Cultura & Gossip
TEATRO SAN CARLO - "La danza francese da Serge Lifar a Roland Petit", in scena al Cortile d'Onore di Palazzo Reale da sabato 7 a mercoledì 11 settembre
29.08.2024 13:09 di Napoli Magazine
Stagione di Danza
La danza francese da Serge Lifar a Roland Petit
 
Cortile d’Onore di Palazzo Reale
da sabato 7 a mercoledì 11 settembre
 
La programmazione artistica del Teatro di San Carlo riprende dopo la pausa estiva con La danza francese da Serge Lifar a Roland Petit: la soirée, che chiude la Stagione di Danza 23-24, celebra due leggendari nomi della coreutica. È in scena da sabato 7 a mercoledì 11 settembre per quattro repliche, sempre alle ore 20:30. 
 
Verrà proposto, di Serge Lifar, Suite en blanc. Seguono L’Arlésienne e Le jeune homme et la mort, coreografie di Roland Petit.
 
Lo spettacolo, una produzione del Teatro dell’Opera di Roma, vede la speciale collaborazione di Palazzo Reale: Étoiles, Solisti e Corpo di Ballo del Lirico napoletano, la cui direzione è affidata a Clotilde Vayer, danzeranno nella suggestiva cornice del Cortile d’Onore.
 
A dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo è Jonathan Darlington.
 
Il Direttore del Palazzo Reale di Napoli, Mario Epifani, dichiara: “Già in passato il Cortile d’Onore ha ospitato concerti ed eventi in collaborazione col Teatro di San Carlo; a settembre per la prima volta sarà protagonista il balletto. L’iniziativa rafforza il legame storico tra la Reggia e il Teatro fondato da Carlo di Borbone nel 1737, rinnovando una tradizione in cui architettura, arte, musica e teatro si fondono e il Palazzo diventa sontuosa scenografia naturale per uno spettacolo che celebra due coreografi del secolo scorso”.
 
Serge Lifar viene omaggiato con il suo più vivo esempio di pura danza: Suite en Blanc, sulla musica che Édouard Lalo compone per il balletto Namouna. Riprende la coreografia Charles Jude. Scene e costumi sono di Maurice Moulène.
 
Il genio di Roland Petit rivive attraverso un dittico struggente, in cui L’Arlésienne viene accostato a Le jeune homme et la mort. Fil rouge che lega i due lavori, le cui coreografie sono riprese da Luigi Bonino, è il dramma di un amore che converge drammaticamente verso la morte.
 
Ne L’Arlésienne, Frédéri e Vivette sono i protagonisti dell’omonima piéce nata dalla penna di Alphonse Daudet e per cui Geoges Bizet realizza le musiche di scena. Incombe sui due promessi sposi il ricordo di una donna di Arles che Frédéri amò in passato: la sua ombra, sempre più cupa, offusca e logora la mente del giovane fino a condurlo al suicidio. 
 
Le scene di René Allio si uniscono ai costumi di Christine Laurent. Le luci sono di Jean-Michel Desiré.
 
L’ambientazione si sposta, dunque, nella cupa Parigi di Le jeune homme et la mort, il visionario capolavoro che Roland Petit costruisce sul libretto di Jean Cocteau coreografandolo su musiche di Johann Sebastian Bach. I protagonisti ripercorrono lo stesso, tragico epilogo: un giovane viene spinto al suicidio dalla donna amata, che si rivela la personificazione stessa della Morte.
 
Le scene sono di Georges Wakhévitch, i costumi di Barbara Karinska. È ancora Jean-Michel Desiré a firmare le luci.
 
“In questa soirée sono protagonisti due straordinari coreografi francesi e, con loro, il Balletto del San Carlo – dichiara Clotilde Vayer. Ho scelto Lifar e Petit perché i miei ballerini potessero danzarli, e non soltanto perché sono due grandi nomi del XX secolo. Sono qui a Napoli da ormai tre anni ed è ben precisa la visione che ho per questa compagnia, il percorso che intendo seguire attraverso il repertorio e i coreografi. Ritengo che, per un ballerino, sia necessario lavorare su Lifar, Petit, così come su Robbins, Balanchine, MacMillan e tutti i grandi coreografi del Novecento: ognuno di loro ha un suo stile ed è importante, per un danzatore, conoscerli a fondo per poter crescere artisticamente e professionalmente”.
 
E prosegue: “Di Lifar ho scelto uno dei suoi lavori non narrativi, Suite en blanc, e l’ho fatto con l’intento di mostrare la qualità della compagnia. È un balletto che non perdona la mediocrità, molto complesso non solo per i solisti, ma per l’intero Corpo di Ballo. 
 
