Ci sono ragazzi che quando li vedi giocare ti fanno capire subito una cosa: che il calcio, per loro, è un linguaggio. E Lorenzo Riccio lo parla con naturalezza, con educazione tattica e con personalità. È uno di quei centrocampisti che interpretano il ruolo con intelligenza: testa alta, primo controllo orientato, e quella calma che non insegni, che o ce l’hai o non ce l’hai. Classe 2006, nato a Camaiore, in provincia di Lucca, e cresciuto a Gallarate, in provincia di Varese, Lorenzo comincia a giocare a sei anni nella Cedratese. Poi, a otto, la vita gli cambia direzione: vola a Creta, in Grecia, dove il padre Luigi – ex calciatore di Piacenza, Sassuolo e Ternana – allena. Oggi Gigi, come lo chiamano gli amici, ricopre il ruolo di assistente tecnico di Gennaro Gattuso nella Nazionale A. Un legame padre-figlio costruito nel calcio e attraverso il calcio. A Creta, Lorenzo veste la maglia dell’OFI, seguendo le orme e la passione di casa Riccio. Poi il ritorno in Italia, il passaggio all’Accademia Inter, prima di approdare all’Atalanta all’età di 10 anni. Zingonia diventa la sua università: intensità, ritmo e responsabilità. Lorenzo cresce come centrocampista moderno, completo, pronto a fare la doppia fase, sempre dentro la partita. E oggi è in Cile, con la Nazionale Under 20 del tecnico Carmine Nunziata, vicecampione del mondo, per disputare il Mondiale di categoria. Giovedì 9 ottobre, a Rancagua, l’Italia, classificatasi seconda nel Gruppo D con 4 punti – alle spalle dell’Argentina, prima a punteggio pieno – sfiderà gli Stati Uniti, che hanno vinto il Gruppo E con 6 punti – gli stessi di Francia e Sudafrica, ma con una migliore differenza reti nella classifica avulsa (+2) –, allo stadio ‘El Teniente’ (ore 16.30 locali/21.30 italiane, diretta su Rai Sport). Una di quelle partite che fanno la differenza, dove si vede chi sei davvero. Lorenzo arriva alla sfida dopo una gara beffarda: contro l’Albiceleste, a Valparaíso, aveva portato in vantaggio gli Azzurrini al 39’. Gol pulito, tap-in da giocatore vero. Poi la revisione al Football Video Support chiesta dagli avversari e la decisione dell’arbitro costaricano Keylor Herrera: rete annullata per un fallo a inizio azione di Francesco Verde, autore dell’assist. Gol cancellato, ma non l’impatto. Lorenzo è rimasto dentro la partita, con lucidità e leadership, nonostante la sconfitta per 1-0. "La maglia azzurra è sempre un sogno – confessa il centrocampista dell’Atalanta –. Fare tutta la trafila delle Nazionali Giovanili mi ha fatto capire il senso di appartenenza e l’importanza di rappresentare l’Italia”. E poi aggiunge: “Giocare un Mondiale è qualcosa di speciale. Un’esperienza che mi porterò dentro per tutta la vita. C’è un grande gruppo, unito, e questo conta tantissimo per arrivare in fondo. Ci crediamo”. In campo si ispira a Éderson, “un calciatore completo”, e in Nazionale a Sandro Tonali, per quella combinazione di “qualità e carattere”. L’idolo di sempre, invece, resta Cristiano Ronaldo, il simbolo del “lavoro quotidiano e dell’ambizione”. Il suo ricordo più bello in maglia azzurra? L’esordio all’Europeo Under 17 contro la Spagna a Budaörs, nonostante sia stata una sconfitta (2-1). “È stato bellissimo confrontarsi con calciatori come Lamine Yamal e Pau Cubarsí. Ti rendi conto di quanto puoi crescere”. A fianco di Lorenzo, poi, c’è sempre la sua famiglia: papà Gigi, mamma Maila e il fratello maggiore Matteo, classe 2003. Un nucleo solido, che vive il calcio con passione ma soprattutto con equilibrio. E quando giovedì entrerà in campo a Rancagua, lo farà con la testa di chi ha studiato calcio in casa e lo ha imparato a rispettare ogni giorno. Perché nel calcio non basta esserci. Bisogna saperci stare. E Lorenzo, figlio d’arte, ragazzo d’equilibrio, in mezzo al campo ci sa stare eccome.
