Sono stati ancora una volta i ragazzi i veri protagonisti di un evento, sul territorio dei Campi Flegrei, che ha messo in sinergia il mondo misterioso delle necropoli con il fascino del cinema. A Pozzuoli presso la Necropoli tardo antica paleocristiana di San Vito si è infatti tenuta la rassegna “Necropolis. Dall’Archeologia funeraria al cinema” con incontro, visite guidate e degustazione del cuonzolo. La rassegna ideata dall’architetto Anna Russolillo consulente del Parco archeologico di Himera Solunto e Iato vede ha visto protagoniste le antiche città dei morti luoghi ricchi di significati simbolici, storici e culturali e il cinema nel quale le necropoli assumono spesso una doppia funzione: da un lato sono scenari carichi di mistero e fascino, dall’altro diventano ambientazioni ideali per raccontare storie di paura, esplorazione, o riflessione esistenziale. Le visite sono state guidate dagli studenti della 3B dell’Istituto Isis Montalcini di Quarto coordinati dall’archeologa Raffaella Iovine e dall’architetto Anna Russolillo che ha seguito tutte le fasi degli scavi. L’iniziativa promossa dall’Associazione Lunaria A2 Onlus è stata realizzata in collaborazione con l’Accademia dei Campi Flegrei e il Gruppo archeologico dei Campi Flegrei e ha il patrocinio gratuito del Comune di Pozzuoli. Le necropoli, antiche città dei morti, sono da sempre cariche di significati simbolici, storici e culturali. Nella realtà rappresentano testimonianze preziose delle civiltà passate, ma nel cinema assumono spesso una doppia funzione: da un lato sono scenari carichi di mistero e fascino, dall’altro diventano ambientazioni ideali per raccontare storie di paura, esplorazione, o riflessione esistenziale. Nel mondo antico, le necropoli erano luoghi sacri, spazi liminali tra la vita e la morte. I Romani, ad esempio, costruivano necropoli monumentali, lungo le vie consolari un prolungamento delle città che riflettono la visione della morte come prosecuzione della vita. Oggi, queste strutture archeologiche attirano studiosi e turisti, ma anche registi e sceneggiatori, affascinati dalla loro estetica e dal loro potere evocativo. Il cinema ha spesso utilizzato le necropoli come ambientazioni suggestive. In film come Indiana Jones e l’ultima crociata o La Mummia, le tombe antiche diventano luoghi di avventura, trappole mortali, oppure custodi di segreti millenari. La necropoli qui non è solo uno spazio fisico, ma anche simbolico: rappresenta l’ignoto, il passato che ritorna, la conoscenza proibita. In altri casi, come nel cinema horror o gotico, le necropoli si trasformano in luoghi del terrore. Pensiamo a Nosferatu o a molte pellicole tratte da racconti di Lovecraft: la tomba diventa la soglia di accesso al soprannaturale, dove il confine tra il mondo dei vivi e dei morti si assottiglia pericolosamente. Ma c’è anche un cinema che guarda alle necropoli con rispetto, come luoghi di memoria. In documentari o film d’autore, esse diventano spazi per riflettere sul senso della morte, sul rapporto dell’uomo con il tempo, sulla fragilità della condizione umana. Il regista Werner Herzog, ad esempio, ha girato scene intense in siti archeologici e tombe, trasformandoli in metafore visive. Le necropoli nel cinema non sono mai solo ambientazioni: sono personaggi silenziosi, luoghi che raccontano. Attraverso la macchina da presa, questi spazi antichi vengono trasfigurati, diventando ponti tra il passato e il presente, tra realtà e immaginazione. Il cinema, come le necropoli, conserva e trasmette memoria, rendendoci consapevoli della nostra storia e della nostra mortalità.
di Napoli Magazine
07/06/2025 - 10:24
Sono stati ancora una volta i ragazzi i veri protagonisti di un evento, sul territorio dei Campi Flegrei, che ha messo in sinergia il mondo misterioso delle necropoli con il fascino del cinema. A Pozzuoli presso la Necropoli tardo antica paleocristiana di San Vito si è infatti tenuta la rassegna “Necropolis. Dall’Archeologia funeraria al cinema” con incontro, visite guidate e degustazione del cuonzolo. La rassegna ideata dall’architetto Anna Russolillo consulente del Parco archeologico di Himera Solunto e Iato vede ha visto protagoniste le antiche città dei morti luoghi ricchi di significati simbolici, storici e culturali e il cinema nel quale le necropoli assumono spesso una doppia funzione: da un lato sono scenari carichi di mistero e fascino, dall’altro diventano ambientazioni ideali per raccontare storie di paura, esplorazione, o riflessione esistenziale. Le visite sono state guidate dagli studenti della 3B dell’Istituto Isis Montalcini di Quarto coordinati dall’archeologa Raffaella Iovine e dall’architetto Anna Russolillo che ha seguito tutte le fasi degli scavi. L’iniziativa promossa dall’Associazione Lunaria A2 Onlus è stata realizzata in collaborazione con l’Accademia dei Campi Flegrei e il Gruppo archeologico dei Campi Flegrei e ha il patrocinio gratuito del Comune di Pozzuoli. Le necropoli, antiche città dei morti, sono da sempre cariche di significati simbolici, storici e culturali. Nella realtà rappresentano testimonianze preziose delle civiltà passate, ma nel cinema assumono spesso una doppia funzione: da un lato sono scenari carichi di mistero e fascino, dall’altro diventano ambientazioni ideali per raccontare storie di paura, esplorazione, o riflessione esistenziale. Nel mondo antico, le necropoli erano luoghi sacri, spazi liminali tra la vita e la morte. I Romani, ad esempio, costruivano necropoli monumentali, lungo le vie consolari un prolungamento delle città che riflettono la visione della morte come prosecuzione della vita. Oggi, queste strutture archeologiche attirano studiosi e turisti, ma anche registi e sceneggiatori, affascinati dalla loro estetica e dal loro potere evocativo. Il cinema ha spesso utilizzato le necropoli come ambientazioni suggestive. In film come Indiana Jones e l’ultima crociata o La Mummia, le tombe antiche diventano luoghi di avventura, trappole mortali, oppure custodi di segreti millenari. La necropoli qui non è solo uno spazio fisico, ma anche simbolico: rappresenta l’ignoto, il passato che ritorna, la conoscenza proibita. In altri casi, come nel cinema horror o gotico, le necropoli si trasformano in luoghi del terrore. Pensiamo a Nosferatu o a molte pellicole tratte da racconti di Lovecraft: la tomba diventa la soglia di accesso al soprannaturale, dove il confine tra il mondo dei vivi e dei morti si assottiglia pericolosamente. Ma c’è anche un cinema che guarda alle necropoli con rispetto, come luoghi di memoria. In documentari o film d’autore, esse diventano spazi per riflettere sul senso della morte, sul rapporto dell’uomo con il tempo, sulla fragilità della condizione umana. Il regista Werner Herzog, ad esempio, ha girato scene intense in siti archeologici e tombe, trasformandoli in metafore visive. Le necropoli nel cinema non sono mai solo ambientazioni: sono personaggi silenziosi, luoghi che raccontano. Attraverso la macchina da presa, questi spazi antichi vengono trasfigurati, diventando ponti tra il passato e il presente, tra realtà e immaginazione. Il cinema, come le necropoli, conserva e trasmette memoria, rendendoci consapevoli della nostra storia e della nostra mortalità.