Il tenore Carlo Celotti si impone nel segno di Caruso
Belle voci e felici scoperte nella III edizione del Concorso in un gala affollato e impreziosito da prestigiose presenze nel Salone degli Specchi del Museo Correale, dopo tre giorni di intenso lavoro per la giuria presieduta dal basso Carlo Lepore
“Lavorio del sogno” alla III edizione del “Caruso - De Curtis Sorrento International Singing Festival Competition”, concorso che celebra le figure del leggendario tenore, Enrico Caruso e del compositore Ernesto De Curtis, artisti consacrati ai quali la Città di Sorrento è doppiamente legata storicamente, sia per il soggiorno del “The Great Voice” nell'ultimo suo mese di vita presso il Grand Hotel Excelsior Vittoria, che per la famosissima Canzone “Torna a Surriento”, opera eterna del versatile e talentuoso musicista napoletano. Dopo tre giorni di intenso lavoro la prestigiosa giuria, insediatasi nei saloni dell’Hotel Excelsior Vittoria, allestita dal direttore artistico del concorso, il pianista Paolo Scibilia e composta da Carlo Lepore basso-bariton, presidente, Massimo Iannone, vocal coach internazionale, Guido D’Onofrio, storico carusiano, Aurora Cogliandro, direttore del Conservatorio Musicale Statale “G.P. da Palestrina” di Cagliari, pianista e musicologa, Roberto Gottipavero, direttore del Conservatorio Musicale Statale “B. Marcello” di Venezia, pianista, direttore e compositore, ci si è spostati nell’incantevole cornice del Salone degli Specchi del Museo Correale, in una Sorrento festosa, nel giorno del Santo Patrono. “Abbiamo lavorato tanto – ha dichiarato il Presidente Carlo Lepore – ascoltato e ri-ascoltato i giovani cantanti per assegnar loro le arie da eseguire in finale e il metro di giudizio è stato improntato nell’intuizione delle prospettive di miglioramento nell’acquisire, attraverso lo studio e il giusto percorso professionistico, quelle caratteristiche uniche per cominciare a calcare palcoscenici prestigiosi. E’ così che si è pensato di assegnare più premi nelle due categorie, quella dedicata alla canzone e quella lirica, quale incoraggiamento a continuare con maggiore entusiasmo e determinazione sulla strada della musica e del canto”. Sala affollata, emozione palpabile tra i finalisti e ospiti prestigiosi tra il pubblico, tra cui il Maestro Ciro Visco, direttore del coro del Teatro dell’Opera di Roma, reduce dal successo del Lohengrin, e di diversi docenti di canto tra cui Irma Irene Tortora, ad ascoltare le nuovi voci, con al pianoforte Luigi Angelo Maresca, sempre pronto ad intuire le diverse esigenze espressive e le sfumature di fraseggio dei concorrenti. Due le sezioni, Lirica e Napoletana, il cui Gran Prix è stato assegnato al tenore Carlo Celotti, il quale ha eseguito due classici legati a filo doppio al nome di Caruso, “Quanno tramonta ‘o sole” di Salvatore Gambardella e “Vesti la giubba”, aria di Canio, nei cui panni anche fotograficamente il grande tenore è nell’immaginario di tutti, una pagina che Leoncavallo ha fermato ancora in movimento, come in un obiettivo fotografico, con le stranezze e durezze della condotta armonica, in cui sta la grottesca, e anche allucinata caricatura di questi esseri comici dal trucco che si disfa. Un Canio credibile, Celotti, restituito con pronuncia aggressiva e scolpita, pronunciato in un crescendo di cupezza, dagli accenti roventi e terribili, sulle tracce di Caruso. La sezione Opera Lirica è stata assegnata al soprano Isidora Moles, la quale si è cimentata con l’aria di sortita di Violetta, “E’ strano…..Follie, Follie”, una parte che pretende dominio dell’intera gamma di suoni, spolvero e una rilassata sicurezza nelle agilità, che sono della protagonista champagne