L'ex fantasista di Napoli e Inter Benny Carbone si è raccontato a trecentosessanta gradi in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Ecco le principali dichiarazioni dell'allenatore di Bagnara Calabra.
INIZI - "Oggi certi ragazzi giocano mezza partita e pensano di essere arrivati. Io ho capito di essere giocatore a 22 anni dopo che avevo alle spalle tre campionati di B con Reggina, Casertana e Ascoli e il Toro mi aveva rivoluto in A dopo avermi fatto esordire. Mi sento un figlio del Filadelfia dove mi aveva portato Sergio Vatta: ho fatto la trafila dai Giovanissimi alla Prima Squadra, esordendo in A a 17 anni".
TORO - "Ho avuto un grande rapporto con mister Mondonico, che nel 1993 mi affidò la maglia numero 10 affiancandomi a Silenzi: che coppia con Andrea! Sono legatissimo al Mondo che mi fece fare una partitella, in cui dribblai tutti e da lì in poi sono diventato titolare. Non sarei mai andato via dal Torino, avrei voluto fare le carriere che hanno fatto Totti alla Roma o Del Piero alla Juve ma c'erano problemi economici e mi forzarono ad andare via".
ROMA - "Sono stato della Roma per mezza giornata. Mi presero per girarmi al Napoli per Daniel Fonseca. Mi valutarono 7,5 miliardi".
LONGO - "Abbiamo giocato insieme, è un ragazzo molto preparato. Ci siamo anche sfidato da allenatori, ha le qualità giuste per fare bene al Torino anche da tecnico. Ha trovato l'occasione giusta al momento giusto, visto che Bava lo conosceva bene e ha il DNA del cuore granata che per i tifosi granata è molto importante".
TOSCANO - "Lui e il suo vice Michele Napoli stanno facendo un lavoro incredibile alla Reggina. Sono due miei grandi amici, ma sono obiettivo: hanno dimostrato di essere allenatori vincenti. Hanno vinto ovunque, Cosenza-Terni-Novara e adesso a Reggio. Sono convinto possano fare grandi cose anche in B e hanno tutto per poter allenare pure in Serie A".
NAPOLI - "Il gol alla Reggiana è diventato virale su YouTube, feci una grande Coppa UEFA con tanti gol decisivi. Eravamo un bel gruppo, prima di me avevano indossato la maglia numero 10 un certo Diego Armando Maradona è un talento straordinario come Zola. Sono stato l'ultimo fantasista a indossare quella maglia, lo dico con emozione e orgoglio. Il pubblico di Napoli era meraviglioso e calorosissimo, mi sono sentito a casa. Sono cresciuto tantissimo a Napoli, diventando un grande calciatore. Sentivo la responsabilità della 10, centrammo la qualificazione alla Coppa UEFA esprimendo un buon calcio. A Napoli mi sono sentito veramente giocatore per come mi ha trattato la città e per le responsabilità che avevo".
CANNAVARO - "Il difensore più forte che abbia mai affrontato. Ci conoscevamo dall'Under 21 e siamo diventati subito grandi amici. A fine anno ci hanno ceduto per fare cassa, visto che il Napoli aveva 100 miliardi di debiti. Fabio andò a Parma e io all'Inter. Senza quei problemi economici quel Napoli poteva aprire un ciclo".
NAPOLI OGGI - "Non ha fallito Ancelotti, non si può discutere Carlo come allenatore che se quest'anno si è rotto qualcosa e il Napoli non riusciva più a seguire l'allenatore. Il primo anno di Ancelotti è stato positivo: secondo posto contro una Juve che resta superiore e anche quest'anno - se il campionato ripartirà - vincerà lo scudetto perché resta un gradino sopra tutte le altre. Gattuso mi piace molto: è l'uomo giusto per riportare in alto il Napoli. Rino ha tanta personalità, è sanguigno, un trascinatore e in poco ha conquistato l'ambiente azzurro. Gattuso può aprire un nuovo ciclo".
