Martedì 5 novembre, ore 20.30, in Sala Assoli andrà in scena
SOIRÉE À CIRCÉ
Francesca Caccini
Lasciatemi qui solo
Rendi alle mie speranze il verde, e i fiori
Se muove a giurar fede
Roberta Invernizzi, voce
Ugo Di Giovanni, arciliuto
Giulio Caccini/ Claudio Lugo
Amarilli
Claudio Lugo
Il Canto di Circe
Cantata profana da Cantus Circaeus di Giordano Bruno (1582)
Roberta Invernizzi, soprano
Guido Caserza, voce recitante
ENSEMBLE BAROCCO DI NAPOLI
Tommaso Rossi, flauti
Marco Piantoni e Eleonora Amato, violini
Vezio Jorio, viola
Manuela Albano, violoncello
Giorgio Sanvito, contrabbasso
Giovanni Martinelli, chitarra elettrica
Claudio Lugo, direzione
Versioni in italiano di Tommaso Ottonieri
Cura per la scena di Alessandra Petitti
Manto di Circe di Alessandra Cavalli
Circe: "Qual è la misura delle cose? Ecco che sotto una scorza umana si celano animi ferini. Conviene che un’anima bestiale abiti un corpo di uomo come fosse una dimora cieca e ingannevole? Dove sono le leggi che governano le cose? Dove il lecito, dove l’illecito per natura?"
Il Canto di Circe, nato come ‘studio’ per il Festival Sonora di Merano, approda alla rassegna Sorgenti di Dissonanzen nella forma compiuta di cantata profana, con l’Ensemble Barocco di Napoli e con la voce solista di Roberta Invernizzi per la quale il lavoro è stato scritto e che ne è stata la prima interprete.
La fonte è il Cantus Circaeus di Giordano Bruno, testo che, pur entrando a pieno titolo nel catalogo degli studi del Nolano dedicati all’ars memoriae, presenta evidenti contenuti di carattere morale, preannunciando i temi che saranno sviluppati compiutamente nello Spaccio della Bestia Trionfante. Il dispositivo della memoria, secondo Bruno, pur dovendo seguire tecniche rigorosissime per stivare e successivamente poter accedere alle nozioni accumulate, ha nondimeno il dovere di assoggettarsi a un incessante controllo etico, se vuol farsi strumento d'armonia tra gli esseri umani e la Natura; armonia che Bruno denunciava come tragicamente perduta nel caos di un'epoca di guerre fratricide, così somigliante - per certi aspetti – all'attualità.
Il trattato, composto da due dialoghi, è preceduto dalla poesia Giordano al Libro, un viatico propiziatorio per il lavoro di stesura del testo ma anche una guida ideale per il viaggio iniziatico che, attraverso prove via via più ardue, con l’ingegno e la perseveranza condurrebbe al cospetto della Maga Circe, figlia del Sole, meta designata da Bruno come suggello al raggiungimento di una forma umana autenticamente compiuta.
All'inizio del primo dialogo troviamo Circe intenta a tenere una lezione di prodigi alla sua allieva Meri. La sua magia, ben più sofisticata rispetto alle arti arcaiche della Circe omerica, trasforma selettivamente le sembianze degli umani, rivelandone le differenti qualità bestiali in forme che ne rappresentano le disparate aberrazioni. Trentasei sono le bestialità enumerate nelle trentatré Questiones poste alla fine del primo dialogo e che saranno parte della materia su cui si baseranno gli esercizi mnemonici descritti nel secondo dialogo.
