Antonio Corbo, giornalista, ha commentato nel suo editoriale per La Repubblica la situazione in casa Napoli: "La cattiva interpretazione del tempestivo tweet di Aurelio DeLaurentiis, “Bravi tutti”, ha spalancato le porte ad una pace fittizia ma utile a tutti. Se un giocatore contesta il cambio accusando l’allenatore di errore tattico, non aver inserito la seconda punta, il presidente non può fiondare da lontano un minuto dopo il suo urlo. “Bravi tutti”. Bravo chi? Non può essere il bomber che offende in pubblico Garcia, attaccandone il primo potere: l’autonomia di decidere formazione, moduli, sostituzioni. Bravo l’allenatore? Neanche, il calcio ha una sua letteratura sui retroscena, non c’è una sola pagina che racconti le spiegazioni plausibili date a caldo da un tecnico a chi lo insulta, discute, offende. Classica la frase degli allenatori di una volta: “L’ho appeso all’attaccapanni”. Magari non avviene più, il mingherlino Garcia non avrebbe mai sollevato l’enorme Osimhen fino al gancio degli accappatoi. Ma prevale la voglia di credere alla versione ufficiale delle scuse. “Bravi tutti”, certo. Bisogna invece riconoscere la prontezza di De Laurentiis nell’aver capito da lontano che il suo Napoli campione d’Italia stava per andare in pezzi. Alla quinta giornata, risucchiato con soli 8 punti in una classifica buia. Ha firmato una cambiale con se stesso: li fermo tutti, evito le polemiche, rinvio le decisioni a momenti migliori. Non poteva fare altrimenti: sostenere Osimhen o far fuori Garcia già scaricato dal suo miglior giocatore? Includere nel conto anche il caso Kvara? Saggio De Laurentiis domenica sera, dopo un’estate di grandi inganni. Ci è cascato pure lui. Il calcio gli ha fatto credere che era l’uomo delle favole. Delle vittorie certe. Dell’impresa senza rischio. È tornato al suo mondo, quello degli affari che chiedono fortuna non solo talento, meditazione non solo intuito. Non si può indovinare l’allenatore giusto, se lo si sceglie tra 40".