A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Luciano Moggi, ex direttore sportivo di Napoli e Juventus.
Vede una marcia diversa da parte dei bianconeri e, in secondo luogo, se così dovesse essere, il problema forse era che i calciatori non seguivano più Tudor?
"Questo non lo posso dire, anche perché nello spogliatoio non ci sono mai stato. Posso solo giudicare da ciò che ho visto. Ieri sera la Juventus non mi è dispiaciuta, anche se non è stata eccezionale, attenzione. Se guardiamo bene la partita, lo Sporting ha cercato di pareggiare, ma quando il portiere prendeva il pallone lo teneva per mezz’ora: segno di chi non può permettersi di perdere. Nelle azioni portate avanti dalla Juventus, però, si è vista una squadra che ha attaccato di più, con un atteggiamento diverso. Non una qualità eccelsa di gioco, questo no, ma un impegno superiore da parte dei giocatori. Dopo aver subito il gol iniziale — e poteva subirne anche un altro, vista la traversa — la squadra ha reagito bene, cercando il pareggio con determinazione. Non ha fatto male, anzi, anche se non possiamo dire che abbia giocato eccezionalmente bene. Comunque, con questa rosa, la Juventus può ambire al massimo al quarto posto, magari al posto della Roma. Anche con l’arrivo di Luciano Spalletti non credo possa lottare per lo scudetto: non ha la squadra per farlo. È comunque una buona squadra, intendiamoci, ma inferiore a Inter, Napoli e Milan. Anzi, secondo me sarà proprio il Milan la squadra che, alla fine, lotterà davvero per il titolo. Detto questo, Spalletti potrà sicuramente migliorare qualcosa dal punto di vista tecnico, ma i limiti restano. Tudor, dal canto suo, ha fatto quello che ha potuto: è arrivato all’improvviso, ha trovato giocatori abituati allo smoking dopo Diego Motta e li ha rimessi in tuta. Ha già fatto tanto, ha dato carattere a un gruppo che ne aveva bisogno".
Conte ha affermato di aver visto progressi nel gioco e che sia mancato solo il gol: è d’accordo?
"L’allenatore non può dire diversamente, non può certo andare davanti alle telecamere a criticare la squadra. Ma il Napoli ieri non ha fatto ciò che doveva fare, su questo non c’è dubbio. Se pareggi 0-0 con il Como, puoi dire che ci può stare: è una squadra giovane, con elementi di qualità. Ma quello di ieri no, non può essere considerato un pareggio accettabile. Io credo che il Napoli abbia un piccolo problema in attacco: non so se Lucca possa davvero essere il titolare di una squadra competitiva, al momento mi sembra che non incida. Il più pericoloso resta Anguissa, che almeno si muove e ha il sangue caldo. La squadra nel complesso è buona, ma fatica tremendamente a segnare. L’abbiamo visto anche col Lecce, vinta all’ultimo minuto, e in altre partite analoghe: il problema davanti è evidente".
Quando dice che Conte "non poteva dire diversamente", intende che un allenatore deve, in un certo senso, dire qualche "bugia a fin di bene" per proteggere il gruppo e il proprio lavoro?
"Sì, certo. Quando si parla pubblicamente, un allenatore non può dire che la squadra ha giocato male. Lo può dire nello spogliatoio, ai giocatori, ma non davanti alle telecamere. C’è già troppa gente che commenta e giudica, se ci si mette anche l’allenatore a criticare apertamente diventa un problema. Conte ha fatto bene a dire così. La realtà, però, è che il Napoli non ha giocato da Napoli. L’attacco ha dei problemi: non gravi, perché con il tempo si può migliorare, ma ci sono. E questo incide nei momenti chiave delle partite, anche perché non c’è gioco".
Conte ieri ha anche detto che il club deve crescere sotto l’aspetto dello staff medico e fisioterapico, quasi a scaricare la responsabilità degli infortuni sullo staff sanitario…
"Doveva evitarla quella affermazione. Quelle sono cose che si dicono nello spogliatoio, non davanti ai microfoni. È stato un po’ impulsivo, mettiamola così. Conte è sanguigno, vuole vincere sempre, e quando le cose non vanno come vorrebbe, gli parte lo 'schiribizzo', come diciamo dalle mie parti. È il suo modo di mettere pressione, bisogna interpretarlo così. È fatto così: è impulsivo, a volte dice frasi che potrebbe anche risparmiarsi. Ha una mentalità perfezionista: vuole che tutto funzioni, e se qualcosa non va, vuole che si intervenga subito. È il suo modo di essere, e proprio questo lo ha reso un vincente. Ti dico di più: nello spogliatoio e tra i collaboratori, Conte è uno amato. Io l’ho avuto da giocatore, e ti assicuro che per lui i suoi uomini darebbero tutto".
Direttore, cosa ci dice del documentario che riscrive la storia di Calciopoli?
"Dal documentario si evince che chi non ha combinato nulla siamo proprio noi. Ma la verità è che non ci sono state condanne, e questo dice tutto. Il problema è che un magistrato, Narducci, si è permesso di parlare di associazione a delinquere con due persone. Ora, la legge dice che un’associazione è tale con almeno tre soggetti, e lui ne cita due… complimenti, ha pure modificato la legge! In realtà, non c’è mai stata alcuna prova concreta. Noi abbiamo semplicemente fatto squadre forti per vincere, senza bisogno di nessuno. E in quel documentario non c’è traccia di niente di tutto ciò: le accuse stanno solo nelle parole di chi le pronuncia. Invito gli ascoltatori ad andare a vedere il documentario su Chili TV, perché non se n’è parlato abbastanza, perché c’è chi ha paura di quel documentario. Chi ha davvero combinato qualcosa teme ciò che potrebbe emergere, le intercettazioni parlano chiaro".