GIGI D'ALESSIO - "Siamo molto legati. La nostra canzone se la ricordano ancora tutti a distanza di 25 anni. L'ho conosciuto in una trasmissione di Napoli, mi innamorai delle sue canzoni. Ogni pomeriggio dopo allenamento passavo dal suo studio di registrazione e un giorno mi propose di fare una canzone insieme. Un pomeriggio si presentò a Soccavo con il testo e la registrammo. Ci siamo visti due mesi fa a Milano con Gigi: quanti ricordi! Ti dico solo che quando torno a Napoli i tifosi mi fermano e non mi chiedono del Carbone numero 10 del Napoli, ma della canzone con Gigi (risata, ndr)".
BOSKOV- "Un grandissimo personaggio, il numero uno in assoluto. Sapeva sempre come sdrammatizzare i momenti negativi. Una persona meravigliosa, è stato un padre per noi giovani. Sapeva alleggerire le pressioni e farti rendere al massimo. La frase su di me? Quante risate quando disse che dribblavo tutti, anche i compagni con le mie finte...".
INTER - "Fu un sogno ad occhi aperti, quando Branchini mi telefonò per dirmi che Moratti mi voleva all'Inter. Io da bambino ero tifoso nerazzurro e lo sono tuttora. Accettai subito, era la prima Inter targata Moratti. C'erano grandi aspettative e 10-11 nuovi acquisti come me, Ince, Zanetti e Roberto Carlos. Purtroppo con Bianchi partimmo male e dopo la parentesi Suarez arrivò Roy Hodgson...".
ROBERTO CARLOS - "Era fortissimo. Lasciarlo andare via dopo un anno, perché difendeva poco è stato l'errore più grande dell'Inter degli ultimi 30 anni. Faceva cose pazzesche con quel sinistro in allenamento, tirava certi missili sulle punizioni! Parliamo di un giocatore immenso. Era un laterale con 7-8 gol nei piedi nelle gambe e a Madrid ha dimostrato di poter anche difendere bene, vincendo tutto. Solo Hodgson l'ha bocciato e da allora sono 20 anni che manca uno come Robi sulla fascia sinistra...".
ZANETTI- "Pupi era il mio compagno di stanza all'Inter. Arrivò come spalla di Rambert che doveva essere la stessa, invece il fenomeno vero era Javier. Parliamo di un ragazzo meraviglioso, un professionista esemplare che si migliorava ogni giorno in allenamento. Un esempio per i comportamenti. Siamo stati in camera per un anno e mezzo: sono molto legato a lui e sono stra-felice per la carriera che ha fatto. Farà grandi cose anche da vicepresidente dell'Inter".
INTER OGGI - "Con Suning ci sono grandi progetti, questa Inter diventerà una grandissima squadra e tornerà presto sul tetto d'Italia e d'Europa".
GOL ALLO UNITED - "È stata una delle mie ultime partite con l'Inter. Era un trofeo estivo e ho fatto un gran gol a un campione come Peter Schmeichel. La rete più spettacolare in nerazzurro".
ADDIO ALL'INTER - "Dopo un anno da titolare come ala destra, l'Inter compra Djorkaeff e Hodgson mi ribadisce di non vedermi come attaccante. Così decido di accettare una importante offerta dello Sheffield Wednesday e vado in Premier. Lasciare l'Inter a 25 anni dopo un anno da titolare con la maglia numero 10 è stato il mio più grande errore. Una scelta che non rifarei, avrei dovuto pazientare. Oggi col senno del poi ti dico che sarei dovuto restare e continuare a fare la diagonale sulla fascia pur di giocare all'Inter, anche se ero totalmente fuori ruolo. Ho fatto un errore, è il rimpianto più grande della mia carriera".
MORATT I- "Un galantuomo. Un presidente con la P maiuscola. Un grande uomo di sport, attaccatissimo e appassionatissimo ai colori nerazzurri. L'ho rivisto a San Siro qualche settimana ed è stato molto affettuoso. Si ricordava ancora di quando andai alla festa di Natale del 1995 con mio figlio appena nato".
NUOVO CARBONE- "Oggi non ci sono più i numeri 10 classici come pensiamo. Ci sono tanti esterni offensivi di qualità, ma non fantasisti puri come eravamo io, Zola, Mancini, Totti, Morfeo, Del Piero. Mi piace molto Insigne, mi ci rivedo un po' anche se lui è più esterno che punta".
IDOLI - "Sono cresciuto con due miti: Diego Armando Maradona e Roberto Baggio. Ti confesso una cosa: ho giocato tutta carriera con le loro foto stampate sui parastinchi. Diego su quello sinistro e Robi sul destro".
