Layvin Kurzawa, ex terzino del PSG, ha rilasciato alcune dichiarazioni a gianlucadimarzio.com: “La mia carriera non è ancora finita, assolutamente. Non vedo l’ora di tornare in campo, è la cosa che mi manca di più. Ho voglia di mostrare a tutti quanti che Layvin è ancora qui, che ho ancora tanta voglia di fare bene. Può darsi che io non sia più il calciatore di 22 anni ma dalla mia ho molta esperienza che posso dare alla squadra. Ovviamente, posso contribuire anche con la mia qualità. Ho avuto la fortuna di giocare in grandi squadre e di conoscere degli allenatori molto forti: credo che questo giochi a mio favore. Ho tantissima voglia di continuare a giocare, fisicamente mi sento benissimo e mi alleno tutto i giorni senza problemi. Io in Italia? Spesso si è parlato della Juve. Ma Claudio Ranieri mi aveva chiamato quando era in Italia, so che era interessato perchè l’ho conosciuto al Monaco. Per me lui è come un secondo padre, con lui mi sono sempre capito molto bene. E quando era al Cagliari è stato interessato a vedermi ma io ero a Parigi e mi trovavo bene. Per il resto nessun contatto troppo concreto, a parte il Napoli. Mi chiamò il direttore sportivo Giuntoli, era molto interessato e intenzionato a prendermi 4/5 anni fa. Sono un grande appassionato del campionato italiano, ho seguito con molta attenzione il periodo in cui la Juventus dominava e vinceva. Se devo dire dei nomi, mi vengono in mente Kaka, Ronaldinho, Pirlo, Gattuso al Milan oppure l’anno del Triplete dell’Inter di Mourinho con Eto’o e un giovane Balotelli. Ero un grande fan, per me in quel periodo la Serie A era uno dei migliori campionati al mondo con alcune delle squadre più forti in assoluto. Seguo ancora il calcio, anche se non come prima. Mi piace sia veder giocare alcuni amici e calciatori che conosco e mi piacciono, che le squadre. Se devo dirne due direi l’Inter per il gioco e la Roma. La tripletta contro l'Anderlecht in Champions? Rappresenta qualcosa di unico, era il 2017 e adesso siamo nel 2025 ma nessuno è ancora riuscito a eguagliare o superare ciò che sono riuscito a fare io. Ne vado molto fiero, non sarà facile fare altrettanto: fa parte della mia storia. La famiglia è un punto di riferimento per me. La maggior parte dei miei tatuaggi riguarda proprio lei. Ho un solo tatuaggio in rapporto con il calcio. Quando ero piccolino ero solito tirare le punizioni, e durante un torneo mi ricordo che ne tirai una e segnai. In quell’occasione mia mamma aveva fatto una foto e ho deciso di tatuarmela in bianco e nero sul braccio sinistro. Tutto il resto sono sia cose che mi piacciono nella vita, sia in rapporto con la famiglia con messaggi che hanno segnato il mio percorso. Secondo me c’è stato un periodo in cui si è visto il miglior PSG di sempre. Ecco, è stato esattamente il periodo con Ibrahimovic e con Thiago. C’è una cosa che ho sempre detto e che non mi stancherò mai di ripetere: il PSG ha cambiato il suo modo di giocare nel momento in cui Thiago Motta ha lasciato il club. Era il fulcro del gioco, quello che vedeva tutto, quello che dettava i tempi di gioco… Per me era un giocatore incredibile. Ho un aneddoto proprio con Thiago, in occasione del mio primo gol con il PSG, contro il Saint Etienne. Dopo un primo tempo in cui mi ero spinto molto in profondità ma senza ricevere il pallone gli ho parlato nell’intervallo. Gli dissi: “Thiago quando hai il pallone guardami perché faccio il movimento in profondità”. Detto, fatto. Una volta ricominciato il secondo tempo, al primo pallone che ha toccato mi ha messo davanti alla porta alla perfezione e ho segnato. Intorno a me avevo dei giocatori con un’intelligenza calcistica e un talento incredibile. Per quanto riguarda Zlatan, era speciale. Quando si è in squadra con lui c’è la certezza che tutti i giocatori si comportino bene. E secondo me è molto importante avere una personalità così nello spogliatoio. Non qualcuno che faccia paura ma che venga rispettato, che non si nasconda quando c’è da dire qualcosa e che abbia l’esperienza per farsi ascoltare. Di aneddoti con Zlatan ne avrei diversi, non posso dire altro che cose positive di lui. È stato un giocatore e un compagno incredibile: malgrado tutto mi ha aiutato molto a integrarmi quando sono arrivato al PSG. Con lui si poteva parlare di tutto, era capace di capire se c’era qualcosa che non andava e veniva a parlartene in privato, memore del suo passato