Esce oggi il duetto inedito “L’aria è voce”, con cui Lina Sastri, in coppia con il tenore Pasquale Esposito, ritorna sulla scena discografica mondiale. Due anime napoletane che omaggiano la tradizione napoletana con una traccia vibrante e appassionata. Le loro carriere, uniche e riconoscibili, sono accomunate dall’amore per Napoli, per la musica e per la verità dell’interpretazione. In questo intreccio di esperienze e sensibilità, si rinnova la bellezza di una lingua musicale, il napoletano, che continua ad emozionare, raccontare ed unire. È stato proprio Pasquale Esposito, ideatore ed autore del brano che, con la sua visione musicale ed un profondo rispetto per l’autenticità, ha rappresentato per la Sastri uno spunto per tornare ad incidere un inedito che strizza l'occhio al passato, "perchè è al passato che dobbiamo ispirarci per scrivere un futuro migliore", spiega Esposito.
Composto dallo stesso Esposito insieme a Tony Aprile (quest’ultimo è anche arrangiatore del brano), e prodotto ed orchestrato da Ettore Gatta, "L’Aria è Voce" è una canzone interamente in lingua napoletana, nata dal desiderio di celebrare la voce come memoria viva, ponte tra passato e presente e simbolo di un’identità più profonda. Il videoclip, ambientato nello splendido Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, accompagna visivamente questo viaggio sonoro, arricchito dalla partecipazione del sassofonista Pasquale Di Nunzio, e trasporta lo spettatore in un’atmosfera sospesa tra poesia, emozione e radici.
Lina Sastri: “La musica napoletana rimane assolutamente un classico per veicolare emozioni in tutto il mondo. Lo è sempre stata, lo è attualmente e lo sarà, spero, ancora molto a lungo. Lo auguro alla mia terra ed alla sua musica che è, ovviamente, anche la mia. Le mode nascono e di conseguenza passano, ma la bellezza è eterna e non passa mai: è unica, inimitabile ed inarrivabile. Io ho la fortuna di essere nata in una città che, questa bellezza unica, questa energia straordinaria, questa contraddizione fra mare, cielo e terra, la possiede e sono certa che non passerà mai di moda. La mia classica, su tutte, è ‘Tutta pe ‘mme’ perché mi ricorda tanto la mia mamma che amava cantarla.”
Pasquale Esposito: “I classici di Bovio, Tosti, Di Giacomo o D’Annunzio, non moriranno mai. Sono usati anche a livello universitario in tutto il mondo; nelle scuole di belcanto si dice che se un cantante vuol cantare l’opera, deve prima imparare a cantare la canzone napoletana, e soltanto dopo potrà misurarsi con Puccini, Verdi o Rossini. La canzone classica napoletana, con le sue molteplici sfaccettature, è una palestra insostituibile per formare i migliori cantanti. Il grande Enrico Caruso, ad esempio, prendeva ispirazione per il suo stile, tra le strade del suo rione, San Giovanniello, per poi riportare questo bagaglio di musicalità della lingua napoletana fino al Metropolitan durante le sue magistrali performance su Puccini, Rossini, Verdi o Wagner. Ne abbiamo parlato in uno speciale tv con il maestro Placido Domingo che conveniva su tutto questo. Questa canzone, scritta a quattro mani con Tony Aprile, vuole essere un valido tributo a questi brani, che resti nel tempo, ed ho faticato molto a contenermi perché la lista era ben più lunga, lunghissima: i brani di tutta la mia vita. La Signora Sastri è un perno fondamentale perché lei vive questo territorio e questa lingua in modo veramente viscerale, passionale, profondo ed intenso. ‘’A Vucchella’ è la classica a cui sono più legato, scritta da Gabriele D’Annunzio su un fazzoletto al Bar Gambrinus, che rende omaggio alla bellezza di una donna, attraverso altra bellezza: la musicalità delle parole napoletane.”
Lina Sastri: “Io penso che le nuove generazioni, così come in tutto il mondo, non abbiano un background legato alla storia della terra nella quale vivono. Hanno ereditato dai loro padri la lingua per cui, la loro produzione musicale segue il tempo presente, spesso condizionato da mode e costumi. Oggi più che mai, i social influenzano in tutti modi la creatività che, di conseguenza, stenta ad esprimersi con libertà. Penso che le nuove generazioni non esprimano del tutto la loro terra. Napoli è una città speciale, unica al mondo nel suo essere, perché ha passato, presente e futuro che coesistono, perché ha bellezza, miseria e nobiltà, come qualcuno ha scritto, che coesistono come la leggerezza, l’ironia, l’allegria, le risate e le lacrime. Ed è questo che i giovani spesso non sanno, non conoscono; non hanno più la possibilità di vivere lotte, combattimenti, speranze e ragioni come abbiamo potuto fare noi fortunati, motivi e cause per cui si sta insieme e si combatte. Restano i sentimenti perché quelli sono eterni per tutti e in tutto il mondo, quindi speriamo che prima o poi riescano a sentirli in questa loro attuale solitudine. Me lo auguro di vero cuore.”