EUROPEO - "Ero il dieci del trionfo 1994 con Cesarone Maldini allenatore. Io-Vieri-Muzzi davanti con Pippo Inzaghi e DelVecchio in panchina. Dietro Panucci-Colonnese-Cannavaro, eravamo una squadra davvero forte tanto che in semifinale abbiamo eliminato la Francia di Zidane e in finale sconfitto il Portogallo di Figo e Rui Costa".
RAMMARICO - "Non essere mai riuscito a esordire in Nazionale. Peccato non essere nato vent'anni dopo, visto che davanti a me all'epoca c'erano dei fenomeni come Baggio, Mancini e Zola e alle mie spalle Totti e Del Piero. E poi in quegli andava di moda il 4-4-2 integralista di Sacchi che penalizzava noi fantasisti. Oggi invece mi sarei potuto divertire...".
PREMIER - "Ho giocato 7 anni in Inghilterra. Tre anni allo Sheffield: con Paolo Di Canio ci siamo divertiti tanto, è il giocatore più forte con cui ho giocato. Peccato per quella famosa espulsione che gli costò 11 giornate di squalifica. Ho giocato tre anni allo Sheffield, la sento casa mia. Poi sono andato all'Aston Villa dove ho fatto coppia con un grandissimo attaccante come Dion Dublin. Siamo arrivati in finale di FA Cup contro il Chelsea a Wembley, peccato non aver vinto un trofeo. Poi sono stato bene a Bredford, Derby County e Middlesbrough dove ho giocato con un grande giocatore come Boksic".
FIORENTINA- "Ti racconto un retroscena che non ho mai detto a nessuno. Nel 2000 avevo un accordo quadriennale con la Fiorentina per tornare in Italia, ma i problemi societari del club fecero saltare tutto e mi ritrovai col culo per terra. Era tutto fatto".
COMO - "Nel 2002 scelgo di tornare in Italia convinto da Preziosi. C'erano grandi nomi in quella squadra come Amoruso, Caccia, Binotto, Pecchia, ma fin dall'inizio abbiamo fatto fatica e siamo retrocessi. A metà stagione Preziosi scelse di comprare il Genoa e ha abbandonato il Como al suo destino, il che ha complicato più le cose".
PARMA - "Dopo la retrocessione di Como firmo il 31 agosto con il Parma. Nel girone d'andata non gioco praticamente mai, a dicembre c'è il crack Parmalat e vanno via i migliori come Adriano. Io scelgo di restare nonostante la chiamata di Lillo Foti che voleva riportarmi alla Reggina. L'ho fatto per rispetto a un grande allenatore e una persona vera come Cesare Prandelli. Nel girone di ritorno gioco in coppia con Gilardino e facciamo una cavalcata incredibile, arrivando a un punto dalla Champions".
MIGLIOR ALLENATORE- "Dico Prandelli. Fenomenale a livello tattico e umano. Mi ha trasmesso tantissimo in un solo anno, dalla sua conoscenza ho maturato la voglia di fare l'allenatore. È stato il primo a dirmi in faccia perché non mi faceva giocare. Era bravissimo nella gestione del gruppo. Un uomo di una onestà incredibile".
CATANZARO - "Pensavo di fare una scelta di cuore verso la mia terra e invece fu un grandissimo errore. Per andare a Catanzaro lasciai due anni di contratto che avevo col Parma. Sono stato il parafulmine di tutte le problematiche, qualcuno mi ha messo contro la città senza alcuna motivazione. È stata una parentesi negativa della mia carriera. Amo Catanzaro città, ma la cancello come esperienza della mia carriera".
SYDNEY - "Esperienza bellissima seppur di pochi mesi. Città meravigliosa ricca di opportunità, dove consiglierei a tutti di vivere".