Nella cantata il testo della poesia in esergo è affidato alla voce solista che ne intona integralmente il testo in latino. La voce recitante intervalla le varie tappe del viaggio ideale con letture tratte dal primo dialogo e da una campionatura delle 'bestie' descritte nelle Questiones nella versione italiana di Tommaso Ottonieri. Un preludio e alcuni interludi strumentali, con flauti barocchi concertanti, 'saldano' i frammenti del canto e della recitazione tracciando idealmente il procedere del cammino che approda, se condotto con solerti industria, sino alla desiderata catarsi finale.
di Napoli Magazine
31/10/2024 - 15:53
Martedì 5 novembre, ore 20.30, in Sala Assoli andrà in scena
SOIRÉE À CIRCÉ
Francesca Caccini
Lasciatemi qui solo
Rendi alle mie speranze il verde, e i fiori
Se muove a giurar fede
Roberta Invernizzi, voce
Ugo Di Giovanni, arciliuto
Giulio Caccini/ Claudio Lugo
Amarilli
Claudio Lugo
Il Canto di Circe
Cantata profana da Cantus Circaeus di Giordano Bruno (1582)
Roberta Invernizzi, soprano
Guido Caserza, voce recitante
ENSEMBLE BAROCCO DI NAPOLI
Tommaso Rossi, flauti
Marco Piantoni e Eleonora Amato, violini
Vezio Jorio, viola
Manuela Albano, violoncello
Giorgio Sanvito, contrabbasso
Giovanni Martinelli, chitarra elettrica
Claudio Lugo, direzione
Versioni in italiano di Tommaso Ottonieri
Cura per la scena di Alessandra Petitti
Manto di Circe di Alessandra Cavalli
Circe: "Qual è la misura delle cose? Ecco che sotto una scorza umana si celano animi ferini. Conviene che un’anima bestiale abiti un corpo di uomo come fosse una dimora cieca e ingannevole? Dove sono le leggi che governano le cose? Dove il lecito, dove l’illecito per natura?"
Il Canto di Circe, nato come ‘studio’ per il Festival Sonora di Merano, approda alla rassegna Sorgenti di Dissonanzen nella forma compiuta di cantata profana, con l’Ensemble Barocco di Napoli e con la voce solista di Roberta Invernizzi per la quale il lavoro è stato scritto e che ne è stata la prima interprete.
La fonte è il Cantus Circaeus di Giordano Bruno, testo che, pur entrando a pieno titolo nel catalogo degli studi del Nolano dedicati all’ars memoriae, presenta evidenti contenuti di carattere morale, preannunciando i temi che saranno sviluppati compiutamente nello Spaccio della Bestia Trionfante. Il dispositivo della memoria, secondo Bruno, pur dovendo seguire tecniche rigorosissime per stivare e successivamente poter accedere alle nozioni accumulate, ha nondimeno il dovere di assoggettarsi a un incessante controllo etico, se vuol farsi strumento d'armonia tra gli esseri umani e la Natura; armonia che Bruno denunciava come tragicamente perduta nel caos di un'epoca di guerre fratricide, così somigliante - per certi aspetti – all'attualità.
Il trattato, composto da due dialoghi, è preceduto dalla poesia Giordano al Libro, un viatico propiziatorio per il lavoro di stesura del testo ma anche una guida ideale per il viaggio iniziatico che, attraverso prove via via più ardue, con l’ingegno e la perseveranza condurrebbe al cospetto della Maga Circe, figlia del Sole, meta designata da Bruno come suggello al raggiungimento di una forma umana autenticamente compiuta.
All'inizio del primo dialogo troviamo Circe intenta a tenere una lezione di prodigi alla sua allieva Meri. La sua magia, ben più sofisticata rispetto alle arti arcaiche della Circe omerica, trasforma selettivamente le sembianze degli umani, rivelandone le differenti qualità bestiali in forme che ne rappresentano le disparate aberrazioni. Trentasei sono le bestialità enumerate nelle trentatré Questiones poste alla fine del primo dialogo e che saranno parte della materia su cui si baseranno gli esercizi mnemonici descritti nel secondo dialogo.
Nella cantata il testo della poesia in esergo è affidato alla voce solista che ne intona integralmente il testo in latino. La voce recitante intervalla le varie tappe del viaggio ideale con letture tratte dal primo dialogo e da una campionatura delle 'bestie' descritte nelle Questiones nella versione italiana di Tommaso Ottonieri. Un preludio e alcuni interludi strumentali, con flauti barocchi concertanti, 'saldano' i frammenti del canto e della recitazione tracciando idealmente il procedere del cammino che approda, se condotto con solerti industria, sino alla desiderata catarsi finale.