A "1 Football Club" su 1 Station Radio, è intervenuto Peppe Annarumma, giornalista e content creator Dazn.
Considerate le tante defezioni, a chi si affiderà Conte dal primo minuto?
“Non è il momento di rischiare, per cui il mister si affiderà alle sue certezze, con l’assetto tattico visto contro il Lecce. Qualcuno storcerà il naso visti i precedenti con Ancelotti, ma Conte proporrà un modulo fluido, che parte dal 4-4-2 ma si adatta alle fasi della partita. Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Olivera, Spinazzola; Politano, Anguissa, Gilmour, McTominay; Lukaku, Raspadori.”
De Bruyne farebbe ancora la differenza in Serie A, nonostante si avvicini ai 34 anni?
“Secondo me sì, farebbe assolutamente la differenza in Serie A, perché è un campionato che si gioca a ritmi diversi rispetto alla Premier League. De Bruyne riesce ancora a incidere in Inghilterra, nonostante qualche anno in più e qualche infortunio. Credo che quest’anno, in un certo senso, abbia un po’ alzato bandiera bianca anche per motivi extracalcistici. Il mancato rinnovo con il Manchester City non l’ha preso bene: lì stava bene e forse avrebbe voluto continuare per reagire alla stagione negativa. Detto questo, non bisogna giudicarlo solo in base all’ultima stagione, anche perché va contestualizzata. Il Manchester City nel complesso ha fatto meno bene di quanto ci si aspettasse, e tanti giocatori hanno reso al di sotto delle aspettative. Se dovessimo giudicare solo da questo, dovremmo dire che anche Haaland abbia deluso. Ma è chiaro che si tratta di un contesto complicato, e tanti fattori hanno influito.
Per me, in Serie A, De Bruyne sarebbe ancora un top player assoluto. E per una squadra come il Napoli rappresenterebbe un acquisto di grande valore.”
C’è stato un passaggio del libro di Spalletti che l’ha colpita particolarmente, in positivo o in negativo?
“A dire la verità, non ho ancora letto il libro per intero. Ho letto qualche stralcio che è circolato sul web. Devo dire però che ho sempre percepito Spalletti come una persona sincera. A volte si è detto di lui che fosse poco trasparente, ma la mia impressione – soprattutto vedendolo da vicino a Napoli – è stata opposta: per me è uno di campo, uno che vive per il calcio. E proprio per questo non credo sia il tipo che racconti bugie o che si nasconda dietro le parole. Anzi, penso che le menzogne, alla lunga, si riflettano negativamente anche sul campo. Spalletti è uno che tiene tanto a quello che fa. Lo abbiamo visto a Napoli. Ho letto alcune frasi tratte dal libro e mi sono sembrate coerenti con il suo modo di essere. Non voglio scendere troppo nei dettagli perché, appunto, non ho letto tutto, ma credo che sia un uomo sincero. Ha scritto per mettere i puntini sulle i relativamente ad alcune situazioni della sua carriera, ma non solo legati a Napoli. Spalletti ha vissuto esperienze importanti e anche pesanti a livello mediatico, penso a quella con l’Inter o a quella con Totti alla Roma.
Credo che questo libro sia stato, per lui, un modo per fare ordine, per raccontare tutto ciò che gli è successo in carriera. È arrivato a un punto in cui può guardarsi indietro e fare un bilancio, anche perché ora è in Nazionale e non più immerso nel quotidiano stress dei club. Probabilmente ha avuto anche più tempo per riflettere. Per me non lo ha fatto per creare polemiche o tensioni, ma proprio per un’esigenza personale. Come dicevo prima, lo vedo come una persona sincera. E forse, in passato, alcune cose non le ha dette proprio per non alimentare ulteriori pressioni. Alla fine resta uno che vive per il campo, un uomo di calcio. E fare un bilancio della propria carriera, mettendo nero su bianco anche i momenti difficili, è assolutamente legittimo: ha vissuto situazioni forti, che magari non hai tempo di elaborare subito, ma che col tempo senti il bisogno di raccontare.”
di Napoli Magazine
10/05/2025 - 12:19
A "1 Football Club" su 1 Station Radio, è intervenuto Peppe Annarumma, giornalista e content creator Dazn.