PAVIA - "La mia seconda giovinezza. Arrivo a 36 anni in C2 e ho vissuto tre anni fantastici da giocatore più uno da allenatore. Mi telefona Massimo Tarantino e accetto subito. Ho firmato in bianco il contratto a Coverciano con gli svincolati e stavo valutando se smettere e fare il corso da allenatore. Lì grazie a te Nico nacque il soprannome di Harry Potter, a cui sono tuttora legatissimo. Ho fatto da chioccia a ragazzi come Acerbi, Giaccherini e Pavoletti che hanno fatto una grandissima carriera. A Pavia ho trovato un grande amico come Alessandro Fogacci. Da allenatore ci siamo salvati con la rimonta nelle ultime 8 gare, dopodiché mi hanno cercato dalla B. Ho detto no al Gubbio e poi sono andato a Varese, col senno del poi ho sbagliato. Sarei dovuto restare un altro a Pavia da tecnico".
TERNANA - "Ci tornerei domani, lo dico col cuore in mano. Ho dato tutto me stesso in quei sei mesi alla squadra e alla città. Se mi richiamassero, ci andrei di corsa".
FUTURO - "Ho voglia di rimettermi in gioco dopo il biennio al fianco di Walter Zenga come secondo. Walter è un personaggio straordinario, con un carisma unico. A Crotone abbiamo sfiorato una clamorosa rimonta salvezza. Peccato per il finale, mentre a Venezia abbiamo sbagliato ad andare. Un allenatore come Zenga doveva aspettare la Serie A: le prime 11 giornate abbiamo fatto benissimo passando al penultimo posto a -1 dai playoff, poi sono stati cambiati diversi giocatori a gennaio e qualcosa si è inceppato. Troppe scommesse al posto di giocatori che per noi erano importanti. Sono felice di vedere Walter a Cagliari: siamo come fratelli e si merita di stare a quei livelli. Io aspetto una chiamata: valuterei una Primavera importante, altrimenti in Lega Pro se c'è un progetto valido".
TOP 11 EX COMPAGNI - "Scelgo come modulo il 3-5-2. Frey in porta, dietro Colonnese, Fabio Cannavaro e Acerbi. Sugli esterni Pupi Zanetti e Roberto Carlos. In mezzo Paul Merson come play affiancato da Ince e Giaccherini. Davanti Di Canio e uno tra Zamorano, Dublin e Bierhoff. Scegli tu uno dei tre come numero 9 tanto sono fortissimi tutti, caschiamo bene".
di Napoli Magazine
30/03/2020 - 18:39
L'ex fantasista di Napoli e Inter Benny Carbone si è raccontato a trecentosessanta gradi in una lunga intervista sul canale Instagram del giornalista Nicolò Schira. Ecco le principali dichiarazioni dell'allenatore di Bagnara Calabra.
INIZI - "Oggi certi ragazzi giocano mezza partita e pensano di essere arrivati. Io ho capito di essere giocatore a 22 anni dopo che avevo alle spalle tre campionati di B con Reggina, Casertana e Ascoli e il Toro mi aveva rivoluto in A dopo avermi fatto esordire. Mi sento un figlio del Filadelfia dove mi aveva portato Sergio Vatta: ho fatto la trafila dai Giovanissimi alla Prima Squadra, esordendo in A a 17 anni".
TORO - "Ho avuto un grande rapporto con mister Mondonico, che nel 1993 mi affidò la maglia numero 10 affiancandomi a Silenzi: che coppia con Andrea! Sono legatissimo al Mondo che mi fece fare una partitella, in cui dribblai tutti e da lì in poi sono diventato titolare. Non sarei mai andato via dal Torino, avrei voluto fare le carriere che hanno fatto Totti alla Roma o Del Piero alla Juve ma c'erano problemi economici e mi forzarono ad andare via".
ROMA - "Sono stato della Roma per mezza giornata. Mi presero per girarmi al Napoli per Daniel Fonseca. Mi valutarono 7,5 miliardi".
LONGO - "Abbiamo giocato insieme, è un ragazzo molto preparato. Ci siamo anche sfidato da allenatori, ha le qualità giuste per fare bene al Torino anche da tecnico. Ha trovato l'occasione giusta al momento giusto, visto che Bava lo conosceva bene e ha il DNA del cuore granata che per i tifosi granata è molto importante".
TOSCANO - "Lui e il suo vice Michele Napoli stanno facendo un lavoro incredibile alla Reggina. Sono due miei grandi amici, ma sono obiettivo: hanno dimostrato di essere allenatori vincenti. Hanno vinto ovunque, Cosenza-Terni-Novara e adesso a Reggio. Sono convinto possano fare grandi cose anche in B e hanno tutto per poter allenare pure in Serie A".