del primo atto, ma sappiamo che il reddere rationem dell’intera Traviata è nel suo secondo. Secondo premio ex-aequo tra due splendide voci, il “vero” basso, il cinese Rao Quiang, corda di raro ascolto, appena ventiduenne, il quale ha consapevolmente schizzato la figura di Banco con l’aria “Come dal ciel precipita”, voce dalla proiezione importante che ritroveremo certamente sui palcoscenici internazionali e Teresa Ranieri, una delle diverse gemme del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, latrice di una delle arie più toccanti di Suor Angelica di Giacomo Puccini, “Senza mamma”, un’interpretazione appassionata e sobria, senza eccessi, trasformatasi in una intensa supplica. Ancora un elemento del magistero salernitano di canto, lasciata modista sul palcoscenico del teatro Verdi per il Cappello di Paglia di Firenze, di Rota e ritrovata a sorpresa Cio-Cio-San al Caruso, Margherita Rispoli, una Butterfly, il cui filo di voce e della sua misura è giunto fino a noi distinto e singolarmente commosso, nell’aria principe, che segna il precipitare drammaturgico, già presaga di morte, dell’intera opera, “Un bel dì vedremo”, ma che non ha ancora conquistato quella lontananza che strazia, specchio di una grazia né fragile né stupita, caratteristica del personaggio, che le ha regalato il terzo posto ex-aequo con Emanuele Campilongo, il quale ha intonato “Dalla sua pace”, l’aria di Don Ottavio dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, colui che con maggior foga proferisce minacce, avvalorate da solenni giuramenti, fidanzato di Donna Anna, che Don Giovanni ha tentato di violentare e alla quale ha ucciso il padre, che resteranno lettera morta, ha trovato espressione in un canto nobile, morbido e duttile. Nella sezione dedicata alla tradizione canora partenopea, si è affermata la voce di soprano di Valentina dell’Aversana con “Core ‘ngrato”, titolo carusiano, dinanzi a Pasquale Riccio che ha donato alla platea “Canta pe’ mme” un cavallo di battaglia di Giuseppe de Stefano, cantato con grazia e un particolare vibrato, mentre il Grand Prix “Città di Sorrento sulla canzone Torna a Surriento” , è stato assegnato per il secondo anno consecutivo a Giuseppe Ciniglio, il quale ha portato alla competizione la tradizione della posteggia napoletana. Menzioni per il soprano russo Yudina Larisa, la quale ha portato il famoso Inno alla luna Mesícku na nebi hlubokém, dalla Rusalka di Dvoràk, e ancora, per il Nemorino di Paolo Delai con “Quant’è bella, quant’è cara”, ai quali si sono aggiunti Alessia Tortora, soprano leggero e Evelin Mori, unitamente a Chiara Bileci, che ci ha fatto ascoltare l’aria di Tytania dall’opera "A Midsummer Night's Dream" di Benjamin Britten. Festa delle premiazioni con riconoscimenti anche per il critico musicale Olga Chieffi, per la Scuola Media Torquato Tasso, rirtirato dalla Signora Gargiulo per aver ospitato le eliminatorie del concorso, e per il Ristorante " Donna Sofia" – Sorrento per aver elaborato le eccellenze gastronomiche su pietanze preferite da Enrico Caruso, in occasione del pranzo '"A tavola con Caruso".
Ha espresso ampia soddisfazione il direttore artistico Paolo Scibilia per la III edizione di questa iniziativa, varata quest’ anno con grandi sforzi, per prestigio artistico, che si inserisce a pieno titolo nei circuiti dei grandi festival e competizioni internazionali, rafforzando l’identità culturale e turistica di Sorrento nel mondo, confermandola come “culla ideale del belcanto”, da quello delle leggendarie sirene a quello della sublime voce di Caruso. Perché se è vero che la bellezza ispira la musica, è altrettanto vero che musica e bellezza da sempre aleggiano e si fondono a Sorrento.