Ho accostato, poi, due lavori di Roland Petit, L’Arlésienne e Le jeune homme et la mort. Petit è un grande coreografo narrativo: le storie che qui racconta riescono a far commuovere”.
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29/08/2024 - 13:09

Stagione di Danza
La danza francese da Serge Lifar a Roland Petit
 
Cortile d’Onore di Palazzo Reale
da sabato 7 a mercoledì 11 settembre
 
La programmazione artistica del Teatro di San Carlo riprende dopo la pausa estiva con La danza francese da Serge Lifar a Roland Petit: la soirée, che chiude la Stagione di Danza 23-24, celebra due leggendari nomi della coreutica. È in scena da sabato 7 a mercoledì 11 settembre per quattro repliche, sempre alle ore 20:30. 
 
Verrà proposto, di Serge Lifar, Suite en blanc. Seguono L’Arlésienne e Le jeune homme et la mort, coreografie di Roland Petit.
 
Lo spettacolo, una produzione del Teatro dell’Opera di Roma, vede la speciale collaborazione di Palazzo Reale: Étoiles, Solisti e Corpo di Ballo del Lirico napoletano, la cui direzione è affidata a Clotilde Vayer, danzeranno nella suggestiva cornice del Cortile d’Onore.
 
A dirigere l’Orchestra del Teatro di San Carlo è Jonathan Darlington.
 
Il Direttore del Palazzo Reale di Napoli, Mario Epifani, dichiara: “Già in passato il Cortile d’Onore ha ospitato concerti ed eventi in collaborazione col Teatro di San Carlo; a settembre per la prima volta sarà protagonista il balletto. L’iniziativa rafforza il legame storico tra la Reggia e il Teatro fondato da Carlo di Borbone nel 1737, rinnovando una tradizione in cui architettura, arte, musica e teatro si fondono e il Palazzo diventa sontuosa scenografia naturale per uno spettacolo che celebra due coreografi del secolo scorso”.
 
Serge Lifar viene omaggiato con il suo più vivo esempio di pura danza: Suite en Blanc, sulla musica che Édouard Lalo compone per il balletto Namouna. Riprende la coreografia Charles Jude. Scene e costumi sono di Maurice Moulène.
 
Il genio di Roland Petit rivive attraverso un dittico struggente, in cui L’Arlésienne viene accostato a Le jeune homme et la mort. Fil rouge che lega i due lavori, le cui coreografie sono riprese da Luigi Bonino, è il dramma di un amore che converge drammaticamente verso la morte.
 
Ne L’Arlésienne, Frédéri e Vivette sono i protagonisti dell’omonima piéce nata dalla penna di Alphonse Daudet e per cui Geoges Bizet realizza le musiche di scena. Incombe sui due promessi sposi il ricordo di una donna di Arles che Frédéri amò in passato: la sua ombra, sempre più cupa, offusca e logora la mente del giovane fino a condurlo al suicidio. 
 
Le scene di René Allio si uniscono ai costumi di Christine Laurent. Le luci sono di Jean-Michel Desiré.
 
L’ambientazione si sposta, dunque, nella cupa Parigi di Le jeune homme et la mort, il visionario capolavoro che Roland Petit costruisce sul libretto di Jean Cocteau coreografandolo su musiche di Johann Sebastian Bach. I protagonisti ripercorrono lo stesso, tragico epilogo: un giovane viene spinto al suicidio dalla donna amata, che si rivela la personificazione stessa della Morte.
 
Le scene sono di Georges Wakhévitch, i costumi di Barbara Karinska. È ancora Jean-Michel Desiré a firmare le luci.
 
“In questa soirée sono protagonisti due straordinari coreografi francesi e, con loro, il Balletto del San Carlo – dichiara Clotilde Vayer. Ho scelto Lifar e Petit perché i miei ballerini potessero danzarli, e non soltanto perché sono due grandi nomi del XX secolo. Sono qui a Napoli da ormai tre anni ed è ben precisa la visione che ho per questa compagnia, il percorso che intendo seguire attraverso il repertorio e i coreografi. Ritengo che, per un ballerino, sia necessario lavorare su Lifar, Petit, così come su Robbins, Balanchine, MacMillan e tutti i grandi coreografi del Novecento: ognuno di loro ha un suo stile ed è importante, per un danzatore, conoscerli a fondo per poter crescere artisticamente e professionalmente”.
 
E prosegue: “Di Lifar ho scelto uno dei suoi lavori non narrativi, Suite en blanc, e l’ho fatto con l’intento di mostrare la qualità della compagnia. È un balletto che non perdona la mediocrità, molto complesso non solo per i solisti, ma per l’intero Corpo di Ballo. 
 
Ho accostato, poi, due lavori di Roland Petit, L’Arlésienne e Le jeune homme et la mort. Petit è un grande coreografo narrativo: le storie che qui racconta riescono a far commuovere”.