NAPOLI - "Il gol alla Reggiana è diventato virale su YouTube, feci una grande Coppa UEFA con tanti gol decisivi. Eravamo un bel gruppo, prima di me avevano indossato la maglia numero 10 un certo Diego Armando Maradona è un talento straordinario come Zola. Sono stato l'ultimo fantasista a indossare quella maglia, lo dico con emozione e orgoglio. Il pubblico di Napoli era meraviglioso e calorosissimo, mi sono sentito a casa. Sono cresciuto tantissimo a Napoli, diventando un grande calciatore. Sentivo la responsabilità della 10, centrammo la qualificazione alla Coppa UEFA esprimendo un buon calcio. A Napoli mi sono sentito veramente giocatore per come mi ha trattato la città e per le responsabilità che avevo".
CANNAVARO - "Il difensore più forte che abbia mai affrontato. Ci conoscevamo dall'Under 21 e siamo diventati subito grandi amici. A fine anno ci hanno ceduto per fare cassa, visto che il Napoli aveva 100 miliardi di debiti. Fabio andò a Parma e io all'Inter. Senza quei problemi economici quel Napoli poteva aprire un ciclo".
NAPOLI OGGI - "Non ha fallito Ancelotti, non si può discutere Carlo come allenatore che se quest'anno si è rotto qualcosa e il Napoli non riusciva più a seguire l'allenatore. Il primo anno di Ancelotti è stato positivo: secondo posto contro una Juve che resta superiore e anche quest'anno - se il campionato ripartirà - vincerà lo scudetto perché resta un gradino sopra tutte le altre. Gattuso mi piace molto: è l'uomo giusto per riportare in alto il Napoli. Rino ha tanta personalità, è sanguigno, un trascinatore e in poco ha conquistato l'ambiente azzurro. Gattuso può aprire un nuovo ciclo".
GIGI D'ALESSIO - "Siamo molto legati. La nostra canzone se la ricordano ancora tutti a distanza di 25 anni. L'ho conosciuto in una trasmissione di Napoli, mi innamorai delle sue canzoni. Ogni pomeriggio dopo allenamento passavo dal suo studio di registrazione e un giorno mi propose di fare una canzone insieme. Un pomeriggio si presentò a Soccavo con il testo e la registrammo. Ci siamo visti due mesi fa a Milano con Gigi: quanti ricordi! Ti dico solo che quando torno a Napoli i tifosi mi fermano e non mi chiedono del Carbone numero 10 del Napoli, ma della canzone con Gigi (risata, ndr)".
BOSKOV- "Un grandissimo personaggio, il numero uno in assoluto. Sapeva sempre come sdrammatizzare i momenti negativi. Una persona meravigliosa, è stato un padre per noi giovani. Sapeva alleggerire le pressioni e farti rendere al massimo. La frase su di me? Quante risate quando disse che dribblavo tutti, anche i compagni con le mie finte...".
INTER - "Fu un sogno ad occhi aperti, quando Branchini mi telefonò per dirmi che Moratti mi voleva all'Inter. Io da bambino ero tifoso nerazzurro e lo sono tuttora. Accettai subito, era la prima Inter targata Moratti. C'erano grandi aspettative e 10-11 nuovi acquisti come me, Ince, Zanetti e Roberto Carlos. Purtroppo con Bianchi partimmo male e dopo la parentesi Suarez arrivò Roy Hodgson...".
ROBERTO CARLOS - "Era fortissimo. Lasciarlo andare via dopo un anno, perché difendeva poco è stato l'errore più grande dell'Inter degli ultimi 30 anni. Faceva cose pazzesche con quel sinistro in allenamento, tirava certi missili sulle punizioni! Parliamo di un giocatore immenso. Era un laterale con 7-8 gol nei piedi nelle gambe e a Madrid ha dimostrato di poter anche difendere bene, vincendo tutto. Solo Hodgson l'ha bocciato e da allora sono 20 anni che manca uno come Robi sulla fascia sinistra...".
