Sabato 20 (ore 21.00) e domenica 21 aprile (ore 21.00), al teatro Bolivar (Via Bartolomeo Caracciolo, 30) diretto da Nu’Tracks, andrà in scena “Lucciole” scritto e diretto da Martina Zaccaro. Con Roberta Misticone, Martina Zaccaro e Titti Nuzzolese, lo spettacolo, vincitore del Premio “Le Cortigiane” 2019, porta sul palco una storia imperniata di spiccata umanità, che smuove la pietas sugellando l’unione tenera e compassionevole fra chi racconta e chi ascolta.
Stella è una ragazza speciale, Titta è la sua mamma. Ciascuna madre vorrebbe il meglio per la propria figlia, come una vita normale, degna di essere vissuta. E allora l’immaginazione, stimolata da un subconscio che desidera profondamente, le fa vedere e vivere una figlia diversa, un rapporto diverso, fatto di contrasti, incomprensioni, un affetto reciproco tristemente elemosinato e momenti di apparente serenità.
E se la realtà fosse addirittura meglio della fantasia? E se la madre realizzasse che ciò che possiede, ciò che le arreca più sofferenza, è anche ciò che le dona una gioia altrimenti inesistente? E se la vita reale fosse certamente trascinata, scomposta, imperfetta, ma al tempo stesso anche più soddisfacente, piena e intrisa di un amore infinito e meraviglioso?
di Napoli Magazine
16/04/2024 - 15:06
Sabato 20 (ore 21.00) e domenica 21 aprile (ore 21.00), al teatro Bolivar (Via Bartolomeo Caracciolo, 30) diretto da Nu’Tracks, andrà in scena “Lucciole” scritto e diretto da Martina Zaccaro. Con Roberta Misticone, Martina Zaccaro e Titti Nuzzolese, lo spettacolo, vincitore del Premio “Le Cortigiane” 2019, porta sul palco una storia imperniata di spiccata umanità, che smuove la pietas sugellando l’unione tenera e compassionevole fra chi racconta e chi ascolta.
Stella è una ragazza speciale, Titta è la sua mamma. Ciascuna madre vorrebbe il meglio per la propria figlia, come una vita normale, degna di essere vissuta. E allora l’immaginazione, stimolata da un subconscio che desidera profondamente, le fa vedere e vivere una figlia diversa, un rapporto diverso, fatto di contrasti, incomprensioni, un affetto reciproco tristemente elemosinato e momenti di apparente serenità.
E se la realtà fosse addirittura meglio della fantasia? E se la madre realizzasse che ciò che possiede, ciò che le arreca più sofferenza, è anche ciò che le dona una gioia altrimenti inesistente? E se la vita reale fosse certamente trascinata, scomposta, imperfetta, ma al tempo stesso anche più soddisfacente, piena e intrisa di un amore infinito e meraviglioso?