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IL PENSIERO - Budel: "Napoli, serve attenzione con il Torino, Lobotka assenza pesante, Gattuso persona giusta per l'Italia, Schwoch giocava in B, ma era un attaccante di grande livello"
16.10.2025 11:49 di Napoli Magazine
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A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Alessandro Budel, cronista Dazn ed ex calciatore, tra le tante, di Torino e Milan Primavera. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Cosa ha dato Gattuso a questa Nazionale? Ha portato una svolta nei risultati, ma poi?

“Credo che lui sia riuscito a tirare fuori dai giocatori delle motivazioni particolari. Se c’era una persona adatta a farlo, quella era proprio Gattuso. Penso che, nel breve termine, possa dare tantissimo a questa Nazionale, soprattutto in un momento di grande difficoltà come quello attuale. È la persona giusta per traghettare il gruppo e riportarlo su un buon livello. Poi, per costruire un progetto diverso e a lungo termine, magari con altri giocatori e idee, servirà tempo. Ma oggi non poteva esserci scelta migliore. Aggiungo anche che ha intorno a sé uno staff importante, con uomini come Buffon e Bonucci, gente che ha vissuto il calcio vero".

In Serie A non ci sono ancora stati scossoni in panchina: chi rischia maggiormente l’esonero?

“Devo dire che mi piace questa nuova tendenza: non si cambiano più allenatori facilmente. Significa che le società sono più consapevoli delle scelte che fanno e danno il tempo giusto ai tecnici. È normale, però, che quando i risultati non arrivano per troppo tempo, diventi inevitabile cambiare. Da ex giocatore, so che spesso si cambia allenatore per dare una scossa allo spogliatoio, più che per colpe reali del mister. Oggi, chi rischia di più? Probabilmente chi è nei bassifondi della classifica, ma non vedo tecnici davvero in discussione. Di Francesco, per esempio, sta facendo un buon lavoro; Gilardino magari non ha risultati eccellenti, ma le prestazioni ci sono. Anche allenatori che sembravano in bilico, come Juric all’inizio, hanno poi ribaltato la situazione. Se devo fare un nome, forse oggi quello un po’ più in difficoltà è Pioli, seguito da Baroni a Torino, perché la partenza è stata al di sotto delle aspettative per entrambi”.

A Firenze non ci si aspettava una situazione così difficile con Pioli, mentre a Torino le critiche a Baroni sembrano più dirette alla società che all’allenatore. È d’accordo?

“Sì, probabilmente dopo la vittoria del Torino a Roma contro la Lazio ci si aspettava una svolta, che invece non c’è stata. Però non credo che ci si aspettasse un campionato di vertice. Il Torino vive un po’ in una terra di mezzo: non può ambire all’Europa, ma non rischia nemmeno la retrocessione, e questo lo condanna a stagioni anonime. Quanto alla Fiorentina, Pioli ha in mano una delle rose più forti della Serie A. Deve riuscire a tirare fuori il massimo dai suoi giocatori. Se i risultati dovessero continuare a mancare, potrebbe anche andare in discussione, perché l’organico è importante e costruito bene2.

In caso di mancanza di risultati, si aspetta un esonero a Firenze?

“Pioli ha grande credito in quella piazza, per quanto ha già fatto in passato. Ma se fosse un altro al suo posto, probabilmente sarebbe già a rischio. Quindi sì, se i risultati dovessero continuare a mancare, penso che la sua posizione diventerebbe delicata.”

Resto su Torino. Tutto questo malumore della piazza nei confronti di Cairo, Baroni e della squadra può diventare uno stimolo per fare una partita “trappola” contro il Napoli?

“Sì, può essere. Il Napoli deve stare molto attento, perché sarà una gara complicata. Io ho giocato a Torino e so che è una piazza particolare: quando le cose vanno bene, ti trascina; quando vanno male, ti schiaccia. In certi momenti l’ambiente può diventare pesante, e questo non è un vantaggio per i giocatori".

Due assenti già annunciati nel Napoli: Politano e Lobotka. Qual è, secondo lei, l’assenza più pesante?

“Sono entrambe importanti, ma io sono un grande estimatore di Lobotka. Per me è l’equilibratore della squadra, la sua assenza si farà sentire tantissimo".

Lei ha avuto una carriera particolare: una lunga esperienza in Serie B, poi la consacrazione in Serie A tra i centrocampisti più apprezzati, fino all’interesse della Nazionale. Nel calcio di oggi sarebbe replicabile un percorso del genere?

“Oggi sarebbe molto più complicato. Ai miei tempi il livello tra Serie A e Serie B era molto più vicino. Ricordo campionati di B fortissimi: il Cagliari di Zola, Esposito e Langella; la Ternana con Jiménez; il mio Genoa con Milito. C’erano giocatori di altissimo livello. Oggi, invece, la differenza tra le categorie è molto più marcata. Il livello della Serie B è calato, e lo dico con dispiacere: una volta seguivo la B con entusiasmo, perché sapevi che da lì sarebbero usciti i talenti della A. Oggi è più difficile. Una volta, addirittura, in Serie B si guadagnava anche più che in A. Era un campionato di grande valore tecnico ed economico: penso a Schwoch, ad esempio, un attaccante di grande livello, che avrebbe potuto giocare tranquillamente in Serie A, ma che in B trovava stimoli e contratti importanti. Oggi quella realtà non esiste più. Il divario economico e tecnico tra A e B è enorme, e questo ha cambiato completamente lo scenario". 

