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IL PENSIERO - Mutti: "Conte ha tracciato la strada, supportato da una grande società"
06.05.2025 11:50 di Napoli Magazine

A "1 Football Club"  su 1 Station Radio, è intervenuto Bortolo Mutti, ex allenatore, fra le tante, di Napoli, Atalanta e Verona ed ex calciatore dell’Inter. 


Tra Inter e Barcellona, secondo lei, ad oggi, il pronostico chi vede favorito? 

“Sono due squadre che hanno caratteristiche diverse. Il Barcellona è ben strutturato, gioca un bel calcio, ma forse è un po’ più fragile sotto certi aspetti. L’Inter, invece, è una squadra più solida, più robusta. In questo momento penso che l’Inter darà il 120%, anche perché, visto come si sta defilando il campionato e dopo la sconfitta in Coppa Italia, questo passaggio in finale è diventato un obiettivo fondamentale per la stagione. Credo davvero che tutta la stagione dell’Inter si giochi in questi 90 minuti di stasera… anche se, a dirla tutta, potrebbero essere 120, considerando i supplementari. E nel calcio moderno, coi recuperi lunghissimi, chissà quanto durerà.” 

Ha parlato di un campionato che si è delineato in maniera diversa rispetto a quanto ci si aspettasse. Quanto ha pesato, secondo lei, la Champions League – sia in termini di fatica fisica che di impegno mentale – sul cammino in campionato dell’Inter? 

“Ma guarda, relativamente. L’Inter, come abbiamo detto altre volte, ha un organico che doveva gestire meglio certe situazioni. Non dico vincere tutte le competizioni, ma sicuramente si poteva concretizzare di più andando più in fondo. Poi le cose sono andate così, e va bene… Il campionato è stato condizionato anche dalla pressione del Napoli, che ha fatto qualcosa di straordinario: non ha mai mollato, è sempre stato sul pezzo.” 

Possiamo dire, dunque, che il Napoli sia andato oltre le proprie possibilità, mentre l’Inter abbia reso al di sotto delle aspettative? 

“Sì, la media punti è stata molto bassa, quindi è un discorso che coinvolge un po’ tutti. È stato un campionato strano, sotto i livelli a cui eravamo abituati. Guarda la corsa Champions: c’è una lotta serrata con cinque squadre in pochi punti, tolta l’Atalanta che ha un piccolo vantaggio. C’è stato grande equilibrio. Non so se è frutto di qualità o di demeriti  tecnici, ma il Napoli ha fatto un cambio di rotta incredibile, come mentalità e come squadra. Conte ha fatto un lavoro eccezionale, sicuramente oltre le aspettative. Qualificarsi in Champions era l’obiettivo iniziale della società, è stato raggiunto grazie alla tenacia, alla capacità di mantenere alta la tensione e alla motivazione costante del gruppo da parte di Conte. Un gruppo che ha qualità, certo, ma non ha la rosa dell’Inter.” 

Quindi possiamo dire che l’uomo in più di questo Napoli sia stato Antonio Conte? 

“Tantissimo. Assolutamente sì. Ci sono aspetti che vanno considerati: la società ha fatto un grande lavoro, ma Conte è stato quello che ha tracciato la strada. La società è stata brava a seguirlo. Prendiamo ad esempio il discorso Lukaku: all’inizio è stato fondamentale il volere dell’allenatore, la sua determinazione nel chiedere solo lui al club. Alcune situazioni vanno condivise, ma a volte anche imposte, e la società ha capito che era il caso di fare certi passi. Si è vista la volontà, da entrambe le parti, di lavorare nella stessa direzione. È il risultato di un lavoro di coesione iniziato magari con qualche difficoltà, ma che col tempo si è concretizzato nel migliore dei modi. Dunque, grande Conte supportato da una grande società.” 

Romelu Lukaku avrebbe dovuto fare qualche gol in più, in linea con le aspettative del club e dell’allenatore? 

“Se i gol arrivano, sono sempre benvenuti, per carità, non si rifiutano mai. Però è importante anche creare i presupposti. Lukaku è bravo in questo: fa funzionare certi meccanismi che aiutano anche i compagni. È chiaro che ci si aspettasse qualche gol in più, ma in un contesto di gioco dove devi sacrificarti per creare spazi o portare via l’uomo, sai che il tuo lavoro verrà sfruttato da altri. Ti dedichi a quello, e allo stesso tempo vieni premiato dal gruppo. Non ti chiedono cose straordinarie, ti chiedono di fare quello. E finché i risultati arrivano, sono comunque risultati importanti. A livello individuale, certo, fa sempre piacere avere un attaccante che segni tanto… ma è anche bello guardare la classifica e vedere dove sei.” 

