L'Editoriale
L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Hamsik in Cina, ed ora chi lo spiega ai bambini con le creste azzurre?"
03.02.2019 23:31 di Napoli Magazine

NAPOLI - Dovrei parlare del 3-0, ma nelle ultime ore ci sono solo due parole che viaggiano nella testa dei tifosi, "Marek" e "Hamsik", ed allora è giusto partire dalla fine. Dal tributo silenzioso, dei 19.455 intimi ignari e poco più. Mano sul cuore del capitano al momento della sostituzione, con i compagni in panchina in piedi ad applaudirlo, Mertens che lo indica, come avvenne per Reina, nel giro di campo consueto sotto la Curva B. Entro in sala stampa, le voci si rincorrono. Ancelotti a Sky ha appena dichiarato: "Hamsik in Cina? Trattativa in corso, c'è la volontà di accontentarlo". Resto un attimo perplesso, sorpreso, stordito. Com'è possibile, dopo l'eccellente prestazione, con quel lancio illuminante per Callejon ancora negli occhi, che ha sicuramente mostrato lo slovacco in gran spolvero e non sul viale del tramonto, far partire a febbraio il capitano senza averlo sostituito adeguatamente? Passano i minuti. Arriva Ancelotti, accompagnato da Nicola Lombardo. Poche domande. La prima, giustamente, su Marek Hamsik. L'allenatore ribadisce: "A fronte di questa offerta, ad Hamsik non possiamo dire di no, per quello che ha dato al club". Arrivano altri dettagli: 15 milioni al Napoli dai cinesi del Dalian ed un triennale da 9 milioni all'anno per il calciatore. Ormai il tutto viene per dato in dirittura d'arrivo, con la firma attesa per lunedì. Marek esce dagli spogliatoi col suo sorriso e a chi gli chiede se è ai saluti replica con un: "Che saluto?". Lo avrà fatto per stemperare i toni, perchè tutti i segnali portano all'addio soprattutto dopo che Ancelotti ha parlato di voler accontentare il giocatore, il che significa che c'è stato anche l'avallo della proprietà. In tanti si pongono almeno tre domande. Non era possibile fargli chiudere la stagione a Napoli? Perchè farlo partire ancora con l'Europa League sul piatto? Non era possibile nemmeno tributargli un degno saluto al San Paolo? A tutti questi interrogativi, leciti, la risposta sembra essere negativa. Perchè l'affondo decisivo sembra essere arrivato proprio in tarda mattinata, dopo che c'erano state settimane interlocutorie. Ecco allora il perche' di tutti quegli esperimenti tattici. Io pero' ne faccio un discorso diverso. Ripenso agli ultimi 12 anni. Da quando arrivò a Castel Volturno, insieme a Lavezzi, nella discussa presentazione all'Holiday Inn. Poche parole, accompagnato dai genitori e dalla sorella Miska. Li vidi seduti qualche ora dopo al ristorante dell'albergo come una normalissima famiglia. Hamsik è rimasto così. L'amore per la famiglia, per la moglie e per i figli. Per gli amici del Villaggio Coppola, la sua seconda casa. Mai una polemica, mai un sussulto. Un crescendo, costante. Con la sua cresta, a suon di gol e record, perfino oltre Maradona. Ha fatto innamorare migliaia di tifosi. Nel suo primo anno a Napoli molte giovani generazioni tifavano ancora per le squadre del Nord, che potevano vantare i campioni più rinomati. Oggi non è più così. Lui è Marekiaro. Ed ora chi glielo spiega ai bambini che imitano la sua cresta che il capitano della squadra, il 17 che oggi porta fortuna, stravolgendo perfino il senso numerologico della cabala partenopea, vede la Cina all'orizzonte? Ormai il calcio è business. Si sa. Però, anche se ormai è evidente che in questo mondo non c'è più spazio per i sentimenti, l'idea di un'ultima bandiera in formazione era qualcosa che forse faceva finanche digerire meglio le amarezze di una triste eliminazione dopo una grande Champions, o dopo l'inspiegabile addio alla Coppa Italia, o in seguito al quasi insormontabile distacco dalla Juventus in campionato, seppur assottigliatosi a 9 lunghezze grazie al 3-3 del Parma a Torino passato quasi in secondo piano. La verità è che uno come Hamsik non vorresti mai vederlo andar via. Lo immagini con la maglia azzurra stampata sul petto, di tatuaggio in tatuaggio fino ai 90 anni, da calciatore prima e da dirigente poi. Per questo gli diremo sempre grazie, per le emozioni, i gol, i record e per la sua grande signorilità. Resta l'Europa League. Ancelotti ha designato Fabian Ruiz, con Zielinski o Diawara in alternativa, come erede di Hamsik. Le caratteristiche, come sottolineato dall'allenatore stesso, sono differenti. Dopo il gol di Milik, grazie alla splendida apertura dello slovacco con assist al bacio di Callejon, dopo il diagonale di Insigne, e il rigore di Verdi, capisco chi non riesce a gioire pienamente. Prima gli addii di Lavezzi e Cavani, ora Hamsik. Uno strappo al cuore, dopo 520 partite e 121 gol da record, con due Coppe Italia e la Supercoppa italiana nel cassetto della memoria. Ai napoletani resta solo la maglia, un refrain ben noto. Ed un pugno di sogni di gloria, da affidare alle nuove leve, con gli occhi rivolti verso il cielo. Perchè comunque vada, ci sarà sempre un tifoso che amerà i colori azzurri, con la necessaria speranza che i futuri beniamini abbiano più sete di vittorie che di soldi. Per essere più forti dei milioni, della Juventus, del VAR, e degli arbitri. Solo così si può ambire al successo. Solo così Napoli può tornare campione.