ZANETTI- "Pupi era il mio compagno di stanza all'Inter. Arrivò come spalla di Rambert che doveva essere la stessa, invece il fenomeno vero era Javier. Parliamo di un ragazzo meraviglioso, un professionista esemplare che si migliorava ogni giorno in allenamento. Un esempio per i comportamenti. Siamo stati in camera per un anno e mezzo: sono molto legato a lui e sono stra-felice per la carriera che ha fatto. Farà grandi cose anche da vicepresidente dell'Inter".
INTER OGGI - "Con Suning ci sono grandi progetti, questa Inter diventerà una grandissima squadra e tornerà presto sul tetto d'Italia e d'Europa".
GOL ALLO UNITED - "È stata una delle mie ultime partite con l'Inter. Era un trofeo estivo e ho fatto un gran gol a un campione come Peter Schmeichel. La rete più spettacolare in nerazzurro".
ADDIO ALL'INTER - "Dopo un anno da titolare come ala destra, l'Inter compra Djorkaeff e Hodgson mi ribadisce di non vedermi come attaccante. Così decido di accettare una importante offerta dello Sheffield Wednesday e vado in Premier. Lasciare l'Inter a 25 anni dopo un anno da titolare con la maglia numero 10 è stato il mio più grande errore. Una scelta che non rifarei, avrei dovuto pazientare. Oggi col senno del poi ti dico che sarei dovuto restare e continuare a fare la diagonale sulla fascia pur di giocare all'Inter, anche se ero totalmente fuori ruolo. Ho fatto un errore, è il rimpianto più grande della mia carriera".
MORATT I- "Un galantuomo. Un presidente con la P maiuscola. Un grande uomo di sport, attaccatissimo e appassionatissimo ai colori nerazzurri. L'ho rivisto a San Siro qualche settimana ed è stato molto affettuoso. Si ricordava ancora di quando andai alla festa di Natale del 1995 con mio figlio appena nato".
NUOVO CARBONE- "Oggi non ci sono più i numeri 10 classici come pensiamo. Ci sono tanti esterni offensivi di qualità, ma non fantasisti puri come eravamo io, Zola, Mancini, Totti, Morfeo, Del Piero. Mi piace molto Insigne, mi ci rivedo un po' anche se lui è più esterno che punta".
IDOLI - "Sono cresciuto con due miti: Diego Armando Maradona e Roberto Baggio. Ti confesso una cosa: ho giocato tutta carriera con le loro foto stampate sui parastinchi. Diego su quello sinistro e Robi sul destro".
EUROPEO - "Ero il dieci del trionfo 1994 con Cesarone Maldini allenatore. Io-Vieri-Muzzi davanti con Pippo Inzaghi e DelVecchio in panchina. Dietro Panucci-Colonnese-Cannavaro, eravamo una squadra davvero forte tanto che in semifinale abbiamo eliminato la Francia di Zidane e in finale sconfitto il Portogallo di Figo e Rui Costa".
RAMMARICO - "Non essere mai riuscito a esordire in Nazionale. Peccato non essere nato vent'anni dopo, visto che davanti a me all'epoca c'erano dei fenomeni come Baggio, Mancini e Zola e alle mie spalle Totti e Del Piero. E poi in quegli andava di moda il 4-4-2 integralista di Sacchi che penalizzava noi fantasisti. Oggi invece mi sarei potuto divertire...".
PREMIER - "Ho giocato 7 anni in Inghilterra. Tre anni allo Sheffield: con Paolo Di Canio ci siamo divertiti tanto, è il giocatore più forte con cui ho giocato. Peccato per quella famosa espulsione che gli costò 11 giornate di squalifica. Ho giocato tre anni allo Sheffield, la sento casa mia. Poi sono andato all'Aston Villa dove ho fatto coppia con un grandissimo attaccante come Dion Dublin. Siamo arrivati in finale di FA Cup contro il Chelsea a Wembley, peccato non aver vinto un trofeo. Poi sono stato bene a Bredford, Derby County e Middlesbrough dove ho giocato con un grande giocatore come Boksic".
FIORENTINA- "Ti racconto un retroscena che non ho mai detto a nessuno. Nel 2000 avevo un accordo quadriennale con la Fiorentina per tornare in Italia, ma i problemi societari del club fecero saltare tutto e mi ritrovai col culo per terra. Era tutto fatto".