di Napoli Magazine
08/10/2025 - 00:31
Ci sono ragazzi che quando li vedi giocare ti fanno capire subito una cosa: che il calcio, per loro, è un linguaggio. E Lorenzo Riccio lo parla con naturalezza, con educazione tattica e con personalità. È uno di quei centrocampisti che interpretano il ruolo con intelligenza: testa alta, primo controllo orientato, e quella calma che non insegni, che o ce l’hai o non ce l’hai. Classe 2006, nato a Camaiore, in provincia di Lucca, e cresciuto a Gallarate, in provincia di Varese, Lorenzo comincia a giocare a sei anni nella Cedratese. Poi, a otto, la vita gli cambia direzione: vola a Creta, in Grecia, dove il padre Luigi – ex calciatore di Piacenza, Sassuolo e Ternana – allena. Oggi Gigi, come lo chiamano gli amici, ricopre il ruolo di assistente tecnico di Gennaro Gattuso nella Nazionale A. Un legame padre-figlio costruito nel calcio e attraverso il calcio. A Creta, Lorenzo veste la maglia dell’OFI, seguendo le orme e la passione di casa Riccio. Poi il ritorno in Italia, il passaggio all’Accademia Inter, prima di approdare all’Atalanta all’età di 10 anni. Zingonia diventa la sua università: intensità, ritmo e responsabilità. Lorenzo cresce come centrocampista moderno, completo, pronto a fare la doppia fase, sempre dentro la partita. E oggi è in Cile, con la Nazionale Under 20 del tecnico Carmine Nunziata, vicecampione del mondo, per disputare il Mondiale di categoria. Giovedì 9 ottobre, a Rancagua, l’Italia, classificatasi seconda nel Gruppo D con 4 punti – alle spalle dell’Argentina, prima a punteggio pieno – sfiderà gli Stati Uniti, che hanno vinto il Gruppo E con 6 punti – gli stessi di Francia e Sudafrica, ma con una migliore differenza reti nella classifica avulsa (+2) –, allo stadio ‘El Teniente’ (ore 16.30 locali/21.30 italiane, diretta su Rai Sport). Una di quelle partite che fanno la differenza, dove si vede chi sei davvero. Lorenzo arriva alla sfida dopo una gara beffarda: contro l’Albiceleste, a Valparaíso, aveva portato in vantaggio gli Azzurrini al 39’. Gol pulito, tap-in da giocatore vero. Poi la revisione al Football Video Support chiesta dagli avversari e la decisione dell’arbitro costaricano Keylor Herrera: rete annullata per un fallo a inizio azione di Francesco Verde, autore dell’assist. Gol cancellato, ma non l’impatto. Lorenzo è rimasto dentro la partita, con lucidità e leadership, nonostante la sconfitta per 1-0. "La maglia azzurra è sempre un sogno – confessa il centrocampista dell’Atalanta –. Fare tutta la trafila delle Nazionali Giovanili mi ha fatto capire il senso di appartenenza e l’importanza di rappresentare l’Italia”. E poi aggiunge: “Giocare un Mondiale è qualcosa di speciale. Un’esperienza che mi porterò dentro per tutta la vita. C’è un grande gruppo, unito, e questo conta tantissimo per arrivare in fondo. Ci crediamo”. In campo si ispira a Éderson, “un calciatore completo”, e in Nazionale a Sandro Tonali, per quella combinazione di “qualità e carattere”. L’idolo di sempre, invece, resta Cristiano Ronaldo, il simbolo del “lavoro quotidiano e dell’ambizione”. Il suo ricordo più bello in maglia azzurra? L’esordio all’Europeo Under 17 contro la Spagna a Budaörs, nonostante sia stata una sconfitta (2-1). “È stato bellissimo confrontarsi con calciatori come Lamine Yamal e Pau Cubarsí. Ti rendi conto di quanto puoi crescere”. A fianco di Lorenzo, poi, c’è sempre la sua famiglia: papà Gigi, mamma Maila e il fratello maggiore Matteo, classe 2003. Un nucleo solido, che vive il calcio con passione ma soprattutto con equilibrio. E quando giovedì entrerà in campo a Rancagua, lo farà con la testa di chi ha studiato calcio in casa e lo ha imparato a rispettare ogni giorno. Perché nel calcio non basta esserci. Bisogna saperci stare. E Lorenzo, figlio d’arte, ragazzo d’equilibrio, in mezzo al campo ci sa stare eccome.