Angelo Fabiani, direttore sportivo della Lazio, ha rilasciato alcune dichiarazioni a DAZN, alla vigilia del match contro il Napoli: "Conquistarsi un posto in paradiso sarebbe importante sotto tutti i punti di vista: per la società, per i tifosi e per la squadra. La Champions la vivono come la scala del calcio, per i nostri tifosi e per tutti quelli che ruotano attorno alla società di calcio. Sarebbe un traguardo importante. La concorrenza è agguerrita, cercheremo di fare del nostro meglio e vediamo cosa riusciremo a fare. Non si può prevedere il futuro, adesso sarebbe troppo scontato dire sì ma direi una grossa bugia. Alla vigilia c’è sempre il timore di capire se hai fatto le cose bene o male, ma la nostra forza e soprattutto la mia da quando faccio questo lavoro è stata sempre quella di operare con serietà e professionalità. Devo dire che qualche risultato l’ho conseguito. Lavorare con giudizio, lungimiranza per costruire un progetto. Oggi siamo contenti di quello che abbiamo fatto anche se non abbiamo fatto nulla perché il calcio è pronto a smentirti e quello che hai fatto in precedenza non conta nulla. Dobbiamo vivere la giornata e dare sempre il massimo di noi stessi, non solo i calciatori e anche lo staff tecnico, la proprietà. Tutti devono remare dalla stessa parte fino all’ultimo respiro. Quando ottieni risultati importanti in seconda fascia sei pronto per andare al Real Madrid, di Baroni se ne sentirà parlare. Mercato? Da Tavares a Rovella, da Castellanos a Dia e altri anche a chiusura di mercato ne sono arrivate però non abbiamo fatto nessuna cessione onerosa proprio per non andare in controtendenza per quella che oggi per noi rappresenta un programma. Questo non significa che di fronte a una richiesta congrua non valuteremo attentamente la questione, ma lo faremo solo se riusciamo a rimpiazzare il calciatore adeguatamente perché dobbiamo alzare un pochino l’asticella per competere con quelle società che fanno da padrone perché operano in maniera diversa. Noi per essere competitivi dobbiamo mettere in campo le idee e competenza. I tifosi? La cosa più bella capitata quest’anno è dopo la fine di una gara, dopo una sconfitta, ho visto i tifosi applaudire i propri beniamini e mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di buono. Castellanos? Per diventare Ciro Immobile bisogna fare quello che ha fatto lui, dentro e fuori dal campo. Taty ha delle caratteristiche che si possono avvicinare. È meno speculativo sotto porta dal punto di vista di realizzazione del gol, ma fa un lavoro di raccordo che in Italia non fanno in tanti. Direi anche in Europa. Com’è nata? Mi chiama un amico di Bologna, mi manda un link e mi dice di guardare questo giocatore che richiama la mia attenzione su un colpo di testa quando stava al Girona. Mando il link a Bianchi e gli dico di dare uno sguardo. La mattina mi ha detto “L’ho visto bene”. Un giorno capita Lotito e glielo faccio vedere, decidemmo di sottoporlo all’attenzione di Sarri e mi fa “Sembra uno abbastanza cattiva, piglia questo almeno ha il veleno”. Così nasce la sua storia alla Lazio. È stato un gioco di squadra e condivisione con tutti, è il mio modus operandi e spesso e volentieri abbiamo ragione. Poi per carità si può anche sbagliare, ma fa parte del mestiere. È un rischio che bisogna necessariamente correre. Zaccagni? Un giovane capitano, largo ai giovani. Sa il fatto suo, sa vivere. Quando incontri calciatori e uomini che sanno vivere è giusto dargli fiducia. Baroni, condividendo con la società, gli ha dato la fascia da capitano e se l’è meritata perché anche lui è venuto qui giovincello e ha fatto cose importanti, Nazionale e quant’altro, è un uomo molto rappresentativo per noi. Il segreto di Mattia è che fa sentire tutti capitani. Lui è ‘dividi et impera’. È una cosa bellissima questa”.
