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L'EX - Paolo Cannavaro: "Quando mi chiamò il Napoli non presi in considerazione altre offerte, ho realizzato il mio sogno di bambino, ho sempre cercato di rappresentare la mia gente, Mazzarri? Persona vera e diretta"
13.12.2025 11:48 di Napoli Magazine
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Paolo Cannavaro, ex capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Gazzetta dello Sport. Ecco un estratto.

Sulla possibilità di ritrovarti in squadra con Fabio, stavolta nella vostra città.

"Posso dire che ci hanno tolto un sogno. Noi siamo nati vicino allo stadio, cresciuti a pane e curva. Da napoletani sarebbe stato stupendo vestire la stessa maglia nella città che amiamo. Fabio sarebbe venuto anche gratis, peccato".

Nel 2006, dopo quattro anni a Parma, scelse di tornare a casa. Ricorda la chiamata?

"Dissi al mio procuratore di non prendere in considerazione altre offerte. Volevo solo il Napoli, non mi importava della categoria. Eravamo in B e salimmo subito. Il giorno della promozione, dopo il pareggio con il Genoa, scoppiai a piangere. Avevamo fatto un piccolo passo per far tornare la nostra squadra dove merita di stare".

In 8 anni ne ha passate tante. Per esempio quel Napoli-Torino nel 2009...

"Fu momento brutto, una ferita che resta. Ero un bersaglio, proprio perché napoletano. Mi fischiarono tutto il tempo. E a fine partita esplosi: buttai una rimessa laterale nei distinti, scagliando la palla contro i tifosi. Ma non mi pento di niente, stavano attaccando un figlio della loro stessa città e non lo trovavo giusto".

Poi, però, gli episodi felici sono stati nettamente di più.

"Ma certo. Ho alzato un trofeo da capitano, nella mia città, con una sciarpa della curva al collo. Volevo far capire che io sono sempre stato uno di loro. Ho realizzato il sogno del bambino che si prendeva le secchiate d’acqua per vedere la sua squadra del cuore. Abbiamo riportato un trofeo a Napoli dopo 25 anni, che posso chiedere di più?".

Gli anni con Mazzarri sono stati i migliori della sua carriera?

"Sì, mi sono trovato benissimo. Mazzarri è una persona vera e diretta. Era un martello. Bastava una partita negativa e ti convocava nel suo ufficio...".

Nel 2014, l’addio. Colpa di Benitez?

"Ognuno fa le sue scelte. Lui scelse di smantellare la squadra precedente e rinnovare. Mi dispiace solo non aver avuto una chance per fargli cambiare idea, ma lui sa come la penso. Glielo dissi anche in faccia".

Per sua fortuna, però, a Reggio Emilia ha trovato un’altra famiglia.

"Un posto magico, siamo partiti che eravamo ultimi e siamo arrivati in Europa League. Il mio sogno era chiudere a Napoli, ma sono stato felice di aver smesso in una squadra come il Sassuolo".

È vero che poteva andare al Manchester City?

"Aprii al trasferimento solo perché avevo capito che con Benitez non avrei avuto spazio. Mi sarebbe piaciuto, ma saltò perché il Napoli chiese una cifra troppo alta".

Chiudiamo col ricordo di una lettera d’amore, quella che lei scrisse ai tifosi del Napoli dopo l’addio. Lì dentro c’è tutto Paolo?

"Io sono partito dagli spalti, ho fatto il raccattapalle, il calciatore, il capitano. Da napoletano, cercando sempre di rappresentare la mia gente. Nelle mie lacrime e nella lettera ai tifosi c’è tutto questo. Spero che il messaggio sia arrivato".

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L'EX - Paolo Cannavaro: "Quando mi chiamò il Napoli non presi in considerazione altre offerte, ho realizzato il mio sogno di bambino, ho sempre cercato di rappresentare la mia gente, Mazzarri? Persona vera e diretta"

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13/12/2025 - 11:48

Paolo Cannavaro, ex capitano del Napoli, ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Gazzetta dello Sport. Ecco un estratto.

Sulla possibilità di ritrovarti in squadra con Fabio, stavolta nella vostra città.

"Posso dire che ci hanno tolto un sogno. Noi siamo nati vicino allo stadio, cresciuti a pane e curva. Da napoletani sarebbe stato stupendo vestire la stessa maglia nella città che amiamo. Fabio sarebbe venuto anche gratis, peccato".

Nel 2006, dopo quattro anni a Parma, scelse di tornare a casa. Ricorda la chiamata?

"Dissi al mio procuratore di non prendere in considerazione altre offerte. Volevo solo il Napoli, non mi importava della categoria. Eravamo in B e salimmo subito. Il giorno della promozione, dopo il pareggio con il Genoa, scoppiai a piangere. Avevamo fatto un piccolo passo per far tornare la nostra squadra dove merita di stare".

In 8 anni ne ha passate tante. Per esempio quel Napoli-Torino nel 2009...

"Fu momento brutto, una ferita che resta. Ero un bersaglio, proprio perché napoletano. Mi fischiarono tutto il tempo. E a fine partita esplosi: buttai una rimessa laterale nei distinti, scagliando la palla contro i tifosi. Ma non mi pento di niente, stavano attaccando un figlio della loro stessa città e non lo trovavo giusto".

Poi, però, gli episodi felici sono stati nettamente di più.

"Ma certo. Ho alzato un trofeo da capitano, nella mia città, con una sciarpa della curva al collo. Volevo far capire che io sono sempre stato uno di loro. Ho realizzato il sogno del bambino che si prendeva le secchiate d’acqua per vedere la sua squadra del cuore. Abbiamo riportato un trofeo a Napoli dopo 25 anni, che posso chiedere di più?".

Gli anni con Mazzarri sono stati i migliori della sua carriera?

"Sì, mi sono trovato benissimo. Mazzarri è una persona vera e diretta. Era un martello. Bastava una partita negativa e ti convocava nel suo ufficio...".

Nel 2014, l’addio. Colpa di Benitez?

"Ognuno fa le sue scelte. Lui scelse di smantellare la squadra precedente e rinnovare. Mi dispiace solo non aver avuto una chance per fargli cambiare idea, ma lui sa come la penso. Glielo dissi anche in faccia".

Per sua fortuna, però, a Reggio Emilia ha trovato un’altra famiglia.

"Un posto magico, siamo partiti che eravamo ultimi e siamo arrivati in Europa League. Il mio sogno era chiudere a Napoli, ma sono stato felice di aver smesso in una squadra come il Sassuolo".

È vero che poteva andare al Manchester City?

"Aprii al trasferimento solo perché avevo capito che con Benitez non avrei avuto spazio. Mi sarebbe piaciuto, ma saltò perché il Napoli chiese una cifra troppo alta".

Chiudiamo col ricordo di una lettera d’amore, quella che lei scrisse ai tifosi del Napoli dopo l’addio. Lì dentro c’è tutto Paolo?

"Io sono partito dagli spalti, ho fatto il raccattapalle, il calciatore, il capitano. Da napoletano, cercando sempre di rappresentare la mia gente. Nelle mie lacrime e nella lettera ai tifosi c’è tutto questo. Spero che il messaggio sia arrivato".