NAPOLI - Ci avviamo all'ultimo atto, che poi non è così perché nel mondo del pallone non ci si può mai fermare. La prima contro l'ultima. Il Napoli campione contro la Samp che fu di Boskov, Vialli e Mancini e che ha appena cambiato padrone, lo so che è un brutto termine ma i fatti stanno così. Zeppo il Maradona, ancora una volta. Una festa prima dello spettacolo di piazza, delle piazze, da irradiare in mezzo mondo. Una festa che farà da contorno ad un addio annunciato, quello del filosofo di Certaldo (inchino per favore) dopo due anni di insegnamenti conclusi col botto dello scudetto che mancava da 33 anni. Per quanto concerne Giuntoli, chissà. Ci si chiede se mai potrà aprirsi un ciclo e mi chiedo se non sia già stato aperto quasi tre lustri fa, insomma le quattordici partecipazioni consecutive alla Champions non mi pare che siano bruscolini. Somma laude, va detto. E però il momento potrebbe anche rivelarsi delicato se la storia diventasse fantasia. Ultime bottiglie di champagne da stappare e sia, anche se preferirei il favoloso vino della terra del favoloso Kvara. Piedi per terra, insomma. C'è un solo uomo al comando, Aurelio Primo. Caro presidente, accolga questi miei umili consigli dettati dall'esperienza. 1) Dopo la giusta esaltazione e gli interventi fiume in TV, si chiuda nel suo celebrato silenzio - l'ha fatto spesso - ed operi come soltanto lei sa fare. 2) Non pretenda di fare anche il tecnico, non esiste soltanto il 4-3-3. E poi gli uomini contano più degli schemi. 3) Peccato che non sia riuscito a convincere Luis Enrique (oppure sì?), ottimo tecnico e, soprattutto, nobile uomo. 4) Non pretenda da solo di cambiare il calcio: partite senza intervallo (e come farebbe l'amico Caressa senza il tè caldo!) e ragazzini a scuola di schemi: già ci pensano gli istruttori a riempirgli la testa di numeri e infatti è dovuto andare in Georgia per cogliere il fiore della tecnica pura. 5) Cerchi di non inimicarsi le istituzioni - anche quelle di casa - perché certamente saprà che l'uso di un bene (lo stadio) è una cosa e la concessione tutt'altra cosa. E comunque grazie di tutto e soprattutto per questa annata trionfale che resterà scolpita nella storia del nostro calcio. Ad maiora.
Adolfo Mollichelli
Napoli Magazine
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
di Napoli Magazine
01/06/2023 - 12:00
NAPOLI - Ci avviamo all'ultimo atto, che poi non è così perché nel mondo del pallone non ci si può mai fermare. La prima contro l'ultima. Il Napoli campione contro la Samp che fu di Boskov, Vialli e Mancini e che ha appena cambiato padrone, lo so che è un brutto termine ma i fatti stanno così. Zeppo il Maradona, ancora una volta. Una festa prima dello spettacolo di piazza, delle piazze, da irradiare in mezzo mondo. Una festa che farà da contorno ad un addio annunciato, quello del filosofo di Certaldo (inchino per favore) dopo due anni di insegnamenti conclusi col botto dello scudetto che mancava da 33 anni. Per quanto concerne Giuntoli, chissà. Ci si chiede se mai potrà aprirsi un ciclo e mi chiedo se non sia già stato aperto quasi tre lustri fa, insomma le quattordici partecipazioni consecutive alla Champions non mi pare che siano bruscolini. Somma laude, va detto. E però il momento potrebbe anche rivelarsi delicato se la storia diventasse fantasia. Ultime bottiglie di champagne da stappare e sia, anche se preferirei il favoloso vino della terra del favoloso Kvara. Piedi per terra, insomma. C'è un solo uomo al comando, Aurelio Primo. Caro presidente, accolga questi miei umili consigli dettati dall'esperienza. 1) Dopo la giusta esaltazione e gli interventi fiume in TV, si chiuda nel suo celebrato silenzio - l'ha fatto spesso - ed operi come soltanto lei sa fare. 2) Non pretenda di fare anche il tecnico, non esiste soltanto il 4-3-3. E poi gli uomini contano più degli schemi. 3) Peccato che non sia riuscito a convincere Luis Enrique (oppure sì?), ottimo tecnico e, soprattutto, nobile uomo. 4) Non pretenda da solo di cambiare il calcio: partite senza intervallo (e come farebbe l'amico Caressa senza il tè caldo!) e ragazzini a scuola di schemi: già ci pensano gli istruttori a riempirgli la testa di numeri e infatti è dovuto andare in Georgia per cogliere il fiore della tecnica pura. 5) Cerchi di non inimicarsi le istituzioni - anche quelle di casa - perché certamente saprà che l'uso di un bene (lo stadio) è una cosa e la concessione tutt'altra cosa. E comunque grazie di tutto e soprattutto per questa annata trionfale che resterà scolpita nella storia del nostro calcio. Ad maiora.
Adolfo Mollichelli
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