Con L’Aria è Voce, Lina Sastri e Pasquale Esposito offrono al pubblico un’opera intensa e sincera, che rinnova la tradizione napoletana attraverso due voci diverse ma profondamente affini, in grado di emozionare e far vibrare corde profonde dell’anima.
di Napoli Magazine
16/06/2025 - 09:10
Esce oggi il duetto inedito “L’aria è voce”, con cui Lina Sastri, in coppia con il tenore Pasquale Esposito, ritorna sulla scena discografica mondiale. Due anime napoletane che omaggiano la tradizione napoletana con una traccia vibrante e appassionata. Le loro carriere, uniche e riconoscibili, sono accomunate dall’amore per Napoli, per la musica e per la verità dell’interpretazione. In questo intreccio di esperienze e sensibilità, si rinnova la bellezza di una lingua musicale, il napoletano, che continua ad emozionare, raccontare ed unire. È stato proprio Pasquale Esposito, ideatore ed autore del brano che, con la sua visione musicale ed un profondo rispetto per l’autenticità, ha rappresentato per la Sastri uno spunto per tornare ad incidere un inedito che strizza l'occhio al passato, "perchè è al passato che dobbiamo ispirarci per scrivere un futuro migliore", spiega Esposito.
Composto dallo stesso Esposito insieme a Tony Aprile (quest’ultimo è anche arrangiatore del brano), e prodotto ed orchestrato da Ettore Gatta, "L’Aria è Voce" è una canzone interamente in lingua napoletana, nata dal desiderio di celebrare la voce come memoria viva, ponte tra passato e presente e simbolo di un’identità più profonda. Il videoclip, ambientato nello splendido Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere, accompagna visivamente questo viaggio sonoro, arricchito dalla partecipazione del sassofonista Pasquale Di Nunzio, e trasporta lo spettatore in un’atmosfera sospesa tra poesia, emozione e radici.
Lina Sastri: “La musica napoletana rimane assolutamente un classico per veicolare emozioni in tutto il mondo. Lo è sempre stata, lo è attualmente e lo sarà, spero, ancora molto a lungo. Lo auguro alla mia terra ed alla sua musica che è, ovviamente, anche la mia. Le mode nascono e di conseguenza passano, ma la bellezza è eterna e non passa mai: è unica, inimitabile ed inarrivabile. Io ho la fortuna di essere nata in una città che, questa bellezza unica, questa energia straordinaria, questa contraddizione fra mare, cielo e terra, la possiede e sono certa che non passerà mai di moda. La mia classica, su tutte, è ‘Tutta pe ‘mme’ perché mi ricorda tanto la mia mamma che amava cantarla.”
Pasquale Esposito: “I classici di Bovio, Tosti, Di Giacomo o D’Annunzio, non moriranno mai. Sono usati anche a livello universitario in tutto il mondo; nelle scuole di belcanto si dice che se un cantante vuol cantare l’opera, deve prima imparare a cantare la canzone napoletana, e soltanto dopo potrà misurarsi con Puccini, Verdi o Rossini. La canzone classica napoletana, con le sue molteplici sfaccettature, è una palestra insostituibile per formare i migliori cantanti. Il grande Enrico Caruso, ad esempio, prendeva ispirazione per il suo stile, tra le strade del suo rione, San Giovanniello, per poi riportare questo bagaglio di musicalità della lingua napoletana fino al Metropolitan durante le sue magistrali performance su Puccini, Rossini, Verdi o Wagner. Ne abbiamo parlato in uno speciale tv con il maestro Placido Domingo che conveniva su tutto questo. Questa canzone, scritta a quattro mani con Tony Aprile, vuole essere un valido tributo a questi brani, che resti nel tempo, ed ho faticato molto a contenermi perché la lista era ben più lunga, lunghissima: i brani di tutta la mia vita. La Signora Sastri è un perno fondamentale perché lei vive questo territorio e questa lingua in modo veramente viscerale, passionale, profondo ed intenso. ‘’A Vucchella’ è la classica a cui sono più legato, scritta da Gabriele D’Annunzio su un fazzoletto al Bar Gambrinus, che rende omaggio alla bellezza di una donna, attraverso altra bellezza: la musicalità delle parole napoletane.”
Lina Sastri: “Io penso che le nuove generazioni, così come in tutto il mondo, non abbiano un background legato alla storia della terra nella quale vivono. Hanno ereditato dai loro padri la lingua per cui, la loro produzione musicale segue il tempo presente, spesso condizionato da mode e costumi. Oggi più che mai, i social influenzano in tutti modi la creatività che, di conseguenza, stenta ad esprimersi con libertà. Penso che le nuove generazioni non esprimano del tutto la loro terra. Napoli è una città speciale, unica al mondo nel suo essere, perché ha passato, presente e futuro che coesistono, perché ha bellezza, miseria e nobiltà, come qualcuno ha scritto, che coesistono come la leggerezza, l’ironia, l’allegria, le risate e le lacrime. Ed è questo che i giovani spesso non sanno, non conoscono; non hanno più la possibilità di vivere lotte, combattimenti, speranze e ragioni come abbiamo potuto fare noi fortunati, motivi e cause per cui si sta insieme e si combatte. Restano i sentimenti perché quelli sono eterni per tutti e in tutto il mondo, quindi speriamo che prima o poi riescano a sentirli in questa loro attuale solitudine. Me lo auguro di vero cuore.”
Con L’Aria è Voce, Lina Sastri e Pasquale Esposito offrono al pubblico un’opera intensa e sincera, che rinnova la tradizione napoletana attraverso due voci diverse ma profondamente affini, in grado di emozionare e far vibrare corde profonde dell’anima.