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
Riproduzione del testo consentita previa citazione della fonte: www.napolimagazine.com
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L'EDITORIALE - Antonio Petrazzuolo: "Hamsik in Cina, ed ora chi lo spiega ai bambini con le creste azzurre?"

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03/02/2024 - 23:31

NAPOLI - Dovrei parlare del 3-0, ma nelle ultime ore ci sono solo due parole che viaggiano nella testa dei tifosi, "Marek" e "Hamsik", ed allora è giusto partire dalla fine. Dal tributo silenzioso, dei 19.455 intimi ignari e poco più. Mano sul cuore del capitano al momento della sostituzione, con i compagni in panchina in piedi ad applaudirlo, Mertens che lo indica, come avvenne per Reina, nel giro di campo consueto sotto la Curva B. Entro in sala stampa, le voci si rincorrono. Ancelotti a Sky ha appena dichiarato: "Hamsik in Cina? Trattativa in corso, c'è la volontà di accontentarlo". Resto un attimo perplesso, sorpreso, stordito. Com'è possibile, dopo l'eccellente prestazione, con quel lancio illuminante per Callejon ancora negli occhi, che ha sicuramente mostrato lo slovacco in gran spolvero e non sul viale del tramonto, far partire a febbraio il capitano senza averlo sostituito adeguatamente? Passano i minuti. Arriva Ancelotti, accompagnato da Nicola Lombardo. Poche domande. La prima, giustamente, su Marek Hamsik. L'allenatore ribadisce: "A fronte di questa offerta, ad Hamsik non possiamo dire di no, per quello che ha dato al club". Arrivano altri dettagli: 15 milioni al Napoli dai cinesi del Dalian ed un triennale da 9 milioni all'anno per il calciatore. Ormai il tutto viene per dato in dirittura d'arrivo, con la firma attesa per lunedì. Marek esce dagli spogliatoi col suo sorriso e a chi gli chiede se è ai saluti replica con un: "Che saluto?". Lo avrà fatto per stemperare i toni, perchè tutti i segnali portano all'addio soprattutto dopo che Ancelotti ha parlato di voler accontentare il giocatore, il che significa che c'è stato anche l'avallo della proprietà. In tanti si pongono almeno tre domande. Non era possibile fargli chiudere la stagione a Napoli? Perchè farlo partire ancora con l'Europa League sul piatto? Non era possibile nemmeno tributargli un degno saluto al San Paolo? A tutti questi interrogativi, leciti, la risposta sembra essere negativa. Perchè l'affondo decisivo sembra essere arrivato proprio in tarda mattinata, dopo che c'erano state settimane interlocutorie. Ecco allora il perche' di tutti quegli esperimenti tattici. Io pero' ne faccio un discorso diverso. Ripenso agli ultimi 12 anni. Da quando arrivò a Castel Volturno, insieme a Lavezzi, nella discussa presentazione all'Holiday Inn. Poche parole, accompagnato dai genitori e dalla sorella