e di essere stato lui stesso in quelle situazioni. Malgrado il suo personaggio, malgrado il suo carattere. Thiago e Zlatan sono eccezionali. Se possono fare bene nei loro nuovi ruoli? Assolutamente sì. Anche se il calcio è in continua evoluzione, sono due persone che hanno sempre amato il calcio e che lo capiscono con un’intelligenza fuori dal comune. È gente che non è lì per caso, soprattutto Thiago ha fatto un bel percorso prima di arrivare dove è adesso, facendo i giusti step con i giovani e studiando molto. Si sono meritati il loro posto alla Juventus e al Milan, sono persone che vengono rispettate e quando succede questo, loro in primis danno se stessi in cambio con il lavoro e il sacrificio per raggiungere degli obiettivi. Non ho alcun dubbio delle loro capacità, avranno successo. Giocare con questo club è stato incredibile. Ho vestito questa maglia per un periodo in cui la squadra era la migliore del mondo. Ho avuto alti e bassi come ogni giocatore ma non trattengo altro che le cose positive che mi hanno insegnato molto e mi hanno reso il calciatore e l’uomo che sono adesso. I tempi della MSN? Il livello era importante anche se secondo me, come ho detto, non è stato il periodo più alto del PSG. Io ho vissuto un periodo in cui allenamenti e partite erano di un livello ancora superiore. Però è vero che vedere quei tre allenarsi e fare numeri con il pallone, oppure partecipare a dei torelli con loro era assurdo. Non perdevano mai la palla e non andavano mai in mezzo, era incredibile. Il calciatore più forte con cui ho giocato? Neymar. Il più forte che ho affrontato? La risposta è la stessa. Era impressionante, senza alcun dubbio. Ho avuto la fortuna di giocare al fianco di molti tra i migliori al mondo, tranne forse Cristiano Ronaldo. Al giorno d’oggi se guardiamo i più forti degli ultimi 10/15 anni si parla di Neymar, di Messi, di Mbappè e appunto di CR7. Io ho avuto la possibilità di stare al fianco di questi giocatori e posso dire che secondo me Neymar era il più talentuoso di tutti. Mi basta pensare al fatto che è stato nella top 10 del Pallone d’Oro quando ancora giocava in Brasile, incredibile. Chiusa una porta, si apre un portone“.
di Napoli Magazine
03/01/2025 - 10:24
Layvin Kurzawa, ex terzino del PSG, ha rilasciato alcune dichiarazioni a gianlucadimarzio.com: “La mia carriera non è ancora finita, assolutamente. Non vedo l’ora di tornare in campo, è la cosa che mi manca di più. Ho voglia di mostrare a tutti quanti che Layvin è ancora qui, che ho ancora tanta voglia di fare bene. Può darsi che io non sia più il calciatore di 22 anni ma dalla mia ho molta esperienza che posso dare alla squadra. Ovviamente, posso contribuire anche con la mia qualità. Ho avuto la fortuna di giocare in grandi squadre e di conoscere degli allenatori molto forti: credo che questo giochi a mio favore. Ho tantissima voglia di continuare a giocare, fisicamente mi sento benissimo e mi alleno tutto i giorni senza problemi. Io in Italia? Spesso si è parlato della Juve. Ma Claudio Ranieri mi aveva chiamato quando era in Italia, so che era interessato perchè l’ho conosciuto al Monaco. Per me lui è come un secondo padre, con lui mi sono sempre capito molto bene. E quando era al Cagliari è stato interessato a vedermi ma io ero a Parigi e mi trovavo bene. Per il resto nessun contatto troppo concreto, a parte il Napoli. Mi chiamò il direttore sportivo Giuntoli, era molto interessato e intenzionato a prendermi 4/5 anni fa. Sono un grande appassionato del campionato italiano, ho seguito con molta attenzione il periodo in cui la Juventus dominava e vinceva. Se devo dire dei nomi, mi vengono in mente Kaka, Ronaldinho, Pirlo, Gattuso al Milan oppure l’anno del Triplete dell’Inter di Mourinho con Eto’o e un giovane Balotelli. Ero un grande fan, per me in quel periodo la Serie A era uno dei migliori campionati al mondo con alcune delle squadre più forti in assoluto. Seguo ancora il calcio, anche se non come prima. Mi piace sia veder giocare alcuni amici e calciatori che conosco e mi piacciono, che le squadre. Se devo dirne due direi l’Inter per il gioco e la Roma. La tripletta contro l'Anderlecht in Champions? Rappresenta qualcosa di unico, era il 2017 e adesso siamo nel 2025 ma nessuno è ancora riuscito a eguagliare o superare ciò che sono riuscito a fare io. Ne vado molto fiero, non sarà facile fare altrettanto: fa parte della mia storia. La