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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM" ricorda Juliano: "Un grande campione, per l'acquisto del Pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma"
13.12.2023 19:00 di Napoli Magazine

NAPOLI - Serata gioiosa col Braga. Mattinata triste per la perdita di Antonio Juliano. Il Napoli s'è ritrovato dopo un lungo sbandamento - anche dopo l'avvento di Mazzarri - e va bene così. Missione compiuta in Europa, si va avanti nella Coppa che dispensa gloria e soldoni. Contro i portoghesi si sono notati progressi in generale e scintillante è stata la prova di Natan. E Meret, sempre criticatissimo, è stato autore di una paratissima. In Europa ci si ritrova, in campionato non ancora. Il prossimo avversario sarà il Cagliari, squadra non eccelsa ma mai doma, guidata da Ranieri che è un fior d'allenatore, bravo e anche fortunato e per questa sua dote sarebbe piaciuto a Napoleone. Partita delicata quella con i sardi perché la zona Champions si sta rivelando minata, col Napoli che frena e con squadre ambiziose che sopraggiungono. Dicevo della triste notizia, la fine di Antonio Juliano, storico capitano azzurro. Lo chiamavamo Totonno con l'appellativo, calzante, di 'o tedesco. Perché Totonno era un napoletano atipico: serio, orgoglioso, di poche parole, gli piaceva più essere che apparire e proprio non gli andava giù di dover essere costretto a parlare d''o pallone che per lui era solo il campo. Per questo spesso declinava gli inviti nelle varie trasmissioni, prima che la malattia lo minasse nella mente e nel fisico. Totonno è stato un grande campione nel suo ruolo, nell'epoca dei Rivera e dei Mazzola, dei De Sisti e dei Bulgarelli. Un campione, un uomo tutto di un pezzo che non conosceva le parole sotterfugi e compromessi. Quando il Milan era disposto a sborsare 800 milioni per averlo, Ferlaino che temeva l'ira dei tifosi, propose a Juliano: dichiara di voler andare a giocare in una squadra più forte. E Totonno non accettò di passare per traditore. E' stato il primo napoletano ad essere convocato in Nazionale, varie presenze e in rosa in tre mondiali, amari: soltanto sedici minuti in Messico nella finale con il Brasile. Quando Di Marzio e Ferlaino - dopo avergli promesso che avrebbe giocato ancora in azzurro - cambiarono idea e gli proposero la supervisione del settore giovanile, Totonno piccato rispose: decido io quando smettere di giocare, datemi la lista e mi trovo io la squadra. E giocò un altro anno con la maglia del Bologna allenato dal Petisso. Anche da dirigente è stato un grande, portando a Napoli Krol e Maradona. Per l'acquisto del pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma: s'introdusse nell'abitazione di Gaspart, presidente del Barcellona e ottenne la firma per la cessione di Diego, bypassando i tentennamenti dell'Ingegnere. Caro Totonno, ti sia lieve la terra.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM" ricorda Juliano: "Un grande campione, per l'acquisto del Pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma"

di Napoli Magazine

13/12/2024 - 19:00

NAPOLI - Serata gioiosa col Braga. Mattinata triste per la perdita di Antonio Juliano. Il Napoli s'è ritrovato dopo un lungo sbandamento - anche dopo l'avvento di Mazzarri - e va bene così. Missione compiuta in Europa, si va avanti nella Coppa che dispensa gloria e soldoni. Contro i portoghesi si sono notati progressi in generale e scintillante è stata la prova di Natan. E Meret, sempre criticatissimo, è stato autore di una paratissima. In Europa ci si ritrova, in campionato non ancora. Il prossimo avversario sarà il Cagliari, squadra non eccelsa ma mai doma, guidata da Ranieri che è un fior d'allenatore, bravo e anche fortunato e per questa sua dote sarebbe piaciuto a Napoleone. Partita delicata quella con i sardi perché la zona Champions si sta rivelando minata, col Napoli che frena e con squadre ambiziose che sopraggiungono. Dicevo della triste notizia, la fine di Antonio Juliano, storico capitano azzurro. Lo chiamavamo Totonno con l'appellativo, calzante, di 'o tedesco. Perché Totonno era un napoletano atipico: serio, orgoglioso, di poche parole, gli piaceva più essere che apparire e proprio non gli andava giù di dover essere costretto a parlare d''o pallone che per lui era solo il campo. Per questo spesso declinava gli inviti nelle varie trasmissioni, prima che la malattia lo minasse nella mente e nel fisico. Totonno è stato un grande campione nel suo ruolo, nell'epoca dei Rivera e dei Mazzola, dei De Sisti e dei Bulgarelli. Un campione, un uomo tutto di un pezzo che non conosceva le parole sotterfugi e compromessi. Quando il Milan era disposto a sborsare 800 milioni per averlo, Ferlaino che temeva l'ira dei tifosi, propose a Juliano: dichiara di voler andare a giocare in una squadra più forte. E Totonno non accettò di passare per traditore. E' stato il primo napoletano ad essere convocato in Nazionale, varie presenze e in rosa in tre mondiali, amari: soltanto sedici minuti in Messico nella finale con il Brasile. Quando Di Marzio e Ferlaino - dopo avergli promesso che avrebbe giocato ancora in azzurro - cambiarono idea e gli proposero la supervisione del settore giovanile, Totonno piccato rispose: decido io quando smettere di giocare, datemi la lista e mi trovo io la squadra. E giocò un altro anno con la maglia del Bologna allenato dal Petisso. Anche da dirigente è stato un grande, portando a Napoli Krol e Maradona. Per l'acquisto del pibe de oro fu decisivo un suo stratagemma: s'introdusse nell'abitazione di Gaspart, presidente del Barcellona e ottenne la firma per la cessione di Diego, bypassando i tentennamenti dell'Ingegnere. Caro Totonno, ti sia lieve la terra.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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