Considerate le tante defezioni, a chi si affiderà Conte dal primo minuto?
“Non è il momento di rischiare, per cui il mister si affiderà alle sue certezze, con l’assetto tattico visto contro il Lecce. Qualcuno storcerà il naso visti i precedenti con Ancelotti, ma Conte proporrà un modulo fluido, che parte dal 4-4-2 ma si adatta alle fasi della partita. Meret; Di Lorenzo, Rrahmani, Olivera, Spinazzola; Politano, Anguissa, Gilmour, McTominay; Lukaku, Raspadori.”
De Bruyne farebbe ancora la differenza in Serie A, nonostante si avvicini ai 34 anni?
“Secondo me sì, farebbe assolutamente la differenza in Serie A, perché è un campionato che si gioca a ritmi diversi rispetto alla Premier League. De Bruyne riesce ancora a incidere in Inghilterra, nonostante qualche anno in più e qualche infortunio. Credo che quest’anno, in un certo senso, abbia un po’ alzato bandiera bianca anche per motivi extracalcistici. Il mancato rinnovo con il Manchester City non l’ha preso bene: lì stava bene e forse avrebbe voluto continuare per reagire alla stagione negativa. Detto questo, non bisogna giudicarlo solo in base all’ultima stagione, anche perché va contestualizzata. Il Manchester City nel complesso ha fatto meno bene di quanto ci si aspettasse, e tanti giocatori hanno reso al di sotto delle aspettative. Se dovessimo giudicare solo da questo, dovremmo dire che anche Haaland abbia deluso. Ma è chiaro che si tratta di un contesto complicato, e tanti fattori hanno influito.
Per me, in Serie A, De Bruyne sarebbe ancora un top player assoluto. E per una squadra come il Napoli rappresenterebbe un acquisto di grande valore.”
C’è stato un passaggio del libro di Spalletti che l’ha colpita particolarmente, in positivo o in negativo?
“A dire la verità, non ho ancora letto il libro per intero. Ho letto qualche stralcio che è circolato sul web. Devo dire però che ho sempre percepito Spalletti come una persona sincera. A volte si è detto di lui che fosse poco trasparente, ma la mia impressione – soprattutto vedendolo da vicino a Napoli – è stata opposta: per me è uno di campo, uno che vive per il calcio. E proprio per questo non credo sia il tipo che racconti bugie o che si nasconda dietro le parole. Anzi, penso che le menzogne, alla lunga, si riflettano negativamente anche sul campo. Spalletti è uno che tiene tanto a quello che fa. Lo abbiamo visto a Napoli. Ho letto alcune frasi tratte dal libro e mi sono sembrate coerenti con il suo modo di essere. Non voglio scendere troppo nei dettagli perché, appunto, non ho letto tutto, ma credo che sia un uomo sincero. Ha scritto per mettere i puntini sulle i relativamente ad alcune situazioni della sua carriera, ma non solo legati a Napoli. Spalletti ha vissuto esperienze importanti e anche pesanti a livello mediatico, penso a quella con l’Inter o a quella con Totti alla Roma.
Credo che questo libro sia stato, per lui, un modo per fare ordine, per raccontare tutto ciò che gli è successo in carriera. È arrivato a un punto in cui può guardarsi indietro e fare un bilancio, anche perché ora è in Nazionale e non più immerso nel quotidiano stress dei club. Probabilmente ha avuto anche più tempo per riflettere. Per me non lo ha fatto per creare polemiche o tensioni, ma proprio per un’esigenza personale. Come dicevo prima, lo vedo come una persona sincera. E forse, in passato, alcune cose non le ha dette proprio per non alimentare ulteriori pressioni. Alla fine resta uno che vive per il campo, un uomo di calcio. E fare un bilancio della propria carriera, mettendo nero su bianco anche i momenti difficili, è assolutamente legittimo: ha vissuto situazioni forti, che magari non hai tempo di elaborare subito, ma che col tempo senti il bisogno di raccontare.”