Calcio
ON AIR - Il procuratore aggiunto Sergio Amato: "C’è un allarme violenza negli stadi e fuori, divieto di trasferta? Sono contrario all’idea della punizione collettiva"
23.09.2024 16:38 di Napoli Magazine

Su CRC nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto il procuratore aggiunto di Napoli Sergio Amato per parlare della sicurezza negli stadi: "Ci sono delle difficoltà oggettive per quanto riguarda i controlli all’ingresso negli stadi. Tante volte vediamo che i gruppi organizzati entrano tutti insieme: quando si verificano questi ingressi di massa, la gestione dell’ordine pubblico è complicata. Allarme violenza? C’è un allarme violenza, non solo negli stadi ma nella quotidianità dei cittadini. Non si può pensare che lo stadio sia un’isola felice. Dovremmo iniziare a negare la definizione di “tifosi” per determinati gruppi. Non si tratta di tifosi di una squadra di calcio, ma di soggetti che puntano a far diventare l’evento sportivo un’occasione per manifestare il proprio modo di essere. Se faccio il paragone con gli anni ’80 mi sento di dire che oggi il problema degli stadi è molto più contenuto. Ma l’effetto è che certe forme di manifestazione violenta si sono spostate all’esterno dello stadio. Gli steward non sono in grado di fronteggiare un fenomeno del genere, perché non hanno gli strumenti e perché non sono sufficienti numericamente. Abbiamo mutuato molti provvedimenti che sono stati presi dal governo inglese, ma nonostante ciò non si è raggiunto l’obiettivo: bisogna interrogarsi su questo. Il problema è che non c’è effettività della pena. Sono contrario all’idea della punizione collettiva: vietare a tutti una trasferta, perché non si è capaci di ostacolare le condotte violente di gruppi determinati, è una cosa che proprio culturalmente non mi piace".

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di Napoli Magazine

23/09/2024 - 16:38

Su CRC nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto il procuratore aggiunto di Napoli Sergio Amato per parlare della sicurezza negli stadi: "Ci sono delle difficoltà oggettive per quanto riguarda i controlli all’ingresso negli stadi. Tante volte vediamo che i gruppi organizzati entrano tutti insieme: quando si verificano questi ingressi di massa, la gestione dell’ordine pubblico è complicata. Allarme violenza? C’è un allarme violenza, non solo negli stadi ma nella quotidianità dei cittadini. Non si può pensare che lo stadio sia un’isola felice. Dovremmo iniziare a negare la definizione di “tifosi” per determinati gruppi. Non si tratta di tifosi di una squadra di calcio, ma di soggetti che puntano a far diventare l’evento sportivo un’occasione per manifestare il proprio modo di essere. Se faccio il paragone con gli anni ’80 mi sento di dire che oggi il problema degli stadi è molto più contenuto. Ma l’effetto è che certe forme di manifestazione violenta si sono spostate all’esterno dello stadio. Gli steward non sono in grado di fronteggiare un fenomeno del genere, perché non hanno gli strumenti e perché non sono sufficienti numericamente. Abbiamo mutuato molti provvedimenti che sono stati presi dal governo inglese, ma nonostante ciò non si è raggiunto l’obiettivo: bisogna interrogarsi su questo. Il problema è che non c’è effettività della pena. Sono contrario all’idea della punizione collettiva: vietare a tutti una trasferta, perché non si è capaci di ostacolare le condotte violente di gruppi determinati, è una cosa che proprio culturalmente non mi piace".