COMO - "Nel 2002 scelgo di tornare in Italia convinto da Preziosi. C'erano grandi nomi in quella squadra come Amoruso, Caccia, Binotto, Pecchia, ma fin dall'inizio abbiamo fatto fatica e siamo retrocessi. A metà stagione Preziosi scelse di comprare il Genoa e ha abbandonato il Como al suo destino, il che ha complicato più le cose".
PARMA - "Dopo la retrocessione di Como firmo il 31 agosto con il Parma. Nel girone d'andata non gioco praticamente mai, a dicembre c'è il crack Parmalat e vanno via i migliori come Adriano. Io scelgo di restare nonostante la chiamata di Lillo Foti che voleva riportarmi alla Reggina. L'ho fatto per rispetto a un grande allenatore e una persona vera come Cesare Prandelli. Nel girone di ritorno gioco in coppia con Gilardino e facciamo una cavalcata incredibile, arrivando a un punto dalla Champions".
MIGLIOR ALLENATORE- "Dico Prandelli. Fenomenale a livello tattico e umano. Mi ha trasmesso tantissimo in un solo anno, dalla sua conoscenza ho maturato la voglia di fare l'allenatore. È stato il primo a dirmi in faccia perché non mi faceva giocare. Era bravissimo nella gestione del gruppo. Un uomo di una onestà incredibile".
CATANZARO - "Pensavo di fare una scelta di cuore verso la mia terra e invece fu un grandissimo errore. Per andare a Catanzaro lasciai due anni di contratto che avevo col Parma. Sono stato il parafulmine di tutte le problematiche, qualcuno mi ha messo contro la città senza alcuna motivazione. È stata una parentesi negativa della mia carriera. Amo Catanzaro città, ma la cancello come esperienza della mia carriera".
SYDNEY - "Esperienza bellissima seppur di pochi mesi. Città meravigliosa ricca di opportunità, dove consiglierei a tutti di vivere".
PAVIA - "La mia seconda giovinezza. Arrivo a 36 anni in C2 e ho vissuto tre anni fantastici da giocatore più uno da allenatore. Mi telefona Massimo Tarantino e accetto subito. Ho firmato in bianco il contratto a Coverciano con gli svincolati e stavo valutando se smettere e fare il corso da allenatore. Lì grazie a te Nico nacque il soprannome di Harry Potter, a cui sono tuttora legatissimo. Ho fatto da chioccia a ragazzi come Acerbi, Giaccherini e Pavoletti che hanno fatto una grandissima carriera. A Pavia ho trovato un grande amico come Alessandro Fogacci. Da allenatore ci siamo salvati con la rimonta nelle ultime 8 gare, dopodiché mi hanno cercato dalla B. Ho detto no al Gubbio e poi sono andato a Varese, col senno del poi ho sbagliato. Sarei dovuto restare un altro a Pavia da tecnico".
TERNANA - "Ci tornerei domani, lo dico col cuore in mano. Ho dato tutto me stesso in quei sei mesi alla squadra e alla città. Se mi richiamassero, ci andrei di corsa".
FUTURO - "Ho voglia di rimettermi in gioco dopo il biennio al fianco di Walter Zenga come secondo. Walter è un personaggio straordinario, con un carisma unico. A Crotone abbiamo sfiorato una clamorosa rimonta salvezza. Peccato per il finale, mentre a Venezia abbiamo sbagliato ad andare. Un allenatore come Zenga doveva aspettare la Serie A: le prime 11 giornate abbiamo fatto benissimo passando al penultimo posto a -1 dai playoff, poi sono stati cambiati diversi giocatori a gennaio e qualcosa si è inceppato. Troppe scommesse al posto di giocatori che per noi erano importanti. Sono felice di vedere Walter a Cagliari: siamo come fratelli e si merita di stare a quei livelli. Io aspetto una chiamata: valuterei una Primavera importante, altrimenti in Lega Pro se c'è un progetto valido".
TOP 11 EX COMPAGNI - "Scelgo come modulo il 3-5-2. Frey in porta, dietro Colonnese, Fabio Cannavaro e Acerbi. Sugli esterni Pupi Zanetti e Roberto Carlos. In mezzo Paul Merson come play affiancato da Ince e Giaccherini. Davanti Di Canio e uno tra Zamorano, Dublin e Bierhoff. Scegli tu uno dei tre come numero 9 tanto sono fortissimi tutti, caschiamo bene".