La solfa, per entrambi, è più o meno stata la stessa: "Grande colpo, ma...", "Serie A cimitero degli elefanti", "Buoni, certo, ma che condizione avranno?". La storia italiana di Luka Modric e Kevin De Bruyne ha un parallelo clamoroso, un alito di snobismo da indomiti ricercatori di talenti, quelli del "facciamo giocare i giovani" che poi, a dirla tutta, una squadra di soli giovani non vince mai. E allora servivano due volponi della panchina, due che di calcio capiscono e misurano sul talento e l'esperienza più che sulla carta di identità. Così Modric che doveva giocare gli ultimi 20 minuti Max Allegri non lo toglie proprio mai e Kevin De Bruyne, ingrassato e fuori forma, è diventato in un amen il centro di gravità del Napoli di Antonio Conte. Un colpo di classe dopo l'altro: ma davvero qualcuno aveva dei dubbi?
Vederli giocare è un piacere per gli occhi, un inno al calcio: passaggi di prima quasi sempre, verticalizzazioni nello spazio di esterno, inserimenti in zona gol, letture difensive che sembrano clamorose. Allegri: "Modric sa un minuto prima dove va il pallone". Già, e così i chilometri da percorrere diminuiscono e il recupero palla in zona offensiva diventa la principale risorsa dell'attacco milanista. E De Bruyne? Quattro partite e due gol. Non ci fosse stata l'espulsione di Di Lorenzo a Manchester, che ha costretto Conte a richiamarlo subito in panchina (a proposito, non ha fatto un plissé, perché un grande giocatore è anche questo), forse anche la prima europea del Napoli avrebbe avuto una storia diversa. Perché comunque e in ogni caso quei due incidono eccome. Creano spazi e li cercano, giocano palloni complicati, contrastano e vanno al tiro. E poi, spesso, escono tra gli applausi.
Il Milan nel ruolo aveva investito tanto per Ricci. Ora Ricci fa la mezzala e impara, ogni giorno, da Modric. Lo ha detto lui stesso: se c'è un modo per un giocatore giovane per crescere è guardarlo negli allenamenti. Osservare, apprendere, provare a replicare. Il Napoli, per far spazio a Kevin, ha dovuto allargare McTominay, che pure lo scorso anno partendo dal centro era stato decisivo per lo scudetto. Non importa, i grandi giocatori si adattano e spazio per De Bruyne ci deve essere sempre.
Di nuovo: ma qualcuno aveva davvero dei dubbi? "Sono vecchi, sono qui per svernare", dicevano. Ma quando mai. Domenica sera, a San Siro, le luci saranno ancora e di nuovo tutte per loro. Che sono fenomeni unici di cui il nostro campionato aveva e ha tremendamente bisogno. Milan e Napoli se li godono e Allegri e Conte stanno costruendo la corsa scudetto attorno a loro due. E chissà cosa si diranno domenica sera: anche tu qui? Dai, facciamo vedere come si fa...
di Napoli Magazine
26/09/2025 - 16:12
La solfa, per entrambi, è più o meno stata la stessa: "Grande colpo, ma...", "Serie A cimitero degli elefanti", "Buoni, certo, ma che condizione avranno?". La storia italiana di Luka Modric e Kevin De Bruyne ha un parallelo clamoroso, un alito di snobismo da indomiti ricercatori di talenti, quelli del "facciamo giocare i giovani" che poi, a dirla tutta, una squadra di soli giovani non vince mai. E allora servivano due volponi della panchina, due che di calcio capiscono e misurano sul talento e l'esperienza più che sulla carta di identità. Così Modric che doveva giocare gli ultimi 20 minuti Max Allegri non lo toglie proprio mai e Kevin De Bruyne, ingrassato e fuori forma, è diventato in un amen il centro di gravità del Napoli di Antonio Conte. Un colpo di classe dopo l'altro: ma davvero qualcuno aveva dei dubbi?
Vederli giocare è un piacere per gli occhi, un inno al calcio: passaggi di prima quasi sempre, verticalizzazioni nello spazio di esterno, inserimenti in zona gol, letture difensive che sembrano clamorose. Allegri: "Modric sa un minuto prima dove va il pallone". Già, e così i chilometri da percorrere diminuiscono e il recupero palla in zona offensiva diventa la principale risorsa dell'attacco milanista. E De Bruyne? Quattro partite e due gol. Non ci fosse stata l'espulsione di Di Lorenzo a Manchester, che ha costretto Conte a richiamarlo subito in panchina (a proposito, non ha fatto un plissé, perché un grande giocatore è anche questo), forse anche la prima europea del Napoli avrebbe avuto una storia diversa. Perché comunque e in ogni caso quei due incidono eccome. Creano spazi e li cercano, giocano palloni complicati, contrastano e vanno al tiro. E poi, spesso, escono tra gli applausi.
Il Milan nel ruolo aveva investito tanto per Ricci. Ora Ricci fa la mezzala e impara, ogni giorno, da Modric. Lo ha detto lui stesso: se c'è un modo per un giocatore giovane per crescere è guardarlo negli allenamenti. Osservare, apprendere, provare a replicare. Il Napoli, per far spazio a Kevin, ha dovuto allargare McTominay, che pure lo scorso anno partendo dal centro era stato decisivo per lo scudetto. Non importa, i grandi giocatori si adattano e spazio per De Bruyne ci deve essere sempre.
Di nuovo: ma qualcuno aveva davvero dei dubbi? "Sono vecchi, sono qui per svernare", dicevano. Ma quando mai. Domenica sera, a San Siro, le luci saranno ancora e di nuovo tutte per loro. Che sono fenomeni unici di cui il nostro campionato aveva e ha tremendamente bisogno. Milan e Napoli se li godono e Allegri e Conte stanno costruendo la corsa scudetto attorno a loro due. E chissà cosa si diranno domenica sera: anche tu qui? Dai, facciamo vedere come si fa...