famiglia è un punto di riferimento per me. La maggior parte dei miei tatuaggi riguarda proprio lei. Ho un solo tatuaggio in rapporto con il calcio. Quando ero piccolino ero solito tirare le punizioni, e durante un torneo mi ricordo che ne tirai una e segnai. In quell’occasione mia mamma aveva fatto una foto e ho deciso di tatuarmela in bianco e nero sul braccio sinistro. Tutto il resto sono sia cose che mi piacciono nella vita, sia in rapporto con la famiglia con messaggi che hanno segnato il mio percorso. Secondo me c’è stato un periodo in cui si è visto il miglior PSG di sempre. Ecco, è stato esattamente il periodo con Ibrahimovic e con Thiago. C’è una cosa che ho sempre detto e che non mi stancherò mai di ripetere: il PSG ha cambiato il suo modo di giocare nel momento in cui Thiago Motta ha lasciato il club. Era il fulcro del gioco, quello che vedeva tutto, quello che dettava i tempi di gioco… Per me era un giocatore incredibile. Ho un aneddoto proprio con Thiago, in occasione del mio primo gol con il PSG, contro il Saint Etienne. Dopo un primo tempo in cui mi ero spinto molto in profondità ma senza ricevere il pallone gli ho parlato nell’intervallo. Gli dissi: “Thiago quando hai il pallone guardami perché faccio il movimento in profondità”. Detto, fatto. Una volta ricominciato il secondo tempo, al primo pallone che ha toccato mi ha messo davanti alla porta alla perfezione e ho segnato. Intorno a me avevo dei giocatori con un’intelligenza calcistica e un talento incredibile. Per quanto riguarda Zlatan, era speciale. Quando si è in squadra con lui c’è la certezza che tutti i giocatori si comportino bene. E secondo me è molto importante avere una personalità così nello spogliatoio. Non qualcuno che faccia paura ma che venga rispettato, che non si nasconda quando c’è da dire qualcosa e che abbia l’esperienza per farsi ascoltare. Di aneddoti con Zlatan ne avrei diversi, non posso dire altro che cose positive di lui. È stato un giocatore e un compagno incredibile: malgrado tutto mi ha aiutato molto a integrarmi quando sono arrivato al PSG. Con lui si poteva parlare di tutto, era capace di capire se c’era qualcosa che non andava e veniva a parlartene in privato, memore del suo passato e di essere stato lui stesso in quelle situazioni. Malgrado il suo personaggio, malgrado il suo carattere. Thiago e Zlatan sono eccezionali. Se possono fare bene nei loro nuovi ruoli? Assolutamente sì. Anche se il calcio è in continua evoluzione, sono due persone che hanno sempre amato il calcio e che lo capiscono con un’intelligenza fuori dal comune. È gente che non è lì per caso, soprattutto Thiago ha fatto un bel percorso prima di arrivare dove è adesso, facendo i giusti step con i giovani e studiando molto. Si sono meritati il loro posto alla Juventus e al Milan, sono persone che vengono rispettate e quando succede questo, loro in primis danno se stessi in cambio con il lavoro e il sacrificio per raggiungere degli obiettivi. Non ho alcun dubbio delle loro capacità, avranno successo. Giocare con questo club è stato incredibile. Ho vestito questa maglia per un periodo in cui la squadra era la migliore del mondo. Ho avuto alti e bassi come ogni giocatore ma non trattengo altro che le cose positive che mi hanno insegnato molto e mi hanno reso il calciatore e l’uomo che sono adesso. I tempi della MSN? Il livello era importante anche se secondo me, come ho detto, non è stato il periodo più alto del PSG. Io ho vissuto un periodo in cui allenamenti e partite erano di un livello ancora superiore. Però è vero che vedere quei tre allenarsi e fare numeri con il pallone, oppure partecipare a dei torelli con loro era assurdo. Non perdevano mai la palla e non andavano mai in mezzo, era incredibile. Il calciatore più forte con cui ho giocato? Neymar. Il più forte che ho affrontato? La risposta è la stessa. Era impressionante, senza alcun dubbio. Ho avuto la fortuna di giocare al fianco di molti tra i migliori al mondo, tranne forse Cristiano Ronaldo. Al giorno d’oggi se guardiamo i più forti degli ultimi 10/15 anni si parla di Neymar, di Messi, di Mbappè e appunto di CR7. Io ho avuto la possibilità di stare al fianco di questi giocatori e posso dire che secondo me Neymar era il più talentuoso di tutti. Mi basta pensare al fatto che è stato nella top 10 del Pallone d’Oro quando ancora giocava in Brasile, incredibile. Chiusa una porta, si apre un portone“.