6—17 dicembre 2025
martedì e mercoledì ore 20.30
teatrozeta aps ets
IL PRINCIPE
di Niccolò Machiavelli
Regia di LIVIO GALASSI
con MANUELE MORGESE
ricerca e canti
CATERINA PONTRANDOLFO
Che cos’è, oggi, il “Principe” di Machiavelli? Cosa c’è di così accattivante in una formula letteraria così distante dal viver d’oggi come quella del “trattato”? Perché mai dovrebbe stimolare poi un appetito teatrale e, magari, spettacolare? Cosa racconta al nostro vivere quotidiano o al quotidiano vivere del potere esercitato oggi dai leader delle potenze mondiali? Ma soprattutto, è possibile farne nel 2025, nel bel mezzo di un conflitto dalle apparenze “non mondiale”, un punto di partenza per una profonda riflessione umana, non solo politica? Perché scegliere il Principe? Perché Machiavelli va oltre il suo momento storico, parlandoci innanzitutto del potere quale impulso, antico quanto l’uomo, privo d’epoca. Perché quando si parla di potere, in un programma seppure di carattere artistico pensato per un triennio di lavoro, non ci si può esimere dal non pensare a quel “fine che giustifica i mezzi” vessillo del Machiavelli ed alla derivazione “machiavellica” che qualifica un’azione ispirata a princìpi che esaltano l'astuzia e la mancanza di ogni scrupolo nei rapporti politici e sociali. Il Principe è un’opera caustica quanto mai attuale, un autentico manuale di quella che oggi si suole chiamare realpolitik. Ma della penna di Machiavelli, in scena, ci piace pensare alla restituzione di quella suggestione di pensieri che si fa azione. La voce dell’attore che mastica la parola trasformandola in carne e poi in pietre, massi, piante o animali. Non di uno spettacolo teatrale in senso stretto ma, come da anni fa la compagnia aquilana, attraverso la ricerca di nuovi linguaggi, parleremo di un’evocazione teatrale che, in questa versione firmata dalla regia di Livio Galassi, fonde parole e suoni, canto e recitazione, musica e silenzio esecuzioni ricercate ed evocate, che come “siparietti brechtiani alla Kurt Weill dipingono quell’essere maledettamente umano, come il Principe, in cerca di potere.
di Napoli Magazine
15/12/2025 - 19:13
6—17 dicembre 2025
martedì e mercoledì ore 20.30
teatrozeta aps ets
IL PRINCIPE
di Niccolò Machiavelli
Regia di LIVIO GALASSI
con MANUELE MORGESE
ricerca e canti
CATERINA PONTRANDOLFO
Che cos’è, oggi, il “Principe” di Machiavelli? Cosa c’è di così accattivante in una formula letteraria così distante dal viver d’oggi come quella del “trattato”? Perché mai dovrebbe stimolare poi un appetito teatrale e, magari, spettacolare? Cosa racconta al nostro vivere quotidiano o al quotidiano vivere del potere esercitato oggi dai leader delle potenze mondiali? Ma soprattutto, è possibile farne nel 2025, nel bel mezzo di un conflitto dalle apparenze “non mondiale”, un punto di partenza per una profonda riflessione umana, non solo politica? Perché scegliere il Principe? Perché Machiavelli va oltre il suo momento storico, parlandoci innanzitutto del potere quale impulso, antico quanto l’uomo, privo d’epoca. Perché quando si parla di potere, in un programma seppure di carattere artistico pensato per un triennio di lavoro, non ci si può esimere dal non pensare a quel “fine che giustifica i mezzi” vessillo del Machiavelli ed alla derivazione “machiavellica” che qualifica un’azione ispirata a princìpi che esaltano l'astuzia e la mancanza di ogni scrupolo nei rapporti politici e sociali. Il Principe è un’opera caustica quanto mai attuale, un autentico manuale di quella che oggi si suole chiamare realpolitik. Ma della penna di Machiavelli, in scena, ci piace pensare alla restituzione di quella suggestione di pensieri che si fa azione. La voce dell’attore che mastica la parola trasformandola in carne e poi in pietre, massi, piante o animali. Non di uno spettacolo teatrale in senso stretto ma, come da anni fa la compagnia aquilana, attraverso la ricerca di nuovi linguaggi, parleremo di un’evocazione teatrale che, in questa versione firmata dalla regia di Livio Galassi, fonde parole e suoni, canto e recitazione, musica e silenzio esecuzioni ricercate ed evocate, che come “siparietti brechtiani alla Kurt Weill dipingono quell’essere maledettamente umano, come il Principe, in cerca di potere.