di Napoli Magazine
17/12/2025 - 16:00
Il tenore Carlo Celotti si impone nel segno di Caruso
Belle voci e felici scoperte nella III edizione del Concorso in un gala affollato e impreziosito da prestigiose presenze nel Salone degli Specchi del Museo Correale, dopo tre giorni di intenso lavoro per la giuria presieduta dal basso Carlo Lepore
“Lavorio del sogno” alla III edizione del “Caruso - De Curtis Sorrento International Singing Festival Competition”, concorso che celebra le figure del leggendario tenore, Enrico Caruso e del compositore Ernesto De Curtis, artisti consacrati ai quali la Città di Sorrento è doppiamente legata storicamente, sia per il soggiorno del “The Great Voice” nell'ultimo suo mese di vita presso il Grand Hotel Excelsior Vittoria, che per la famosissima Canzone “Torna a Surriento”, opera eterna del versatile e talentuoso musicista napoletano. Dopo tre giorni di intenso lavoro la prestigiosa giuria, insediatasi nei saloni dell’Hotel Excelsior Vittoria, allestita dal direttore artistico del concorso, il pianista Paolo Scibilia e composta da Carlo Lepore basso-bariton, presidente, Massimo Iannone, vocal coach internazionale, Guido D’Onofrio, storico carusiano, Aurora Cogliandro, direttore del Conservatorio Musicale Statale “G.P. da Palestrina” di Cagliari, pianista e musicologa, Roberto Gottipavero, direttore del Conservatorio Musicale Statale “B. Marcello” di Venezia, pianista, direttore e compositore, ci si è spostati nell’incantevole cornice del Salone degli Specchi del Museo Correale, in una Sorrento festosa, nel giorno del Santo Patrono. “Abbiamo lavorato tanto – ha dichiarato il Presidente Carlo Lepore – ascoltato e ri-ascoltato i giovani cantanti per assegnar loro le arie da eseguire in finale e il metro di giudizio è stato improntato nell’intuizione delle prospettive di miglioramento nell’acquisire, attraverso lo studio e il giusto percorso professionistico, quelle caratteristiche uniche per cominciare a calcare palcoscenici prestigiosi. E’ così che si è pensato di assegnare più premi nelle due categorie, quella dedicata alla canzone e quella lirica, quale incoraggiamento a continuare con maggiore entusiasmo e determinazione sulla strada della musica e del canto”. Sala affollata, emozione palpabile tra i finalisti e ospiti prestigiosi tra il pubblico, tra cui il Maestro Ciro Visco, direttore del coro del Teatro dell’Opera di Roma, reduce dal successo del Lohengrin, e di diversi docenti di canto tra cui Irma Irene Tortora, ad ascoltare le nuovi voci, con al pianoforte Luigi Angelo Maresca, sempre pronto ad intuire le diverse esigenze espressive e le sfumature di fraseggio dei concorrenti. Due le sezioni, Lirica e Napoletana, il cui Gran Prix è stato assegnato al tenore Carlo Celotti, il quale ha eseguito due classici legati a filo doppio al nome di Caruso, “Quanno tramonta ‘o sole” di Salvatore Gambardella e “Vesti la giubba”, aria di Canio, nei cui panni anche fotograficamente il grande tenore è nell’immaginario di tutti, una pagina che Leoncavallo ha fermato ancora in movimento, come in un obiettivo fotografico, con le stranezze e durezze della condotta armonica, in cui sta la grottesca, e anche allucinata caricatura di questi esseri comici dal trucco che si disfa. Un Canio credibile, Celotti, restituito con pronuncia aggressiva e scolpita, pronunciato in un crescendo di cupezza, dagli accenti roventi e terribili, sulle tracce di Caruso. La sezione Opera Lirica è stata assegnata al soprano Isidora Moles, la quale si è cimentata con l’aria di sortita di Violetta, “E’ strano…..Follie, Follie”, una parte che pretende dominio dell’intera gamma di suoni, spolvero e una rilassata sicurezza nelle agilità, che sono della