Un passato da leggenda, ma un futuro ancora tutto da scrivere. Elia Viviani, sceso dalla bici con la quale ha conquistato tre medaglie olimpiche su pista - oro a Rio 2016 e bronzo a Tokyo 2020 nell'Omnium e l'argento a Parigi 2024 nella Madison - oltre agli altri successi mondiali ed europei, è pronto per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, che parte dal ruolo di team manager della pista e della strada per la Nazionale: "Per me quella azzurra è come una seconda maglia, non le ho mai mancato di rispetto e questo è un ruolo che sa di ringraziamento da parte della federazione. Ma lo è anche da parte mia per portare avanti un qualcosa che ho iniziato da atleta e che ora voglio continuare", le parole di Viviani all'ANSA. "Negli ultimi anni, a partire dall'oro di Rio, ho cercato di essere un riferimento per i ragazzi e voglio che continui ad essere così. Non sarò più in bici, ma gli obiettivi non cambiano. Non devo più pedalare ma devo fare in modo che i ragazzi si esprimano al meglio per portare più atleti possibili alle prossime Olimpiadi. E portarli con ambizioni di medaglia. L'Olimpiade, da atleta o no, rimane il sogno e lavoreremo duro per questo. La sfida sarà sempre più ardua perché da Rio in poi si è sempre vinto un oro e sempre più medaglie. Le nazionali hanno un ciclo, ma siamo là e proviamo a starci il più possibile", prosegue Viviani, convinto che l'Italia del ciclismo possa giocarsi le proprie chance anche a Los Angeles, proseguendo sulla strada tracciata anche dalle sue imprese. E che riparte proprio dai giovani. Viviani è convinto di avere tra le mani "un'ottima nidiata: da Pellizzari a Finn, passando per Tiberi, Milan che è il velocista più forte al mondo, Ganna che sogna di vincere la Sanremo o la Roubaix. Los Angeles è più vicina di quello che sembra, le qualifiche stanno per iniziare. Stiamo già pensando all'Olimpiade", ammette. E anche se il passato è impossibile da dimenticare, tra l'orgoglio di avere medaglie "di tutti i colori, è bello averle in casa" e qualche rimpianto come "la prima medaglia a Londra, con quella sarebbero state 4", lo sguardo è ormai rivolto al futuro e alle speranze dei corridori attuali, tutti pronti, secondo Viviani, a spiccare il volo. "Ganna è l'atleta che può vincere la Milano-Sanremo, vuole riprendersi il trono della crono e sappiamo quanto lavora quando si mette in testa una cosa. Abbiamo Milan che torna al Giro, che per noi italiani è una cosa particolare, un italiano al Tour de France non è la stessa cosa. Tanti ragazzi della pista possono fare bene, c'è un bel gruppo, per le ragazze abbiamo il gruppo più forte al mondo; non abbiamo bisogno di ricambio generazionale", ammette. Duro lavoro ed esaltazione del talento, questa la ricetta di Viviani per continuare a scrivere la storia anche una volta sceso dalla sella. Ma, visto il periodo natalizio, anche un richiesta a Babbo Natale. "Fosse per me sommerei tutti i desideri da esprimere fino a Los Angeles 2028 chiedendogli che ci porti più medaglie possibili, magari d'oro". Perché l'obiettivo, in sello o meno, è sempre quello di continuare a scrivere la storia.
di Napoli Magazine
19/12/2025 - 19:04
Un passato da leggenda, ma un futuro ancora tutto da scrivere. Elia Viviani, sceso dalla bici con la quale ha conquistato tre medaglie olimpiche su pista - oro a Rio 2016 e bronzo a Tokyo 2020 nell'Omnium e l'argento a Parigi 2024 nella Madison - oltre agli altri successi mondiali ed europei, è pronto per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, che parte dal ruolo di team manager della pista e della strada per la Nazionale: "Per me quella azzurra è come una seconda maglia, non le ho mai mancato di rispetto e questo è un ruolo che sa di ringraziamento da parte della federazione. Ma lo è anche da parte mia per portare avanti un qualcosa che ho iniziato da atleta e che ora voglio continuare", le parole di Viviani all'ANSA. "Negli ultimi anni, a partire dall'oro di Rio, ho cercato di essere un riferimento per i ragazzi e voglio che continui ad essere così. Non sarò più in bici, ma gli obiettivi non cambiano. Non devo più pedalare ma devo fare in modo che i ragazzi si esprimano al meglio per portare più atleti possibili alle prossime Olimpiadi. E portarli con ambizioni di medaglia. L'Olimpiade, da atleta o no, rimane il sogno e lavoreremo duro per questo. La sfida sarà sempre più ardua perché da Rio in poi si è sempre vinto un oro e sempre più medaglie. Le nazionali hanno un ciclo, ma siamo là e proviamo a starci il più possibile", prosegue Viviani, convinto che l'Italia del ciclismo possa giocarsi le proprie chance anche a Los Angeles, proseguendo sulla strada tracciata anche dalle sue imprese. E che riparte proprio dai giovani. Viviani è convinto di avere tra le mani "un'ottima nidiata: da Pellizzari a Finn, passando per Tiberi, Milan che è il velocista più forte al mondo, Ganna che sogna di vincere la Sanremo o la Roubaix. Los Angeles è più vicina di quello che sembra, le qualifiche stanno per iniziare. Stiamo già pensando all'Olimpiade", ammette. E anche se il passato è impossibile da dimenticare, tra l'orgoglio di avere medaglie "di tutti i colori, è bello averle in casa" e qualche rimpianto come "la prima medaglia a Londra, con quella sarebbero state 4", lo sguardo è ormai rivolto al futuro e alle speranze dei corridori attuali, tutti pronti, secondo Viviani, a spiccare il volo. "Ganna è l'atleta che può vincere la Milano-Sanremo, vuole riprendersi il trono della crono e sappiamo quanto lavora quando si mette in testa una cosa. Abbiamo Milan che torna al Giro, che per noi italiani è una cosa particolare, un italiano al Tour de France non è la stessa cosa. Tanti ragazzi della pista possono fare bene, c'è un bel gruppo, per le ragazze abbiamo il gruppo più forte al mondo; non abbiamo bisogno di ricambio generazionale", ammette. Duro lavoro ed esaltazione del talento, questa la ricetta di Viviani per continuare a scrivere la storia anche una volta sceso dalla sella. Ma, visto il periodo natalizio, anche un richiesta a Babbo Natale. "Fosse per me sommerei tutti i desideri da esprimere fino a Los Angeles 2028 chiedendogli che ci porti più medaglie possibili, magari d'oro". Perché l'obiettivo, in sello o meno, è sempre quello di continuare a scrivere la storia.