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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, giusto fare follie per Chiesa"
06.06.2018 20:33 di Napoli Magazine

NAPOLI - Storico. Per la prima volta un giocatore del Napoli capitano dell'Italia. E a Torino, nella casa della Juve. E nel giorno del suo ventisettesimo genetliaco. Sarà stata senz'altro una giornata particolare - senza scomodare Ettore Scola - quella vissuta da Insigne detto Lorenzinho o Lorenzo il magnifico. Me ne compiaccio e sono contento per lui, il folletto di Frattamaggiore. Chi ha la bontà (e la pazienza) di leggermi non può non ricordare che sono stato sempre dalla parte del little big man, ho sempre creduto nelle sue eccelse qualità e ho faticato a seguire quanti lo criticarono, fischiarono - è accaduto perfino in qualche partita dello scorso campionato - abbandonandosi a stupidi pregiudizi. E, soprattutto, a quella che definisco ignoranza calcistica. La classe non è acqua e Lorenzo ne ha da vendere. Se ne sarà accorto anche Ventura, forse, che preferiva far giocare insieme Belotti ed Immobile, bravi ma simili nel modo di muoversi in campo e quindi incompatibili. In una partita più di sacrificio che altro, contro l'Olanda, Insigne ha fornito due assisti al bacio, di quelli che molti definiscono cioccolatini, malamente sprecati da Belotti e Verdi per la giusta disperazione di Mancini. In campo l'azzurro-Napoli del presente, del passato forse, del futuro. Cioè: Insigne, Jorginho e Verdi. Tutto sommato tra i migliori di quelli impiegati dal nuovo ct giustamente alla ricerca della giusta quadra. Con Chiesa in evidenza e di gran lunga il più forte in assoluto per tecnica, velocità, forza nei garretti e caparbietà. Chissà se Aurelio Primo aprirà il forziere contenente il tesoretto per puntare sul gigliato figlio d'arte. Un giorno non molto lontano sarà l'uomo in più del calcio italiano. Torno su Insigne per sottolineare quanto male facciano al mondo-calcio i pregiudizi rancorosi. Meglio: le previsioni che debba accadere per forza che l'idiozia prevalga sulla logica dello sport e sull'amore per la Nazionale. Bene: Lorenzinho azzurro due volte (Napoli e Italia) ha ricevuto soltanto applausi nella casa della Juve. Dove è stato riservato qualche fischio a Bonucci. Perché il tradimento dà più fastidio dell'appartenenza alla squadra rivale numero uno. E vengo a Verdi. Il giocatore non si discute. Ha buona tecnica e versatilità, sapendo destrreggiarsi da esterno, punta centrale e forse anche da trequartista. Un ottimo acquisto per Ancelotti. Sperando che ne seguano altri, mirati. Ripeto: farei follìe per Chiesa. Intanto, c'è la necessità di acquistare un portiere di vaglia. Si fanno tanti nomi. Personalmente, preferisco Rui Patricio a Leno. E c'è il grande rammarico per il Perin mancato. E non certo per colpa della società.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

Napoli Magazine

 

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GOLAZO - Adolfo Mollichelli su "NM": "Napoli, giusto fare follie per Chiesa"

di Napoli Magazine

06/06/2024 - 20:33

NAPOLI - Storico. Per la prima volta un giocatore del Napoli capitano dell'Italia. E a Torino, nella casa della Juve. E nel giorno del suo ventisettesimo genetliaco. Sarà stata senz'altro una giornata particolare - senza scomodare Ettore Scola - quella vissuta da Insigne detto Lorenzinho o Lorenzo il magnifico. Me ne compiaccio e sono contento per lui, il folletto di Frattamaggiore. Chi ha la bontà (e la pazienza) di leggermi non può non ricordare che sono stato sempre dalla parte del little big man, ho sempre creduto nelle sue eccelse qualità e ho faticato a seguire quanti lo criticarono, fischiarono - è accaduto perfino in qualche partita dello scorso campionato - abbandonandosi a stupidi pregiudizi. E, soprattutto, a quella che definisco ignoranza calcistica. La classe non è acqua e Lorenzo ne ha da vendere. Se ne sarà accorto anche Ventura, forse, che preferiva far giocare insieme Belotti ed Immobile, bravi ma simili nel modo di muoversi in campo e quindi incompatibili. In una partita più di sacrificio che altro, contro l'Olanda, Insigne ha fornito due assisti al bacio, di quelli che molti definiscono cioccolatini, malamente sprecati da Belotti e Verdi per la giusta disperazione di Mancini. In campo l'azzurro-Napoli del presente, del passato forse, del futuro. Cioè: Insigne, Jorginho e Verdi. Tutto sommato tra i migliori di quelli impiegati dal nuovo ct giustamente alla ricerca della giusta quadra. Con Chiesa in evidenza e di gran lunga il più forte in assoluto per tecnica, velocità, forza nei garretti e caparbietà. Chissà se Aurelio Primo aprirà il forziere contenente il tesoretto per puntare sul gigliato figlio d'arte. Un giorno non molto lontano sarà l'uomo in più del calcio italiano. Torno su Insigne per sottolineare quanto male facciano al mondo-calcio i pregiudizi rancorosi. Meglio: le previsioni che debba accadere per forza che l'idiozia prevalga sulla logica dello sport e sull'amore per la Nazionale. Bene: Lorenzinho azzurro due volte (Napoli e Italia) ha ricevuto soltanto applausi nella casa della Juve. Dove è stato riservato qualche fischio a Bonucci. Perché il tradimento dà più fastidio dell'appartenenza alla squadra rivale numero uno. E vengo a Verdi. Il giocatore non si discute. Ha buona tecnica e versatilità, sapendo destrreggiarsi da esterno, punta centrale e forse anche da trequartista. Un ottimo acquisto per Ancelotti. Sperando che ne seguano altri, mirati. Ripeto: farei follìe per Chiesa. Intanto, c'è la necessità di acquistare un portiere di vaglia. Si fanno tanti nomi. Personalmente, preferisco Rui Patricio a Leno. E c'è il grande rammarico per il Perin mancato. E non certo per colpa della società.

 

 

Adolfo Mollichelli

 

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