 

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IL PENSIERO - Mutti: "Conte ha tracciato la strada, supportato da una grande società"

di Napoli Magazine

06/05/2025 - 11:50

A "1 Football Club"  su 1 Station Radio, è intervenuto Bortolo Mutti, ex allenatore, fra le tante, di Napoli, Atalanta e Verona ed ex calciatore dell’Inter. 


Tra Inter e Barcellona, secondo lei, ad oggi, il pronostico chi vede favorito? 

“Sono due squadre che hanno caratteristiche diverse. Il Barcellona è ben strutturato, gioca un bel calcio, ma forse è un po’ più fragile sotto certi aspetti. L’Inter, invece, è una squadra più solida, più robusta. In questo momento penso che l’Inter darà il 120%, anche perché, visto come si sta defilando il campionato e dopo la sconfitta in Coppa Italia, questo passaggio in finale è diventato un obiettivo fondamentale per la stagione. Credo davvero che tutta la stagione dell’Inter si giochi in questi 90 minuti di stasera… anche se, a dirla tutta, potrebbero essere 120, considerando i supplementari. E nel calcio moderno, coi recuperi lunghissimi, chissà quanto durerà.” 

Ha parlato di un campionato che si è delineato in maniera diversa rispetto a quanto ci si aspettasse. Quanto ha pesato, secondo lei, la Champions League – sia in termini di fatica fisica che di impegno mentale – sul cammino in campionato dell’Inter? 

“Ma guarda, relativamente. L’Inter, come abbiamo detto altre volte, ha un organico che doveva gestire meglio certe situazioni. Non dico vincere tutte le competizioni, ma sicuramente si poteva concretizzare di più andando più in fondo. Poi le cose sono andate così, e va bene… Il campionato è stato condizionato anche dalla pressione del Napoli, che ha fatto qualcosa di straordinario: non ha mai mollato, è sempre stato sul pezzo.” 

Possiamo dire, dunque, che il Napoli sia andato oltre le proprie possibilità, mentre l’Inter abbia reso al di sotto delle aspettative? 

“Sì, la media punti è stata molto bassa, quindi è un discorso che coinvolge un po’ tutti. È stato un campionato strano, sotto i livelli a cui eravamo abituati. Guarda la corsa Champions: c’è una lotta serrata con cinque squadre in pochi punti, tolta l’Atalanta che ha un piccolo vantaggio. C’è stato grande equilibrio. Non so se è frutto di qualità o di demeriti  tecnici, ma il Napoli ha fatto un cambio di rotta incredibile, come mentalità e come squadra. Conte ha fatto un lavoro eccezionale, sicuramente oltre le aspettative. Qualificarsi in Champions era l’obiettivo iniziale della società, è stato raggiunto grazie alla tenacia, alla capacità di mantenere alta la tensione e alla motivazione costante del gruppo da parte di Conte. Un gruppo che ha qualità, certo, ma non ha la rosa dell’Inter.” 

Quindi possiamo dire che l’uomo in più di questo Napoli sia stato Antonio Conte? 

“Tantissimo. Assolutamente sì. Ci sono aspetti che vanno considerati: la società ha fatto un grande lavoro, ma Conte è stato quello che ha tracciato la strada. La società è stata brava a seguirlo. Prendiamo ad esempio il discorso Lukaku: all’inizio è stato fondamentale il volere dell’allenatore, la sua determinazione nel chiedere solo lui al club. Alcune situazioni vanno condivise, ma a volte anche imposte, e la società ha capito che era il caso di fare certi passi. Si è vista la volontà, da entrambe le parti, di lavorare nella stessa direzione. È il risultato di un lavoro di coesione iniziato magari con qualche difficoltà, ma che col tempo si è concretizzato nel migliore dei modi. Dunque, grande Conte supportato da una grande società.” 

Romelu Lukaku avrebbe dovuto fare qualche gol in più, in linea con le aspettative del club e dell’allenatore? 

“Se i gol arrivano, sono sempre benvenuti, per carità, non si rifiutano mai. Però è importante anche creare i presupposti. Lukaku è bravo in questo: fa funzionare certi meccanismi che aiutano anche i compagni. È chiaro che ci si aspettasse qualche gol in più, ma in un contesto di gioco dove devi sacrificarti per creare spazi o portare via l’uomo, sai che il tuo lavoro verrà sfruttato da altri. Ti dedichi a quello, e allo stesso tempo vieni premiato dal gruppo. Non ti chiedono cose straordinarie, ti chiedono di fare quello. E finché i risultati arrivano, sono comunque risultati importanti. A livello individuale, certo, fa sempre piacere avere un attaccante che segni tanto… ma è anche bello guardare la classifica e vedere dove sei.”