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IL PENSIERO - Budel: "Napoli, serve attenzione con il Torino, Lobotka assenza pesante, Gattuso persona giusta per l'Italia, Schwoch giocava in B, ma era un attaccante di grande livello"

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16/10/2025 - 11:49

A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Alessandro Budel, cronista Dazn ed ex calciatore, tra le tante, di Torino e Milan Primavera. Di seguito, un estratto dell’intervista.

Cosa ha dato Gattuso a questa Nazionale? Ha portato una svolta nei risultati, ma poi?

“Credo che lui sia riuscito a tirare fuori dai giocatori delle motivazioni particolari. Se c’era una persona adatta a farlo, quella era proprio Gattuso. Penso che, nel breve termine, possa dare tantissimo a questa Nazionale, soprattutto in un momento di grande difficoltà come quello attuale. È la persona giusta per traghettare il gruppo e riportarlo su un buon livello. Poi, per costruire un progetto diverso e a lungo termine, magari con altri giocatori e idee, servirà tempo. Ma oggi non poteva esserci scelta migliore. Aggiungo anche che ha intorno a sé uno staff importante, con uomini come Buffon e Bonucci, gente che ha vissuto il calcio vero".

In Serie A non ci sono ancora stati scossoni in panchina: chi rischia maggiormente l’esonero?

“Devo dire che mi piace questa nuova tendenza: non si cambiano più allenatori facilmente. Significa che le società sono più consapevoli delle scelte che fanno e danno il tempo giusto ai tecnici. È normale, però, che quando i risultati non arrivano per troppo tempo, diventi inevitabile cambiare. Da ex giocatore, so che spesso si cambia allenatore per dare una scossa allo spogliatoio, più che per colpe reali del mister. Oggi, chi rischia di più? Probabilmente chi è nei bassifondi della classifica, ma non vedo tecnici davvero in discussione. Di Francesco, per esempio, sta facendo un buon lavoro; Gilardino magari non ha risultati eccellenti, ma le prestazioni ci sono. Anche allenatori che sembravano in bilico, come Juric all’inizio, hanno poi ribaltato la situazione. Se devo fare un nome, forse oggi quello un po’ più in difficoltà è Pioli, seguito da Baroni a Torino, perché la partenza è stata al di sotto delle aspettative per entrambi”.

A Firenze non ci si aspettava una situazione così difficile con Pioli, mentre a Torino le critiche a Baroni sembrano più dirette alla società che all’allenatore. È d’accordo?

“Sì, probabilmente dopo la vittoria del Torino a Roma contro la Lazio ci si aspettava una svolta, che invece non c’è stata. Però non credo che ci si aspettasse un campionato di vertice. Il Torino vive un po’ in una terra di mezzo: non può ambire all’Europa, ma non rischia nemmeno la retrocessione, e questo lo condanna a stagioni anonime. Quanto alla Fiorentina, Pioli ha in mano una delle rose più forti della Serie A. Deve riuscire a tirare fuori il massimo dai suoi giocatori. Se i risultati dovessero continuare a mancare, potrebbe anche andare in discussione, perché l’organico è importante e costruito bene2.

In caso di mancanza di risultati, si aspetta un esonero a Firenze?

“Pioli ha grande credito in quella piazza, per quanto ha già fatto in passato. Ma se fosse un altro al suo posto, probabilmente sarebbe già a rischio. Quindi sì, se i risultati dovessero continuare a mancare, penso che la sua posizione diventerebbe delicata.”

Resto su Torino. Tutto questo malumore della piazza nei confronti di Cairo, Baroni e della squadra può diventare uno stimolo per fare una partita “trappola” contro il Napoli?

“Sì, può essere. Il Napoli deve stare molto attento, perché sarà una gara complicata. Io ho giocato a Torino e so che è una piazza particolare: quando le cose vanno bene, ti trascina; quando vanno male, ti schiaccia. In certi momenti l’ambiente può diventare pesante, e questo non è un vantaggio per i giocatori".

Due assenti già annunciati nel Napoli: Politano e Lobotka. Qual è, secondo lei, l’assenza più pesante?

“Sono entrambe importanti, ma io sono un grande estimatore di Lobotka. Per me è l’equilibratore della squadra, la sua assenza si farà sentire tantissimo".

Lei ha avuto una carriera particolare: una lunga esperienza in Serie B, poi la consacrazione in Serie A tra i centrocampisti più apprezzati, fino all’interesse della Nazionale. Nel calcio di oggi sarebbe replicabile un percorso del genere?

“Oggi sarebbe molto più complicato. Ai miei tempi il livello tra Serie A e Serie B era molto più vicino. Ricordo campionati di B fortissimi: il Cagliari di Zola, Esposito e Langella; la Ternana con Jiménez; il mio Genoa con Milito. C’erano giocatori di altissimo livello. Oggi, invece, la differenza tra le categorie è molto più marcata. Il livello della Serie B è calato, e lo dico con dispiacere: una volta seguivo la B con entusiasmo, perché sapevi che da lì sarebbero usciti i talenti della A. Oggi è più difficile. Una volta, addirittura, in Serie B si guadagnava anche più che in A. Era un campionato di grande valore tecnico ed economico: penso a Schwoch, ad esempio, un attaccante di grande livello, che avrebbe potuto giocare tranquillamente in Serie A, ma che in B trovava stimoli e contratti importanti. Oggi quella realtà non esiste più. Il divario economico e tecnico tra A e B è enorme, e questo ha cambiato completamente lo scenario".