protagonista champagne del primo atto, ma sappiamo che il reddere rationem dell’intera Traviata è nel suo secondo. Secondo premio ex-aequo tra due splendide voci, il “vero” basso, il cinese Rao Quiang, corda di raro ascolto, appena ventiduenne, il quale ha consapevolmente schizzato la figura di Banco con l’aria “Come dal ciel precipita”, voce dalla proiezione importante che ritroveremo certamente sui palcoscenici internazionali e Teresa Ranieri, una delle diverse gemme del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, latrice di una delle arie più toccanti di Suor Angelica di Giacomo Puccini, “Senza mamma”, un’interpretazione appassionata e sobria, senza eccessi, trasformatasi in una intensa supplica. Ancora un elemento del magistero salernitano di canto, lasciata modista sul palcoscenico del teatro Verdi per il Cappello di Paglia di Firenze, di Rota e ritrovata a sorpresa Cio-Cio-San al Caruso, Margherita Rispoli, una Butterfly, il cui filo di voce e della sua misura è giunto fino a noi distinto e singolarmente commosso, nell’aria principe, che segna il precipitare drammaturgico, già presaga di morte, dell’intera opera, “Un bel dì vedremo”, ma che non ha ancora conquistato quella lontananza che strazia, specchio di una grazia né fragile né stupita, caratteristica del personaggio, che le ha regalato il terzo posto ex-aequo con Emanuele Campilongo, il quale ha intonato “Dalla sua pace”, l’aria di Don Ottavio dal Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, colui che con maggior foga proferisce minacce, avvalorate da solenni giuramenti, fidanzato di Donna Anna, che Don Giovanni ha tentato di violentare e alla quale ha ucciso il padre, che resteranno lettera morta, ha trovato espressione in un canto nobile, morbido e duttile. Nella sezione dedicata alla tradizione canora partenopea, si è affermata la voce di soprano di Valentina dell’Aversana con “Core ‘ngrato”, titolo carusiano, dinanzi a Pasquale Riccio che ha donato alla platea “Canta pe’ mme” un cavallo di battaglia di Giuseppe de Stefano, cantato con grazia e un particolare vibrato, mentre il Grand Prix “Città di Sorrento sulla canzone Torna a Surriento” , è stato assegnato per il secondo anno consecutivo a Giuseppe Ciniglio, il quale ha portato alla competizione la tradizione della posteggia napoletana. Menzioni per il soprano russo Yudina Larisa, la quale ha portato il famoso Inno alla luna Mesícku na nebi hlubokém, dalla Rusalka di Dvoràk, e ancora, per il Nemorino di Paolo Delai con “Quant’è bella, quant’è cara”, ai quali si sono aggiunti Alessia Tortora, soprano leggero e Evelin Mori, unitamente a Chiara Bileci, che ci ha fatto ascoltare l’aria di Tytania dall’opera "A Midsummer Night's Dream" di Benjamin Britten. Festa delle premiazioni con riconoscimenti anche per il critico musicale Olga Chieffi, per la Scuola Media Torquato Tasso, rirtirato dalla Signora Gargiulo per aver ospitato le eliminatorie del concorso, e per il Ristorante " Donna Sofia" – Sorrento per aver elaborato le eccellenze gastronomiche su pietanze preferite da Enrico Caruso, in occasione del pranzo '"A tavola con Caruso".
Ha espresso ampia soddisfazione il direttore artistico Paolo Scibilia per la III edizione di questa iniziativa, varata quest’ anno con grandi sforzi, per prestigio artistico, che si inserisce a pieno titolo nei circuiti dei grandi festival e competizioni internazionali, rafforzando l’identità culturale e turistica di Sorrento nel mondo, confermandola come “culla ideale del belcanto”, da quello delle leggendarie sirene a quello della sublime voce di Caruso. Perché se è vero che la bellezza ispira la musica, è altrettanto vero che musica e bellezza da sempre aleggiano e si fondono a Sorrento.