A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Arturo Di Napoli, allenatore ed ex calciatore di Napoli e Inter.
Ieri sera chi ha perso l’occasione più grande: il Napoli o l’Inter?
“Credo che alla fine l’Inter, essendo andata in vantaggio con la Lazio due volte, abbia sprecato qualcosa. Ma anche il Napoli poteva fare di più. Sono due squadre forti che hanno lottato fino alla fine, però va sottolineata anche la capacità di Conte di organizzare il Napoli in una sola stagione e portarlo, a mio avviso, alla vittoria dello scudetto. Credo che ormai i giochi siano più o meno fatti".
Quindi lei non paventa la possibilità di un passo falso casalingo contro il Cagliari?
“Il calcio ci insegna che le partite vanno giocate. Nulla è scontato. Ma io ho giocato a Napoli, conosco il San Paolo, conosco l’ambiente. Non ho mai avuto Conte come allenatore, ma negli anni ci ha fatto vedere chi è. Credo che il Cagliari possa fare poco in quel contesto: troverà uno stadio in festa, il Maradona pieno, una bolgia. E quindi, sì, penso che i giochi siano già fatti".
In virtù delle rose a disposizione dei due allenatori, se il Napoli dovesse trionfare in questa stagione, sarebbe più un miracolo partenopeo o una catastrofe nerazzurra?
“No, non parlerei di catastrofe nerazzurra. È chiaro che la Coppa Italia è sfumata, il campionato pure, ma alla fine resta la Champions, che era l’obiettivo principale del club. Quindi tutto sommato le cose stanno andando come si aspettavano. Certo, lo scudetto l’Inter lo voleva, ma non è mai facile vincere: ci sono anche gli altri. Conte ha fatto un grande lavoro in un solo anno, lo conosciamo tutti ma non pensavo potesse ottenere questi risultati così rapidamente. Il bello del calcio è che può premiare anche la squadra meno accreditata. Anche se il Napoli ha un’ottima rosa, quando sei impegnato su tre fronti e incappi in una serie di infortuni come capitato all’Inter, è normale avere delle difficoltà. Però bisogna anche riconoscere che il Napoli sta meritando la posizione che occupa, senza rubare nulla a nessuno. Quindi possiamo dire che la bilancia penda più verso il miracolo partenopeo che verso il disastro nerazzurro. Io direi che non c’è nulla da rimproverare all’Inter. Il Napoli ha fatto un campionato straordinario, ha saputo approfittare delle difficoltà altrui e ora raccoglie i frutti del suo lavoro".
Ieri, nel post-gara, Antonio Conte ha dichiarato di essere arrivato al limite fisico personale. Secondo lei sta anche un po’ mettendo le mani avanti per un possibile addio?
“Io credo che, con la vittoria dello scudetto e la qualificazione alla Champions, il Napoli abbia posto una base economica solida per investire nella prossima stagione. E credo che questo possa essere anche un motivo per trattenere Conte. Ha iniziato un percorso e potrebbe proseguirlo, migliorarlo. Ma molto dipenderà da entrambe le parti: sia da Conte, sia da De Laurentiis. La chiave di lettura, secondo me, è tutta nel mercato. Se De Laurentiis accontenta Conte sul mercato, allora ci sono buone possibilità che resti".
Ieri sera c’è stata una grande prestazione del giovane difensore del Parma, Giovanni Leoni. Quanto ha inciso, secondo lei, anche la scarsa vena di Lukaku, che non è mai riuscito a vincere un duello contro questo diciottenne?
“Lukaku è un giocatore fondamentale per questo Napoli, non solo per quello che fa sul piano del gioco, ma anche per l’aspetto mentale che trasmette alla squadra. Detto questo, alterna prestazioni in cui sembra imprescindibile ad altre dove è imbarazzante. È anche vero che siamo a fine stagione e Lukaku non è mai stato un giocatore continuo. Però fa un lavoro sporco importantissimo per la squadra, anche se da lui ci saremmo aspettati qualcosa in più, come contro il Parma. Ma bisogna anche considerare che contro le squadre che lottano per non retrocedere, come il Parma, le partite diventano insidiose. Io ci sono passato: quando giochi per salvarti, ogni palla pesa il doppio. Il Napoli è stato fortunato che l’Inter non sia riuscita a vincere contro la Lazio: altrimenti oggi parleremmo di tutt’altro. Napoli è una città splendida che conosco bene. E spero davvero che si realizzi quello che avevo pronosticato mesi fa: Napoli campione d’Italia, Inter in Champions".
Ieri è stato imprescindibile oppure imbarazzante?
“Non è stato il solito Lukaku, questo è chiaro, ma bisogna guardare anche il contesto. Il Parma è una buona squadra, anche se ha avuto un crollo. È stata una delle sorprese del campionato, un po’ come l’Empoli. Ma in Serie A, se perdi pedine importanti — come è successo al Parma — rischi tanto. Lukaku non sembrava il solito, ma resta sempre un punto di riferimento per i compagni e una preoccupazione per le difese avversarie. La sua sola presenza dà qualcosa in più al Napoli".
Che emozioni ha provato alla festa per gli 80 anni del presidente Moratti?
“È stata una giornata fantastica. Un piacere rivedere tanti vecchi amici con cui abbiamo condiviso ricordi meravigliosi. Moratti è un presidente d’altri tempi, una persona straordinaria, con un cuore grande. Ecco, questi presidenti mancano oggi nel nostro calcio".
di Napoli Magazine
19/05/2025 - 12:08
A “1 Football Club”, su 1 Station Radio, è intervenuto Arturo Di Napoli, allenatore ed ex calciatore di Napoli e Inter.
