo al campo, spesso il contrasto viene vinto dall'avversario e non può essere sempre e solo questione di fortuna o rimpalli.
La soluzione il tecnico portoghese e la società l'hanno cercata sul mercato e in pochi giorni di lavoro insieme è impensabile poter vedere dei frutti a lungo termine oltre gli episodi singoli come visti tra Coppa Italia e Serie A, dove però i ritmi molto spesso sono differenti. Il modulo a "quattro stelle" esce rimandato, troppo fragile per assorbire l'impatto di un match fisico come quello contro il Feyenoord ma soprattutto piuttosto acerbo nel sobbarcarsi una pressione costante in avanti con rincorse all'indietro di giocatori più abituati a dare estro e fantasia piuttosto che sacrificio. Una situazione che condiziona l'altra con Pulisic, Leao e Joao Felix spesso costretti a rincorrere e a sprecare energie per recuperare posizioni sfalsate da un pressing non andato a buon fine, trovandosi poi meno lucidi col pallone tra i piedi nel cercare e trovare le linee di passaggio e le idee giuste. Problema di testa o di gambe, ma stando al frutto del campo al momento una cosa non esclude l'altra.