Miska. Li vidi seduti qualche ora dopo al ristorante dell'albergo come una normalissima famiglia. Hamsik è rimasto così. L'amore per la famiglia, per la moglie e per i figli. Per gli amici del Villaggio Coppola, la sua seconda casa. Mai una polemica, mai un sussulto. Un crescendo, costante. Con la sua cresta, a suon di gol e record, perfino oltre Maradona. Ha fatto innamorare migliaia di tifosi. Nel suo primo anno a Napoli molte giovani generazioni tifavano ancora per le squadre del Nord, che potevano vantare i campioni più rinomati. Oggi non è più così. Lui è Marekiaro. Ed ora chi glielo spiega ai bambini che imitano la sua cresta che il capitano della squadra, il 17 che oggi porta fortuna, stravolgendo perfino il senso numerologico della cabala partenopea, vede la Cina all'orizzonte? Ormai il calcio è business. Si sa. Però, anche se ormai è evidente che in questo mondo non c'è più spazio per i sentimenti, l'idea di un'ultima bandiera in formazione era qualcosa che forse faceva finanche digerire meglio le amarezze di una triste eliminazione dopo una grande Champions, o dopo l'inspiegabile addio alla Coppa Italia, o in seguito al quasi insormontabile distacco dalla Juventus in campionato, seppur assottigliatosi a 9 lunghezze grazie al 3-3 del Parma a Torino passato quasi in secondo piano. La verità è che uno come Hamsik non vorresti mai vederlo andar via. Lo immagini con la maglia azzurra stampata sul petto, di tatuaggio in tatuaggio fino ai 90 anni, da calciatore prima e da dirigente poi. Per questo gli diremo sempre grazie, per le emozioni, i gol, i record e per la sua grande signorilità. Resta l'Europa League. Ancelotti ha designato Fabian Ruiz, con Zielinski o Diawara in alternativa, come erede di Hamsik. Le caratteristiche, come sottolineato dall'allenatore stesso, sono differenti. Dopo il gol di Milik, grazie alla splendida apertura dello slovacco con assist al bacio di Callejon, dopo il diagonale di Insigne, e il rigore di Verdi, capisco chi non riesce a gioire pienamente. Prima gli addii di Lavezzi e Cavani, ora Hamsik. Uno strappo al cuore, dopo 520 partite e 121 gol da record, con due Coppe Italia e la Supercoppa italiana nel cassetto della memoria. Ai napoletani resta solo la maglia, un refrain ben noto. Ed un pugno di sogni di gloria, da affidare alle nuove leve, con gli occhi rivolti verso il cielo. Perchè comunque vada, ci sarà sempre un tifoso che amerà i colori azzurri, con la necessaria speranza che i futuri beniamini abbiano più sete di vittorie che di soldi. Per essere più forti dei milioni, della Juventus, del VAR, e degli arbitri. Solo così si può ambire al successo. Solo così Napoli può tornare campione.

 

 

Antonio Petrazzuolo
 
 
Napoli Magazine
 
 
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