Ieri sera chi ha perso l’occasione più grande: il Napoli o l’Inter?
“Credo che alla fine l’Inter, essendo andata in vantaggio con la Lazio due volte, abbia sprecato qualcosa. Ma anche il Napoli poteva fare di più. Sono due squadre forti che hanno lottato fino alla fine, però va sottolineata anche la capacità di Conte di organizzare il Napoli in una sola stagione e portarlo, a mio avviso, alla vittoria dello scudetto. Credo che ormai i giochi siano più o meno fatti".
Quindi lei non paventa la possibilità di un passo falso casalingo contro il Cagliari?
“Il calcio ci insegna che le partite vanno giocate. Nulla è scontato. Ma io ho giocato a Napoli, conosco il San Paolo, conosco l’ambiente. Non ho mai avuto Conte come allenatore, ma negli anni ci ha fatto vedere chi è. Credo che il Cagliari possa fare poco in quel contesto: troverà uno stadio in festa, il Maradona pieno, una bolgia. E quindi, sì, penso che i giochi siano già fatti".
In virtù delle rose a disposizione dei due allenatori, se il Napoli dovesse trionfare in questa stagione, sarebbe più un miracolo partenopeo o una catastrofe nerazzurra?
“No, non parlerei di catastrofe nerazzurra. È chiaro che la Coppa Italia è sfumata, il campionato pure, ma alla fine resta la Champions, che era l’obiettivo principale del club. Quindi tutto sommato le cose stanno andando come si aspettavano. Certo, lo scudetto l’Inter lo voleva, ma non è mai facile vincere: ci sono anche gli altri. Conte ha fatto un grande lavoro in un solo anno, lo conosciamo tutti ma non pensavo potesse ottenere questi risultati così rapidamente. Il bello del calcio è che può premiare anche la squadra meno accreditata. Anche se il Napoli ha un’ottima rosa, quando sei impegnato su tre fronti e incappi in una serie di infortuni come capitato all’Inter, è normale avere delle difficoltà. Però bisogna anche riconoscere che il Napoli sta meritando la posizione che occupa, senza rubare nulla a nessuno. Quindi possiamo dire che la bilancia penda più verso il miracolo partenopeo che verso il disastro nerazzurro. Io direi che non c’è nulla da rimproverare all’Inter. Il Napoli ha fatto un campionato straordinario, ha saputo approfittare delle difficoltà altrui e ora raccoglie i frutti del suo lavoro".
Ieri, nel post-gara, Antonio Conte ha dichiarato di essere arrivato al limite fisico personale. Secondo lei sta anche un po’ mettendo le mani avanti per un possibile addio?
“Io credo che, con la vittoria dello scudetto e la qualificazione alla Champions, il Napoli abbia posto una base economica solida per investire nella prossima stagione. E credo che questo possa essere anche un motivo per trattenere Conte. Ha iniziato un percorso e potrebbe proseguirlo, migliorarlo. Ma molto dipenderà da entrambe le parti: sia da Conte, sia da De Laurentiis. La chiave di lettura, secondo me, è tutta nel mercato. Se De Laurentiis accontenta Conte sul mercato, allora ci sono buone possibilità che resti".
Ieri sera c’è stata una grande prestazione del giovane difensore del Parma, Giovanni Leoni. Quanto ha inciso, secondo lei, anche la scarsa vena di Lukaku, che non è mai riuscito a vincere un duello contro questo diciottenne?
“Lukaku è un giocatore fondamentale per questo Napoli, non solo per quello che fa sul piano del gioco, ma anche per l’aspetto mentale che trasmette alla squadra. Detto questo, alterna prestazioni in cui sembra imprescindibile ad altre dove è imbarazzante. È anche vero che siamo a fine stagione e Lukaku non è mai stato un giocatore continuo. Però fa un lavoro sporco importantissimo per la squadra, anche se da lui ci saremmo aspettati qualcosa in più, come contro il Parma. Ma bisogna anche considerare che contro le squadre che lottano per non retrocedere, come il Parma, le partite diventano insidiose. Io ci sono passato: quando giochi per salvarti, ogni palla pesa il doppio. Il Napoli è stato fortunato che l’Inter non sia riuscita a vincere contro la Lazio: altrimenti oggi parleremmo di tutt’altro. Napoli è una città splendida che conosco bene. E spero davvero che si realizzi quello che avevo pronosticato mesi fa: Napoli campione d’Italia, Inter in Champions".
Ieri è stato imprescindibile oppure imbarazzante?
“Non è stato il solito Lukaku, questo è chiaro, ma bisogna guardare anche il contesto. Il Parma è una buona squadra, anche se ha avuto un crollo. È stata una delle sorprese del campionato, un po’ come l’Empoli. Ma in Serie A, se perdi pedine importanti — come è successo al Parma — rischi tanto. Lukaku non sembrava il solito, ma resta sempre un punto di riferimento per i compagni e una preoccupazione per le difese avversarie. La sua sola presenza dà qualcosa in più al Napoli".
Che emozioni ha provato alla festa per gli 80 anni del presidente Moratti?
“È stata una giornata fantastica. Un piacere rivedere tanti vecchi amici con cui abbiamo condiviso ricordi meravigliosi. Moratti è un presidente d’altri tempi, una persona straordinaria, con un cuore grande. Ecco, questi presidenti mancano oggi nel nostro calcio".