Golazo
GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, come negli scacchi: questione di mosse e contromosse per il futuro"
24.04.2019 20:56 di Napoli Magazine

NAPOLI - Da dove cominciare, che dilemma. Va be', proviamo a decantare e allora balza subito alla cronaca il golazo di Mertens, di natica, la sinistra per la precisione. Avrebbe voluto segnare di tacco l'ispiratissimo scugnizzo belga, ma ha dovuto sottostare ad una carambola strana, a volte il gioco del calcio ha attinenza con quello del bigliardo, ed a pensarci bene la rete è idealmente una buca. E dunque, caro Dries, non ti crucciare più di tanto. L'affermò Brancaleone da Norcia: quando l'abilità contro lo cul combatte, vince lo cul. Scherziamoci su, è meglio. Cerchiamo di non prendere sul serio - ma è complicato assai - questo Napoli che ha dimenticato come si vince, come si sta in campo, che cosa sia la concentrazione. Dicono: ma il secondo posto non è da buttar via e la certezza della Champions prossima ventura è acquisita, Certo. Inoppugnabili verità e comunque attenti alla piazza d'onore, di questo passo. Al netto degli errori di mercato, anche il prestito di Rog è stato tale - sulla questione Hamsik s'è già detto e scritto di tutto - e degli infortuni a catena, questa squadra ha via via perduto la sua identità. E' stata agli inizi della stagione ancora per un po' quella di Sarri e col trascorrere delle giornate quasi mai è riuscita ad essere un po' la squadra di Ancelotti che, affettuosamente, è stato battezzato mister chewing gum. Ha provato, riprovato, cambiato uomini e assetti tattici ma poco o niente ha brillato nel mondo delle idee ancelottiane. Campionato di studio e di riflessione, giusto. Immaginando che l'analisi verta anche sulla scarsa capacità di molti azzurri di stare sul pezzo dal primo al novantesimo di un match. Ma si può intervenire, per il futuro. Intanto, pretendendo che a Frosinone, col Cagliari, a Ferrara, con l'Inter e a Bologna si scenda in campo con la massima concentrazione possibile. Problema infortuni. Tanti, troppi. Letale quello in cui è incorso Albiol, regista sublime del reparto arretrato. E qui crediamo che sia più facile intervenire o no? Sono tanti i colleghi che attingono alla similitudine calcio-scacchi. Intanto, tutti quelli che conosco neppure sanno come si posiziona la scacchiera (va be', con la casella bianca a destra). E però l'esempio regge: mosse e contromosse, quando il centro è occupato si sposti il gioco sui lati e viceversa. Una volta, durante il mondiale americano, ne parlai con Arrigo Sacchi e strabuzzò gli occhi, basìto. Naturalmente, gli feci presente che il nobile gioco era nato molto, molto prima delle sue teorìe, molto simili a quella dell'arte di Caissa. E' stato fin troppo evidente che contro la Dea - l'Atalanta è il nostro Ajax - alla mossa Ilicic non si è stati capaci di giocare una contromossa valida, una sorta di finale alla Alekhine (un giorno spiegheremo chi fu). A dire il vero le contromosse sono state due e debolissime, preferite all'opzione del pedone-Insigne. E così gli azzurri si consegnarono alla sconfitta certa, avendo sbagliato le mosse teoricamente idonee al controgioco. Un'ultima nota: non c'è dispiaciuto il Callejòn interno. Ed ora, in Ciociaria. Fusse che fusse la vorta bona?

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, come negli scacchi: questione di mosse e contromosse per il futuro"

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24/04/2024 - 20:56

NAPOLI - Da dove cominciare, che dilemma. Va be', proviamo a decantare e allora balza subito alla cronaca il golazo di Mertens, di natica, la sinistra per la precisione. Avrebbe voluto segnare di tacco l'ispiratissimo scugnizzo belga, ma ha dovuto sottostare ad una carambola strana, a volte il gioco del calcio ha attinenza con quello del bigliardo, ed a pensarci bene la rete è idealmente una buca. E dunque, caro Dries, non ti crucciare più di tanto. L'affermò Brancaleone da Norcia: quando l'abilità contro lo cul combatte, vince lo cul. Scherziamoci su, è meglio. Cerchiamo di non prendere sul serio - ma è complicato assai - questo Napoli che ha dimenticato come si vince, come si sta in campo, che cosa sia la concentrazione. Dicono: ma il secondo posto non è da buttar via e la certezza della Champions prossima ventura è acquisita, Certo. Inoppugnabili verità e comunque attenti alla piazza d'onore, di questo passo. Al netto degli errori di mercato, anche il prestito di Rog è stato tale - sulla questione Hamsik s'è già detto e scritto di tutto - e degli infortuni a catena, questa squadra ha via via perduto la sua identità. E' stata agli inizi della stagione ancora per un po' quella di Sarri e col trascorrere delle giornate quasi mai è riuscita ad essere un po' la squadra di Ancelotti che, affettuosamente, è stato battezzato mister chewing gum. Ha provato, riprovato, cambiato uomini e assetti tattici ma poco o niente ha brillato nel mondo delle idee ancelottiane. Campionato di studio e di riflessione, giusto. Immaginando che l'analisi verta anche sulla scarsa capacità di molti azzurri di stare sul pezzo dal primo al novantesimo di un match. Ma si può intervenire, per il futuro. Intanto, pretendendo che a Frosinone, col Cagliari, a Ferrara, con l'Inter e a Bologna si scenda in campo con la massima concentrazione possibile. Problema infortuni. Tanti, troppi. Letale quello in cui è incorso Albiol, regista sublime del reparto arretrato. E qui crediamo che sia più facile intervenire o no? Sono tanti i colleghi che attingono alla similitudine calcio-scacchi. Intanto, tutti quelli che conosco neppure sanno come si posiziona la scacchiera (va be', con la casella bianca a destra). E però l'esempio regge: mosse e contromosse, quando il centro è occupato si sposti il gioco sui lati e viceversa. Una volta, durante il mondiale americano, ne parlai con Arrigo Sacchi e strabuzzò gli occhi, basìto. Naturalmente, gli feci presente che il nobile gioco era nato molto, molto prima delle sue teorìe, molto simili a quella dell'arte di Caissa. E' stato fin troppo evidente che contro la Dea - l'Atalanta è il nostro Ajax - alla mossa Ilicic non si è stati capaci di giocare una contromossa valida, una sorta di finale alla Alekhine (un giorno spiegheremo chi fu). A dire il vero le contromosse sono state due e debolissime, preferite all'opzione del pedone-Insigne. E così gli azzurri si consegnarono alla sconfitta certa, avendo sbagliato le mosse teoricamente idonee al controgioco. Un'ultima nota: non c'è dispiaciuto il Callejòn interno. Ed ora, in Ciociaria. Fusse che fusse la vorta bona?

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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