di Napoli Magazine
14/02/2025 - 22:15
Angelo Fabiani, direttore sportivo della Lazio, ha rilasciato alcune dichiarazioni a DAZN, alla vigilia del match contro il Napoli: "Conquistarsi un posto in paradiso sarebbe importante sotto tutti i punti di vista: per la società, per i tifosi e per la squadra. La Champions la vivono come la scala del calcio, per i nostri tifosi e per tutti quelli che ruotano attorno alla società di calcio. Sarebbe un traguardo importante. La concorrenza è agguerrita, cercheremo di fare del nostro meglio e vediamo cosa riusciremo a fare. Non si può prevedere il futuro, adesso sarebbe troppo scontato dire sì ma direi una grossa bugia. Alla vigilia c’è sempre il timore di capire se hai fatto le cose bene o male, ma la nostra forza e soprattutto la mia da quando faccio questo lavoro è stata sempre quella di operare con serietà e professionalità. Devo dire che qualche risultato l’ho conseguito. Lavorare con giudizio, lungimiranza per costruire un progetto. Oggi siamo contenti di quello che abbiamo fatto anche se non abbiamo fatto nulla perché il calcio è pronto a smentirti e quello che hai fatto in precedenza non conta nulla. Dobbiamo vivere la giornata e dare sempre il massimo di noi stessi, non solo i calciatori e anche lo staff tecnico, la proprietà. Tutti devono remare dalla stessa parte fino all’ultimo respiro. Quando ottieni risultati importanti in seconda fascia sei pronto per andare al Real Madrid, di Baroni se ne sentirà parlare. Mercato? Da Tavares a Rovella, da Castellanos a Dia e altri anche a chiusura di mercato ne sono arrivate però non abbiamo fatto nessuna cessione onerosa proprio per non andare in controtendenza per quella che oggi per noi rappresenta un programma. Questo non significa che di fronte a una richiesta congrua non valuteremo attentamente la questione, ma lo faremo solo se riusciamo a rimpiazzare il calciatore adeguatamente perché dobbiamo alzare un pochino l’asticella per competere con quelle società che fanno da padrone perché operano in maniera diversa. Noi per essere competitivi dobbiamo mettere in campo le idee e competenza. I tifosi? La cosa più bella capitata quest’anno è dopo la fine di una gara, dopo una sconfitta, ho visto i tifosi applaudire i propri beniamini e mi sono reso conto di aver fatto qualcosa di buono. Castellanos? Per diventare Ciro Immobile bisogna fare quello che ha fatto lui, dentro e fuori dal campo. Taty ha delle caratteristiche che si possono avvicinare. È meno speculativo sotto porta dal punto di vista di realizzazione del gol, ma fa un lavoro di raccordo che in Italia non fanno in tanti. Direi anche in Europa. Com’è nata? Mi chiama un amico di Bologna, mi manda un link e mi dice di guardare questo giocatore che richiama la mia attenzione su un colpo di testa quando stava al Girona. Mando il link a Bianchi e gli dico di dare uno sguardo. La mattina mi ha detto “L’ho visto bene”. Un giorno capita Lotito e glielo faccio vedere, decidemmo di sottoporlo all’attenzione di Sarri e mi fa “Sembra uno abbastanza cattiva, piglia questo almeno ha il veleno”. Così nasce la sua storia alla Lazio. È stato un gioco di squadra e condivisione con tutti, è il mio modus operandi e spesso e volentieri abbiamo ragione. Poi per carità si può anche sbagliare, ma fa parte del mestiere. È un rischio che bisogna necessariamente correre. Zaccagni? Un giovane capitano, largo ai giovani. Sa il fatto suo, sa vivere. Quando incontri calciatori e uomini che sanno vivere è giusto dargli fiducia. Baroni, condividendo con la società, gli ha dato la fascia da capitano e se l’è meritata perché anche lui è venuto qui giovincello e ha fatto cose importanti, Nazionale e quant’altro, è un uomo molto rappresentativo per noi. Il segreto di Mattia è che fa sentire tutti capitani. Lui è ‘dividi et impera’. È una cosa bellissima questa”.